Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: sissir7    02/04/2017    1 recensioni
Fondamentalmente, John e Sherlock rappresentano tutto quello che un amore non dovrebbe essere, tutto quello che un amore non dovrebbe pretendere. Ma come si sa, alla fine è l'amore a decidere tutto: vita, morte, gioia, dolore. Sherlock non è mai stato così sensibile e John non è mai stato così se stesso.
Questa è la mia visione di due persone fittizie che non sono mai state così reali.
Questa è la visione di un amore che dopo 130 anni non è stato dimenticato.
E mai lo sarà.
P.S. Vorrei tanto che venissero ascoltate le canzoni citate perchè sono quello che le mie parole non riusciranno mai a descrivere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella giornata passò nel migliore dei modi. Non si erano mai rilassati e divertiti così tanto.
Andarono a Camden Town in una piccola pasticceria artigianale che faceva delle torte e un gelato pazzesco. Presero un caffè allo Sky Garden che quel martedì era semivuoto ed il brusio lontano era piacevole. Con quella vista pazzesca che si vedeva dall’enorme vetrata, John lesse a Sherlock delle parti de Il libro dell’inquietudine di Pessoa.
Durante il loro primo ballo Sherlock gli aveva chiesto se poteva, un giorno, leggergli qualcosa e John pensò che quello era il momento perfetto. Sherlock lo ascoltava fissando una Londra che si stagliava calma contro un celo azzurro intenso, perso, nella bella voce di John che ogni tanto si mischiava ad un sorriso e qualche brivido. Leggeva come se fosse in un universo parallelo dove esistevano solo loro due ed era tremendamente felice di vedere le reazioni di Sherlock, qualche volta perplesso ma altre toccato con un “Wow” che gli accarezzava le labbra mentre lo diceva.
Andarono, dopo aver pranzato, in due librerie che John aveva scovato su internet. Entrambi comprarono parecchi romanzi e Sherlock anche qualcosa sulla danza che trovava interessante. Sherlock in quei momenti provò solo a goderseli e lo fece. Ogni tanto, mentre guardava da lontano John sfogliare qualche libro, pensava che se non gli si fosse avvicinato subito quella piccola figura che tanto conosceva bene poteva sparire da un secondo all’altro allora si affrettava e gli era di nuovo vicino.
Era una sensazione forse non fondata perché Mycroft gli aveva detto che tutto sarebbe successo quando sarebbero ritornati al cottage e ciò fece capire a Sherlock che intanto lui lo avrebbe tenuto d’occhio con i suo metodi da governo inglese che erano sempre stati impeccabili. Ma non importa quanto ti dicono di essere al sicuro.
Quando hai una persona che ami, temi sempre che il tuo amore, le tue accortezze e tutto l’impossibile che sei disposto a fare non è mai abbastanza.  Nella seconda libreria in cui andarono non c’era quasi spazio per camminare, l’aria era impregnata di odore di carta e la poca luce che c’era entrava come lentissima da una piccola finestra in alto, sul bancone dove l’anziano signore se ne stava a leggere, con i piccoli occhiali sul naso e il gilet a trama scozzese.
Era la persona più gentile che John aveva mai incontrato.
Quando salutarono, l’uomo li fermò.
“Aspettate ragazzi.”
Loro si voltarono sulla soglia e poco dopo l’uomo riapparì da sotto il bancone lamentandosi un po' per la schiena e porse loro un libro. Sherlock lo prese.
“Penso lo troverete davvero bello. Spero.”
E sorrise stringendo un po' le labbra.  Poggiò una mano al fianco come a sorreggersi e in realtà un po' titubante in quanto non avrebbe voluto fraintendere gli sguardi che vide tra i due. Ma era così palese il loro affetto che non poteva aver frainteso. Il libro era probabilmente il libro degli innamorati per eccellenza, il libro della passione vera e per molti irripetibile: “Poesie d’amore” di Neruda.

John lo conosceva ma non l’aveva mai letto e Sherlock non si avvicinava neanche a quel genere di cose ma non perché non gli sarebbero piaciute, avrebbe apprezzato molto il sentimentalismo se scritto poeticamente, era solo che l’invidia per quelle persone che avevano provato quelle cose non la voleva proprio provare. Non voleva sentirsi estraniato e l’unico al mondo a non sapere cosa significavano quel genere di cose. Perché era così che si sentiva. Estraniato. Lontano. E faceva male.

Tuttavia, non sapeva ancora che avrebbe trovato lì le parole più belle da dedicare e che l’invidia non l’avrebbe sentita affatto ora che John rappresentava tutto quello che Amore poteva essere per Sherlock.
“Grazie ma non possiamo prenderlo gratis.” Disse John.
“Ha bisogno di soldi per riparare la perdita nel suo appartamento di sopra.”
Seguì Sherlock indicando una macchia all’angolo del piccolo ma suggestivo locale.
“Tenetelo, ragazzi. Sono un uomo anziano e se posso aiutare due innamorati ad innamorarsi ancora di più e trovare una passione che solo Neruda può farvi trovare, mi tengo il tubo gocciolante.”
Un uomo che viveva letteralmente nei libri non poteva non avere le parole giuste. Sherlock sorrise provando un calore piacevole al petto. Non sapeva bene cos’era ma gli fece abbracciare quel piccolo ometto che ancora sorrideva.
“La ringraziamo. Significa tanto.” Gli disse piano.
Trovare comprensione era sempre bello.
Ti faceva sentire più giusto in un mondo in cui parte di esso ti avrebbe negato di amare solo perché esso stesso non sapeva amare.
Si staccarono e l’uomo fece un cenno col capo.
Intanto John assisteva a quella scena e una volta usciti chiese a Sherlock se andava tutto bene.
“Non so che mi è preso, John. Quell’uomo è davvero speciale penso. Tutte le persone anziane lo sono, capiscono sempre le cose più importanti prima di tutti non pensi?” John annuì.
Era davvero una giornata meravigliosa.


Tornati a casa trovarono un biglietto sotto la porta.
“Ci vediamo alle 9:00 pm xoxo Lisa”
“Ci andiamo per davvero? Non siamo mai andati ad un evento insieme.”
Sherlock aprì la porta ed entrarono.
“Hai dimenticato le feste di Halloween e i compleanni al liceo?”
“Era diverso. Non eravamo ufficialmente insieme e tu potresti...”
Sherlock gli poggiò le mani sulle spalle.
“Io potrei essere assolutamente pronto per una cosa del genere e tu devi rilassarti a riguardo. Niente più attacchi di panico per oggi, promesso.”
Posò un bacio sulla fronte di John.
“Ora ci prepariamo e saremo puntuali e porteremo questa deliziosa bottiglia di vino che hai scelto a Lisa che ci farà passare una serata interessante.” John non si fidava molto di quello sguardo acceso e curioso che vide durante la parola ‘interessante’.
“Non ti metterai a curiosare in giro come fai di solito quando pensi ci sia un mistero da risolvere vero?”
“Bheeee”
“Sherlock.”
“Solo un po'. Concedimelo.”
John sospirò divertito dalla faccia adorabile che Sherlock gli stava facendo, come i bambini quando vogliono un’altra fetta di torta.
“Niente che attiri troppo l’attenzione però.”
“Assolutamente niente del genere.”

John non lo faceva perché si vergognava del suo ragazzo, affatto, e Sherlock lo sapeva.
Era sempre stato alla base del loro rapporto l’accettazione l’uno dell’altro per ciò che era, li faceva andare avanti. Infatti quando Sherlock aveva per la testa dei rompicapi adorava aiutarlo e di solito anche Sherlock era a favore del suo aiuto ma ad una festa con gente comune non voleva che il suo ragazzo diventasse l’oggetto di risate e battute ignoranti perché a volte faceva cose davvero pazzesche. Se ne girava da solo frenetico e con espressione fredda ti faceva le domande sul tuo passato o su un tuo lontano cugino di terzo grado. Meglio evitare tutto quello. In fondo anche Sherlock non voleva dare scena e godersi la festa che, per loro sorpresa, fu davvero piacevole.

La casa di Lisa era molto simile a quella che loro stavano prendendo in prestito anche se la cucina era più piccola. Aveva delle luci gialle, come quelle che si mettono sull’albero a natale, sui muri del salone che davano un’atmosfera calmante e il grande tavolo al centro era colmo di bevande e un invitante buffet.
“Ha classe.” Bisbigliò Sherlock all’orecchio di John che si guardò intorno. Ci saranno state una ventina di persone massimo.
Lisa era davvero bellissima. Aveva un vestito aderente lilla e i capelli raccolti con due brillanti orecchini che risaltavano il verde dei suoi occhi.
“Grazie per il vino, ragazzi. Lo apro subito.” La seguirono in cucina.
“Passato una bella giornata?”
“Dov’è Liam?” chiese impaziente Sherlock.
“Starà con Steve e gli altri. Adiamo da lui subito, sarà felice di vedervi.”
Dopo aver dato loro due calici di vino andarono verso Liam che sorrise appena li vide. Indossava una bella camicia blu notte e un paio di jeans scuri. Capelli più corti dell’ultima volta e il suo viso squadrato ora era meglio visibile. Sherlock gli strinse la mano ed anche John dopo.
“Buon compleanno.” Gli disse Sherlock un po' nervoso e John fece lo stesso, ma più tranquillo.
“Grazie per essere venuti, un paio di facce nuove è quello che ci voleva.” Disse apparentemente e sinceramente felice.

Per ora Sherlock non aveva notato nulla degno di attenzione. Forse era solamente tutto nella sua testa, come spesso gli accadeva. Gli iniziarono a sudare le mani e bevve tutto il vino che gli era rimasto nel bicchiere.
“Liam! Andiamo, i ragazzi vogliono discutere della partita.” Con queste parole un ragazzo altissimo e con un fisico da paura, stretto in una t-shirt aderente, si avvicinò e diede una pacca forte sulla schiena di Liam.
“Steve, questi sono Sherlock e John, i vicini di mia sorella. Ragazzi, lui è Steve.”
“Il tuo migliore amico. Mh, non mi sorprende. Siete praticamente l’uno l’opposto dell’altro; è una cosa a cui sono familiare. Comunque Liam odia le pacche sulla schiena, evitale. Piacere, sono Sherlock.”
Steve lo fissò.
Gli strinse la mano tentando un sorriso e non un’espressione sconvolta. Liam fece lo stesso.
“Io sono John!” E prese prepotentemente la mano di Steve nella sua.
“Okay, quindi tu sei quello strano e tu quello che lo sopporta. Come me e Liam.” Disse avvolgendo l’amico con il braccio.
“Già, quello strano sono io.” Sherlock abbassò la testa dicendolo, sorridendo. John lo guardò ma andava tutto bene, Sherlock non sembrò arrabbiato. Un po' infastidito dallo stereotipo, ma non arrabbiato.
“Ora vado. Ci si vede dopo.” Disse Liam, esortato da Steve a seguirlo.
“Steve è…esuberante.”Disse Lisa facendo spallucce volendo mettere Sherlock a suo agio.
“E’ un bravo ragazzo. Bella famiglia. Ha una barca, adora il rugby. Non gli piace l’alcool se non un paio di birre di tanto in tanto alle feste. Non è una mente brillante ma è okay. Posso avere altro vino?”
Lisa scuoteva la testa con gli occhi spalancati.
“Ma come fai?!”
“Osserva.”Intervenne John.
“Vede quello che noi non vediamo, nota le piccole cose e la sua mente è un posto meraviglioso. È semplicemente…”
Ora John lo guardava innamorato pazzo.
“Grazie John.”
“Siete davvero belli.” Disse Lisa che non avrebbe voluto smorzare quel bel momento.
“Ti prendo altro vino.” Prese il bicchiere di Sherlock e andò in cucina.

“Troppo?” chiese a John.
“No. Sembrano persone più mature degli imbecilli che frequentavamo al liceo.”
“Hanno tutti quasi trent’anni. Ho sempre saputo che è la fascia d’età che fa per noi John.” Si sorrisero.
Quella vacanza doveva fargli vivere i loro venti anni e si ritrovarono ad un elegante festa di trentenni. La vita non va mai come vogliamo perché noi la cambieremo lo stesso. Sherlock e John sapevano che avrebbero sempre scelto, anche se inconsciamente, il meglio per loro. Lisa tornò con il vino. “Vado a mettere della musica. Preferenze?”
“Oh, non avresti dovuto chiedere.” Le disse John. Sherlock si accese.
“Vengo con te a sceglierla. Sono il migliore.”
“Anche dj?”
“Non, non proprio ma ho bei gusti. E non metterò Bach, John. Tranquillo.”
Gli fece l’occhiolino e prese Lisa per il braccio, seguendola.

Il vino stava funzionando pensò John, che passò l’ultima mezz’ora a chiacchierare con alcuni amici di Liam. Erano persone piacevoli e gentili.
“Da quanto state insieme?”
Erano seduti sul divano e a quella domanda che la ragazza gli aveva fatto, John veramente non sapeva come rispondere.
“Io…Diciamo che è complicato. Non il fatto o in se o lui ma…”
Meglio dare pochi dettagli e far sembrare la cosa romantica, pensò John.
“Siamo andati al liceo insieme e poi per due anni ci siamo persi. Ci siamo rincontrati e…è successo. Insomma, penso che sapevamo dalla prima volta che ci siamo visti che in qualche modo dovevamo stare insieme. Quel tipo di cose che capitano a una persona su un milione, ecco.”
E anche di meno per quando Sherlock è unico, si disse John. Fece spallucce sperando di non essere sembrato troppo sdolcinato. La ragazza, Mary, sospirò e gli altri due ragazzi lo guardavano quasi invidiosi. Uno di loro disse:
“Sei fortunato, amico. Il modo in cui ti guarda dice tutto.” Prese un sorso di birra e la puntò dietro le spalle di John.
“Il…il modo in cui mi guarda?”
“Sì. È tutta la sera che lo fa. Ti cerca con lo sguardo. È molto dolce.”
Il ragazzo guardò dall’altra parte del salotto e John fece lo stesso. Sherlock parlava con Lisa e aveva dei cd tra le mani. Poi incontrò lo sguardo del suo ragazzo e sorrise. John fece lo stesso.
“Vivete insieme?” continuò il ragazzo.
“No. Dio, no. Non mi sopporterebbe.”
La conversazione andò avanti e John si divertì molto.

Sherlock passò tutta la serata intorno a Lisa in modo da scoprire più cose possibili.
“Puoi prestarmi un attimo il cellulare? Devo inviare un messaggio. Il mio è scarico.”
Lisa aveva lo sguardo basso cercando di ponderare la situazione perché Sherlock era intelligente e sapeva che dal suo cellulare avrebbe capito qualcosa anche se aveva cancellato il messaggio mandato ore prima. E poi se avesse dato una risposta negativa o detto che poteva andare nel suo di appartamento a prendere il caricabatterie, avrebbe fatto sorgere ancora più dubbi a quel genio che sicuramente aveva notato che lei non si staccava neanche un attimo dal suo cellulare, neanche alla festa del fratello.
“Certo.” Disse alla fine e glielo diede.
L’esitazione non sfuggì a Sherlock che, facendo il più presto possibile, ispezionò un po' la rubrica, le chiamate e i messaggi. Pochi numeri. Zero chiamate o messaggi. Era ovviamente strano anche se Lisa gli era parsa una ragazza molto precisa e probabilmente liberava la memoria del cellulare spesso dalle cose inutili. Ma quel vuoto indicava che non chiamava o messaggiava nessuno di importante tanto da tenere i messaggi il che era molto strano per una ragazza così bella e socievole.
“Grazie.” Le disse porgendole il cellulare.
“Ora vado a vedere se il mio ragazzo è in pericolo di vita.”
A quell’affermazione detta ironicamente Lisa sorrise divertita.
“Va bene.”
Sherlock raggiunse John che conversava ancora con Mary e gli altri due ragazzi.
“John?”
“Oh, Sherlock. Le canzoni che hai messo erano bellissime.”
Gli prese la mano e ne baciò il dorso. Sherlock arrossì come un ragazzino.
“Ho piacevolmente scoperto che anche Lisa ha bei gusti musicali.”
Sorrise velocemente.
Partì una canzone molto familiare a John.
Era un lento ed il ragazzo bruno, da un po' di tempo nervoso, come Sherlock aveva notato, prese tutta l’aria che poteva e disse:
“Mary, ti…ti va se balliamo? Questa è davvero una bella canzone.”
La ragazza fu non poco stupita.
Si aggiustò i capelli dietro l’orecchio e timidamente strinse la grande mano che la condusse al centro del grande salone. Erano gli unici a ballare ma dopo un po' l’atmosfera si caricò di aspettative da parte di molti che prendendo coraggio, iniziarono anch’essi a ballare. John guardò Sherlock.
“Che ne dici?”
Sherlock buttò un’occhiata alle sue spalle dove coppie esclusivamente etero si stringevano e non sapeva cosa pensare. Non avrebbe esitato un attimo a prendere John ed abbracciarlo, potendo finalmente sentire  l’odore forte di quella pelle che tanto amava. Ma ora esitava. John si alzò.
“So che è orribile da dire ma tutti sanno che siamo gay. Okay? Tutti. Quindi, chi se ne frega di cosa pensano. Tu balli da Dio, mi hai fatto sentire al centro dell’universo quando ballammo insieme e vorrei ritornare lì con te. Ora.”
Un piccolo sorriso che gli veniva dal cuore sciolse il volto di Sherlock che piano disse:
“Certo che balleremo. E non sono loro o noi il problema. Per me ballare con te è una cosa…intima.”
Lo disse quasi sussurrando. Era davvero dolce.
“ E’ una cosa importante. Ballare per me è intimo ed importante.” Disse convinto.
“Farlo tra gente appena conosciuta mi fa pensare che…”
Si piegò un po' per raggiungere l’orecchio di John che non sapeva se era un no o un sì.
“…saranno tutti invidiosi. Terribilmente invidiosi.”

Sherlock afferrò la mano di John e indietreggiando piano si trovò al centro della scena con John che lo stringeva e che fu colto un po' di sorpresa da quella scenata da timido che gli aveva fatto per poi penderlo così prepotentemente e farlo suo.
Aveva le braccia poggiate sulle spalle di Sherlock così che almeno  poteva poggiarsi un po', giusto il necessario, per baciarlo.
E si baciarono.
Facciamo pure vedere di cosa siamo capaci.
Chiusero gli occhi e sì, era proprio come stare al centro di tutto.
Nel punto in cui tutte le energie e le stelle convergono. Quella canzone meravigliosa li avvolse.
Era Meteor Shower di Andy Kong e diceva questo:


Winter air couldn't keep us from braving the cold
Laying out in the driveway wrapped to the bones
And I swear you never looked so good
Better than anyone should
And your hair was all a mess
As I felt your hand pressed in mine

Tell me it's love that I'm feeling
If it's not then I’m afraid
My heart cannot take much more
You're staring up
I can't take my eyes off you
‘Cause I realize the reason why I’m here tonight
And what I breathe for
And I found love while dreaming of meteor showers

Eyes grow heavy but steadily we pull through
Fires in heaven begin to fall for you
Sending sparks across the sky
Like the sparkles in your eyes, so blue
If I survive another night
Tomorrow I'll lie here again with you


Il ritornello ritornò a farli rabbrividire e le persone intorno a loro potevano giurare di star vedendo l’amore. Sorridevano tutti.
Sherlock si muoveva così bene, stringeva la vita e la mano di John che cercava di essere aggraziato quanto quel bellissimo ballerino che brillava, che aveva una luce negli occhi mentre ballava che non aveva mai mostrato fin ora.  


Never wanna let you go…

I knew it was love I was feeling
As the years begin to fade
Your eyes still shine the same
You're staring up
I can't take my eyes off you
‘Cause I realize the reason why we live this life
You I breathe for
As you're staring up
I won’t take my eyes off you
‘Cause I realize the reason why we live this life
And what we breathe for
I found you while dreaming of meteor showers.

 
Le ultime note scivolavano su di loro e sui pochi che ancora ballavano, poi Lisa staccò la musica.
“Il vino ti ha dato coraggio eh, Signor Holmes?”
Partì un applauso inaspettato. Sherlock fece un piccolo inchino ancora stringendo la mano di John nella sua. Si avvicinò e gli disse:
“Per te questo ed altro Signor Watson.”

Dopo poco la casa si stava sfollando.
L’orologio segnava la mezzanotte passata. Erano rimasti loro, Liam e i suoi amici più intime e Lisa, che se ne stava a riposare sul divano sgranocchiando delle patatine.
“Noi togliamo il disturbo.”
“Oh, di già John? Se volete potete restare ancora un po'. Voglio dire, so che avreste meglio da fare ma…”
Sherlock annuiva e disse: “Faremo più piano stanotte, promesso.”
Con un occhiolino guardò John che non poteva fare altro se non portarsi una mano alla fronte e sospirare. Lisa ricambiò con un altrettanto ammiccante occhiolino.
“Siete diventati ottimi amici vedo.”
“Esatto John. Lisa è molto gradevole. Questa possiamo tenerla.”
Risero e lei, alzandosi, li ringraziò per essere stati lì.
“Andate via?” Liam lo gridò dall’altro lato della stanza per poi avvicinarsi a loro, salutandoli cortesemente.
Dopo quei convenevoli, ora erano davanti alla soglia di casa.
“Con il vostro ballo avete dato un tocco in più alla serata. Spero ci sarà occasione di pranzare insieme in futuro.”
Sorrideva cordiale ma Sherlock osservò come curvò le labbra, come dispiaciuta. Lo era? E perché? Scosse la testa per ritornare alla realtà. “Sicuramente.” Le disse, e l’abbracciò.
“Grazie a te, davvero. I tuoi amici sono delle persone meravigliose. Fin troppo anche.” Disse John corrugando la fronte a quell’affermazione a cui Lisa sembrò nervosa; ma poi l’abbracciò e sorrise.
“E’ vero. Sono fortunata. Beh, allora buona serata ragazzi. E fate pure tutto il casino che volete.”
“Ho detto già che adoro questa ragazza?”
“Sì Sherlock me lo hai detto. Buonanotte Lisa.”
La ragazza chiuse la porta mentre loro rientravano nel loro appartamento.

“Idee per stanotte che non includono di dover riverniciare mezza parete?”
Sherlock lo chiese mentre spingeva lentamente John contro la porta chiusa sulla quale poggiò le mani, sopra alle spalle di John.
Gli baciava il collo, ansimando, non riuscendo a distogliere la sua mente dal buon sapore della pelle che stava leccando e lo faceva così piano che John non sapeva neanche quanto tempo era passato quando rispose.
“Dormiamo stanotte. Ti prego.” Non lo disse facilmente. Il suo ragazzo sapeva usare bene quella lingua. Sherlock si pietrificò a quell’affermazione e le sue labbra erano ancora immobili sulla spalla nuda di John che poggiò la mano sul collo di Sherlock.
“Pensavo mi avresti pregato di fare ben altro.”
Forse a John serviva una spinta in più, una motivazione migliore e allora gli afferrò la mano e la posò proprio lì, tra le sue gambe che piano si divaricarono.
Aveva il palmo sul suo dorso e premeva piano, così piacevolmente, ma John era impassibile e scostò con cura il suo eccitato ragazzo.
“Se ti promettessi di farti cose inimmaginabili domattina?” 
John alzò le sopracciglia fissando le sue iridi in quelle di Sherlock che si morse il labbro inferiore. Quell’affermazione non placò la sua erezione. Il suo sguardo era un po' pensieroso, come se stesse ponderando la proposta.
“Comunque non accetto un no.” John fu categorico.
Anche se Sherlock rimase un po' deluso, John come sempre aveva ragione.
Una dormita ci voleva.

Liberò dalla sua la mano di John  che lo baciò mentre annuiva sconfitto.
Andarono a letto poco dopo e si addormentarono subito.
Era stata una giornata piena e una festa che in qualche modo gli aveva dato del coraggio.
Era stata come una prova per loro, una sorta di esperimento sociale che volevano superare.
E fu bello.
Quella sensazione di essere visti e non giudicati l’avrebbero portata con loro per sempre.   
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: sissir7