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Autore: Lady Lara    02/04/2017    4 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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LIII Capitolo

Fai pensieri felici …
 
Finny era in piedi, davanti a Blackbeard. Erano sul cassero di poppa. Il ragazzo dal “sorriso eterno” aveva appena percorso la breve scalinata che portava lì, dove il Capitano stava dando gli ordini al timoniere. Al sentirsi chiamare da Finny, il pirata si voltò lentamente, togliendosi il sigaro di bocca e sbuffando fumo verso di lui. Lo guardava con uno sguardo ironico e sprezzante, squadrandolo dalla testa ai piedi. Finny conosceva benissimo quello sguardo e il suo significato, ma ora si sentiva abbastanza sicuro del fatto che Black non l’avrebbe cercato nel suo “solito modo”, ne doveva ringraziare l’orribile sfregio che gli aveva “regalato”.
 
– Che vuoi “bellezza”?!
 
Già, “bellezza”! Come no? Era uno dei modi per schernirlo. A Finny si stava torcendo lo stomaco e lo schifo e la nausea lo avrebbero assalito volentieri, ma non era quello il momento, era lì per fargli una richiesta.
 
– Si tratta del prigioniero “Signore”!
– Che c’è? Il “Principino” fa i capricci e vuole la “mammina”?
– No… non è un bambino capriccioso e non fa piagnistei … ha solo bisogno di prendere aria!
– E cosa me ne dovrebbe importare secondo te?
– Mi avete ordinato di tenerlo in buona salute … anche se il cibo non è molto, almeno un po’ di sole gli farà bene! Sono quattro giorni con oggi che non mette il naso fuori dalla cabina!
 
Black eruttò una fragorosa risata, attirando l’attenzione dei pochi pirati che stavano lavorando lungo il ponte di coperta.
 
– Ma guarda che brava bambinaia attenta che gli ho affibbiato al figlio di Rumbl!
 
Finny incassò anche quello e rimase colpito dalla novità.
 
“Henry è figlio di Rumbl?”
 
Il giovane non aveva idea che Rumbl fosse il padre e non il nonno del piccolo. Si rese conto solo in quel momento del perché di tutta quella sceneggiata per rapirlo. Per Rumbl non era stato il riscatto pecuniario l’obiettivo, ma per Black, ora,  era proprio quello! Aveva tra le mani una gallina dalle uova d’oro!
Decise che tanto valeva sfruttare quella motivazione del pirata e cercare di ottenere qualche beneficio per il bambino.
 
 
Finny non se lo sapeva spiegava più di tanto, ma Henry gli era entrato nel cuore dal primo momento. Era un bambino speciale e gli ricordava tremendamente il suo fratellino Felix. Ci aveva pensato molto in quegli ultimi quattro giorni. I due bambini erano fisicamente diametralmente opposti. Tanto era bruno di capelli e con un fisico scattante Henry, quanto era biondo e gracile Felix. La cosa che li accomunava era l’età, l’innocenza negli occhi e la bontà d’animo. Felix, nonostante il suo nome benaugurante, non aveva avuto nessuna felicità. Era morto di tifo a sei anni, la stessa età che aveva più o meno adesso Henry. Erano passati quasi sei anni da allora. La morte di Felix aveva preceduto quella della loro mamma. Finny sentiva una grande nostalgia nel cuore quando pensava a loro.
Sua madre Guendaline era stata al capezzale del suo secondogenito, fino ad essere contagiata dal tifo e poi a morirne. Aveva chiesto a Finny di prometterle che avrebbe fatto in modo di sopravvivere, di vivere anche per lei e per il fratellino che non c’era più. Il ragazzo, piangendo, le aveva fatto quella promessa e lei, con un’ ultima leggera carezza sulla sua guancia, ancora implume e non ancora marchiata dalla cicatrice, aveva chiuso gli occhi sorridendogli e rendendo la sua povera anima a Dio.
Dalla morte di Guendaline tutto era diventato ancor più triste nella piccola casa in cui vivevano, nei bassifondi di Arran. Non c’erano più per quelle quattro stanze le risa di Felix e i richiami allegri di sua madre!
Bobby, il padre di Finny, aveva iniziato ad affogare nell’alcool il suo dolore, aveva perso il lavoro di carrettiere e passava le giornate in qualche taverna del porto. Finny aveva dovuto far in modo di sopravvivere ed aiutare il genitore. Aveva trovato lavoro in quella lurida stamberga dove lo aveva trovato Blackbeard e quello era stato l’inizio della fine per lui.
 
 – Proprio una bambinaia graziosa!
 
Black rise ancora, smargiasso.
 
– Immagino che faccia avrà fatto il “Principino” quando ha visto la tua! Avrà vomitato anche il primo latte materno, ne sono sicuro!
 
Di nuovo le risate di Black risuonarono sul ponte, mentre gli facevano da coro quelle dei pirati vicini. Finny ingoiò la bile che aveva sentito montargli dentro. Sicuramente Henry era rimasto impressionato al loro primo incontro, era ovvio! Ma Finny si era reso conto che il piccolo aveva provato per lui più il dispiacere che lo schifo che credeva Black. Quando gli aveva rimboccato le coperte, Henry aveva voluto toccare le sue guance, lo aveva fatto con grande pena, in un gesto consolatorio e d’affetto che aveva smosso completamente il suo cuore. In quei quattro giorni erano stati molto vicini. Finny dimenticava di avere quelle orribili cicatrici sul volto quando era con lui e il piccolo sembrava non vederle affatto. Henry riusciva, con la sua presenza e con la luce che sembrava emanare dai sui grandi occhi azzurri, a rigenerare il cuore inaridito di Finny. Con lui rinasceva Peter Panney, il ragazzo che era stato!
 
– Allora “Signore”? Ho il permesso?
– Ma si dai! Fagli prendere aria! Quel ragazzino vale più oro di quanto pesa, meglio tenercelo in buona salute! Vai “bellezza”! Vai a prenderlo, la compagnia di una “bella donzella” come te gli farà bene tanto quanto i raggi del sole!
 
Le risate sguaiate accompagnarono Finny nello scendere le scali del cassero di poppa. Uno dei frequenti modi che Black aveva di schernirlo, era quello di svilire la sua mascolinità, chiamandolo con appellativi femminili.
Finny aveva una corporatura esile, ma non aveva mai avuto attrazione per gli uomini, anzi! Aveva avuto una giovane amica ad Arran, una dolce ragazzina dai lunghi riccioli dorati e le guance rosa pesca. Erano vicini di casa, aveva due fratelli più piccoli e, per fortuna, nessuno della sua famiglia aveva subito le conseguenze nefaste della febbre tifoidea che aveva imperversato tra i bassifondi in quel periodo. Con lei aveva scoperto i primi turbamenti di un tenero sentimento d’amore. Lei era stata la sua consolazione dopo la perdita di sua madre e suo fratello. Con lei aveva conosciuto i primi baci e le prime innocenti carezze, con lei aveva pensato di progettare un futuro insieme. Lei era il pensiero che lo faceva sentire vivo e ancora uomo, tutte le volte che vomitava per lo schifo, dopo gli abusi che Black perpetrava al suo giovane corpo. Ogni volta che il Pirata lo canzonava e lo faceva passare per la sua “puttana” agli occhi della ciurma, Finny, non potendo reagire in altro modo, correva con il pensiero a lei, alla ragazza dagli occhi chiari e le labbra di ciliegia che aveva lasciato ad Arran. Lo fece anche in quel momento.
 
“Un giorno tornerò e ti rivedrò mia dolce Wendy … anche se non mi potrò mostrare a te … aspettami se puoi!”
                                                                                                                                             
***
 
Henry si era svegliato alle prime luci dell’alba. Non riusciva a dormire la quantità di ore cui era abituato nella sua casa. La situazione era completamente diversa!
La prima cosa che aveva fatto era stata di salire, come ormai d’abitudine, sulla sedia poggiata sotto il finestrino. Il cielo era ancora nuvoloso e all’orizzonte, che avevano lasciato, si vedeva una linea scura, segno che lì ancora imperversava il forte temporale da cui la nave di Blackbeard era uscita.
Si rese conto che la sua casa e sua madre erano sempre più lontani. Scese dalla sedia e sfilò il chiodino che aveva scoperto uscire fuori dalla scrivania, nella sua parte poggiata al rivestimento della cabina. Si accoccolò davanti alla parete, affianco allo scrittoio e incise con il chiodino il legno. Era il quarto segno che faceva. Quattro segni verticali che contavano i giorni di prigionia su quella orribile nave. Nascose di nuovo il chiodo. Si fece il segno della croce, come gli aveva insegnato sua madre, e disse la preghiera del mattino, la preghiera che chiedeva a Dio di superare anche quel giorno, di portargli “pensieri felici”. I “pensieri felici” erano stati un suggerimento di Peter in verità. Ricordava il loro incontro, la prima sera su quella nave. Peter gli aveva rivelato che quello era il suo vero nome, non Finny, come veniva chiamato dai pirati.
La mattina seguente Henry lo aveva aspettato con impazienza, lui gli aveva detto che sarebbe tornato, aveva il compito di accudirlo e tenerlo in vita, altrimenti Blackbeard gli avrebbe fatto fare una brutta fine. Quella prima notte era stata orribile. Peter gli aveva rimboccato le coperte ed era andato via con quella promessa di ritornare. Lui aveva cercato di dormire, ma tutte le terribili immagine, vissute la mattina, gli erano tornate davanti agli occhi. La peggiore di tutte era quella di suo padre, colpito alla schiena, mentre proteggeva con il proprio corpo la sua mamma. Aveva visto spirare suo padre Neal e sua madre tenerlo tra le braccia morente.
Aveva cercato di resistere, di non piangere, ma lì nel buio di quella stanza, rischiarata ogni tanto dalla luce dei fulmini della tempesta che aveva imperversato tutta la notte, sapendo che nessuno l’avrebbe visto o sentito, si lasciò andare ad un pianto sommesso, che ebbe, su di lui, un effetto liberatorio.
Peter era tornato la mattina dopo, si era accorto che aveva pianto. Gli aveva accarezzato una guancia senza dir nulla e poi si era seduto sul letto e gli aveva raccontato che sua madre, da piccolo, gli diceva di iniziare la giornata con “ un pensiero felice” e se per caso si fosse sentito particolarmente triste, doveva pensarlo più intensamente, così il suo pensiero avrebbe messo le ali e sarebbe andato dove lui avesse voluto.
In quei quattro giorni Henry aveva pregato e aveva puntato la concentrazione sul suo pensiero felice, l’immagine di sua madre, la Principessa Emma, e del Capitano Killian Jones che camminavano affiancati, andando verso di lui sorridenti. Li aveva pure sognati! Nel sogno li aveva visti chinarsi con le braccia tese verso di lui. Sua madre lo aveva abbracciato e sollevato da terra mentre Killian, con un abbraccio più ampio, aveva accolto entrambi tra le sue protettive e forti braccia vestite dal pastrano di pelle nera.
Henry ammirava smisuratamente il Capitano e sperava che egli gli volesse bene quanto lui gliene voleva. Era convinto che volesse bene anche alla sua mamma, la guardava come la guardava il suo papà, se ne era accorto già da un po’!
Li pensò intensamente e sperò che quel pensiero volasse fino a loro.
 
“Vi prego … venite a prendermi!”
 
Era ancora accoccolato in quell’angolino a fantasticare e sentì la porta aprirsi. Scattò in piedi sperando che Peter fosse andato a trovarlo. Era il suo unico amico … l’unica persona che vedeva da quattro giorni a quella parte. Gli aveva chiesto se poteva uscire da quella stanza e passeggiare al sole. Peter era diventato molto serio e non aveva risposto subito, poi, prima di andar via gli aveva detto che avrebbe fatto quello che poteva.
 
– Ciao Peter!
 
Finny si trovò Henry che lo abbracciava affettuosamente ai fianchi. Lo spasmo delle guance fece intuire ad Henry il suo sorriso vero.
 
– Henry ho una buona notizia per te!
 
Il bambino sgranò gli occhioni marini interrogativamente.
 
– Black mi ha dato il permesso di farti uscire all’aria aperta …
- Evviva!
 
Il bambino lanciò un vero e proprio urlo. Finny si guadò alle spalle, verso la porta. Il suo sguardo era corrucciato.
 
– Ho fatto qualcosa di male? 
- No Henry, non hai fatto nulla di male, ma …
 
Finny si inginocchiò all’altezza di Henry e gli pose le mani sulle spalle.
 
– Ascoltami … ti farò uscire … stai intorno a me, non te ne andare dove ti pare … non urlare, cerca di non farti notare troppo da Blackbeard, se lo vedi giragli al largo …
- Perché?
– Perché è un uomo pericoloso e cattivo, potrebbe voler farti del male … non lo dobbiamo permettere … non ti deve mettere le mani addosso! Mi hai capito Henry?
 
Il piccolo, non distogliendo i suoi occhi azzurri da quelli castani di Peter, annuì con la testolina bruna.
 
– Vieni adesso, usciamo da qui!
 
Henry si ritrovò sul ponte della Queen’s Anne Revenge. Era una nave grande, un veliero da guerra robusto. Il bambino notò la differenza con il veliero del suo amico Killian.
L’ordine e la pulizia ... erano assenti!
Killian ci teneva alla sua nave ed era un uomo preciso e pignolo. Lui stesso era un uomo curato, seguiva la forma corretta.
 Henry  aveva visto una sola volta Blackbeard, quando lo aveva catturato, poi era stato portato sulla nave privo di sensi, ma quando rivide l’uomo sul ponte di poppa, vestito con un pastrano rosso, sporco di sangue, la barba lunga e incolta come i suoi capelli, si rese conto che era precisamente l’opposto di Killian. Non gli ispirava né simpatia né, ancor meno, fiducia. Aveva un’espressione crudele. Pensò che Peter avesse ragione e si acquattò dietro a dei barili per guardare senza essere visto. Peter era nei paraggi, gli fece l’occhiolino mentre prendeva uno spazzolone e iniziava a lavare il ponte della nave.
 
– Eccolo qua il nostro Duchino Mc Cassidy!
 
Henry sobbalzò. Mentre guardava Black attraverso lo spiraglio tra due botti, nascondendosi alla sua vista, non si era accorto dell’avvicinarsi, alle sue spalle, di quell’altro omaccio. Quello lo stava squadrando dalla testa ai piedi e si soffermò sul suo viso. Addirittura si abbassò verso di lui per guardarlo meglio in faccia. Henry era un po’ intimorito.
 
– Signor Bonnet … il ragazzo ha il permesso del Capitano Blackbeard di stare un po’ all’aria aperta …
 
Peter era intervenuto con un atteggiamento protettivo. Il secondo di Blackbeard non lo ascoltò per niente.
 
- Quindi tu saresti il figlio di Milah e Rumbl Mc Cassidy … interessante … veramente interessante …
 
Henry non capì cosa intendesse quell’uomo, ma capì che stava sbagliando di grosso! Ritrovò il suo spirito critico e la sua vivacità.
 
– No Signore … voi siete in errore! Io sono il figlio del Duca Neal Mc Cassidy e della Principessa Emma Swan!
 
Peter notò come Henry s’impettiva a dire quella sua convinzione, sicuramente era quello che aveva sempre saputo.   Il giovane non aveva idea di cosa fosse successo per arrivare a quel momento, come era successo che la Principessa e il marito avessero allevato come loro figlio quello che era invece i fratellino “bastardo” del Duca Neal. Certo era che Rumbl e Black, non avevano confidato a lui né i loro piani, né i rapporti familiari di Rumbl. In ogni caso il bambino non ne sapeva nulla e forse era meglio lasciarlo all’oscuro della cosa!
 
– Henry vieni, torniamo in cabina ora, hai preso abbastanza aria per oggi!
 
Henry fece un’espressione delusa, ma obbedì a Peter. Andando via con lui mostrò la sua educazione salutando il “Signor Bonnet”.  Questi gli fece un cenno della testa a modo di risposta, si accarezzò i baffi torcendoli tra indice e pollice e sorrise con l’angolo della bocca.
 
Più tardi Peter portò la cena al bambino e rimase con lui per un po’ a fargli compagnia come lui gli chiedeva sempre. Quando fu il momento di andar via, Henry si rimise sul letto.
 
– Peter?
– Si Henry?
– Secondo te perché il Signor Bonnet pensava che io fossi figlio di mio nonno e di quella “Signora Milah”?
– Non farci caso Henry, quell’uomo ne dice talmente tante che non gli si può stare appresso. Tu hai una madre e un padre che ti aspettano e non vedono l’ora di rivederti!
 
Ad Henry si inumidirono gli occhi.
 
– Il mio papà è stato ucciso mentre proteggeva la mia mamma …
 
Peter sentì stringersi il cuore per lui. Henry, così piccolo, in poche ore aveva vissuto tutto quel dolore?
 
– Hai ancora la tua mamma Henry … ti starà cercando …
- Si … ne sono sicuro … si farà aiutare dal Capitano Jones e da zio August!
– Capitano Jones?
– Si, il Capitano Killian Jones è il Corsaro al servizio della mia mamma!
 
Peter non aveva mai visto il Capitano Killian Jones, ma aveva sentito dire tra gli uomini della ciurma e nella bettola dove aveva lavorato ad Arran, che era conosciuto con il nome di Captain Hook e sapeva che era un uomo temibile, ma d’onore. Sperò vivamente che Captain Hook fosse sulle loro tracce, non gli sarebbe dispiaciuto entrare tra gli uomini della sua ciurma …
 
- Se tua madre ha chiesto aiuto a lui … allora andrà tutto bene Henry! Cerca di dormire adesso.
 
Si scambiarono la buona notte e Finny andò via, assorto in mille pensieri. Veramente si augurava che fossero inseguiti da Captain Hook, desiderava talmente che quella situazione finisse, sia per Henry che per lui stesso!
 
Mentre risaliva sul ponte si rese conto di aver fame, aveva dato parte della sua cena ad Henry. Pensò di prendersi una delle mele conservate nei barili sul ponte di prua, la zona più ventilata della nave.
Non ce ne erano rimaste molte, erano un po’ rinsecchite, ma le loro sostanze contro lo scorbuto erano sicuramente ancora attive. Doveva accontentarsi! Ne prese una dal fondo del barile, lo richiuse e si mise seduto sul tavolato poggiando la schiena ai tre barili di viveri. Mangiò la mela a piccoli morsi, masticando lentamente, assaporandone il dolce succo e sperando di far durare il frutto il più lungamente possibile. Sentì due voci che si avvicinavano, le riconobbe e trattenne il fiato, mentre il bolo di mela masticata gli scivolava quasi a fatica, lungo l’esofago.
Blackbeard e Bonnet parlottavano tra loro avvicinandosi al ponte di prua. Finny si schiacciò ancor di più nell’ombra proiettata dai tre barili. Uno dei due aprì il coperchio del primo contenitore e raspò il fondo cercando una mela.
 
– Passane una anche a me Bonnet!
– Ce ne sono rimaste poche Black … tieni!
 
Finny sentì che Black era riuscito ad afferrare con una delle mani la mela che Bonnet gli aveva lanciato. Poi tra un morso e l’altro i due continuarono le loro chiacchiere.
 
– Pensi che la Principessa sia abbastanza affezionata al bambino da versare il riscatto che gli chiederai?
 
Blackbeard rise mentre masticava.
 
 – La “cara” Principessa … detta “la Salvatrice”!
 
Rise ancora e sputò in terra dei semi di mela.
 
– Sono sicuro che pagherà … lo farebbe per qualsiasi bambino … figurati se non lo fa per quello che ha cresciuto come suo figlio e in più sangue del sangue di suo marito!
 
Questa volta Finny sentì ridere Bonnet.
 
– Vecchio mio … sul sangue dei Mc Cassidy io qualche dubbio lo avrei!
– Che accidenti vuoi insinuare Bonnet?!
– Black! Dai! Ma l’hai visto bene in faccia il marmocchio?
- Beh non sono stato lì ad “ammirarlo” a lungo quando l’ho preso! Scalciava e graffiava come una tigre! Piccolo ma pieno d’energia e carattere … Rumbl ne sarebbe stato contento … completamente diverso da Neal!
– Ecco, appunto!
– Maledizione Bonnet! Ti decidi “di grazia” ad illuminarmi?
– Black … ricordi quando insieme a Murdok e Rumbl inseguimmo nella notte Milha? – Io non c’ero … avevo avuto il compito di portare Lady Belle sulla nave …
- Già … tu non c’eri. Inseguimmo la donna e l’amante fino a trovarli in un capanno nel bosco!
– Si, ci andai dopo con Rumbl … mi aveva detto che vi aveva lasciato il suo odiato rivale … Killian Jones e che se fosse stato ancora vivo sarebbe stato un regalo per me … ma di Hook nessuna traccia e nemmeno del cadavere di Milah!
– Lo hai mai visto da vicino Hook?
– No per la verità … sempre da lontano … anche quattro giorni fa … stava combattendo con Rumbl e credo che lui sia riuscito ad ammazzarlo … ma che vuoi dire?
– Quello che ti dicevo “mate" è che io l’ho visto bene in faccia quella sera! Combatté veramente come una tigre, per poco non ci faceva secchi, fu una fortuna che avevamo i mastini appresso! Ricordo perfettamente la sua espressione quando Murdok lo ha immobilizzato e Rumbl ha pugnalato Milah. I suoi occhi in particolare … prima furenti e poi vitrei alla vista della morte della sua donna … Quando Rumbl gli ha amputato la mano sembrava come non sentirne il dolore … forse era maggiore il dolore per aver perso la sua ragazza …
- Per tutti i diavoli Bonnet! Mi stai facendo il romanziere adesso? Non ti facevo capace di romanticherie!
– Vai al diavolo Black! Ti sto dicendo che quegli occhi li ho rivisti nel ragazzino oggi, quando Finny l’ha portato sul ponte!
– Cooosa?
 
Finny era attento a tutto il discorso e tratteneva ancora il respiro, mentre i suoi occhi erano sbarrati dallo stupore. Sentì Black emettere una ennesima sonora risata.
 
 – Per tutto il Rum del Regno! Mi stai dicendo che la bella Milah è riuscita a prendere per i fondelli quel “satanasso” di Rumbl Mc Cassidy, facendogli credere che il bastardo che portava in pancia fosse suo e invece era del suo amante Captain Hook?
– Già “mate”! Se lo guardi bene vedrai che ha poco dei Mc Cassidy e invece è sputato Hook!
 
Finny sentì i brividi per tutto il corpo. Quella rivelazione poteva far cambiare le sorti del bambino! Se Blackbeard gli si fosse avvicinato, con lo spregio che aveva per uno dei suoi peggior nemici, si sarebbe astenuto dall’approfittare di quel bellissimo bambino, con la scusa di mantenerlo sano per chiederne il riscatto? Finny lo conosceva fin troppo bene! Sapeva che Black avrebbe potuto di tutto con Henry e al ricordo di quanto aveva fatto a lui, la rabbia lo stava facendo esplodere. Non voleva che a quel piccolo innocente capitasse la stessa sorte! Cosa poteva fare per preservarlo?
 
– Mi hai messo una certa curiosità addosso Bonnet … domani gli darò “un’occhiatina” … se è figlio di Hook la cosa si fa stuzzicante veramente!
 
Black fece un’eloquente occhiata a Bonnet e ne risero ambedue in modo volgare.
 
– Vacci piano con le tue “occhiatine” Black … la Principessa pagherà il riscatto per un figlio sano e salvo, anche se non è sangue suo!
– Tranquillo “mate”, lo restituiremo salvo … sul “sano” non garantisco!
 
Risero ancora allontanandosi dal ponte di prua, mentre Finny sentiva la polpa di mela tornargli su per l’esofago con un sapore acido. Attese che i due si allontanassero abbastanza per non vederlo sgattaiolare sottocoperta. Furtivamente si diresse verso la cabina di Henry ed aprì la porta. Il bambino aveva il sonno leggero, infatti scattò sul letto al rumore della chiave nella serratura. La cabina era al buio ma Henry capì subito che si trattava di Peter, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando gli chiese che cosa stesse succedendo. A bassa voce il ragazzo gli diede le sue risposte.
 
– Henry non ci sono buone notizie … ho sentito un certo discorso tra Bonnet e Blackbeard … domani il Capitano vorrà vederti, probabilmente cercherà di farti del male … fai tutto il possibile per non farti toccare da lui!
– Perché mi vuole vedere? E perché mi vuole far del male?
– Henry … è una lunga storia …
- Raccontamela … tanto non ho più sonno!
– Non ti piacerà “piccolo”, sarà dolorosa per te … forse non la capirai nemmeno bene …
- Sono “grande” per capirle le storie … ti preeego raccontamelaaa!
– Bonnet ha detto a Black che somigli al Capitano Jones e lui vuole vedere se è vero! – Ma è una cosa stupida! Abbiamo i capelli scuri e gli occhi azzurri … ma che significa?
– Henry … sono convinti che tu sia il figlio del Capitano Jones …
- Ma il mio papà è il Duca Neal … la mia mamma è sposata con lui …
- La storia che raccontavano diceva che Rumbl credeva che tu fossi suo figlio e di una ragazza di nome Milah …
- La “Signora” che ha detto il Signor Bonnet?
– Esatto Henry. Ma in realtà quella era la donna del Capitano Jones e il bambino che aspettava era suo figlio. Come sei finito per diventare il figlio del Duca Neal e della Principessa Emma, io non lo so, ma se Back e Rumbl sono venuti a rapirti è perché credevano che tu fossi figlio di Rumbl e lui voleva riprenderti con sé.
– Non è vero! Non è vero niente!
 
Henry aveva iniziato a singhiozzare, nascondendo la faccia nel cuscino. Quella serie di notizie erano troppo per lui, così confuse e destabilizzanti! Peter era dispiaciuto di avergliele dovute dire, ma voleva fargli capire che doveva difendersi da Black.
 
– Henry mi dispiace …
- Non è vero! Sei cattivo come gli altri pirati! Mi stai dicendo solo bugie!
– Henry ti ho riferito quello che hanno detto quei due “maiali”! Sono preoccupato per te e per il male che ti potrebbe fare Black se scopre che sei veramente figlio del suo peggior nemico, il Capitano Jones!
 
Henry si rialzò asciugandosi gli occhi.
 
– Tu pensi che sia vero Peter?
– Non ne ho idea Henry, ma non devi restare solo in questa stanza con Blackbeard!
 
Il bambino si strinse al magro torace di Peter. Al giovane si intristì lo sguardo e perse un battito del cuore. Lo tenne abbracciato per un po’, cercando di consolarlo come aveva fatto tante volte con il suo fratellino Felix, quando, dormendo insieme nello stesso pagliericcio,  si svegliava da un brutto sogno. Per Henry quello doveva essere un vero incubo! Peter lo cullò fino a che il bambino cadde addormentato. Lo rimise a letto, lo coprì con le coltri e silenziosamente andò via chiudendo nuovamente a chiave la porta.
 
La mattina passò velocemente. Peter portò da mangiare ad Henry. Lo trovò molto pensieroso e poco loquace. Quando andò via non chiuse a chiave la porta e gli raccomandò  di non uscire.
Risalito sul ponte si trovò davanti Blackbeard. Aveva un coltellaccio in una mano e nell’altra un pezzo di carne essiccata. Lo vide affettarne un pezzo e, infilandolo con la punta acuminata del coltellaccio, cacciarselo in bocca.  Finny tentò di evitare il suo sguardo e gli passò davanti come se nulla fosse. Black gli fece lo sgambetto e lo fece andar lungo per terra. Finny si rialzò senza protestare.
 
– “Bellezza” … mi servono le chiavi della cabina di Rumbl …
- Mi dispiace “Signore” … la cabina è aperta … ho perso le chiavi … vi chiedo scusa …
 - Razza d’idiota!
 
Black gli diede un calcio all’anca sinistra e lo fece cadere nuovamente dolorante  a terra. Poi, masticando l’ultimo pezzo di carne, si rimise il coltello nella guaina posta sulla bandoliera che aveva sul torace. Infischiandosene del ragazzo, si diresse sottocoperta. Peter sapeva che stava andando da Henry, aspettò che sparisse sottocoperta e poi lo seguì.
 
Henry era con il naso schiacciato al finestrino e scattò al cigolio della porta. Black entrò stagliandosi nel rettangolo dell’ uscio, occupandolo completamente con la sua stazza. Alle narici di Henry arrivò una zaffata del suo puzzo. Il piccolo fece una smorfia spontanea di disgusto. 
Il pirata prese la poltroncina in velluto verde e vi si mise seduto senza togliere un attimo lo sguardo dal bambino.
 
– Vieni qui ragazzino!
 
Henry non si mosse.
 
– Ti ho ordinato di venire qui da me!
 
Henry fece un passo verso il pirata.
 
– Più vicino … non ho intenzione di mangiarti …
 
Henry si avvicinò maggiormente, ma fuori dalla sua portata. Il pirata con uno scatto lo prese per le braccia e se lo tirò vicino. Il bambino si ribellò scalciando.
 
– Levami subito quelle mani puzzolenti di dosso!
 
Black rise sonoramente.
 
– Ma guardalo un po’ … è tornato il tigrotto che ho conosciuto!
– Lasciami sporco pirata!
– Sporco eh? Non ti piace il mio odore per caso?
 
Black rideva ancora.
 
– Puzzi peggio di una capra! Non te lo fa fare il bagno tua madre?
 
Black rideva più di prima, mostrando i suoi radi e neri denti, mentre stringeva le braccia del bambino. Poi tacque e lo guardò fisso in viso.
 
– Come ti chiami marmocchio?
– Io non sono un marmocchio! Come ti permetti? Lasciami stare!
- Ora basta “ranocchio”! Rispondimi quando ti faccio una domanda! Come ti chiami?
 
Il tono brusco intimorì il piccolo …
 
– Henry … Henry Mc Cassidy!
 
Blackbeard lasciò un braccio del bambino e gli portò la mano al mento. Con il pollice gli accarezzò le labbra. Henry rimase turbato dal gesto e sgranò gli occhi.
 
– Sei bello … sei veramente bello Henry …
 
Gli occhi di Black avevano preso un’altra espressione, Henry non la sapeva decifrare ma lo sguardo del pirata, concupiscente, non piacque al bambino che sentì un formicolio dietro la nuca e nelle orecchie, una sensazione dovuta all’adrenalina che gli faceva percepire il pericolo imminente.
Black lasciò il viso di Henry e si portò la mano alla patta dei pantaloni.
 
– Ti voglio insegnare un giochetto ragazzino …
 
Henry istintivamente si tirò indietro e lo fece con tale velocità che il pirata perse la presa sul suo braccio. Con agilità felina balzò sul letto, lasciando Black a guardarlo meravigliato. Questi aveva visto combattere Captain Hook e lo aveva visto muoversi nello stesso modo del bambino che aveva davanti. Si convinse che Bonnet avesse ragione … non aveva nessuna somiglianza con Neal e francamente non somigliava nemmeno a Rumbl. Ora Blackbeard era sicuro!
 
– Mi colga la peste e il demonio mi porti all’Inferno se non è vero che tu sia figlio di Killian Jones!
 
Henry non rimase sorpreso da quella dichiarazione. Era stato un bene che Peter lo avesse informato la notte prima. Adesso sapeva che doveva mettersi in guardia dal pirata. Pensò che se era veramente figlio del Capitano Jones, non poteva essere meno coraggioso di quanto lo fosse lui. Killian avrebbe combattuto senza paura! Lo avrebbe fatto anche lui! La sua mamma gli aveva detto di comportarsi coraggiosamente come Killian, lei sapeva la verità …
 
Il pirata si era aperta la patta e armeggiava con quanto contenuto all’interno dei pantaloni, muovendo la mano e dicendo sconcezze con la voce arrochita. Henry non sapeva nemmeno il significato di quanto sentiva, ma sicuramente non erano “belle cose”.
 
– Ora ci divertiremo io e te, “Little Jones”, togliti quei pantaloni svelto!
 
Il pirata si era alzato dalla poltroncina e si stava avvicinando al letto. Henry fu più veloce di un fulmine. Saltò a terra e gli sferrò un forte calcio nello stinco sinistro fuggendo verso la porta. Black si tenne la gamba dolorante saltellando su un piede.
 
– Aargh! Piccolo bastardo! Questa me la paghi!
 
La porta era aperta, Peter aveva fatto sparire appositamente le chiavi, per dare la possibilità ad Henry di fuggire in caso di bisogno.
Il bambino corse verso l’area aperta e incontrò Peter che lo stava aspettando.
 
– Presto Henry! Vieni con me che ti nascondo!
 
Corsero ambedue sul ponte, ma lì c’erano altri pirati, ovviamente, che sentirono il trambusto e li guardarono male. Blackbeard intanto si era ripreso e, zoppicando furibondo, stava inseguendo il bambino, gridando  ai sette venti il suo nome.
 
– Dov’è quel piccolo bastardo? Se lo prendo gli faccio vedere i sorci verdi! Little Jooones esci fuori!!
 
Finny aveva fatto nascondere Henry dietro alcuni barili. I pirati che li avevano visti preferirono tacere, era sempre meglio farsi i propri affari quando Black voleva divertirsi con un nuovo ragazzino! Bonnet era al timone e se la rideva, guardando Black su tutte le furie.
Il Capitano vide un movimento dietro i barili e si diresse dritto  fin lì. Il suo ghigno si spense quando vide che lì dietro c’era solo Finny che stava mangiando una mela.
 
– Signorinella dov’è il marmocchio?
– Io non l’ho visto “Signore”!
 
Black tentò di dare un calcio al giovane, ma questi velocemente si rotolò per terra evitandolo e rimettendosi in piedi guardandolo torvo.
 
– Non te la prendere con Peter! … Capitan Caprooone, sono qui!!
 
La voce di Henry giunse dall’alto. Black alzò gli occhi verso il punto in cui era arrivata la voce … l’albero di maestra. Il bambino era aggrappato al sartiame e continuava a salire, seminascosto dal velame. Black ebbe un ulteriore moto di stizza e gridò ordini ai suoi uomini.
 
– Vecchie carogne! Lascate le vele!
– Capitano! Abbiamo tutto questo abbrivio!
– Non me ne frega niente dell’abbrivio! Voglio vedere dove sta il piccolo bastardo!
 
Gli uomini erano perplessi, con il veloce abbrivio non era il caso di ammainare le vele e rallentare il viaggio!
 
– Buttate l’ancora!
 
Addirittura ancorarsi?  I pochi uomini della ciurma guardavano da Black, che sembrava impazzito, al suo secondo Bonnet. Questo fece spallucce, come per dir loro “fate come vuole”. Black aveva tutta l’intenzione di “giocare” con il piccolo prigioniero. Non tutti i suoi uomini approvavano i suoi gusti, ma preferivano non mettersi contro di lui in ogni caso ed obbedirono agli ordini. Le vele furono ammainate e, tra la ragnatela di cordame, si vide meglio il percorso del bambino che si stava arrampicando sempre più in alto.
Blackbeard si tolse il coltellaccio dalla bandoliera e se lo mise tra i denti, bloccandone la lama con essi e iniziando ad arrampicarsi su per la scala di corda, all’inseguimento di Henry.
Gli occhi porcini, dai neri sopraccigli cespugliosi, del pirata, puntavano in alto verso il bambino. Mentre stringeva il coltello tra i denti, la bava gli usciva dalla bocca, come se pregustasse, golosamente, il momento in cui avrebbe messo le mani addosso al piccolo. Sapeva bene che non poteva avere via di fuga su quell’albero maestro!
 
Da basso tutti guardavano il Capitano che saliva velocemente e stava per raggiungere il bambino. Peter tratteneva il fiato, da lì a poco sarebbe stata finita per Henry! Vide Black che si toglieva il pugnale dalla bocca per colpire il bambino al punto più vicino. A Peter passò in mente un pensiero su come salvare Henry e gli venne spontaneo gridare.
 
 – Vola Henry! Vola!
 
Il piccolo si era voltato a guardare verso di lui e vide Black vicinissimo. Sentì la voce di Peter, ricordò la sua gita sulla nave di Killian e lo spavento di sua madre quando si era arrampicato. Si guardò velocemente intorno speranzoso e poi la vide …
 
“ I pensieri felici possono mettere le ali!”
 
Il suo pensiero felice “Emma e Killian” e la breve esperienza sulla nave, di quello che doveva essere il suo vero padre, gli fecero mettere veramente le ali.
Come sulla nave di Killian anche su quella di Blackbeard c’erano delle cime libere, afferrò quella che aveva appena visto e, come aveva fatto sulla “Stella del Mattino”, si lanciò con essa verso l’albero di prua.
 
Black sbraitò una serie di maledizioni, non poteva fare la stessa cosa, non c’erano altre cime libere, era costretto a scendere. Lanciò il coltello in direzione di Henry, sperando di colpirlo alla schiena, ma il bambino era fuori portata e il coltellaccio fece una parabola discendendo poi, a picco, sul tavolato del ponte e inserendosi dritto nel legno. Black vide la traiettoria del coltello e digrignò i denti. Henry intanto era giunto sulla scala di corda dell’albero di prua e rideva contento, facendogli boccacce.
Black lo fulminò con lo sguardo, mentre gli montava dentro un tale odio per quel bambino che se lo avesse avuto per le mani ne avrebbe fatto brandelli! Si rese conto che con la corda volante avrebbero potuto passar la giornata sopra per gli alberi della nave e doveva impedire al ragazzino di avere scampo.
 
– Uno di “voi bastardi” salga sull’albero di prua! Lo devo prendere quel “diavolo” d’un ragazzino!
 
I cinque-sei pirati, sopravvissuti alla battaglia di Storybrooke, si guardarono l’un l’altro. A nessuno andava di prendersela con quel bambino. In più fargli del male avrebbe comportato lo sfumare del riscatto e forse, più che la loro “dubbia” moralità, fu il pensiero dell’oro a trattenerli.
Black li conosceva bene e aveva capito quella sorta di ammutinamento, ma era talmente intenzionato, ormai, a far fuori il piccolo, che dei dobloni non gliene importava un fico secco.
 
– Luridi topi di fogna! A chi sale un sacchetto di 20 dobloni d’oro!
 
A quel punto fu chiaro che la moralità non aveva spazio nella mente di quegli uomini. Iniziarono a far a gara a chi doveva salire. Si strattonavano e tiravano la camicia o il pastrano per impedirsi l’un l’altro di salire, per poter avere ognuno la sua possibilità. Finirono per creare una rissa e malmenarsi di brutto! Henry dall’albero di prua si stava sbellicando dalle risa e Peter da basso stava facendo lo stesso.  Black era ancora più furioso.
 
– Razza di idioti! Vi sbudellerei uno ad uno! Lasciate solo che scenda da qui! E tu! Piccolo Bastardo! Prima o poi ti stuferai di startene arrampicato come una scimmia!
 
Blackbeard decise che era inutile contare sulla ciurma e preferì scendere. Era salito per oltre la metà dell’albero di maestra, i suoi occhi continuavano a guardare verso l’albero di prua per scrutare cosa facesse intanto il bambino. Mancavano circa tre metri dal pavimento ligneo del ponte, quando improvvisamente sentì un sibilo sordo seguito dal suono tonante di una cannonata. Lo schianto che seguì fu impressionante! La palla di cannone aveva spezzato quasi alla base l’albero di poppa, sfondando per di più il cassero del timone.
 
Bonnet era stato irrimediabilmente ed orribilmente colpito. Il suo cadavere, immerso nel suo stesso sangue, vicino al timone distrutto, era rimasto inginocchiato, sorretto da una lunga e grossa scheggia del legno dell’albero di poppa, che lo aveva infilzato attraversandogli il torace dall’alto in basso, poggiandosi sul pavimento.  Blackbeard, di spalle al cassero del timone, aveva sentito il sibilo e il colpo, ma non aveva fatto in tempo a voltarsi. L’onda d’urto gli aveva fatto perdere l’equilibrio e la presa sulla scala di corda. Mentre l’albero di poppa ricadeva verso quello di maestra, lo stesso pirata cadde sul ponte.
 
Il piccolo Henry, con i piedi poggiati su una delle assi che tenevano le rande di prua ammainate, fortunatamente aveva tenuto tra le mani la cima volante. L’onda d’urto lo fece scivolare dall’asse, ma aggrappandosi alla cima tornò indietro, volando, verso l’albero mediano. Fu un miracolo che quello di poppa, ricadendo verso il centrale, rimanesse impigliato con il cordame. Henry, grazie a quel sartiame teso, non fu colpito dal moncone dell’albero di prua. Si ritrovò sulla scala di corda e spaventato decise di scendere. Sotto di lui Blackbeard era caduto e stava immobile sul tavolato del ponte a pancia in sotto. Vederlo inerme lo confortò e più sicuro di sé scese sul tavolato.
 
I pochi pirati correvano avanti e indietro smarriti. Tra il guardare Henry e il Capitano che salivano su per il sartiame e la loro zuffa, non avevano visto la nave che arrivava velocemente verso di loro. Inoltre l’ “ordine folle”, di ammainare le vele e ancorare, aveva fatto perdere preziosi chilometri di distanza e vantaggio dalla nave che li stava seguendo.
 
Due dei pirati soccorsero Black tirandolo su, questi era tramortito per il colpo, ma si riprese velocemente. L’uomo scosse la testa e aprì e richiuse gli occhi un paio di volte, realizzando cosa fosse successo. Maledì se stesso per essersi fatto prendere da quelle intenzioni per il “moccioso”, a causa sua aveva abbassato la guardia e messo in stallo la sua nave. In quel momento potevano cazzare solo le rande di prua e ritirare l’ancora. L’albero di poppa era distrutto, l’albero di maestra inutilizzabile per l’impiglio con i resti dell’altro, il timone non esisteva più ed era un miracolo se la palla di cannone non aveva sfondato anche lo scafo! Cosa gli restava da fare? Il nemico stava arrivando con un abbrivio potente! La navigazione al momento era illusoria, ma i quaranta cannoni della Queen’ s Anne Revenge potevano fargli ancora cantar vittoria. Non poteva usare il timone per posizionare la nave, doveva arrangiarsi con le vele triangolari di prua! Diede gli ordini gridandoli a tutto fiato.
 
La ciurma era troppo esigua per risponder a quegli ordini in modo efficiente e veloce. Lui stesso aiutò due degli uomini a preparare i cannoni di tribordo, mentre il resto della ciurma cercava di cazzare le vele di prua e tagliare le cime che ancora trattenevano l’albero di poppa.
Blackbeard guardò ancora verso il nemico … troppo veloce per loro, presto gli sarebbero stati addosso, poteva immaginare l’arrembaggio. Avrebbe potuto issare bandiera bianca, ma era inutile! Sarebbe morto impiccato se non veniva ammazzato nel combattimento!
 
“Meglio morto in battaglia che con il cappio al collo a farmi mangiare gli occhi dai corvi! No! Nessuna resa da Blackbeard!”
 
Guardò ancora verso il nemico e vide che gli segnalavano la proposta di resa. Con una smorfia eloquente di disgusto, sputò in terra un grumo giallastro e alzò la mano con in mostra il dito indice alla volta del nemico, che sicuramente lo guardava con il cannocchiale. 
 
– Caricate i cannoni e tenetevi pronti a vendere cara la pelle figli del demonio! Se andrà male, stanotte brinderemo con lui all’Inferno!
 
Gli uomini  eseguirono gli ordini, ma la nave, priva del timone, non poteva essere indirizzata efficientemente solo con le vele di prua e, pur facendo fuoco, le pesanti sfere di piombo non riuscirono a raggiungere il nemico.
Black si guardò intorno alla ricerca del corpo del figlio di Killian Jones, convinto che come era caduto lui, per l’onda d’urto, fosse caduto anche Henry. Non vide il suo cadavere e si accorse che anche Finny non era sul ponte. L’istinto omicida gli iniettò di sangue gli occhi. Sapeva che tutto era perduto ormai, ma la “soddisfazione di scannare” il suo ormai inutile prigioniero, voleva prendersela ad ogni costo! Ipotizzò che se Finny e il bambino fossero stati ancora vivi, il primo, con grande probabilità, stava nascondendo e proteggendo il secondo!
Mentre la ciurma continuava a far fuoco, Black si intrufolò sottocoperta, alla ricerca di Finny ed Henry, ma non li trovò e tornò sul ponte, dove vide il giovane vicino a degli imballaggi coperti da un vecchio telo. A passi lunghi, decisi e veloci, lo raggiunse.
 
– Dov’ è il “bastardo” di Captain Hook!
– Non lo so “Signore” sarà caduto in mare!
 
Black sguainò una delle spade che portava assicurate ai fianchi e iniziò ad affondarla negli imballaggi coperti dal telo. Finny gli si parò davanti con l’intento di fermarlo e Blackbeard fu ancora più sicuro che Henry fosse lì sotto. Con un ghigno degno del Demonio puntò la spada verso il giovane.
 
– Se il moccioso è finito in mare poco importa … tu gli darai compagnia con la tua “bella” faccia!
 
Con uno scatto in avanti cercò di colpire al ventre Finny, ma Henry uscì dalla parte opposta degli imballaggi, dove Black non aveva agito, e gli si buttò sui reni, facendogli deviare il colpo. Finny fu preso di striscio all’interno del braccio sinistro. Black si voltò e afferrò Henry per una spalla, stringendola talmente che si sentì scricchiolarne la clavicola.
Rendendosi conto che il pirata avrebbe ucciso il piccolo, Finny cercò di toglierglielo dalla mano, ma fu quello il momento in cui Black gli attraversò lo stomaco con la sua spada. Finny scivolò a terra, mentre Henry gridava disperato il suo vero nome.
 
– Peter! Peter!
 
Il bambino avrebbe voluto chinarsi sul suo amico e portargli soccorso, ma Black, che aveva lasciato la spada conficcata nell’addome del giovane Peter Panney, lo afferrò per il collo con entrambe le mani, stringendolo sempre più forte. Henry non riusciva a gridare, scalciò quanto poteva, ma non riusciva neppure più a respirare. Gli sembrò che gli occhi gli stessero uscendo dalle orbite, le orecchie iniziarono a ronzargli, il campo visivo gli si stava riducendo. Non sentiva quasi più suoni intorno a sé, il buio stava per assorbirlo!
Non sentì il tremendo scossone della nave nell’arrembaggio. Stava morendo soffocato, davanti al suo viso c’era quello di Blackbeard ghignante, poi, improvvisamente, le mani del pirata allentarono la presa, dell’aria entrò nella trachea del bambino e i polmoni brucianti ripresero il necessario ossigeno, vide sulla fronte del pirata aprirsi un buco rosso e, mentre l’uomo cadeva a terra, cadde anche lui, realizzando di aver nelle orecchie l’eco di  un colpo d’ arma da fuoco.
 
Disteso a terra Henry inspirò tutta l’aria che poteva, ne aveva un tremendo bisogno. I suoi sensi tornarono in funzione. Nell’aria si sentiva odore di fumo e polvere da sparo. Pensò a Peter, poco distante da lui, si voltò nella sua direzione rialzandosi velocemente. Il suo amico si stava reggendo lo stomaco, ancora con la spada inserita, era agonizzante.
 
– Peter … Peter … non morire ti prego!
 
 Henry aveva le lacrime agli occhi, non voleva veder morire anche quel povero ragazzo, che lo aveva tanto aiutato, come era morto suo padre Neal. Pensò a Neal e contemporaneamente gli venne in mente anche Killian … gli avevano detto che era lui suo padre … non ci capiva più niente adesso!
Peter allungò una mano verso quella destra di Henry.
 
– Vorrei vivere Henry … lo vorrei tanto … ma so che me ne sto andando … sei salvo ora … nessuno ti farà del male adesso …
- No Peter … ti prego … nooo!
– Non essere triste Henry … vado in un posto dove mi stanno aspettando … un posto migliore di questa maledetta nave, non piangere per me … va bene così …
- Che posso fare per farti stare bene? Ti tolgo questa spada …
- No … non servirà … ma una cosa la puoi fare …
- Che cosa Peter?!
– Vivi anche per me e ricordati che ogni giorno della tua vita … devi iniziarlo con un pensiero felice …
 
Furono le ultime parole di Peter Panney, Henry vide i suoi occhi diventare vitrei, perdere la luce vitale che li aveva illuminati fino a poco prima. Distolse lo sguardo e disse a se stesso che doveva essere ancora coraggioso e vivere anche per il suo amico. Doveva smettere di piangere! Si asciugò gli occhi col dorso delle mani e si guardò intorno. C’era un trambusto che non aveva realizzato prima, in quella manciata di secondi che tutto si era svolto. Poi si rese conto che il pericolo non era finito … un altro pirata, molto alto, dalle spalle ampie e un’inquietante benda nera sull’occhio sinistro, veniva nella sua direzione puntandogli una pistola fumante.
Henry si era rimesso in piedi, le gambe gli tremarono. Anche quel pirata che ancora non aveva visto sulla nave lo voleva uccidere?!
 
– Come ti chiami piccolo?
 
La voce dell’uomo era profonda, ma la domanda non era stata posta con tono aggressivo. Fu spontaneo per Henry rispondergli.
 
– Mi … mi chiamo Henry …
- Chi sono i tuoi genitori?
 
Quella era veramente una domanda che avrebbe voluto rivolgere anche Henry a qualcuno. I suoi occhi si intristirono e si abbassarono mestamente, mentre le lacrime tornavano a pungerli.
 
– Non lo so …
 
L’uomo si inginocchio, piegando una gamba, davanti a lui.
 
– Come sarebbe che non lo sai?!
 
Il tono della sua voce ora era più basso, aveva una vena di tenerezza mentre lo guardava in viso e riponeva la pistola nella custodia al suo fianco. Henry rialzò gli occhi azzurri e li puntò sul viso dell’uomo che ora era alla sua altezza. Nonostante la benda nera sull’occhio, aveva un bel viso, il mento leggermente appuntito e sagomato, i capelli ricciuti e rossicci. L’unico occhio che mostrava era di un bel grigio verde. Le sue labbra gli sorrisero e gli mostrarono una fila di denti bianchi e regolari.
 
 – Non so più quale è la verità … mi hanno detto che i miei genitori non sono i miei veri genitori …
 
L’uomo gli sorrideva ancora e, con un gesto lento e affettuoso, gli accarezzò una guancia, togliendogli uno schizzo del sangue di Balckbeard, il pirata che aveva centrato alla fronte, poco prima, con un colpo della sua pistola, salvando la vita ad Henry. 
 
– Allora mio piccolo Henry … credo che sia l’ora di ritornare dai tuoi veri genitori!
– Sei anche tu un pirata?
 
L’uomo sorrise bonariamente, con un sorriso che illuminò il suo bel volto.
 
– No Henry! Io li combatto i pirati! Sono un ufficiale della Royal Navy!
 
Dicendo queste parole l’uomo si rialzò prendendolo in braccio. Henry si sentì sereno come non era da giorni. L’odore di mare e di pulito, il calore e l’abbraccio rassicurante di quello sconosciuto, gli fece venire in mente l’abbraccio avuto con il Capitano Killian Jones.
 
– Tu come ti chiami?
– Puoi chiamarmi Zio Jamie Henry … ora torniamo da Emma e Killian che scommetto non vedranno l’ora di riabbracciarti!
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Henry si disse che quello poteva essere il pensiero più felice di quella orrenda giornata, si strinse al collo dell’Ammiraglio Jonass Alexis Framer e mentre questi si voltava per dirigersi verso la nave con cui era arrivato, il bambino vide che, le navi  che avevano attaccato quella del Pirata Blackbeard, erano in realtà due. Riconobbe il magnifico veliero di Killian e tra i marinai vide due uomini, che conosceva bene, scavalcare il parapetto della nave e dirigersi verso di loro. Erano August ed Eddy che gli sorridevano radiosi. Henry ricambiò il sorriso chiamandoli a gran voce.
Ora aveva la certezza che sarebbe tornato a casa!
 
Rocca di Storybrooke quello stesso giorno
 
Era calata la sera su quel quinto giorno dal rapimento di Henry. Uno spicchio di luna illuminava il giardino della Rocca, proiettando lunghe ombre sul prato.
 
Dopo la tempesta, della notte precedente, quella giornata era stata assolata e il tepore aveva fatto dimenticare che era una giornata di inizio Novembre. Era più freddo in quel momento, ma Killian ed Emma non lo sentivano. Erano tornati all’affaccio sul mare, vicino al grande salice piangente, per un’ultima passeggiata serale. Guardavano la scura distesa marina che li separava dalle persone a loro care. Killian cingeva le spalle di Emma, mentre lei gli poggiava la guancia sul petto, abbracciandolo. Il viso della Principessa era triste, aveva avuto una strana crisi di ansia quel pomeriggio e aveva fatto preoccupare e spaventare sia Killian che lo stesso Frate Benedictus.
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La notte precedente e la mattinata erano state, emotivamente, molto intense. Durante la notte Emma era stata in preda all’angoscia per Killian, il suo cuore si era fermato e poi, grazie all’intervento  di Frate Benny, tutto era rientrato nella norma, fino al suo risveglio dal coma. La mattinata, trascorsa, in fin dei conti, piacevolmente, aveva dato una forte scossa emotiva al Capitano a causa delle rivelazioni di Emma e Jefferson.
Dopo la scoperta che il piccolo Henry era suo figlio naturale, Killian aveva sentito ancor di più il senso dell’impotenza, non potendo correre in suo soccorso. Aveva saputo che già August ed Eddy erano per mare all’inseguimento di Blackbeard. Aveva comunque iniziato a far piani per seguirli, intenzionato ad usufruire della Royal Ship a disposizione del Ducato di Storybrooke.
Frate Benedictus l’aveva dissuaso completamente, insistendo sul fatto che avesse ancora necessità di cure, ma la cosa che lo aveva convinto veramente a desistere, era stato il consiglio del Frate di restare con Emma, sia per il suo stato interessante che per il fatto che era molto provata.
 
– Caro Capitano, per usare termini a te consoni … ti posso dire che sei l’ancora di salvezza di Emma, come lei lo è per te … quindi figliolo … conviene che ormeggi e ti occupi di lei … lei farà lo stesso per te …
 
Emma non era presente al discorso del Frate, era andata da Belle, quella mattina non l’aveva vista per niente e le voleva dare la notizia che Killian si era ripreso. Aveva trovato la sua futura cognata immersa tra i libri in biblioteca, cosa non insolita per Belle. Stranamente quando si era accorta del suo arrivo, la giovane donna aveva chiuso frettolosamente il vecchissimo libro che stava esaminando. Emma aveva avuto l’impressione che fosse uno dei “libri proibiti” di Frate Benny.
 
Belle era stata felice di sapere che il Capitano Jones si fosse ripreso, ma con una certa fretta aveva incoraggiato Emma a tornare da lui.
 
- Vai … vai da lui Emma! Recuperate il tempo perso, ne avete bisogno, sarà un conforto per entrambi …
- Ma cosa stavi leggendo? 
- Oh …ma … niente d’ importante … sai … giusto un modo per passare il tempo … per non pensare ad August e non angosciarmi …
- Sembravi molto presa!
– Beh … si … si … sto cercando di tradurre un manoscritto di Frate Benny, ma … per favore non dirgli nulla, già una volta me lo ha fatto sparire!
 
Emma aveva sorriso, il suo sospetto che fosse uno dei “libri proibiti” era fondato, rassicurò la giovane e tornò da Killian, senza sapere, ne sospettare, che quello era il libro a cui il vecchio Frate “teneva di più”.
 
Killian l’attendeva con uno sguardo di una tale tenerezza nei suoi confronti che la commosse. Si erano abbracciati come se non si vedessero da tanto e spontaneamente si erano cercate, reciprocamente, le labbra. Quel bacio iniziato con tenerezza e continuato con crescente passione, si era interrotto bruscamente. Emma aveva iniziato a respirare male, le mancava l’aria. Si era portata la mano alla gola, strabuzzando gli occhi come se qualcuno la stesse strangolando.  
 
– Emma! Amore, che ti succede?!
– Henry! Henry! Gli stanno facendo del male … lo sento!
 
Killian aveva chiamato il Frate a gran voce ed era accorso anche Jefferson, ancora in infermeria. Emma aveva il cuore accelerato e quello di Killian, a vederla così, non era da meno.
 
– Dio mio Fra’ Benny! Fa qualcosa … le sta prendendo un collasso!
 
Il Frate era stato costretto a iniettarle un calmante in endovena e pian piano Emma aveva iniziato a rilassarsi. Killian non era riuscito a capire se fosse il farmaco o cosa, ma ad un certo punto il sorriso era tornato sul volto della donna che amava.
 
– Amore stai meglio?
 
Semi allungata sul lettino, Killian, seduto al suo fianco, la teneva tra le braccia e la guardava in viso, attento ad ogni sua piccola espressione. Frate Benedictus osservava Emma e faceva mentalmente le sue congetture sull’accaduto. Non c’erano motivazioni organiche alla reazione di Emma!
 
“ Figlia mia! Forse hai ragione! Spero di no … ma, visto il tuo legame spirituale con Henry, è probabile che il piccolo abbia corso veramente un gravissimo pericolo!”
 
Killian si era voltato verso il Frate e aveva visto quanto fosse assorto, la preoccupazione per Emma gli aveva attanagliato nuovamente il cuore.
 
– Padre … dobbiamo fare altro per Emma?
– Figliolo … io ho fatto la mia parte! Ora tocca a te!
– Cosa devo fare?
– Killian … è la tua donna no? Dovresti sapere cosa fare con lei! Inventati qualcosa no?!
 
Sul viso del Frate si era dipinta nuovamente un’espressione maliziosa che fece imbarazzare Killian come era successo quella mattina. Sapeva benissimo come comportarsi con la sua amata, per quello non aveva bisogno di consigli!
Prima di uscire, sorridendo, dalla stanza, Benedictus aggiunse, chiudendosi la porta dietro:
 
– E visto che tu sei il suo uomo … lei saprà cosa fare con te!
 
Killian era spiazzato dal Frate, si era chiesto se un religioso potesse essere tanto malizioso, ma a quanto pareva sembrava proprio di si!
Emma, nonostante lo sguardo triste, gli aveva sorriso dolcemente e lui le aveva posato un altro piccolo bacio sulla fronte. Le aveva proposto di uscire nuovamente nel giardino ed ora erano lì che guardavano le onde che riflettevano, argentee, la luce di quello spicchio di luna.
 
Avrebbero potuto essere completamente felici, l’una tra le braccia dell’altro, ma una spina nel loro cuore continuava a pungerli: la preoccupazione per Henry.
 
Killian accarezzò il viso di Emma e baciò ancora le sue labbra, ricambiato con dolcezza da quelle di lei. Si guardarono negli occhi e vi lessero il bisogno reciproco di contatto. Non ebbero bisogno di parlare. In silenzio si presero per mano e tornarono verso l’infermeria. Rientrarono nella stanza dove i due letti erano rimasti  affiancati. Si guardarono ancora in viso per leggervi le reciproche intenzioni, poi Killian chiuse a chiave la porta.
 
– Hai paura che Frate Benny possa entrare all’improvviso?
– So che non lo farebbe … visto i suoi consigli, ma … meglio non correre rischi! Vieni qui ora …
- Killian … non stai ancora del tutto in forma lo sai …
- Amore … è vero … ma ho bisogno di sentirti …
- Non lo faremo però, lo sai!
– Emma … esistono modi alternativi per darsi un po’ di piacere e felicità … ormai lo sai … lo hai imparato con me …
 
Mentre si avvicinava a lei, con movenze sensuali, Emma era arrossita timidamente al suo sguardo allusivo e seducente. Quell’atteggiamento pudico la rendeva ancora più desiderabile agli occhi di Killian. Le sorrise accarezzandole una guancia e le labbra. Poi un nuovo bacio, profondo e carico di desiderio, e le loro mani, frementi e avide, iniziarono reciprocamente a far cadere le barriere che li separavano. Si ritrovarono abbracciati sui due letti affiancati, accontentandosi del calore dei loro corpi nudi a contatto, poi le loro carezze e i loro baci, sempre più passionali e sensuali, li separarono dalla realtà, facendoli fluttuare nel loro amore, e riuscirono a portargli solo pensieri felici: la convinzione che il loro bambino stesse tornando a casa …
                                        
 
Angolo dell’autrice
È un ottimo consiglio quello di iniziare il giorno facendo un pensiero felice! Avete mai provato? Fatelo ogni giorno e ogni giorno della vostra vita trovate una cosa buona in quello che avete vissuto, vedrete che anche un cielo grigio ridiventa sereno!
Il bell’Ammiraglio Jamie è tornato e ha salvato la vita ad Henry, chi lo aveva immaginato? Cara Simona, tu avevi intuito qualcosa e avevi visto giusto! Come e perché è capitato si spiegherà nel prossimo capitolo. Ho inserito anche questa volta due disegni, spero si vedano, Jamie mi sembra abbastanza somigliante, fatemi sapere che ne pensate.
Killian avrebbe voluto riprendere il mare per raggiungere gli altri, ma ovviamente ancora non è in condizioni ottimali, cosa che non gli ha impedito di scambiarsi calde coccole con la sua amata. Il legame di Emma con il piccolo Henry è talmente forte che ha avuto una specie di contatto telepatico con lui . A volte succede veramente con una persona cara, a me è successo, non so se è capitato anche ad altri di voi.
Ringrazio i numerosi lettori e chi ama questa storia, un abbraccio affettuoso alle mie amiche di penna che continuano pazienti a recensire.
Buona settimana a tutti.
Lara
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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