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Autore: Orunida    02/04/2017    0 recensioni
Questa è la storia di un paese, delle sue tradizioni secolari, è un racconto di vecchie abitudini, di vicende quotidiane e di amori. Lidia è una ragazza qualunque che trascorre ogni estate al paese in compagnia della sua vecchia e saggia nonna. Ma c'è un evento che spezza la monotonia del luogo, un vecchio rito estivo che profuma di magia e che farà conoscere a Lidia qualcuno di veramente speciale ...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inna,mansarda di Lidia, 1/08/2006

“ Posso avvicinarmi un po’ ? Voglio sentire il profumo dei tuoi capelli …”

Un colpo. Lidia aprì gli occhi, “cosa è stato ?!”, pensò. Le bastò  voltare la testa per capirlo : l’abat jour era caduta a terra. Fuori dalla finestra: l’alba. Era troppo presto per alzarsi .

Ma il suo corpo diceva il contrario, Lidia si osservò, le sue gambe avevano lottato con le lenzuola alle quali erano attorcigliate, la mano destra era dolorante, doveva averla sbattuta contro il comodino e aver fatto cadere la lampada, il suo corpo era sudato, fradicio, il respiro affannoso.

L’aveva sognato di nuovo. Prese un grande respiro, sollevò l’abat jour sul comò e riprese il telefono nascosto nella federa; niente di nuovo, nessun messaggio. “Ma certo ora è troppo presto per rispondere, magari ieri sera ha avuto da fare o forse è andato a dormire presto, forse …”

<<  Lidia in piedi ! Sono le nove passate ! A che ora vuoi alzarti eh ?  >>

<<  Nonna ti prego … Ancora cinque minuti …  >>

L’aria già calda entrò dalla finestra aperta, una scia di luce bagnò le gambe di Lidia ancora scoperte, si era addormentata col telefonino in mano, ebbe appena il tempo di ricontrollarlo quando una presa forte e decisa glielo strappò irrimediabilmente di mano.

<<  Ancora questa cosa infernale ? Te lo avevo nascosto !  >>

<<  Si fa per dire nonna.. >>  rispose sarcastica Lidia

<<  Adesso lo nasconderò meglio allora, vista la tua bravura.  >>

<<  Nonna ti prego, non puoi farmi questo! Oggi arrivano tutti, lo sai … Ho bisogno di quel telefono! >>

<<  Non se ne parla cara …  >> E nel mentre nonna Lora strappò via le coperte dal letto di Lidia facendola sobbalzare.

<<  … Io e tuo nonno  >> cominciò …

<<  No nonna ancora, ti prego !  >> e Lidia soffocò la faccia nel cuscino, disperata e con i capelli arruffati dal sonno.

<<  Insomma, va bene, non te lo ridico .. Ma io e tuo nonno non ci siamo conosciuti con quella tecnologia e fidati che anche qui, nonostante i tempi che corrono, non ti servirà. Prova a relazionarti con qualcuno senza questo e poi mi ringrazierai  .  >>

<<  Sì grazie nonna …  >> disse Lidia spazientita e facendo uscire le parole soffocate dal cuscino ancora umido di sudore.

<<  Ora vestiti e vieni giù a fare colazione, che poi dobbiamo fare molte cose oggi  >>.

Nonna Lora si infilò il telefono nel taschino del grembiule,  vecchio e logoro, che portava sempre in casa, rassettò le lenzuola e con un battipanni le sbattè e le appese a prendere aria fuori dalla finestra.  Lidia, che aveva grandi aspettative per quel giorno, se le vide sfumare tutte insieme alla confisca del cellulare, l’unico modo che le era rimasto per avere contatti con il mondo .

 Guardò, ancora stesa a letto, il soffitto con aria affranta, poi raccolse tutte le forze che aveva in corpo si alzò dal letto con decisione, si lavò nella piccola toeletta della mansarda e tirò fuori dal cassettone ai piedi del letto un vestito leggero, lungo alle caviglie, verde bottiglia, che le disegnava una silhouette longilinea e delicata. Si guardò allo specchio e decise di sistemarsi anche i capelli, lo fece un po’ svogliatamente, perché amava le onde che le creava il cuscino durante la notte e aveva paura che a pettinarle potessero andare via. Infilò i suoi sandali di cuoio aperti e rifece il letto in modo raffazzonato.

***

Scendendo in cucina riconobbe quel profumo familiare che per molti anni aveva accompagnato la sua infanzia. Sua nonna era solita cucinare fin dalle prime ore del mattino, specialmente nei giorni di festa e il sugo di carne rimaneva a borbottare sul fornello per molte ore, fino a far disperdere tutte le sue fragranze in giro per la casa. Quando ancora c’era il nonno Lidia lo trovava sempre seduto in cucina, a bere un caffè, immancabilmente accompagnato da un’arancia.

 “ Così si gusta meglio l’amaro del caffè Lidia”, le diceva sempre e le porgeva una manciata di spicchi .

Quel discorso lei non l’ha mai capito, ma da quel momento in poi Lidia ha sempre preso il caffè con l’arancia e quando si trovava ad Inna non faceva mai colazione fuori da quella cucina.

Nonna Lora infatti stava ai fornelli; aveva preparato il sugo di carne e la parmigiana.                                 
Toccava le pentole e le scodelle con grazia ma con velocità, non si soffermava mai a pensare, non indugiava mai e non si chiedeva mai dove fosse finito un utensile perché tutto era sempre al proprio posto, proprio come piaceva a lei. Era un incanto guardarla.

<<  Alla buon’ora >> disse vedendo entrare la nipote in cucina <<  Come siamo belle questa mattina . >>

E le fece l’occhiolino, porgendole la colazione. Lidia non disse niente, finì il caffè in fretta e mangiò un’arancia, ingurgitandola come se fosse stata spremuta, tanto che quasi soffocò.

<<  Ho finito, andiamo ora.  >> disse inghiottendo anche le parole. Quindi uscirono di casa con i fiori da portare al cimitero.

***

Inna, La piazza, 1/08/2006

Lidia sapeva che quello era un giorno speciale, anche nonna Lora lo sapeva, tutti ad Inna lo sapevano.  Il primo del mese di agosto cominciava al paese “la magia del grano”.  In onore della loro salvatrice tutti gli abitanti organizzavano feste, imbandivano le tavole, appendevano ceste di grano splendente alle finestre e alle porte delle proprie case; per le strade  si cominciavano a sentire canzoni dai toni popolari, le donne e gli uomini si vestivano a festa e tutti si fermavano nelle piazze o nei luoghi più belli di Inna per bere vino, chiacchierare e condividere momenti da ricordare.

Per Lidia però aveva un valore in più; in quel giorno arrivavano tanti abitanti da altri piccoli paesi nelle vicinanze, che spesso soggiornavano per tutto il mese di festa e lei in questa occasione, lungo il corso delle sue lunghe estati,  aveva stretto molte amicizie, incontrato molte persone, con cui era rimasta in contatto anche una volta tornata in città.

Solitamente i ragazzi si trovavano nella piazza principale e quando quella mattina Lidia uscì di casa con sua nonna, sapeva che sarebbe passata di lì, così cominciata la discesa per giungere in piazza cominciò a sentirsi nervosa ed eccitata, confusa e sovrappensiero, felice, euforica. Si sistemò i capelli, meccanicamente, provando a tenerli dietro alle orecchie, cercando di darsi un tono, ma non ci stavano. “ Accidenti”, pensò.

Eccoli lì infatti; Edi, la sua migliore amica ad Inna, una ragazza piccola di statura, bionda ed esuberante, la salutava già da lontano, stretta in una salopette chiara un po’ aderente, le corse subito incontro, sovrastandola di saluti.

Ginevra, un’altra compagna di avventure estive le stava dietro, un po’ più indifferente e molto pacata, aveva i capelli neri corvino e gli occhi azzurri, guardò Lidia e la salutò con un bacio sincero.

Tutti gli altri ragazzi erano per lo più maschi ed erano una banda, grande, confusionaria e urlante. Lidia cominciò a salutarli uno ad uno, imbarazzata, come era sempre in quelle situazioni di fronte ai ragazzi, ma nonostante questo il suo volto cominciò a vagare, un po’ spaesato, alla ricerca di qualcuno che però non riusciva a trovare. Vide poi sua nonna, all’angolo della piazza, dove l’aveva lasciata, che la stava aspettando con aria annoiata e così decise di andare al sodo, prese sotto braccio Ginevra ed Edi e parlando sottovoce bisbigliò :

<<  Ragazze ma dov’è lui ?  >>

Edi e Ginevra si guardarono, la prima fece quasi uno scatto verso l’altra con uno sguardo che proiettava inquietudine nell’altra la quale invece con molta calma e pacatezza rispose:

<<  Non sappiamo Lì, non lo abbiamo visto …  >>

Edi subito incalzò : <<  Dai è ancora presto, ci sta che arrivi domani, o magari lo vedi stasera !  >>

Lidia abbassò la testa verso il basso, voleva nascondersi per quel messaggio che aveva mandato ad F. e che stava amaramente rimpiangendo, ma decise di dirlo alle amiche in serata, per non fare scoppiare un polverone in mezzo a tutte quelle persone. Lidia conosceva bene il carattere di Edi.

<<  Ragazze vado con mia nonna al cimitero, sapete è domenica … Ma stasera sono tutta vostra! >>

<<  E vorrei anche vedere!  >>  rispose Edi, urlando e portandosi le mani sui fianchi, come una matrona prepotente.

Fissarono appuntamento in piazza per quella sera, Edi le disse di non vestirsi come una vecchia almeno per quell’ occasione e le rimproverò il fatto che non avesse strappato il telefono dalle grinfie di sua nonna, Ginevra rimase in silenzio e ridendo si salutarono con un abbraccio.

Lidia scattò da sua nonna che nel mentre si era accovacciata su una panchina, il suo bastone accanto a lei e gli occhi ridenti puntati sulla nipote che le stava venendo incontro.

<<  Allora ? Hai salutato tutti ?  >> Le fossette tornarono sul suo viso di cartapesta.

<<  Diciamo di sì … >>  replicò Lidia in modo funereo, si avvicinò in silenzio a sua nonna e sotto braccio si incamminarono verso il cimitero, lungo il viale alberato di cipressi che proiettavano lunghe ombre rinfrescanti sulla strada.  Quel giorno non se l’era immaginato così.

 

   
 
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