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Autore: adelhait13    03/04/2017    3 recensioni
La pioggia scendeva lenta e inesorabile sui vetri di una finestra di un bellissimo appartamento.
Il suo abitante era seduto su di una poltrona accanto ad un caminetto oramai spento, rendendo il luogo freddo e inospitale. Infondo a lui questo non importava. Il freddo era divenuto suo amico. Alleato.
Rivista e corretta
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bene, bene. Questa storia nacque ben dieci anni fa. Infatti, rimase a metà per via della mia pigrizia.
Una semplice storia d’amore tra i personaggi del mio manga preferito.
Girovagando sul mio vecchio profilo la vidi e come un fulmine a ciel sereno, lei mi richiamò e…come ben vedete la ripropongo con delle modifiche.
Infatti, era ricca di errori. Beh, in dieci anni ne è passata di acqua sotti i ponti, no?
Avevo sedici anni e d’ero piccina e ora…26 anni e po’ vecchietta.
Laureata e lavoratrice folle.
La finirò, come le altre storie lo giuro.
Piccolo avvertimento. I personaggi sono OOC, ma lo metterò anche tra le note. Ma essendo questa una storia romantica cadere nel melenso, mi sembra doveroso. E poi un po’ di dolcezza ci vuole in fin dei conti.
Altre cose? Beh, la coppia Naraku/Kikyo che poco amavano all’epoca, ma che spero che oggi piaccia un pochino.
Beh, per ora e tutto!
Un bacio e buona lettura.



Ritornare ad amare




1°: Freddo

 

 

La pioggia scendeva lenta e inesorabile sui vetri di una finestra di un bellissimo appartamento.
Il suo abitante era seduto su di una poltrona accanto ad un caminetto oramai spento, rendendo il luogo freddo e inospitale. Infondo a lui questo non importava. Il freddo era divenuto suo amico. Alleato.
Ogni tanto guardava delle foto, mentre portava alle labbra un bicchiere colmo di whisky.
In quelle foto vi era lui in compagnia di una donna. Erano felici, infatti, poteva vedere i loro visi contenti davanti alla macchina fotografica.
Posò il bicchiere su di un tavolino lì accanto, e cominciò ad accarezzare la superficie liscia di quell’immagine.

Due anni…sono trascorsi due anni d’allora. Da quando, tu mi hai lasciato solo in questo mondo. Ora cosa mi resta? Nulla…un vuoto che mai potrà colmarsi.

Si alzò dalla poltrona facendo cadere a terra le foto. Le guardò poggiarsi sul gelido pavimento. Digrignò i denti e con impeto di rabbia riprese il suo bicchiere e bevve l’ultimo resto di quel liquido giallognolo. Un sapore aspro e bruciante per lenire quel dolore.
Quel dolore lento e soffocante che non gli dava tregua.
Finito di bere si voltò e notò che la bottiglia, posta su quel tavolino, era ormai vuota. Con passo deciso si diresse verso il mobile bar per prenderne una nuova, quando il telefono squillò. Lui si voltò e lo guardò con indifferenza. Ora aveva qualcos’altro a cui pensare.
Lo lasciò squillare per un po’, quando la segreteria partì. La voce che sentì era quella di una persona che ben conosceva. Una smorfia di disgusto. Ecco cosa provava in quel momento sentendo quella voce.

 [ Sesshoumaru, sono io, Inu Yasha…ti ho chiamato per sapere come stavi. Io e Kagome siamo preoccupati. Sono svariati giorni che non ti fai sentire…]

Lui ascoltava, mentre riempiva il suo bicchiere.

Lasciatemi in pace! Basta con questa stupida facciata buonista di pura ipocrisia! Voi non capite il mio dolore!

[E poi ti volevo dire… beh, che non manca molto al Natale e non voglio che il mio unico fratello…]

Fratellastro. Puntualizzò mentalmente, mentre beveva un altro sorso.

[Lo trascorra da solo…ti prego Sesshoumaru alza quella dannata cornetta! So che sei in casa a bere!]

Natale, la festa solo degli schiocchi come te.

Si avvicinò al telefono alzò la cornetta e gli urlò.

-Lasciami in pace!-.

E sbatté la cornetta, lasciando la persona dall’altra parte arrabbiata e offesa.





***



Infatti, Inu Yasha restò qualche secondo con il ricevitore in mano.
Era senza parole, ma la rabbia prese il sopravvento. Strinse la cornetta e la mise giù.

-Lo sapevo che andava così! Stupido testone!-.

Kagome si avvicinò a lui e mise una mano sulla spalla. Doveva calmarlo.

-Su, Inu Yasha non fare così, vedrai che cambierà idea-.
 
Poggiò il viso sulla sua spalla. Comprendeva il dolore di Sesshoumaru, ma anche il rammarico del suo uomo.

-Ne dubito fortemente!-.

Disse buffando Inu Yasha, mentre si allontanava da Kagome e si dirigeva in salotto.

-Era meglio che non lo invitavo per trascorrere il Natale con noi, si merita di restare solo!-.

-Inu Yasha!-.

Urlò Kagome raggiungendolo. Non poteva credere a ciò che aveva sentito. Quella frase l’aveva ferita. Lo afferrò per un braccio costringendolo a guardarla dritta negli occhi.

-Spero che tu stia scherzando!-.

Gli disse piena di rabbia. Inu Yasha la guardò negli occhi. In quei splenditi occhi nocciola dolci e gentili, che adesso lanciavano lampi di rabbia. Sospirò consapevole che avrebbe perso, infatti le disse.

-Perdonami, ma non riesco a capire il suo comportamento. Ormai sono trascorsi due anni dalla morte di Kagura e lui continua a stare chiuso in se stesso. Io desidero aiutarlo, ma non vuole-.

Kagome poggiò il capo sul suo petto. Era triste per quella situazione così annichilente. Sentiva le lacrime prepotenti pizzicarle gli occhi, ma s’impose di non piangere.

-Sai quando si ama una persona difficilmente riesci a dimenticarla. Siamo entrambi consapevoli che sono trascorsi due anni, ma per Sesshoumaru no!  Per lui sembrano passate solo poche ore. Dobbiamo dargli il tempo necessario per guarire le ferite. L’unica cosa che possiamo fare e quello di restargli accanto e di non lasciarlo solo-.

Aveva ragione. Tremendamente ragione. Infatti, Inu Yasha la abbracciò con dolcezza e le disse.

-Hai ragione…dannazione hai sempre ragione! Che cosa sarebbe di me senza di te?-.

Lei rise sentendo quella frase e gli disse.

-Beh, di sicuro saresti morto di fame…su ora andiamo a mangiare, stupido testone-.

Si staccò e lo prese per un orecchio, facendolo gridare dal dolore.

-Kagome ti prego lasciami l’orecchio, se me lo tiri così me lo stacchi…ahi…-.

Lei rideva di gusto, intanto si dirigevano in cucina, dove vi era in tavola una cenetta fumante. Ma d’un tratto lui prese il polso di quella mano che lo torturava, e con velocità avvicinò il suo viso al suo.

-Adesso mi voglio vendicare-.
Sibilò.
Lei guardò maliziosa e sorridendo gli domandò.

-E come?-.

-Così-.

Lui la baciò con passione, lasciandola senza fiato. Infatti, quando si staccarono.

-Ti piace la mia vendetta?-.

-Certo che mi piace, ma adesso andiamo in tavola se no, tutto si fredda-.

Così la dolce coppietta si diresse verso la cucina a consumare la cena.


***


Si sentiva ancora furioso nei confronti di suo fratello, con rabbia staccò la presa del telefono e lo scaraventò a terra.
Un rumore di plastica rotta si diffuse per la stanza.

Così non scocceranno più…mi lasceranno in pace finalmente, voglio restare solo…solo nel mio dolore.

Si diresse verso il mobile bar, prese la bottiglia e si diresse nel suo studio.
Poggiò la bottiglia sulla scrivania, accese il computer e si sedette alla poltroncina. Doveva distrarre la mente con il lavoro. Questo doveva fare, però una sua foto era lì, che lo guardava sorridente.
La prese e la guardò per svariati minuti e poi veloce la ficcò in un cassetto della scrivania.

Basta! Non devo più pensare a te, anche se…anche se non ci riesco, ma lo devo fare.

Intanto il computer era pronto, lui prese la bottiglia e versò un po’ del suo contenuto nel bicchiere.

Adesso devo concentrarmi nel lavoro.





***




La musica rimbombava nelle orecchie di una ragazza bruna, mentre era intenta a sottolineare alcune frasi su di un libro. Di tanto in tanto canticchiava spezzoni di frasi della canzone, ma non si era resa conto che una persona la guardava sull’uscio della porta della sua camera.

Ma come cavolo fa a studiare con quella musica, che ti rimbambisce e basta! È un vero mistero!

Leggermente furioso si avvicinò alla presa dello stereo e la staccò. In quel momento la ragazza un po’ infastidita disse, senza voltarsi.

-E adesso che gli prende a questo dannato aggeggio!-.

-Che gli prende? Rin è possibile che debba venirti ogni volta a chiamare per scendere a mangiare!-.

La ragazza sobbalzò e si voltò. Vide che a parlare era stato suo fratello maggiore che la guardava un po’ infastidito.

-Ciao Naraku, è già ora di cena, ma come? Erano appena le tre due minuti fa e già sono…-.

Prese il proprio orologio poggiato sulla scrivania e vide ch’erano.

-Le otto di sera!-.

Schizzò subito in piedi, facendo cadere a terra la sedia.

Cavolo avevo promesso a Kikyo che l’avrei aiutata con la cena, chissà come sarà furiosa adesso.

-Se stai pensando a Kikyo, lei non è arrabbiata, oramai non fa più caso a te e alla tua testa tra le nuvole…piuttosto scendi subito giù, la cena è pronta da più di cinque minuti-.

Disse Naraku, ma poi il suo sguardo fu attratto dal libro della sorella, lo prese e lesse il titolo.

Totem e tabù, di Sigmund Freud.

-Ma sorellina tu non studi storia moderna? E questo che c’entra con tuoi studi?-.

Domandò un po’ stranito il fratello ma Rin sorrise e riprese il libro per riporlo nella sua libreria, un po’ disordinata. Ma infondo per lei era ordinaria amministrazione.

-Certo che studio storia moderna, ma vedi tra un mese c’è la sessione invernale, dove sosterrò l’esame di antropologia religiosa, questo dolce librettino mi serve per quell’esame-.

Rispose un po’ gonfiando il petto. Adorava studiare quella materia così arcana in alcuni punti. Religioni e usanze strane di paesi a lei sconosciuti.

-Alla faccia del librettino-.

Disse sarcastico Naraku. Infatti, il librettino, come l’aveva definito lei, era molto voluminoso.

-Beh, bando alle ciance! Scendiamo giù, se no, davvero Kikyo si arrabbia e non mi piace quando lo è-.

Disse rabbrividendo il fratello.  Infatti, sua moglie era dolce e gentile, ma quando si arrabbiava, diveniva una vera furia.

-Sì, hai ragione fratellone l’ultima volta che si è arrabbiata ti ha tirato dietro un vaso-.

Ridacchiò.

-Certo che ha un’ottima mira ti ha preso in pieno viso-.

Disse Rin continuando a ridere. Ricordare quella scena le metteva sempre allegria, cosa che non piaceva per niente a suo fratello, che la fulminò con lo sguardo.
Scosse il capo. Sua sorella non sarebbe cambiata mai. Sospirò e scese di sotto seguita a ruota da lei, dove si sarebbe consumata una ottima cena nel calore famigliare.
Ma Rin non sospettava che Babbo Natale le avrebbe portato un bellissimo regalo, un amore…

 

 

Continua…


   
 
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