Film > La Bella e la Bestia
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Autore: HeartBreath    03/04/2017    2 recensioni
Ballare per lui era naturale come respirare. Solo quando Stanley gli era caduto tra le braccia, per un istante aveva perso il ritmo. Assieme al fiato.
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[LeFou/Stanley] [Basato sul live-action de La Bella e la Bestia]
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Le Tont
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Banalmente, ricorrentemente, ne avevo bisogno. Questi due fanciulli sono oramai la mia ossessione. Non sarei riuscita a dormire senza aver finito questa shot.
Quanti shipper in libertà come me? Ci sarà pure qualche squilibrato di Tumblr qui, andiamo! Non lasciatemi sola!


Grilli in lontananza

..Ho capito, vado a letto.

V







 

And I see you for the very first time



Nessuno si aspettava che i festeggiamenti si dilungassero così tanto. Era notte fonda ormai, i padroni di casa si erano ritirati da un bel po’ e LeFou non poteva dire di biasimare Belle per l’insistenza con cui aveva condotto il principe al piano superiore. Aveva preso a correre come una bambina verso i regali la mattina di Natale, mano nella mano con il suo “Vissero felici e contenti”.
Difficile credere che, dietro la Bestia orrenda nello specchio, si nascondesse un giovane aitante come Adam. Ma dopo aver visto un guardaroba trasformarsi nella cantante che aveva dato spettacolo tutta la sera, LeFou non si stupiva più di nulla.
Lasciò la pista da ballo, a dir poco sfinito. Ogni dama della festa aveva preteso di danzare con lui. In poche cose LeFou riusciva come nel ballo da sala. Ballare per lui era naturale come respirare. Solo quando Stanley gli era caduto tra le braccia, per un istante aveva perso il ritmo. Assieme al fiato. Inizialmente non era stato sicuro se continuare a condurre o seguire. Finché non si era accorto che Stanley non aveva problemi a caricarsi del ruolo femminile. Gli aveva volteggiato intorno fino alla fine della canzone, per poi ritirarsi con un sorriso imbarazzato.
LeFou non aveva avuto il tempo di dire o fare nulla, che le fanciulle senza cavaliere lo avevano circondato, reclamando il loro turno. Pensandoci con la mente più lucida, si batté la mano sulla tempia come una punizione per l’idiota che era: non gli aveva detto una parola. Niente di niente. Lo aveva guardato per tutto il tempo con occhi fissi da triglia lessa, quasi Stanley fosse un’immagine dipinta senza tempo o sentimenti. Nessuna sorpresa che fosse scappato via alla prima occasione, con tutta evidenza pentito di aver scelto di ballare con LeFou.
Uscì per prendere una boccata d’aria. Si vide passare davanti Mr. e Mrs. Bric, in procinto di richiamare il figlio e andare a dormire. Mentre lui lanciava una voce a Chicco, lei sorrideva ammiccante a LeFou. Gli indicò Chicco con uno sguardo, il quale – LeFou si accorse - era coinvolto in un duello con bastoni di legno. Con Stanley. Scorrazzavano nel giardino illuminato dalla luna, preoccupandosi ben poco di sporcarsi i vestiti eleganti.
“Dà retta a tuo padre, Chicco. Saluta il tuo amico, è ora di andare.”
Mentre riprendeva fiato e si passava la manica sulla fronte sudata, Stanley incrociò la figura di LeFou in cima allo scalone di pietra. Fece un cenno con la mano quando Chicco gli augurò la buonanotte, lasciò cadere a terra il ramo e risalì i gradini. Alle sue spalle, Mrs. Bric sorrise di nuovo a LeFou e spinse via dolcemente la sua famiglia per lasciarli soli.
Nella sala del castello, il festeggiamenti erano ancora vivaci. Ma era un brusio di sottofondo che LeFou non stava ascoltando. Raggiunse Stanley a metà strada e si rivolse a lui dall’alto, due scalini più su. Si umettò le labbra prima di parlare.
“Ti devo delle scuse. Tutto mi aspettavo, tranne che volessi ballare con me… e quindi non ho aperto bocca. Non volevo fissarti, temo di averti messo a disagio.”
Stanley sembrò voler ribattere – o volerlo rimproverare -, ma LeFou se ne rese conto troppo tardi: aveva già riattaccato a blaterare.
“E’ solo che, quando mi sono ritrovato così vicino a te… credo di averti visto per la prima volta. Sono stato così concentrato su una sola persona per tutta la mia vita, e quando ho avuto la possibilità di vedere… ho realizzato che tu sei sempre stato lì. Anche di questo mi scuso, non ti ho mai degnato della mia considerazione.”
Sotto la chioma permanentata, Stanley inarcò le sopracciglia. La bocca, già naturalmente protesa per la dentatura storta, assunse una piega indecifrabile.
“Il mio problema è sempre stato Gaston. Era più facile adorare lui e tutto ciò che rappresentava, piuttosto che provare a lavorare su di me. Ad essere migliore.”
Ancora, Stanley preferì tacere. E i silenzi non erano mai andati a genio a LeFou, aveva il costante bisogno di riempirli come poteva. Finendo per parlare senza riflettere, il più delle volte.
“E adesso che non ho più nessuna facciata di perfezione a cui dedicarmi, rimango solo io. Quello… Quello che voglio dire è che sono disorientato dagli ultimi eventi, non ci capisco più nulla, e mi dispiace se sono stato così lento a reagire quando tu-”
Stanley aveva già bloccato ogni via d’accesso per le sue parole, tanto in fretta che la fine della frase rimbalzò sul suo palato senza che potesse fermarla. Ancora una volta, Stanley lo prese alla sprovvista e ogni pensiero nella sua testa si annullò. Ancora una volta, poté solo restare dov’era e guardare quegli occhi così pieni di decisione e purezza.
Finché le sue palpebre non cedettero. Allora si lasciò andare, ricambiò il bacio, premette il volto contro quello di Stanley con un’aggressività che non sapeva di possedere. Stava già imparando molto di sé, lontano dall’abbagliante luce di Gaston. Per esempio che, allungando le mani verso un uomo, non era poi così importante sentire degli addominali scolpiti sotto i polpastrelli.
Finalmente capì perché era stato più di una volta definito appiccicoso. Le sue dita diventarono subito avide del corpo che gli si stava addossando. Lo esploravano, donando alla fervida immaginazione di LeFou fantasie poco onorevoli, per rimediare ai frustranti vincoli degli indumenti che stavano accarezzando. Troppo presto lui desiderò liberare Stanley da quegli indumenti, i cambiamenti e le scoperte degli ultimi tempi lo stavano soggiogando dannatamente in fretta.
Il tutto non poteva che togliergli il respiro, costringendolo a rallentare. Si separò da Stanley, il sangue che gli pulsava nelle orecchie. Provò a deglutire.
La luna illuminò il sorriso di Stanley, lucido delle labbra di LeFou. “Idiota.”
Lui condivise il sorriso, stuzzicato. “E’ il mio nome, non sciuparlo.”
Una risata sorse dalla gola di Stanley e si consumò sulla lingua di LeFou, le mani di entrambi ricominciarono a rincorrersi sul corpo dell’altro. Tutto era inaspettato, eppure l’aria era impregnata di lieto fine, come può essere solo quando le cose prendono la strada che da tempo dovevano prendere.
  
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