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Autore: usotsuki_pierrot    02/04/2017    2 recensioni
Fic dedicata a Hitomi e Kuroko, una coppia che ho imparato ad amare alla follia, composta da, ovviamente, Kuroko e l'oc di una mia cara amica. Diciamo che può essere considerato un omaggio a questa coppia, a seguito del finale della ff scritta proprio dalla creatrice di Hitomi.
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Quella frase vagava senza sosta nella mente della violetta, tormentandola e non dandole nemmeno un secondo di tregua, nonostante fosse passato ormai parecchio tempo da quel giorno. Probabilmente ricominciava a martellarle nella testa proprio perché era arrivato il grande momento, e il fatto che il matrimonio, il suo matrimonio, con l'uomo che amava e che aveva amato per anni, fosse alle porte la metteva così in agitazione che non riusciva a levarsi dalla mente l'immagine della sua proposta.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Teppei Kiyoshi, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA
Eeeee finalmente ho finito! Questa ff è un omaggio alla KuroHito, composta da Kuroko e dall'oc di una mia cara amica, di nome Hitomi. Dico "omaggio" in quanto da qualche giorno, la creatrice di questa splendida ragazza ha terminato una storia a mio parere bellissima, che aiuta chi non conosce Hitomi a capirla meglio e soprattutto a conoscere l'origine e gli sviluppi di questa coppia che io reputo meravigliosa, romantica, fluff-osa (?) e tutto ciò che di bello le si può attribuire.
Link della ff: When we saw each other;
Link all'autrice: Heartspowl;
Link alla pagina fb dell'autrice, in cui potrete trovare numerosi disegni di Hitomi, e non solo: Heartspowl's Art.
Spero vivamente che piaccia a voi e soprattutto a lei, ho cercato di metterci quanto più impegno possibile per renderla al meglio e mi auguro che il risultato sia ciò che mi aspettavo! In più, all'interno della ff ho inserito Lizzy, oc di un'altra cara amica, e Yuki, il mio.
Senza ulteriori indugi, vi lascio alla storia e buona lettura!



 

“Hitomi-chan... Mi vuoi sposare?”

Quella frase vagava senza sosta nella mente della violetta, tormentandola e non dandole nemmeno un secondo di tregua, nonostante fosse passato ormai parecchio tempo da quel giorno. Probabilmente ricominciava a martellarle nella testa proprio perché era arrivato il grande momento, e il fatto che il matrimonio, il suo matrimonio, con l'uomo che amava e che aveva amato per anni, fosse alle porte la metteva così in agitazione che non riusciva a levarsi dalla mente l'immagine della sua proposta.
Era accaduto tutto così velocemente che non era riuscita a carburare, sul momento, cosa stesse succedendo, quando Kuroko, quella sera, si era inginocchiato davanti a lei con un mazzo di fiori in una mano (gli stessi con i quali si era presentato a casa sua a seguito dell'incidente) e una scatolina nell'altra. Aveva sussurrato un “Hitomi-chan... Mi vuoi sposare?”, noncurante degli sguardi incuriositi e dei sorrisi inteneriti dei passanti, rosso in viso dall'imbarazzo che man mano cresceva a braccetto con la tensione, ed era stato travolto pochi istanti dopo dal corpo della ragazza che aveva poi istintivamente buttato le braccia intorno al suo collo ripetendo una ventina di volte “si” e trattenendo a fatica le lacrime di gioia.
Così come l'azzurrino, che si ritrovò ad abbracciare forte la fidanzata, reggendo al contempo il mazzolino di fiori e la scatola contenente l'anello con le mani e facendosi scappare una risata piccola, leggera e sincera che si fece strada tra il caos della folla.
Erano quelle le immagini che erano rimaste impresse con violenza nella mente della violetta, che non riusciva a non arrossire al pensiero del viso dolce del ragazzo, ai suoi occhi azzurro cielo che la guardavano, imploranti di avere una risposta sincera ma al contempo tranquilli, limpidi, capaci di trasmetterle calma e pace come al loro solito.
“Hitomi-chan, che ne pensi?”. Quella domanda, fatta all'improvviso, che quasi spaventò la giocatrice, la risvegliò dai suoi pensieri; si ritrovò con gli occhi ghiaccio fissi davanti a lei, a guardare la sua immagine riflessa nello specchio di fronte a sé, insieme a quella di Elizabeth che, dietro di lei, procedeva a sistemarle accuratamente i lunghi capelli viola.
Era seduta da non avrebbe saputo nemmeno lei dire quanto tempo, persa com'era nei suoi pensieri. Il vestito era più comodo di quanto potesse immaginare, sebbene a primo impatto, da brava giocatrice, aveva pensato che non si sarebbe mai e poi mai abituata a portarlo.
Era un vestito bianco, decorato con del pizzo delicato a livello del seno, scendeva elegante sul suo busto per poi aprirsi al livello dei fianchi arrivando fino ai piedi. In vita, una fascia decorativa viola la circondava, per poi unirsi in un dolce fiocco posto al lato del vestito.
Il tutto completato da guanti che ricoprivano le mani e le braccia della ragazza, giungendo al livello del gomito, punto in cui si disperdeva in un pizzo simile a quello disegnato sul vestito stesso.
I lunghi capelli viola che ormai le arrivavano fin poco sopra la vita erano raccolti da un piccolo codino che si mischiava e si fondeva alla perfezione, nascondendosi, ed erano posati sulla spalla di modo che ricadessero dispersi sul davanti, accarezzando la parte di pelle scoperta del petto e della spalla stessa della giocatrice. Piccoli fiori di ibisco adornavano le ciocche, sparsi qua e là fino a donare alla ragazza un'aria ancora più fine, quasi angelica, rafforzata dall'espressione felice e dal trucco non invasivo che decorava il suo viso.
Gli occhi color del ghiaccio risplendevano sotto la luce accesa dello specchio, come mai avevano fatto, e un sorriso intenerito fece la sua comparsa sul volto di Lizzy, che la guardava con gli occhi azzurri socchiusi, mentre si occupava di sistemare con cura i fiori che ancora si rifiutavano di stare al loro posto.


Nel frattempo, anche gli altri erano impegnati nei preparativi. In particolar modo, ovviamente, Kuroko che, nella sua stanza, aveva appena finito di indossare il suo smoking azzurro su camicia bianca, ed era totalmente focalizzato sulla sua figura riflessa nello specchio per cercare di captare e di scovare ogni minima imperfezione. Dietro di lui, Momoi sorrideva, contenta del risultato che aveva ottenuto nel preparare il ragazzo, mentre Aomine, steso sul letto dell'azzurrino con il suo smoking blu scuro, osservava il soffitto con le braccia incrociate dietro la testa, lo sguardo annoiato e un leggero broncio.
Di tanto in tanto il suo sguardo ricadeva sulla ragazza, che quel giorno aveva deciso di indossare un abito piuttosto corto, che le lasciava le spalle e il petto scoperti fino al livello del seno, e si apriva in una gonna che tuttavia ricopriva le sue gambe fino a poco sopra le ginocchia, il tutto adornato da un nastro intorno alla vita che si richiudeva in un sofisticato fiocco rosa, le cui code ricadevano sul retro della gonna stessa.
La ragazza dai lunghi capelli rosa si voltò verso di lui con un sorriso che si tramutò in un lieve broncio contornato da un timido rossore per l'imbarazzo di essere guardata in quella maniera dall'amico.
“Daiki, cosa fai lì sdraiato in quel modo? Non vorrai mica rovinarti lo smoking, vero?”.
Il giocatore rimase per qualche istante a guardarla, gli occhi socchiusi e lo sguardo perso quasi nel vuoto, dopodiché si mise seduto tirando uno sbadiglio dato dalla noia del momento.
Kuroko sorrise lievemente, l'emozione ben visibile nei suoi grandi occhi azzurri.
“Aomine-kun, Momoi-san ha ragione...”.
Il blu sbuffò, portandosi una mano tra i capelli e grattandosi la testa.
“Lo so, lo so... Piuttosto, abbiamo finito? Si sta facendo tardi”.
Momoi si portò le mani sui fianchi mentre il broncio si faceva sempre più marcato.
L'azzurrino si lasciò sfuggire una piccola risata, dopodiché si voltò nuovamente verso lo specchio, donando un sorriso felice e sincero alla figura riflessa. Per la prima volta nella sua vita, non avrebbe voluto smettere un secondo di parlare, nonostante poco o niente uscisse dalla sua bocca, talmente l'emozione lo aveva avvolto. E dopo quegli istanti che si prese per tirare un profondo respiro ad occhi chiusi, cercare di riordinare le idee per calmare la sua testa così piena di pensieri, fare mente locale – di nuovo – su come avrebbe dovuto agire, sulle frasi da dire, per essere sicuro di non sbagliare nulla, scoccò un'occhiata determinata allo specchio, sussurrò tra sé e sé un “andrà tutto bene”, sotto gli sguardi inteneriti dei due ragazzi che si trovavano fuori dalla porta della camera, e si diresse verso di loro.


“Kagami-kun, sai che stai proprio bene vestito così?”.
Una piccola risata si fece strada all'interno della stanza del rosso e di Yuki, risata sfuggita proprio a quest'ultima, che stava aiutando il più alto, decisamente troppo agitato in quel momento per potersela cavare da solo, a prepararsi in vista del matrimonio di Hitomi e Kuroko, a cui avrebbe dovuto fare da testimone.
Il ragazzo era talmente rosso in viso che avrebbe potuto far concorrenza al colore dei suoi capelli, e la corvina non riusciva a non provare una sincera tenerezza nel vedere il giocatore che solitamente si mostrava sicuro di sé, “senza macchia e senza paura”, diventare così impacciato, goffo e imbarazzato.
Fu proprio lei a posizionarsi davanti a lui, guardandolo dall'alto in basso dopo essersi allontanata di qualche passo, con la mano posata sul mento come ad analizzarlo per poter essere sicura di non aver tralasciato nemmeno il più piccolo dettaglio.
Sorrise, annuendo, e pronunciò un solenne “sei pronto!”, prima di accorgersi che l'unica cosa che effettivamente mancava nell'abbigliamento del ragazzo era la cravatta. La corvina si avvicinò nuovamente posandogli una mano sul petto e imprimendo una lieve pressione, quasi a fargli intuire che avrebbe dovuto indietreggiare.
“Avanti, siediti! Devo metterti la cravatta!” disse lei, mantenendo quel lieve sorriso che non l'aveva abbandonata nemmeno per un secondo.
Il rosso annuì, senza dire niente, e si sedette sul letto che si trovava dietro di lui per poi attendere la ragazza, che iniziò a frugare nel cassetto borbottando un sommesso “dove l'avrò messa, adesso?”.
“Hai bisogno di aiuto, Yu-”.
“L'ho trovata!!”, esclamò lei, tirando fuori dal cassetto la cravatta che aveva appositamente scelto affinché si abbinasse alla perfezione con lo smoking del più alto. Si avvicinò al letto posizionandosi di fronte a lui, che alzò la testa nel momento in cui la ragazza si piegò di poco su di lui per poter iniziare ad avvolgere la cravatta intorno al suo collo, sopra la camicia.
Kagami intanto non riusciva a calmarsi e prese a passarsi le mani l'una sull'altra, iniziato a sfregarle e a grattarsi le dita in un vano tentativo di rilassarsi. Ma ovviamente quell'azione, seppur minima e fatta quasi di nascosto, non sfuggì all'occhio attento della corvina.
“Kagami, sei così agitato?” iniziò a dire, mentre annodava la cravatta senza nemmeno guardare le dita del rosso, che deglutì visibilmente e cercò di nascondere maggiormente le mani.
“N-Non sono agitato, perché dovrei esserlo? Il matrimonio è loro, Kuroko farà bene ad essere agitato, ma io sicuramente no, assolutamente non lo sono!”. E come ciliegina sulla torta, un bel broncio si dipinse sul viso teso del ragazzo, i cui occhi rossi vagarono per il soffitto e gli angoli della stanza per non sostenere lo sguardo serio di lei.
“Kagami...”. Yuki tirò un piccolo sospiro e posò le mani sulle sue, gesto che fece alzare immediatamente lo sguardo al rosso, i cui occhi incontrarono quelli neri della corvina.
“Andrà tutto bene, tu andrai bene...”.
“Come fai ad esserne così sicu-”. Il giocatore non fece in tempo a finire la frase. Le mani della ragazza, così piccole rispetto alle sue, si posarono sulle sue guance, percependo al massimo il calore che la pelle di lui emanava a causa dell'agitazione del momento.
In pochi istanti, Yuki avvicinò il viso al suo, chiudendo gli occhi neri e posando le labbra su quelle del ragazzo che portò istintivamente le mani sui fianchi coperti dal vestito azzurro di lei. Gli occhi rossi si socchiusero, il corpo del più alto si rilassò all'improvviso, come se quel singolo contatto fosse stato in grado di infondergli come un'ondata di calma e pace in un colpo solo.
Qualche secondo dopo, Yuki interruppe il contatto tra le labbra, osservando Kagami negli occhi e tenendogli le mani sul viso, mentre il pollice destro iniziava ad accarezzargli la guancia.
“Andrai benissimo...”.


La limousine gentilmente offerta in prestito con tanto di autista da parte di Akashi era da poco partita da casa di Hitomi, e al suo interno si trovavano proprio la ragazza e Kiyoshi, che, con indosso un elegante smoking nero, picchiettava con il dito sulla gamba, quasi a sfogare l'agitazione che albergava in lui da qualche giorno.
La violetta aveva infatti offerto al gigante buono una proposta che lo mise in seria difficoltà, ovvero quella di accompagnarla all'altare e di farle da padrino e testimone durante la cerimonia. Il castano inizialmente poco aveva creduto alle parole dell'amica, credendo che si trattasse di uno scherzo o di una provocazione, giusto per farsi due risate con la sua reazione, e fu ancora più sorpreso quando, in tutta risposta, ricevette un sorriso sincero da parte della più piccola, i cui occhi color del ghiaccio brillavano di una luce che rifletteva tutta la sincerità con la quale aveva proferito quelle parole.
Fu proprio quando ebbe la conferma che non si trattava di uno scherzo o di una frase detta “tanto per” che l'espressione corrucciata di Kiyoshi si trasformò, le labbra si schiusero in segno di sorpresa, gli occhi si spalancarono completamente, rivelando le pupille castane e il luccichio che le fece improvvisamente risplendere.
Il giocatore aveva fatto i salti di gioia quando la violetta si era recata a casa sua per annunciargli la grande notizia e per raccontargli nei dettagli la proposta dell'azzurrino, tempo prima, e il gigante buono non era riuscito a trattenere la felicità nel vedere la sua cara amica d'infanzia, che avrebbe tranquillamente potuto definire la sua sorellina, così contenta e serena, insieme ad uno dei ragazzi che più la meritava. Kiyoshi aveva da sempre supportato la coppietta, da prima della sua formazione a quel momento, e assistere finalmente allo sbocciare più completo del loro amore attraverso il matrimonio lo rendeva forse paradossalmente anche più felice degli sposi stessi.
E la conseguenza di ciò fu un evidentissimo stato di agitazione e paranoia nei giorni che precedettero le nozze. Aveva preparato tutto nei minimi dettagli per apparire nella sua forma migliore, aveva cercato lo smoking più bello che potesse trovare, aveva persino fatto delle "prove" in camera sua, chiudendo gli occhi e immaginando di accompagnare l'amica fino allo sposo.
Si era ripromesso di non lasciarsi trasportare dall'emozione, di rimanere quanto più composto gli fosse stato possibile, ma quando poté vedere Hitomi proprio di fronte a lui, con quel bellissimo vestito bianco e viola indosso, il trucco delicato sul viso dalle pupille ghiaccio così visibilmente e finalmente felice, si rese conto che il compito che si era auto-assegnato sarebbe stato molto più difficile del previsto, e sentì una sensazione pungente negli occhi che lo costrinse a chiuderli e a passarvi sopra la manica dello smoking. Facendo anche preoccupare la violetta, che vedendolo in quello stato si era avvicinata d'istinto a lui posandogli la mano sul braccio con un'espressione amorevole sul volto.
Kiyoshi era tuttavia consapevole che non avrebbe avuto modo e tempo di lasciarsi andare all'emozione di quel giorno così speciale, non prima che la cerimonia fosse finita, ed era riuscito a fatica a trattenersi davanti alla ragazza, mordendosi il labbro e tirando successivamente un lungo sospiro.
"Sei bellissima, Hitomi-chan...", aveva poi sussurrato quasi come se quello fosse un segreto solo per loro due. Aveva portato la mano sul suo viso, posandola sulla sua guancia, accarezzandola delicatamente e facendo attenzione a non rovinare in nessun modo lo splendido trucco e la meravigliosa acconciatura della violetta; violetta che in tutta risposta si limitò a sorridere lievemente, socchiudendo gli occhi e inclinando di poco la testa sulla mano del gigante buono, lasciandosi cullare da quella carezza che sembrò avere il potere di rilassarla.
E in quel preciso istante, seduti sulla limousine ad attendere impazienti di arrivare a destinazione, Kiyoshi posò la mano su quella della ragazza di fianco a lui, che si voltò per guardarlo e ottenne di risposta un dolce sorriso da parte del castano.
Arrivarono nel luogo designato per la cerimonia abbastanza presto, con alcuni minuti di anticipo. Ma poco importava a dirla tutta, dato che ormai tutti gli invitati erano presenti.
Hitomi e Kuroko avevano deciso di far svolgere il tutto in un luogo che ai due era sembrato molto interessante e suggestivo al primo colpo, ovvero in un grande parco, nel mese di aprile, sotto gli alberi di ciliegio in fiore che donavano al posto un'aria magica, come se il tempo lì si fosse potuto fermare per loro. Il cielo era azzurro come mai avrebbe potuto essere, pochissime nuvole sostavano qua e là, e non appena la limousine si fermò nel luogo deciso di comune accordo dagli sposi con l'autista, Hitomi non riuscì a non essere colpita in positivo dal mare rosa che poteva già scorgere al di fuori dei finestrini, sopra le loro teste.
Il contatto tra le dita di Kiyoshi e Hitomi si interruppe nel momento in cui il gigante buono dovette scendere dalla macchina, e per far ciò posò la mano sulla maniglia della portiera. Ricevette un'occhiata quasi disperata da parte della violetta che, con i suoi occhi ghiaccio, sembrò pregarlo di non lasciarla andare. Si sentiva d'un tratto spaventata, agitata, alla vista di parenti, amici e ospiti vari già in fibrillazione per l'arrivo del veicolo.
Kiyoshi le rivolse un ultimo, dolce sorriso, un sorriso che per la ragazza valse più di mille parole; il castano poi si sporse verso di lei, scoccandole un piccolo bacio amorevole sulla fronte, per poi fare un lieve cenno della testa, a cui rispose lo stesso gesto da parte di Hitomi.
Il più alto scese dalla macchina, chiudendo la portiera subito dopo e percorrendo tutta la lunghezza della limousine fino ad arrivare all'altro lato, proprio di fronte alla portiera opposta, da cui sarebbe presto uscita Hitomi.
Intanto, sull'altare, in mezzo a due colonne ricoperte di fiori, sotto un arco allestito a dovere, colorato da mille petali, si trovava Kuroko, intento a sistemarsi per l'ultima volta lo smoking, ma che venne interrotto nel momento in cui vide arrivare in lontananza la limousine. Immediatamente, la sua mente venne bombardata di immagini. Pensò ad Hitomi, a come l'avrebbe trovata, a quanto avrebbe potuto essere bella; la vide, nella sua testa, mentre scendeva, con i suoi lunghi e morbidi capelli viola, i suoi occhi color del ghiaccio che aveva amato sin dalla prima volta in cui i loro sguardi si erano incrociati. La immaginò camminare verso di lui, accompagnata da Kiyoshi, con un vestito che avrebbe di sicuro esaltato ancor di più quel corpo che aveva sempre trovato stupendo.
E nell'istante in cui la portiera della limousine si aprì, e dal veicolo scese Hitomi, che si appoggiò immediatamente al braccio piegato di Kiyoshi tenendo il piccolo bouquet con l'altra mano, e rivolse lo sguardo all'altare e a tutti i suoi splendi fiori, il cuore dell'azzurrino parve fermarsi per qualche secondo. La sua testa non riuscì più a pensare lucidamente, nessun'immagine la attraversò più. Era come se il suo intero corpo si fosse bloccato alla vista della ragazza, ancor più bella di come avrebbe mai potuto immaginare.
Sentì il viso andargli a fuoco, fino quasi ad avere la sensazione che sarebbe potuto esplodere, nel momento in cui gli occhi lucidi e felici della violetta incrociarono i suoi. Un piccolo sorriso fece capolino sul volto gioioso seppur agitato della sposa, il che fece irrigidire Kuroko; sentì ogni minima parte di sé tremare pur rimanendo immobile, ma nonostante tutto, senza che neppure se ne fosse reso conto, il suo viso si era trasformato, illuminandosi grazie ad un grande sorriso rivolto proprio alla sua amata.
Kiyoshi e Hitomi si rivolsero un breve quanto decisivo sguardo, che racchiudeva tutta l'intenzione di Kiyoshi di farle vivere un giorno che mai avrebbe potuto dimenticare, e quella di Hitomi di non sbagliare nemmeno un piccolo gesto.
Dopodiché, i due si incamminarono, l'una con la mano appoggiata al braccio piegato dell'altro. La violetta teneva lo sguardo quasi a terra, per non incrociare quello degli invitati seduti ai lati, che la guardavano; alcuni si complimentarono del suo vestito, dei suoi capelli, del suo aspetto in generale, a bassa voce con i vicini, altri rimasero semplicemente in silenzio o con un grande sorriso stampato sul volto alla vista della ragazza, quasi come se volessero mantenere la solennità del momento e imprimerlo nella propria memoria.
La sposa quasi si morse il labbro per resistere alla tentazione di giocare con le proprie unghie, come faceva solitamente quando era nervosa, rossa com'era in viso dall'imbarazzo di essere sotto i riflettori in quel giorno in cui era decisamente la protagonista. L'unico istante in cui riuscì a distogliere lo sguardo dal lungo tappeto con cui avevano ricoperto parte di prato e su cui si erano già posati centinaia di petali di ciliegio, fu per rivolgere una rapida occhiata ai suoi genitori, seduti in prima fila, la madre con un fazzoletto sul viso, il padre che la guardava fiero, con gli occhi lucidi.
La ragazza rivolse loro un sorriso dolce, come per ringraziarli per averla condotta fin lì nella sua vita, e pochi momenti dopo i suoi occhi si spostarono fino a posarsi su quelli azzurro cielo dello sposo, che non aveva mosso lo sguardo da lei per un solo istante.
Kiyoshi la aiutò a salire il primo dei piccoli scalini che avevano improvvisato in mezzo al parco, per poi allontanare delicatamente il braccio, lasciando che la mano della ragazza si separasse con un piccolo tremito di paura dal tessuto dello smoking, per poi alzare la gonna, lo sguardo rivolto a terra per poter osservare con cura dove mettere i piedi per non cadere; fu così che si ritrovò di fronte a Kuroko. Hitomi lo guardò dal basso verso l'alto, per godersi ogni centimetro della sua presenza, di quello smoking azzurro che stava perfettamente in tinta con i suoi capelli e con quegli occhi che brillavano, tanto che per un secondo la violetta si dimenticò quasi di essere circondata da un paesaggio così bello e caratteristico: si era completamente persa in quei pezzi di cielo che la guardavano.
Dietro al ragazzo spiccava la figura di Kagami che nonostante fosse ancora nervoso, aveva saputo mantenere quel tanto la calma da ricordare bene cosa avrebbe dovuto fare, ed era riuscito a sorridere alla sposa, orgoglioso anch'egli che lei e l'amico così stretto fossero riusciti ad arrivare a quel punto importante della loro vita.
Non appena Kiyoshi si fu sistemato alle spalle della violetta, Kuroko prese con delicatezza le sue mani, sorridendo dolcemente e accarezzandole la pelle con i pollici, sussurrando un “sei meravigliosa...” che fece avvampare l'amata, la quale riuscì a biascicare a fatica, tanto era l'imbarazzo, un “anche tu sei stupendo..!”.

Fu così che la cerimonia iniziò, sotto gli sguardi felici e attenti dei presenti, tra cui spiccavano gli occhietti azzurri di Lizzy che accanto a Murasakibara e Himuro osservava contenta come non mai i due sposi, e quelli neri come la pece di Yuki, che manteneva un profilo più basso pur non riuscendo a trattenersi dall'asciugarsi ogni tanto le guance che si inumidivano dalle piccole lacrime che facevano capolino.
Kuroko e Hitomi, dal canto loro, continuarono a guardarsi negli occhi per tutta la durata della cerimonia, senza distogliere un solo secondo lo sguardo, quasi come per mantenere un contatto che fosse tanto solenne quanto ciò a cui stavano partecipando. E quando arrivò il momento tanto atteso dello scambio degli anelli, i loro visi si illuminarono anche di più, soprattutto quello di lei che, di fronte alla delicatezza con cui l'azzurrino le prese la mano per poter sancire quell'unione così speciale, capì, come poche altre volte aveva realizzato, quanto quel ragazzo la amasse e l'avesse sempre amata.

“Sì, lo voglio”.

“Lo sposo può ora baciare la sposa”.
Quello era il momento più atteso da tutti gli invitati, e ancora di più dai due sposi. Kuroko sorrise, mentre il rossore sulle sue guance aumentava man mano che il tempo passava, strinse forte le mani di Hitomi che dal canto suo si era sentita in imbarazzo dall'istante in cui aveva messo piede sul tappeto colorato e decorato da quei petali delicati.
Gli occhi ghiaccio incontrarono per l'ennesima volta quelli azzurri di lui, che si sporse quel poco, socchiudendoli e lasciandosi trasportare dall'emozione del momento.
Un applauso si levò fiero e rumoroso sulle teste degli invitati e degli sposi. Le labbra di Kuroko si posarono con delicatezza su quelle della violetta, che chiuse istintivamente gli occhi. Per un attimo le parve quasi di essere ritornata alla prima volta in cui si erano baciati, tanto erano forti le sensazioni che quell'unione suscitò dentro di lei, tanto erano rumorosi i pensieri nella sua testa che d'un tratto scomparvero per lasciarsi coccolare dalla tenera e morbida mano dell'azzurrino, che prese ad accarezzarle una guancia prima e i capelli dopo. Hitomi gli posò una mano sul petto, intrecciando le dita alle sue con l'altra, e rilassandosi totalmente, dimenticando di essere ancora al centro dell'attenzione, non accorgendosi dell'applauso, delle urla di felicità che partirono prima da Takao, che saltò immediatamente in piedi vicino a Midorima, che gli scoccò un'occhiataccia, per poi unirsi ai fischi e alle risate degli altri “spettatori”.

 

“TAKAO, COSA FAI?!”. Hitomi cacciò un urlo quasi spaventato nel momento in cui, in mezzo al ristorante e sotto gli sguardi divertiti dei presenti, venne presa in braccio a mo' di cavallino proprio dal corvino che, lasciandosi sfuggire una grossa risata, afferrò le gambe della violetta cominciando a correre per tutto il locale, concedendole giusto il tempo per agganciarsi al suo collo con le braccia prima di partire.
“Ehi, non farla cadere!”, disse Kiyoshi, con tono preoccupato.
“Takao, non fare danni come tuo solito!!”, continuò ad alta voce Midorima, portandosi la mano sul viso.
Anche a Kuroko sfuggì una piccola risata a quella vista, mentre parlava con Aomine e Akashi, che si voltarono a guardare la scena, al termine della quale il blu ne approfittò per allontanarsi quasi di soppiatto, recandosi fuori dal locale, in cui lo aspettava Momoi; quest'ultima, con un bicchiere di vino in mano, osservava l'orizzonte con le braccia appoggiate alla ringhiera, sorridendo persa nei suoi pensieri. Aomine si fermò a guardarla per qualche istante, con una mano in tasca e l'altra distesa lungo il fianco.
“Satsuki”, cominciò a parlare, dopo un profondo sospiro.
“Mh?”. La ragazza si voltò verso di lui, con un ampio sorriso dipinto sul volto.
“Daiki! Come mai mi hai chiesto di venire qui fuori?”.
Il blu si portò una mano tra i capelli, quella libera, chiudendo gli occhi e arrossendo lievemente, mentre l'altra frugava all'interno della tasca.
“Satsuki, io... ti devo chiedere una cosa”. La rosa rimase a guardarlo, confusa, mentre il più alto tirava fuori una scatolina dello stesso colore del suo smoking e dei suoi capelli. La aprì, rivelando un piccolo anello, che prese con delicatezza per poi portarlo lungo il dito di lei, che arrossì vistosamente.
“Mi vuoi...”, il giocatore deglutì, evitando di guardarla, rosso in viso.
“Mi vuoi sposare?”.

   
 
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