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Autore: Eirynij    03/04/2017    0 recensioni
I ragazzi più focosi della ciurma di Barbabianca andranno incontro al loro futuro e scopriranno meglio loro stessi accompagnati da due nuove eroine.
Dal testo:
"In principio, tutti gli occhi erano puntati su Ace inginocchiato al patibolo con i capelli scuri che ricadevano sugli occhi bassi ma, allo scoppio della battaglia, l’attenzione dei membri della ciurma di Barbabianca si era spostata dal loro compagno ai nemici che si trovavano ad affrontare. Solo due occhi verdi come la speranza rimasero fissati sul ragazzo di fuoco".
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Pirati di Barbanera, Portuguese D. Ace
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scorre come pioggia e sugo
 
 
Sai Reira, siamo totalmente abbandonati su questa terra,
e per quanto stiamo vicini non possiamo mai diventare una cosa sola,
possiamo solo camminare mano nella mano.
 
 
‹‹Un sottomarino giallo›› disse il primo attendente della Fenice.
L’alba sorgeva a oriente irradiando il mondo di rosa mentre nuvoloni neri carichi di pioggia sfregiavano il cielo. L’equipaggio era radunato sul ponte della nave attendendo che l’imbarcazione che li stava seguendo dal giorno prima li affiancasse.
Accolsero un’insolita delegazione: un orso, un uomo-pesce e un ragazzo alto dai capelli neri come i tatuaggi stampati sulla sua pelle. Marco li salutò cortesemente partendo da Jimbe, una sua vecchia conoscenza, e presentandosi a Trafalgar Law, capitano del sommergibile, e al suo vice Bepo. ‹‹Prego, da questa parte, qui potremo parlare liberamente›› li condusse in una stanza appartata generalmente utilizzata per i consigli di guerra.
Al tavolo circolare stavano seduti, oltre alla Fenice e agli ospiti, Ace e il fratello Rufy. Il destino di quest’ultimo era il tema principale della riunione.
‹‹Così consigliate di attraccare a Sabody›› soppesò Marco scrutando i presenti.
‹‹Abbiamo un messaggio da parte di Rayleigh›› cominciò Jimbe ‹‹si offre di addestrare Cappello di Paglia per i prossimi due anni prima che lui prosegua nel Nuovo Mondo e propone un piano per avvisare la sua ciurma››.
Pugno di Fuoco iniziò ad agitarsi sulla sedia: ‹‹Posso addestrare io il mio fratellino››.
‹‹La sua ciurma andrebbe avvisata comunque›› si intromise Bepo.
‹‹Non è possibile che tu addestri Rufy, hai dei doveri nei confronti della tua famiglia, sei anche mio fratello e io non posso permettere che tu te ne vada dalla ciurma di Barbabianca›› lo redarguì Marco.
‹‹Può rimanere con noi››.
‹‹Ha il suo destino da percorrere, e tu lo sai bene›› la Fenice era irremovibile.
‹‹Vado dal nonnetto›› esclamò Cappello di Paglia alzando i pugni al cielo e ribaltandosi dalla sedia.
‹‹Allora è deciso›› si alzò dalla sedia Trafalgar Law ‹‹se desiderate lo accompagneremo noi a Sabody››.
‹‹No, anche noi ci dirigeremo là›› decise Marco stendendo una mappa davanti ai presenti ‹‹dalla nostra posizione attuale sono tre giorni di navigazione››.
 
***
 
La seduta era tolta, Rufy rimase a conversare con Jimbe e fare la conoscenza del Chirurgo della Morte, mentre la Fenice si avviò verso la cucina: la maggior parte mattinata era trascorsa in riunione e lui doveva ancora impartire gli ordini per il pranzo.
Si stupì entrando nella stanza e trovando la ragazza coi capelli bianchi già all’opera. Sorrise rendendosi conto che non era solo e non tutti gli oneri pesavano sulle sue spalle perché i membri della sua ciurma lo sostenevano.
‹‹Cosa prevede il menù di oggi, chef?››.
Deidre si voltò sorpresa: ‹‹Chef? Non è esagerato?››.
La Fenice immerse l’indice nella pentola del sugo che stava sobbollendo piano e se lo portò alla bocca: ‹‹Direi di no, cucini benissimo!››.
Deidre arrossì a quell’elogio inatteso voltandosi e tornando a pelare le carote, ma anche Marco si irrigidì dato che non era sua abitudine fornire complimenti. Calò un silenzio imbarazzante interrotto però dalla comparsa di Ace.
‹‹Sabody?›› sbraitò il ragazzo di fuoco.
‹‹Dobbiamo attraccare per fare rifornimento e raccogliere informazioni sul resto della ciurma dispera›› spiegò Marco.
‹‹Stiamo andando ad incontrare Rayleigh›› ribatté rabbioso Pugno di Fuoco.
‹‹È un bene che sia lui ad allenare Rufy, è forte e, soprattutto, ha esperienza! Glielo affideremo con tutte le raccomandazioni del caso, quindi non preoccuparti per tuo fratello›› lo rassicurò Marco.
Invece di essere rinfrancato Ace fu pervaso da una furia cieca e ricominciò ad urlare: pezzi di frasi incomprensibili si miscelavano al fuoco sprigionato lentamente dalla pelle del ragazzo.
‹‹Rayleigh? Tu sai lui chi è! Tu sai io chi sono!›› furono le ultime parole pronunciate dal moro prima di scagliarsi contro la Fenice. Marco liberò le ali che invasero lo spazio circostante, piegò le ginocchia pronto a sostenere l’impatto. In un turbinio di fiamme, sedie ribaltate e pentole scaraventate al suolo i due comandanti si scontrarono, si colpirono e si ferirono, fino a quando non furono soddisfatti. Ansimando e lanciando un ultimo sguardo risentito Ace lasciò la stanza. Corse a perdifiato lungo il corridoio mentre le lacrime premevano per uscire, nella foga travolse qualcuno facendolo capitolare al suolo.
‹‹Guarda dove vai!›› Reira inginocchiata a terra cercava di rassettarsi raccogliendo le ciocche rosse dietro le orecchie. Guardò il ragazzo di fuoco che non si era ancora mosso, la faccia che baciava il pavimento.
‹‹Ehi›› lo scosse appena ma lui ripresa la sua folle corse verso il ponte della nave.
 
***
 
In cucina regnava il caos. Il sugo scorreva lento sul pavimento tracciando disegni vermigli. Deidre, che si era riparata sotto il tavolo durante lo scontro tra la Fenice e Pugno di Fuoco, ora contemplava delusa il suo lavoro perduto, nelle mani reggeva uno straccio pronta per cominciare a pulire ma era bloccata e le lacrime calde bagnavano il pavimento.
‹‹Dovrai ricominciare da capo…›› furono le uniche parole che Marco riuscì a pronunciare prima che la ragazza, in uno scatto d’ira, gli lanciasse addosso lo  straccio.
‹‹Vi azzuffate come bambini e poi tu pretendi che sia io a porre rimedio ai vostri disastri? Eh no, caro! Adesso ti arrangi e non mi interessa se sei il capitano! Potresti essere anche un ammiraglio o un drago celeste! Non me frega niente, ora ti arrangi!›› esclamò e se ne andò.
‹‹Io odio lo spreco alimentare›› continuava a brontolare Deidre mordendosi le unghie per la frustrazione. Si fermò al centro del corridoio in un via vai di uomini che si affaccendavano sottocoperta, il ritmo dei lavori era scandito dal rumore della pioggia che aveva preso a cadere, inesorabile, da qualche ora tormentando i  legni del ponte della nave. Battendo a terra facendo schioccare i bassi tacchi degli stivali contro il pavimento si portò le mani ai fianchi decisamente insoddisfatta, lo sguardo corse dal soffitto ai piedi soffermandosi sulle gambe coperte dal grembiule grembiule. La bianca sbuffò e fece dietrofront decisa a riportarlo in cucina.
Maledizione, come sono distratta.
Si bloccò sulla parta della stanza alla vista del suo comandante chino sullo strofinaccio: le pietanze rovesciate gli lordavano i pantaloni mentre mestamente combatteva contro le macchie di sporco che imbrattavano le superfici.
Sembra così giovane pensò Deidre e ha un’aria così umile… Una punta di rimorso le attanagliò l’anima inondandola di vergogna per la scenata appena fatta. Del resto è stato Ace ad attaccar briga.
Ace.
Si voltò in dubbio se andare a cercare il ragazzo di fuoco, l’aveva visto particolarmente turbato e voleva stargli vicino, proprio come lui l’aveva soccorsa in passato. Erano ricordi appartenenti a molto tempo fa, precedenti alla sua entrata nella ciurma di Barbabianca, prima che lei prendesse il mare, risalivano a quando erano bambini, sentimenti incisi nel cuore che Deidre aveva memorizzato e coltivato con cura.
Tornò a posare lo sguardo sul capitano, combattuta. Infine si decise, si avvicinò al giovane e gli tolse delicatamente lo straccio dalle mani. Anche se fosse andata da Pugno di Fuoco non avrebbe saputo che cosa dire.
 
***
 
Rivoli d’acqua si espandevano sul legno laccato. Reira vedeva bene il ragazzo accucciato sul ponte, le gocce di pioggia che evaporavano al contatto della sua pelle bollente creavano una sottile nebbia intorno a lui. Si avvicinò cauta.
‹‹Questo diluvio è arrivato all’improvviso›› esordì la ragazza.
‹‹Già…››.
Anche le lacrime che sgorgavano dagli occhi del ragazzo scomparivano in fretta. La rossa gli si sedette accanto in silenzio.
‹‹Sono il figlio di Gold D. Roger ma non voglio esserlo, potendo l’avrei ammazzato io con le mie mani, mentre Barbabianca, l’uomo che chiamavo padre, è morto a causa mia, non lo trovi un brutto scherzo del destino? Per peggiorare la situazione adesso ci stiamo dirigendo a Sabody: bisogna incontrare Rayleigh, il braccio destro del mio vero genitore…›› sibilò Ace.
‹‹Non è colpa tua se è morto nostro padre, nessuno lo pensa, io non lo penso… è che certe volte succedono cose brutte indipendentemente dalla nostra volontà, ma non per questo bisogna colpevolizzarsi!›› rispose Reira.
‹‹Mi piacerebbe solo scomparire››. Il moro iniziò a raccontare la sua storia straziata da una processione di morti, un’incontrollabile fiume di parole sgorgava dalle sue labbra lasciandogli la gola riarsa. La ragazza stette al fianco del giovane per ore, non  capiva i suoi discorsi, ascoltava soltanto il suono della sua voce, un ritmo scandito dallo scrosciare della pioggia, ma non si sentì affatto più vicina a lui, anzi lo trovò quanto mai lontano.
La lontananza percettiva, tuttavia, è spesso la culla di curiosità recondite che, stimolate dalle circostanze, esplodono irruenti come fuochi d’artificio nella notte, fu così che in Reira nacque il desiderio di conoscere Ace più a fondo, capire i suoi sentimenti e salvarlo dalla solitudine.
La storia era terminata ma nessuno dei due si muoveva e l’acquazzone li inzuppava con irruenza.
‹‹Sei una ragazza davvero gentile per avermi ascoltato, spero di non averti eccessivamente annoiato››.
‹‹Sono un’infermiera, è compito mio curare le ferite… anche quelle che non si vedono›› era una scusa stupida, ma non sapeva nemmeno lei perché fosse rimasta a sostenerlo.
‹‹Ti prego, non raccontare a nessuno quello che ti ho detto›› Pugno di Fuoco si strofinò il viso.
Reira annuì.
‹‹Torniamo dentro›› disse Ace alzandosi.
Appena chiusa la porta alle loro spalle la rossa si avviò verso la camera per cambiarsi gli abiti fradici ma non fece nemmeno un passo che si ritrovò circondata da due braccia forti, rimase paralizzata per la sorpresa. Il battito del suo cuore accelerò di colpo mentre le guance si imporporavano.
Perché Ace mi sta abbracciando?
Il ragazzo lentamente le accarezzò la testa e i capelli facendo scorrere le ciocche sottili tra le dita, infine si staccò sorridendo compiaciuto.
‹‹Ma che fai?›› inveì la ragazza stringendosi, in un gesto di protezione, i vestiti al petto: erano asciutti. Col calore sprigionato dal suo corpo, Ace aveva funzionato come una stufa vivente.
‹‹Se si ammala l’infermiera siamo spacciati! Quindi dovresti stare più attenta, scema!›› l’ammonì Pugno di Fuoco, mostrandole la lingua e andandosene via.
 
 
Sai Deidre, sto stringendo saldamente la tua mano,
e non intendo lasciarla,
quindi perdonami se cerco di afferrarne anche un’altra.
 


 
Angolo dell’autrice: vi ringrazio di aver letto fin qui, questo capitolo forse è un po’ troppo lungo, quindi spero di non avervi annoiato! Mi auguro di sentire le vostre opinioni, quindi recensite, recensite, recensite!!! Grazie!!
Un bacio,
Eirynij
   
 
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