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Dupont piagnucolava
e si riparava con le mani la testa infilata tra i propri avambracci, come un bambino
che sta per prenderle dalla madre.
«Non so niente! Lo giuro! Non mi fate male, vi prego…».
«Ma se non ti abbiamo neppure toccato» commentò leggermente perplesso Marcus
Boone, nome in codice “C”.
«Prevenire è meglio che curare» ribatté l’uomo facendo capolino tra le sue
stesse braccia.
«Questo buffone si fa beffe di noi, lascia che gli faccia male davvero!»
aggiunse questa volta Boone.
«Sai benissimo che Marcus non aspetta altro che di menar le mani, ti conviene
parlare prima che sia troppo tardi» intervenne Portia.
«Ma come ve lo devo dire? Non so niente!».
A quel punto risuonarono dei passi e dalla penombra fumosa della nave emerse
una figura imponente, minacciosa. Un uomo molto alto, dall’aspetto cupo, con un
occhio bendato e una profonda cicatrice che gli sfregiava il volto.
«Lasciatelo a me» disse costui con pacata freddezza.
«No, no, no! Non scherziamo, e questo qui chi è?» chiese Dupont ancor più tremebondo.
«Sono Capitan Harlock e sei sulla mia nave» gli rispose incrociando le braccia
al petto e corrugando la fronte, rendendo così il suo sguardo ancora più duro.
«La prego, signor Capitan Harlock,
non ho fatto nulla di male».
Il pirata lo fissò ancora per un lampo negli occhi, facendolo sudare freddo,
poi afferrò l’interfono e comandò: «Yattaran, prepara il boccaporto per un’espulsione».
«Materiale avariato?» s’interessò il primo ufficiale.
«In un certo senso…» glissò Harlock.
«Espulsione? Che significa?» domandò Dupont agitatissimo.
«Che se non parli verrai buttato fuori da questa nave, ma prima che atterri -
rispose secco Ryo Tetsuda, nome in codice “D”, lisciando la sua katana - Magari
prima che accada mi divertirò un po’ e ti amputerò qualche arto» aggiunse con
un ghigno.
«Ma siete matti?» saltò su Dupont davvero spaventato a morte, la sceneggiata
era finita, stava quasi per farsela nei pantaloni.
«Ti conviene parlare, ti prometto che se lo farai nessuno ti torcerà un
capello. Ti do la mia parola d’onore» cercò di rassicurarlo Portia.
«Dovrei fidarmi di una manica di delinquenti? Di un mostro e della parola di un’assassina?»
chiese, facendosi piccolo piccolo contro la parete metallica della nave.
«Sì» fu la risposta secca e concisa di Harlock.
La manfrina si protrasse ancora per un po’, ma quando Dupont fu preso di peso e
portato al boccaporto, tra lo stupore di Yattaran e l’orrore di Kei, che non
erano stati messi al corrente del fatto che fosse tutta una finta orchestrata
dal Capitano e da Portia, solo per farlo parlare, cedette e finalmente disse la
verità.
A dire il vero, i due ufficiali erano rimasti spiazzati anche dal fatto che
Harlock avesse liberato i prigionieri senza dir loro nulla e che addirittura
fosse andato a recuperarne un altro, presumibilmente sulla Raza, alla
chetichella, ma sul momento non dissero una sola parola.
Dupont spifferò che ovviamente era stato avvisato che questa commissione avrebbe
fatto da esca per una trappola, e spiegò loro che lo avevano messo al corrente di
averlo scelto per meglio ingannare l’equipaggio della Raza. Ammise anche che un
altro soggetto, di cui però lui non conosceva l’identità, era stato assoldato per
fare altrettanto con i pirati dell’Arcadia. Quello che però proprio non sapeva
e di cui si erano ben guardati di metterlo al corrente, era la motivazione di
queste due trappole speculari. Lui aveva accettato perché era un lavoro facile
e molto ben pagato. Visto con il senno di poi, forse troppo. Alla fine stava
rischiando la vita, ma ormai era fregato e doveva cercare in qualche modo di
salvare la pelle.
Portia e il Capitano, dopo la confessione, si allontanarono un attimo per
confrontarsi a quattr’occhi.
«Che mi dici di lui?» chiese serio il pirata scrutandola.
La donna una volta di più si sentì indagata da quello sguardo profondo e
avvertì una lieve sensazione di disagio, una cosa impensabile per una come lei,
sempre sicura, fredda e agguerrita.
«È un fifone di prima categoria. Ha cantato come un usignolo. Sono certa che
non sa altro» rispose decisa e sicura.
Harlock la fissò ancora per momento, molto severo, quasi arrabbiato.
«Non posso che fidarmi di te - anche se
ultimante la mia capacità intuitiva sembra aver avuto una battuta d’arresto»
commentò poi laconico, omettendo di dire a voce alta l’ultimo pensiero
formulato tra sé e sé. Ovviamente si riferiva a Nagol, a questo punto era
chiaro che li avesse venduti come un Giuda.
Più tardi, una volta rinchiuso nuovamente Dupont, sempre in una cella
dell’Arcadia, Harlock si ritrovò a dover dare qualche spiegazione a Yattaran e
Kei.
«So che uomo sei e come agisci, ma malgrado ciò, per un attimo, ho davvero pensato
che fossi uscito di senno, quando hanno portato quel tipo quassù, per gettarlo
nello Spazio» gli disse subito Kei.
«Capitano, perdonate l’insolenza, ma io sono molto preoccupato dal fatto che
abbiate liberato i prigionieri» aggiunse a ruota l’altro pirata.
Harlock con fare molto meditabondo chiuse l’occhio e sospirò quasi
impercettibilmente.
«Yuki, sai benissimo che non è da me fare cose del genere. Era una farsa. Ero
d’accordo con il capitano Lin. Era un escamotage per farlo parlare ed è
riuscito, mi pare». Poi si rivolse direttamente al primo ufficiale: «Capisco il
tuo disappunto, ma ho dovuto fare un gesto di buona volontà nei riguardi dell’equipaggio
della Raza e del suo capitano. Siamo stati tutti raggirati dalla Coalizione e
dall’autorità Galattica. Dobbiamo scoprire perché, ma questo non significa che
mi fidi ciecamente di loro, infatti dovete tenerli d’occhio e comunque sono
relegati al settore H-3 della nave, il resto è stato loro inibito».
«Ai vostri ordini, Capitano» scattò Yattaran.
«Ti fidi davvero di quella donna? Ho sentito cose terribili sul suo conto» gli
chiese confidenzialmente la bionda pirata.
Harlock abbozzò un mezzo sorriso.
«Perché, non dicono cose terribili anche su di noi?» le rispose. «Non proprio - disse sfuggente - È
difficile da spiegare, però non riesco proprio a credere al suo tradimento»
avrebbe voluto aggiungere altro, ma le si seccarono le parole in gola e preferì
tacere. Note
«Ma quelle sul nostro conto sono tutte falsità!» saltò su Kei.
«E chi ti dice che non lo siano anche quelle su di loro?».
«Io non mi fido».
«E fai bene. Come hai sentito, ho limitato a loro l’accesso a gran parte dei
settori dell’Arcadia e vi ho detto di tenerli d’occhio».
«Lo faremo, puoi starne certo» asserì l’ufficiale determinata.
Harlock fece un cenno d’assenso, poi in modo elegante, dato il suo austero
portamento, girò sui tacchi e si avviò verso i suoi alloggi, nel cassero di
poppa.
La penombra, fievolmente illuminata dalle candele e rotta dal suono gentile
dell’arpa di Meeme, lo accolse come in un abbraccio caldo e amico, quasi
rassicurante.
Si slacciò il mantello e si lasciò andare sulla poltrona antica, con la seduta
imbottita di pelle.
L’aliena non si mosse ma continuò a suonare una melodia malinconica e soave.
Conosceva il Capitano e sapeva subito distinguere quando qualcosa lo turbava e
lo preoccupava più del solito. In quel momento le parve molto provato e inquieto,
qualcosa lo impensieriva.
Suonò ancora un po’ pizzicando lievemente le corde della sua arpa, mentre Harlock,
con l’occhio chiuso, ascoltava in silenzio quella carezza musicale, senza però
trarne il giovamento sperato.
Alla fine la yurana smise di suonare lo strumento, lo ripose con delicata cura
e gli si avvicinò. Dopo aver versato del vino in due calici, gliene porse uno.
«Che cosa ti turba?».
L’uomo bevve una generosa sorsata del nettare di Bacco e lo inghiottì senza
assaporarlo troppo.
«Nagol ci ha traditi» disse senza mezzi termini.
«Ne sei certo?».
«Praticamente sì» e le spiegò come stavano le cose.
«Tutto sembrerebbe convergere in quella direzione - ammise Meeme - non so
perché, ma io non credo che sia stato lui a tradirvi».
Harlock la fissò quasi perplesso. Conosceva le sue spiccate capacità empatiche.
Non che fosse una maga o un’indovina, ma a volte aveva delle sensazioni che poi si rivelavano esatte,
quasi nel cento per cento dei casi.
«Perché dici questo? Hai avvertito
qualcosa?».
L’aliena s’irrigidì appena.
Harlock rimase in silenzio. Si convinse che Meeme non avesse avuto nessuna
delle sue famose intuizioni, ma che parlasse con il cuore e l’affetto. Gli
stessi sentimenti che avevano gabbato lui, portandolo a fare una valutazione
errata.
Finì in un’ultima sorsata il vino, poi afferrò l’interfono e comandò perentorio
a Yattaran: «Trovami Nagol, lo voglio su questa nave il prima possibile».
AUTORITA’ GALATTICA Corpo di polizia nel telefilm Dark Matter
Bibliografia
(Via
via verranno aggiunte varie informazioni all’equipaggio della Raza e questo
promemoria sarà d’ora in poi sempre alla fine di ogni capitolo, pronto per
esser consultato e fare chiarezza per chi ne avesse bisogno)
Portia Lin nome in codice “B”
Marcus Boone, nome in codice “C”
Ryo Tetsuda, nome in codice “D”
Emily Kolburn nome in codice “E”
Griffin Jones nome in codice “F”
Android nessun nome in codice
Spiegoni domande e risposte
¤
Ma Buona sera cari lettori vicini e lontani!!!!
Per la vostra somma gioia sarò breve e coincisa perché sto quasi dormendo!^^
Dunque come avete visto a fine capitolo ho inserito una bibliografia così da
tenere ben fresca la mente di chi legge e per non fare confusione con i nomi e
i codici spero vi sia utile.
Non aggiungo altro, ma se avete domande fatevi avanti per quel che posso
risponderò ;)
Questa volta aggiornamento mensile (un mese ed un giorno per essere pignoli, :P
) per la prossima chissà… non v’è niente
di certo, ma abbiate fede, l’aggiornamento, prima o dopo, arriva sempre! :D
¤
Ringraziamenti Sparsi
Un milione di grazie a tutti VOI lettori, che con mia gioia e sorpresa, continuate
ad essere più di quelli che mi sarei aspettata!
Due milioni di grazie a chi oltre che a leggere si sofferma a scrivere le sue
impressioni, sappiate che per me è sempre un bel regalo e che lo apprezzo
muchisssimo!
♥
Infine grazie anche a chi ha messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite
♥!
Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Tutti i personaggi non originali; ovvero Capitan Harlock e i protagonisti
di Dark Matter, non mi appartengono, ma sono proprietà dei loro rispettivi
creatori e proprietari.
Invece la trama, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa
inventata dalla sottoscritta, sono proprietà dell'autrice, cioè me :)
All pics are from google search.
Fan art by Jerome Alquie.
Graphic by me!
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