«Mr White,
mi chiedo perché-» Jesse si interrompe
per riprendere
fiato. Ha il respiro affannato mentre sfrega il bancone dell’Harvey e Walter sa che sta
facendo più fatica
di
quanto dovrebbe. Il ragazzo ha parecchia droga in
circolo ancora dalla sera prima, probabilmente.
«Dobbiamo
farci un culo del genere per dei tossici che se ne fregano
della qualità della nostra roba» aggiunge.
Walter si volta di
scatto. Il ragazzo è girato di spalle, chinato
sulla superficie legnosa del mezzo.
«Punto primo: è la mia
roba. Punto secondo: zitto e lavora».
Dietro di lui, Jesse
smette di sfregare e scuote la testa.
«Mr. White,
andiamo. Lo sai anche tu ho ragione! Sono tutti tossici
che vivono nella loro merda». Con la mano si asciuga
il sudore dalla
fronte, poi guarda fuori dal piccolo finestrino. Il sole
è bollente,
alto nel cielo azzurro di Albuquerque, e il camper sta
diventando un
forno. «Cazzo, che
caldo» aggiunge, facendosi aria con la
mano.
In silenzio, Walter
continua a lavare le ampolle. Avverte Jesse immobile
dietro di lui, e sta per girarsi di scatto e
chiedergli perché non sta
finendo il suo lavoro, quando il ragazzo sospira.
«Sai, a
volta mi chiedo se quel bambino sta bene».
Walter smette di
pulire, poi si volta lentamente. Guarda il ragazzo da
sopra la sua spalla.
«Quale
bambino?».
Il suo ex-allievo gli
sta dando le spalle, probabilmente concentrato a
osservare il deserto fuori dall’Harvey.
«Il figlio
di quella coppia che aveva fregato Skinny Pete» risponde, il tono
di voce leggermente più basso.
Walter distoglie gli
occhi dal ragazzo, tornando ad osservare le
ampolle macchiate. Erano passate settimane da quell'incidente, e lui
l'aveva
già quasi rimosso.
«Ti stai
riferendo a quella donna che ha schiacciato la testa del
marito con l'ATM?».
Sente Jesse sospirare
di nuovo.
«Cristo,
sì».
Per qualche lungo
minuto, nessuno dei due dice una parola. Walter sa
che l'attrezzattura da laboratorio è quasi pulita, e sa
anche che Jesse sta
sfregando sempre più
debolmente, può sentirlo. Ma per
qualche strano motivo, desidera intrattenersi
ancora un attimo.
«Sai» dice
allora. «Non pensavo
fossi uno a cui piacciono i bambini».
Se si voltasse
potrebbe vedere Jesse sorridere, gli occhi
azzurri riflessi nel vetro e il cielo scintillante
del New Mexico a ricambiargli lo sguardo.
«Prima di
andare via gli ho detto una cosa».
Pausa.
Questa volta Walter si gira.
«You have a good rest of your life, kid».
Jesse si volta e
guarda il suo ex professore di chimica dritto
negli occhi.
«Spero stia
bene» aggiunge.
Poi scrolla le spalle
e torna a sfregare la superficie del
bancone.
L'aria è gelata, il respiro gli si condensa in nuvole di fumo non appena fuoriesce dalla bocca. Quella
era la fine
di tutto, uno davanti all’altro senza nemmeno il coraggio di
parlare.
Ciò
che è rimasto di Jesse, una
maglia sporca e due occhi vacui, si avvicina ad
una delle macchine nel parcheggio. Walter fa
ancora qualche passo poi si ferma,
e aspetta.
Il fianco gli brucia terribilmente e
un
dolce intorpidimento gli sta arrivando alla testa, cerchi
di dolore che salgono a ondate,
ed è come se l'aria avesse
un odore diverso, un
profumo che mai ha sentito ma che ricorda appena la morte.
Jesse si ferma davanti alla portiera.
Walter
lo guarda, aspettando,
e il ragazzo deve aver capito che quello è il loro ultimo momento, perché si volta.
Quello che segue è un lungo sguardo, doloroso come il male che si sono fatti, i suoi occhi
chiari puntati su quel ragazzino disordinato e
strafottente, incapace di parlare senza usare parolacce come
intercalari,
inadatto a reggere situazioni difficili senza affondare nel panico.
Walter lo osserva e si rende conto che il suo ex studente ora
assomiglia tanto
al guscio di un uomo infelice.
Stringe appena la mascella e senza averle richieste gli arrivano alla mente ondate di ricordi
che si condensano in
uno solo: Jesse in mutande che cade
da un tetto e
poi si rialza, gli fa segno
di tacere e scappa, THECAPN scritto sulla targa
di quella macchina
rossa.
Vorrebbe tanto dirgli che per quanto abbia desiderato ardentemente che
morisse e
per quanto gli è tutt’ora difficile accettare il suo tradimento, lui è stato un po'
come un figlio.
Mentre lo guarda cercando di resistere al dolore al fianco si dispiace di essere l'uomo che è, perché se
non lo fosse
lo abbraccerebbe un’ultima volta.
Ma non lo fa,
e riduce i suoi pensieri a
un leggero cenno con la testa.
Quando Jesse ricambia annuendo appena, Walter sa che quello è il loro perdono e il loro addio,
e gli basta. Lo guarda salire
salire macchina e fare retro
e per un secondo ha la sensazione di essere investito ma Jesse
accelera, il
motore su di giri, finché non sfonda il cancello della
struttura e diventa un
punto luminoso che si allontana nella notte.
Walter rimane al freddo ancora qualche secondo, gli occhi fissi nel punto
il suo ex partner è scomparso.
Good luck for
the rest of your life, kid,
pensa.
Poi si gira ed entra nel laboratorio.
* Ho scelto di mettere
la scritta in inglese per un motivo
banalissimo: non ho visto Breaking Bad doppiata e quindi non
so come hanno tradotto quella particolare frase.
L'ho lasciata in lingua originale per essere il più fedele
possibile alla
serie.
Spero che la storia
sia stata di vostro
gradimento.