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Autore: Loulou_24    03/04/2017    0 recensioni
Ammetto che è il classico cliché innamorarsi del migliore amico del fratello maggiore,giuro che ne avrei fatto volentieri a meno di questo amore impossibile se avessi potuto scegliere. Ma si sa, non si sceglie chi amare. O si? Io in ogni caso non ho avuto possibilità di scelta. E’successo e basta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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«Parliamo un secondo.» Disse Rìan quasi con tono implorante.
Guardai indecisa prima l’uno e poi l’altro. Aprii bocca per rifiutare ma Sam intervenne prima di me.
«Andrò a dare un occhiata a quella panchina, sembra interessante. Ehm…Comoda.» Indicò la panchina dall’altro lato del marciapiede e si allontanò lasciandoci da soli.
Appena si fu allontanato a sufficienza mi voltai a guardare Rìan incrociando le braccia al petto, fingendomi molto più arrabbiata di quanto in realtà non fossi.
Ero infastidita perché aveva costretto Sam ad allontanarsi ma allo stesso tempo non potevo non sentirmi lusingata per quelle attenzioni da parte sua. Il fatto che avesse insistito così tanto per parlare con me mentre ero con un altro ragazzo, che per quanto ne sapeva lui poteva benissimo essere il mio ragazzo, significava molto per me.
Tempo fa avrei potuto solo sognarli dei rapporti di questo tipo con lui: ricevere messaggi da lui o ritrovarmi il suo corpo incollato al mio, sul punto di baciarci (questo momento in particolare l’ho sognato molte volte e tralasciamo il fatto che volesse solo usarmi, ciò che conta è che mi ha vista in quel senso) e ora lui, davanti a me che non chiede altro che parlarmi. Niente di tutto questo lo avrei mai ritenuto possibile,credevo che lui mi vedesse solo come “la sorella di Nic, l’intoccabile sorella di Nic” e ora altroché se mi toccava.
«Scusami se vi ho interrotti.» Disse lanciando un’occhiata risentita alla panchina.
Decisi di non rispondere per lasciarlo insicuro sui rapporti tra me e Sam così alzai semplicemente le spalle per invitarlo a continuare. «Ma tu mi stai ignorando e»
«Non ti sto..» cercai di ribattere ma lui alzò la voce impassibile per interrompermi. «Ma tu mi stai ignorando e non sapevo quando ti avrei rivista. Lontana da Nicholas» Aggiunse evidentemente dopo aver pensato se era il caso o no di accennare a mio fratello. «E io dovevo spiegarti, ti devo una spiegazione per il comportamento a casa tua.» Si passò una mano sulla fronte come per cancellare il ricordo del suo comportamento. «E per quella frase.» Non ci fu bisogno di spiegare quale frase, sapevo perfettamente a cosa si riferiva, sapevamo entrambi che era stata quella frase “Il fatto è che ero davvero giù e..vulnerabile, tu eri lì, mi hai fatto davvero stare meglio prima e ho sentito il bisogno di avvicinarmi a te”,a far degenerare la situazione.
Prima che dicesse queste parole una piccola possibilità che lui si fosse avvicinato a me non solo per essermi messa in mostra mi aveva sfiorato ma dopo aver pronunciato questa frase ogni speranza si è infranta. Era chiaro che la rottura con Rosalie lo aveva distrutto e voleva distrarsi, sfogarsi con qualcuno che per certo avrebbe ceduto facilmente ad un suo minimo tentativo.
In questi anni forse non sono stata brava a nascondere i miei sentimenti per lui. Lui sapeva di piacermi e ha pensato che non mi sarei tirata indietro se solo si fosse avvicinato.
«Quando ci ho ripensato mi sono reso conto di quanto io mi sia espresso male e avrei voluto prendermi a pungi.»
Per poco non mi lasciai sfuggire un “anche io”.
Si fermò in attesa di una mia interruzione ma per adesso non avevo ancora nulla da obbiettare.
«Vedi, quello che realmente intendevo è che ero a pezzi, Rosalie mi aveva appena confessato di avermi tradito e io volevo…» si guardò intorno come in cerca di ispirazione «non so cosa volevo realmente.» concluse frustrato.
«Quindi hai pensato di vendicarti usandomi! “Megan tanto è cotta di me, me la scoperò così Rose capirà cosa significa”.» A quel punto fu difficile controllarmi e mantenere un tono di voce basso per evitare che Sam sentisse.
Rìan si irrigidì sentendomi dire quella parole ma poi il suo volto si addolcì. «No, non ho mai pensato una cosa del genere.» Mi prese le mani tra le sue, per calmarmi. «Meg non ho mai pensato una cosa del genere! E’ solo che stavo male e mi sentivo abbandonato, avevo bisogno di sentirmi apprezzato e tu sei riuscita a farmi sorridere quel giorno, mi hai fatto capire che ti importava di me e ho scambiato la gratitudine per attrazione.»
Questo cambiava le cose. Allontanai le sue mani da me di scatto, e lui mi guardò sorpreso. Forse pensava che quel discorso mi avrebbe fatta sentire meglio. E lo avrebbe fatto se solo io non fossi stata irrimediabilmente cotta di lui. Ciò che aveva appena detto significava che lui non era neanche lontanamente interessato a me e non lo sarebbe mai stato. Mi ero illusa che lui almeno fosse attratto fisicamente da me e magari col tempo sarei riuscita a farmi apprezzare da lui in tutto e per tutto, sarei riuscita a farmi conoscere ma lui era solo grato perché l’avevo consolato dopo la rottura con la sua ragazza.
E pensare che voleva sentirsi apprezzato. Se solo sapesse quanto io lo apprezzo.
«Ti apprezzo molto più di quanto immagini.»
Mi diressi verso Sam con gli occhi puntati sull’asfalto per piazzarmi un falso sorriso sulla faccia. Quando rialzai il viso non c’era traccia, su di me, della tristezza che provavo dentro.
Era finita, per davvero. Non dovevo più lasciare che Rìan entrasse nei miei pensieri. Dovevo concentrarmi solo su Sam ora.
Lo presi per mano e lo iniziai a condurre verso la cima della salita. Non mi girai indietro a guardare cosa stesse facendo Rìan ma non lo sentii protestare La sua spiegazione l’aveva data, quindi probabilmente ora doveva sentirsi a posto con la coscienza.
«E’ un amico di mio fratello, ha litigato con lui e voleva che lo aiutassi a farsi perdonare.» Non so se suonasse credibile come spiegazione e non so quanto aveva ascoltato delle nostre parole ma Sam non fece commenti, si limitò a indicarmi una stradina sulla destra.
 
«Siamo arrivati appena in tempo! Questo luogo si mostra in tutta la sua bellezza solo al tramonto.»
Superammo un cancello arrugginito ed incurvato dalle piante che gli erano cresciute intorno e davanti a me si presentò lo scenario più bello che avessi mai visto. Sembrava una terrazza ma forse questo non era il termine adatto. In fondo c’era una ringhiera anch’essa arrugginita, dietro cui si vedeva parte della città sottostante; al centro c’era una fontana che non spruzzava più acqua ma sembrava spruzzare natura, dalla vasca fiori ed erba incolta uscivano e le bocchette più in alto erano ricoperte in parte di muschio; tutto il pavimento, una volta lastricato alla perfezione, era rotto dai ciuffi di erba che erano cresciuti.
Era architettonicamente un luogo bellissimo. La natura e ciò che l’uomo aveva costruito si amalgamavano alla perfezione. La luce del tramonto poi donava un’atmosfera magica a quella strana piazza.
Le piante incolte facevano capire che era un luogo dimenticato da un po’ ma lo rendevano unico e suggestivo.
Sembrava quasi stonare quel posto così incantevole in una cittadina banale e anonima come la nostra. Come se fosse stato rubato da una città più bella e nascosto lì, in cima a quella salita.
«E’ davvero bellissimo.» avrei voluto usare termini più adatti ma non mi veniva in mente altro, in quel momento ero senza parole.
«Sediamoci.»
Pensavo si riferisse ad una delle tante panchine sparse per quella sorta di parco invece mi guidò verso la fontana e si sedette per terra con la schiena appoggiata al bordo della vasca poi tirò fuori dalla tasca il suo telefono e scelse una canzone. La riconobbi subito: Mac DeMarco, Chamber of reflection. Non pensavo apprezzasse questo tipo di musica ma ero felice che avessimo gli stessi gusti. Quando capì che la canzone era di mio gradimento posò il telefono in bilico sul bordo della fontana. Mi sedetti a gambe incrociate accanto a lui e iniziai a guardarmi intorno cercando di imprimermi nella mente ogni dettaglio di quel posto.
«Da qui si ha la visuale migliore! E’ uno dei miei posti preferiti e credo di essere quasi l’unico a conoscerlo, o meglio, l’unico che sa che questo posto non è più chiuso. Una volta c’era un grosso lucchetto su quel cancello laggiù ma la mia curiosità ha prevalso: ho rubato un paio si attrezzi dal garage di mio padre e l’ho aperto.» Lui con quei suoi modi gentili e gli occhi buoni proprio non riuscii ad immaginarmelo mentre compiva un atto illegale, magari di notte con una felpa scura e delle cesoie nascoste sotto la maglia.«Forse questa parte non avrei dovuto raccontartela. Penserai che sono un criminale ora.»
«Bè, si sa che i ragazzi cattivi fanno sempre colpo sulle ragazze.»
«Oh in tal caso allora devi anche sapere che  nel tragitto  ho fatto cadere per sbaglio una carta per terra e non l’ho raccolta e poi credo di essere passato con il rosso ad un attraversamento pedonale.»
«Davvero dei crimini imperdonabili. Oh Sam! Come sono attratta da te ora!» Dissi cercando di imitare il tono di voce di quelle ragazze sexy quanto erano stupide.
«Grandioso!»
Scoppiai a ridere e mi venne naturale inclinare la testa e poggiarla sulla sua spalla, stranamente quel contatto non mi mise a disagio, anzi era piacevole. Anche lui inclinò la testa verso di me, sentivo sui capelli l’angolo della sua mascella, la sua camicia era morbida sotto la mia guancia e il suo profumo mi invase le narici. Lasciai scorrere lo sguardo sulle parti di lui che riuscivo a vedere, osservai ogni dettaglio: il braccialetto di cuoio intrecciato sul braccio che teneva posato sulla gamba piegata, le sue mani grandi che mi fecero venire voglia di toccarle, il suo addome che si alzava e si abbassava quando respirava e le sue scarpe da ginnastica.
Ce ne restammo in silenzio per un po’, guardando il sole che colorava tutto di una sfumatura sempre diversa a mano a mano che scendeva. E fu bello e romantico ma poi quel silenzio iniziò a sembrarmi imbarazzante cosi aprii bocca..
«Quante altre ragazze ci hai portato qui, eh?»
…E dissi la stronzata.
Mi picchiai mentalmente per quella idiozia e alzai la testa dalla sua spalla per fargli vedere la mia espressione scherzosa, in modo che capisse che era una battuta e che non mi doveva rispondere.
«Sei l’unica.»
Capii che era sincero e non potei fare a meno di arrossire e sentirmi in colpa per i miei sentimenti confusi su Rìan.
Non risposi ma mi riappoggiarmi contro di lui e gli presi una mano fra le mie cercando di fargli capire con quel gesto quanto quelle parole mi facessero sentire lusingata, quanto mi facesse sentire speciale il fatto che avesse condiviso quel posto solo con me e con nessun’altra.
 «Perché è stato chiuso?» Avrei voluto chiedergli come mai avesse scelto di mostrarlo proprio a me ma in quel momento non mi sentii abbastanza audace e forse non ero ancora pronta per sentire la risposta.
«Non lo so, ma è troppo bello per non essere guardato.»
«Sì, non posso pensare che un luogo così bello non venga visto da nessuno.»
Piano piano si scostò da me, quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi, avvicinò una mano al mio viso e la tenne lì sulla guancia per qualche secondo. Non riuscii a sostenere il suo sguardo così abbassai gli occhi e iniziai ad osservare la sue labbra piegate in un mezzo sorriso. Con il pollice tracciò una linea leggera sulla guancia come si fa quando si asciuga una lacrima poi spostò la mano più indietro verso la nuca e con decisione avvicinò il mio volto al suo, mi irrigidii e il cuore prese a battermi veloce.
 Negli ultimi 3 anni le uniche labbra che avevo immaginato di baciare erano quelle di Rìan, il mio corpo,evidentemente, non aveva ancora capito che la mente ormai era andata avanti. Lui forse si accorse del mio cambio di atteggiamento infatti posò le labbra all’angolo della mia bocca con una indescrivibile dolcezza, quasi avesse paura di rompermi e il quel momento sentii il bisogno impellente di baciarlo.
Stava per allontanarsi da me così lo afferrai per il bordo della maglietta, lo attirai di nuovo a me e posai le labbra sulle sue.
Fu un bacio dolce al sapore di birra sulle note di una canzone dei Pink Floyd: Comfortably Numb.
Fu lui il primo a staccarsi, ci guardammo negli occhi per un attimo, come se volessimo fermare bene nella mente quel bacio prima di allontanarci, assaporarlo. Poi  tornammo a guardare il sole,che ormai era quasi sparito, con la melodia della canzone che ci risuonava ancora nella mente.
Ci tenevamo ancora per mano, lui prese a disegnarmi linee immaginarie sul dorso della mia, rimanemmo lì per un bel po’ in quella posizione, finché il cielo non divenne blu scuro allora Sam si alzò e mi tirò su con lui.
 
Mi accompagnò a casa e prima di salutarmi mi stampò un bacio leggero sulla guancia.
Quando mi misi a letto dopo cena sentivo ancora il suo profumo sulla pelle, era stato davvero piacevole quel pomeriggio con lui e si piazzava decisamente al primo posto su…quanti? Tre? Primo su tre nella mia classifica degli appuntamenti. Un bel risultato!
E soprattutto mentre ero con lui il pensiero di Rìan mi aveva toccata così poco.
  
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