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Autore: xzaynsmouthx    02/04/2017    0 recensioni
Una donna di mezza età rievoca alla memoria gli avvenimenti più importanti che accaddero nei suoi trent'anni. Una donna qualsiasi, innamorata dell'amore, che vive difficoltà qualsiasi tra lavoro, uomini e amiche. Una donna che ha tanta voglia di crescere e sembra non riuscirci mai. La storia di un'esasperante e divertente ricerca dell'amore, piena di contraddizioni, che la porterà a maturare e fare pace col passato, con l'adolescenza di cui è tanto nostalgica.
Dal testo:
Immaginate una donna di quasi trent'anni con un bicchiere di spumante in una mano, la pochette nell'altra, strizzata in un abito beige, che si guarda spasmodicamente intorno alla ricerca di qualche uomo della sua età di cui innamorarsi con un uccello viola in testa.
A chi, come la protagonista, è così importante da non rendersene conto.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO IX


(...) Mio marito è nel salotto e sta sorseggiando un tè, la televisione è accesa e la voce che emette sembra essere lontana anni luce. Mi guardo allo specchio, ho qualche ruga in più, non ho più trent’anni, ma la mia faccia è la stessa, la stessa che vidi quella sera riflessa nello specchio del mio appartamento a Camden. (...)

Mi schiaffeggiai leggermente le guance, il mio repentino cambio d’umore aveva confuso Marlon e, ad essere sincera, anche me. E l’ansia dell’abbandono aveva lasciato posto a quella di un Marlon che si aggira indisturbato in casa mia.
Lo raggiunsi chiudendomi la porta del bagno alle spalle, era in cucina e si stava preparando un tè. – Posso? – chiese distrattamente continuando senza attendere veramente la risposta. – Certo. – dissi dolcemente, con una dolcezza che per poco lo disarmò, e lo so perché intercettai il suo sguardo interdetto e al contempo profondamente soddisfatto. – Ti va di vedere un film? – chiesi ad un Marlon che stava combinando un macello con il tè in polvere. – Scusa ... Io... – balbettò, il che mi sembrò alquanto adorabile. Accorsi in suo aiuto con un dolce sorriso dipinto sulle labbra. Lui mi cinse la vita con le braccia attirandomi a sé con delicatezza. Continuai come se niente fosse a riempire il bollitore sotto il suo attento sguardo. Quando finii e mi girai smettendola di dargli le spalle per consegnargli il tè mi sorrise e le sue labbra sfiorarono le mie per un secondo o ancora meno, ma il mio cuore perse ugualmente qualche battito e le mie guance si colorarono di un buffo color porpora. Imbecille, non mi smentisco mai, eh? Lui ridacchiò e si spostò nel salotto adiacente alla cucina. Lo seguii ancora semi – imbambolata e mi sedetti al suo fianco sul divano.
– Allora che film vuoi vedere? – Non so scegli tu. – Mi fai sentire troppo importante facendomi prendere scelte così importanti. – Marlon, davvero, perché sei qui? – Cosa fai nella vita? – ignorò totalmente il mio ennesimo repentino cambio d’umore, del resto i pazzi si assecondano,no? In realtà avrei voluto far ben presente a quel ragazzo che non ero una folle, non del tutto, era lui a farmi quell’effetto ed ero io la stupida a perdere il controllo per così poco. Non mi era ancora chiaro il perché del mio comportamento, del mio temperamento umoralmente bipolare: la volontà d'essere amata e amare a tutti i costi sapendo già di non poter realizzare tutto ciò con Marlon? Era forse questo che mi attirava così tanto a lui: il fatto che potessi rinchiudermi in un mondo di fantasticherie pensando ad una nostra possibile vita insieme tenendo ben presente che niente di tutto ciò si sarebbe realizzato? – Ingegnere informatico, ma per il momento sto lavorando per l’Università di Londra. – Wow, dunque mi dovrei chiedere a questo punto perché mai sta sprecando del tempo prezioso con me, ingegnere. – parlò in modo tremendamente sexy, ma al contempo pronunciò quelle parole amaramente. – Non dovrei, Richards? – Non penso di essere talmente elevato culturalmente. – Nessuno è perfetto. – un debole sorriso gli comparve in volto. – Parlami di te. – Cosa vorresti sapere? – Quello che tu vuoi che io sappia. – lo guardai per poi prendere profondamente un sospiro e gettare lo sguardo al cielo con rassegnazione. – Non so cosa dirti. – abbassai lo sguardo imbarazzata, nell’arco di quei quasi trent’anni non c’era davvero niente che avessi vissuto che fosse degno di memoria o quella domanda mi avrebbe destabilizzata anche se avessi girato il mondo o combattuto contro uno squalo, avendo così, finalmente, argomenti validi con cui rispondere a quella domanda? – So che non è così. Avanti, parla. – suonò come un ordine ed io obbedii: – Se dovessi raccontarti qualcosa degno di nota ti racconterei di qualcosa che ho costruito, insomma, le cose belle capitano a tutti, ma non penso siano speciali proprio perché capitano. – lui ridacchiò – Cazzo, sei complicata! – A volte mi contraddico da sola. – dissi abbassando ancora lo sguardo mentre le mie guance si tingevano di un buffo rossastro. – E allora? Chi è davvero sicuro di quello che pensa? – Non lo so, ma ... non ti sembra una cosa stupida? Oddio, mi sto comportando da ragazzina! – nascosi il volto fra le mani sperando di scomparire o di riuscire a ficcare la testa nel pavimento come un dannato struzzo. Marlon continuò a ridacchiare, il che non mi fece di certo star meglio, ma poi mi cinse la vita con un bracciò per poi avvicinarmi a sé e prendermi le mani in quella che aveva ancora libera. E in quello sguardo che ci scambiammo, in quel bacio, in quei sospiri gettai via quel briciolo di ragione rimanente e fra le braccia di Marlon coltivai l’illusione che l’ardente passione che ci legava fosse dovuta ad un qualche disegno del destino, secondo cui il raggiungimento della felicità sarebbe stato possibile solo assieme. Puttanate, quante puttanate. – Così distruggi tutti i miei buoni propositi. – ansimò, pensai che di lì a poco vi avrei rinunciato anch’io, sennonché Marlon si allontanò leggermente dicendo: – Il film? – sorrisi maliziosamente paga dell’effetto che avevo avuto su di lui, mi sentivo sexy come mai prima d’ora. La mia vita sessuale, del resto, non era mai stata chissà quanto più felice di quella sentimentale, motivo per cui non avevo mai avuto modo di riscuotere quasi alcun genere di soddisfazione o di accrescere ampiamente la mia sicurezza, forse era tutto dovuto al fatto che coloro con i quali mi ero intrattenuta, che fossero anni o semplici scappatelle, avevano sempre pensato di dover simulare chissà quale dei film porno che avevano visto nella loro lunga carriera di segaioli invece di pensare semplicemente a godersi l’attimo e, non dico farmi arrivare all’orgasmo perché pretenderei troppo, ma almeno rendermi il tutto un po’ più piacevole e un po’ meno veloce. – Beh, lì ci sono dei Dvd. – indicai lo scaffale alla destra della televisione. Marlon si alzò e si avvicinò allo scaffale osservando attentamente i Dvd, Cd e libri che vi erano riposti. – Cos’è? – chiese con in mano una Videocassetta lanciandomi uno sguardo beffardo. Mi avvicinai tentando di sottrargliela, era già abbastanza imbarazzante che l’avesse trovata. – E’ solo un video. – Porno? – chiese ridendo della mia reazione. – No! E’ solo un video del liceo ... non è nulla d’importante. – Davvero? E perché la conservi allora? – Perché è un ricordo, è solo uno stupidissimo ricordo. – Marlon mi diede velocemente le spalle arrivando alla Tv e inserendo nel videoproiettore il “Compleanno di Nicole”, a dire il vero quella videocassetta solo inizialmente era stata destinata a contenere la documentazione di quel momento, più tardi, infatti, avevo deciso di riempirla con i momenti più importanti della mia adolescenza che avevo deciso di filmare e poi tenere sempre sott’occhio, a portata di mano, per quei momenti di nostalgia in cui avrei voluto ricordare quanto fosse tutto più bello visto dagli occhi di una diciassettenne. Il video partì: le immagini di me, di Nicole, di Abigail e altre persone di cui avevo ormai dimenticato il nome si susseguivano l’una dopo l’altra; ed ecco Nicole ballare ubriaca fradicia, nel suo vestito da principessa al suo compleanno; Abigail che, con indosso una maglietta dei Blur, mi dice che un giorno sposerà Damon Albarn; io che, nella mia camera, in pigiama e scaldamuscoli, ballo atteggiandomi a Madonna e mia madre che entra improvvisamente urlandomi contro di dover cominciare a studiare; io e David, il mio primo fidanzatino; io e Abby che ci prepariamo per il ballo di fine anno; io con i capelli arruffati e la faccia ancora da bambina che, nel cortile di scuola, rincorro uno dei miei compagni di classe che mi aveva fatto chissà cosa; e ridevo, ridevo e ancora ridevo. Quanto era divertente avere diciassette anni, la scuola e le amicizie? Quando pensavamo di essere invincibili, quando ci dicevamo che saremmo rimasti tutti amici pensandolo davvero, quando gli unici nemici erano i genitori e i professori. Dimenticai che Marlon fosse al mio fianco e che stesse vedendo uno dopo l’altro quelli che erano i momenti più imbarazzanti e allo stesso tempo belli e spensierati della mia vita, ero troppo presa dal filmato e dagli ulteriori ricordi che mi aveva fatto riportare alla mente. Con la coda dell’occhio vidi Marlon sorridere dolcemente. – E queste cose sono capitate o le hai “costruite”? – disse virgolettando con le mani. Sospirai continuando a guardare la serie d’immagini che andando avanti mi mostrava sempre più cresciuta. – Entrambe. – sembrò la risposta più giusta che potessi dare e lo dissi più a me stessa che a lui. – Peccato non avere un video del genere di te. – dissi sorniona. – Ci saranno da qualche parte ... ma non mi aspetterei nulla di particolarmente interessante. Probabilmente sono solo filmati tengo la testa a mio padre per evitare che gli cada nel cesso. – sputò velenosamente. Tutto tacque o meglio non seppi cosa ribadire mentre dalla Tv continuavano a provenire schiamazzi. – La tua vita è stata tutta così? – pigolai impercettibilmente. – Non sempre, da quando è morta mia nonna più o meno. Prima vivevo con lei a Dreadford e non dico che le cose fossero perfette, ma quantomeno avevo l’impressione di avere uno straccio di famiglia e non solo un gruppo di tossici attorno a me. – E adesso cosa credi ... insomma, della tua famiglia? – Niente di che, non sono mai stati niente di che, né Keith né Anita, ma sono cresciuto anch’io con buoni amici. – Tipo? – chiesi guardandolo speranzosa e dovette accorgersene perché mi guardò languidamente per poi prendermi il viso fra le mani e continuare: – Beh, Jagger ad esempio. James è uno a posto. – Uno a posto? – Non ho video in cui mi preparo per il ballo con lui, ma non significa che non tenga alla nostra amicizia. – ridacchiò ed io con lui. – Ho visto che hai dischi di Bowie. – cambiò improvvisamente argomento e pensai che, forse, era giusto assecondarlo nella scelta di smettere di trattare questioni tanto delicate. – Lo adoro. – risposi semplicemente. – Sei la persona più normale che conosca. – Cosa? – ed io che mi aspettavo una semplice e normale conversazione sulla musica in cui Marlon avrebbe ribadito ancora che ho gusti di merda ed io avrei gettato gli occhi al cielo divertita e indispettita. – Insomma, si. Sei andata a scuola, avevi delle migliori amiche, un ragazzo, una madre che ti dice di studiare, l’amica oca, sei andata all’Università ... – Non ho mai vissuto veramente. – sentire Marlon riassumere in una manciata di parole tutta la mia vita mi rese incredibilmente ansiosa e nauseata. – Cosa? Io intendevo dire che, cazzo sei speciale! Sei la persona più normale che esista e, allo stesso tempo, sei così ... così strana. – Marlon, non migliori la situazione. – dissi alzandomi e allontanandomi da lui di qualche passo. – Pensi che nella mia vita abbia mai incontrato qualcuno che si emozionasse per una cosa così – e indicò la Tv – o che sappia cosa significa tornare a casa dopo scuola e trovare la madre in cucina o il padre che legge l’inserto sportivo del giornale? So che a te sembra che ti stia prendendo in giro o ... cazzo, non volevo offenderti, io volevo solo ... dirti che sei speciale proprio perché sei così normale, semplice. – Non pensavo che a nessuno piacessero le persone semplici, il melodramma colpisce molto di più non trovi? Io sono solo una cinica stronza. – Tu? – rise – Cinica? Sei la persona più dolce che conosca. – Ma tu non mi conosci. – Cosa pensi ci voglia per conoscere una persona? – Non lo so ... tempo? – Allora nel poco tempo passato assieme una cinica stronza mi avrebbe portato a letto e poi detto “Addio, a mai più.” – Melissa era così? – Melissa è troppo stupida per essere così. – D’accordo non sono stronza, per niente direi. Ma sono cinica. – O solo spaventata. – Eh? Smettila di psicoanalizzarmi! – lui ridacchiò in tutta risposta e, perciò, capii che anche quell’argomento era stato chiuso.

Sbadigliai, era notte fonda e cominciavo ad accusare la stanchezza, non avevo più il fisico per passare la notte in bianco! – Marl ... io ... ho sonno. – dissi in un sussurro stropicciandomi gli occhi con il dorso della mano. – Sembri una bambina. – rispose dolcemente. – Andiamo. – continuò alzandosi dal divano. Lo presi per mano e lo guidai in camera ed ebbi appena il tempo di augurargli di dormire serenamente che cademmo entrambi in un sonno profondo. 

 
  
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