Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: WhiteLight Girl    04/04/2017    3 recensioni
Nalla notte Chat Noir scruta verso la finestra di Marinette, abbastanza vicino da sentire il profumo del pane e dei biscotti che permea l'edificio che ha di fronte.
A scuola, giorni dopo, Marinette si prende cura del suo gattino ferito come può, cercando di non lasciare trapelare la sua preoccupazione e di impedire anche allo stesso Adrien di capire cosa stia facendo.
Presto nasce un gioco di sguardi e premure reciproche in cui il confine tra ciò che i ragazzi sanno e ciò che sperano di sapere si confonde e sfuma spingendoli l'uno verso l'altra.
***
"Dimmi, Adrien, cambierebbe qualcosa se tu conoscessi il nome della ragazza che si nasconde sotto la maschera?"
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CENTRO PERFETTO




Marinette tese le braccia verso l’alto fino a quando i muscoli non le iniziarono a dolere, prese un gran respiro e si chinò in avanti. Alya incrociò il suo sguardo in quel momento e le sorrise, aveva concentrato il peso su una gamba piegata, mentre l’altra era tesa verso il pavimento della palestra.
«Una volta finito il riscaldamento farete dieci giri di campo.» ordinò l’insegnante. Li fissava restando in disparte, fermo a braccia incrociate e la luce del mezzogiorno faceva apparire ancor più pronunciato il suo naso, gettando un’ombra netta su labbra e mento.
«Fare ginnastica prima di pranzo dovrebbe essere illegale.» disse Chloe. Marinette la guardò, vide Sabrina annuire, mentre Kim già era passato a fare le flessioni con una velocità ed un entusiasmo quasi esagerati. L’insegnante passò accanto a loro, ma non li degnò di uno sguardo. I suoi occhi erano puntati su Nino ed Adrien, impegnato a flettere e tendere a turno le braccia. «Coraggio, Agreste, più impegno, riscalda anche quelle gambe.»
Marinette vide il ragazzo deglutire, abbandonare le braccia contro i fianchi e sospirare a spalle basse. «Sì, signore.»
Quando, subito dopo, piegò le ginocchia, la sua mascella era serrata ed i suoi occhi stretti per il dolore.
«Adrien.» disse Marinette prima di rendersene conto. Lui la guardò e lei arrossì, stringendo le mani sul petto e scuotendo la testa. Ignorò il suo sguardo speranzoso, le sue labbra dischiuse ed in attesa e scosse il capo. «Non è nulla, cioè, io non… Scusa.»
Adrien tornò ai suoi esercizi senza commentare e Marinette rimase a fissare il pavimento chiedendosi perché aveva dovuto aprire la bocca e perché non avesse detto quello che realmente pensava, chiedendogli di darsi malato e rifugiarsi in infermeria per il resto della lezione.
Il professore fischiò. «Bene, ora i giri di campo.»
Kim ed Alix furono i primi a partire, gli altri si accodarono poco a poco, Chloe seguì Sabrina controvoglia e Alya precedette Marinette di pochi secondi.
«Allora, che cosa gli prende ad Adrien? È tutto il giorno che è fuori fase.» le chiese mentre saltellavano fianco a fianco.
Marinette sobbalzò. «Eh? Perché non lo chiedi direttamente a lui?»
Guardò indietro con la coda dell’occhio, Nino affiancava Adrien ed entrambi chiudevano la fila, Kim ed Alix avevano già fatto un giro completo, ed il volto teso di Adrien non riusciva a mascherare il dolore che stava provando.
Alya insisté. «So che l’hai notato anche tu e che sei preoccupata, magari puoi approfittarne per parlare con lui.»
«Mentre sta male? No, è una pessima idea.» rise, ostentando uno scetticismo esagerato ed un imbarazzo che non provava davvero.
L’amica sbuffò. «No, non lo è, tutti apprezzano quando qualcuno si preoccupa per loro, a maggior ragione se stanno poco bene.»
Le diede una gomitata, mandandola quasi a sbattere contro Nino, che intanto le aveva raggiunte. «Oh! Amica, vacci piano!» disse lui. «Posso parlarvi un secondo?»
Marinette lasciò che fosse Alya a rispondere, vide Adrien arrancare dietro di loro e si dovette sforzare per non fermarsi, voltarsi, abbracciarlo e assicurargli che sarebbe andato tutto bene e non aveva bisogno di dimostrarsi forte per forza.
«Si tratta di Adrien, è evidente che non si sente bene e non vuole andare a parlare con il professore.»
Marinette evitò il suo sguardo e chinò il capo, tenne gli occhi fissi sulla linea bianca che delimitava il campo per il timore che gli amici potessero intuire la sua preoccupazione, ma nessuno dei due parve farci caso, impegnati com’erano a lanciare occhiate di sbieco ad Adrien.
Kim, in capo alla fila, si era fermato e gli altri rallentarono dietro di lui fino a quando furono tutti di fronte al professore. Lui stringeva tra le mani il pallone, portò il fischietto alle labbra e fischiò anche se non aveva alcuna ragione di farlo, poi fece cenno di sistemarsi in campo ai due lati della reta.
«Pallavolo, a chi tocca fare il capitano?» domandò.
Marinette ignorò i bisticci che seguirono la domanda, le voci di Alix e Kim che superavano le altre nel tentativo di farsi valere e poter scegliere i membri della propria squadra anche se probabilmente erano passate solo poche settimane dall’ultima volta che era stato il loro tutno. A nessuno importava realmentea chi toccasse, poiché Kim ed Alix erano gli unici che non pensavano fosse una seccatura.
Intanto Adrien riprendeva fiato e ondeggiava sul posto senza pesare sulla gamba ferita, Marinette gli si avvicinò e lui si appoggiò a lei, per poi ritirarsi e allontanarsi con un saltello.
«Scusa.» esclamò. Le sorrise.
Marinette sentì il cuore stringersi in una morsa. «Ascolta, Adrien.» disse, ma la voce di Kim la interruppe.
«Marinette.» chiamò il ragazzo. Lei lo raggiunse dalla sua parte di campo, lasciando indietro agli amici che furono scelti poco dopo e quando scese in campo si ritrovò ad affiancare Nino ed a guardare in faccia Alya ed Adrien.
Alix fu la prima alla battuta, Rose ricevette la palla, ma esitò e quella rimbalzò di lato, dove Nino la colpì prima che toccasse terra e la rispedì oltre la rete. Alya la rispedì indietro con forza, e Marinette faticò a non mancarla.
Poco dopo, quando la palla volò dritta verso Adrien, il ragazzo saltò per colpirla e riatterrò con un gemito. Perse l’equilibrio e tutti si voltarono verso di lui, che si rialzò barcollando.
«Sto bene.» disse, premette disinvoltamente la mano sulla ferita ed inspirò sorridendo.
Marinette tratteneva ancora il fiato, ed era tanto concentrata su Adrien che non vide Alya che le tirava la palla.
«Marinette!» gridò lei. Marinette si riscosse appena in tempo per bloccare la palla tra le mani. «Sei tu alla battuta.»
Lei guardò la palla che stringeva tra le dita, sapendo che con un buon tiro avrebbe portato in vantaggio la sua squadra. Se l’avesse fatto sarebbe stata al centro dell’attenzione, i suoi amici avrebbero esultato per un po’ per poi passare oltre e tornare a giocare. Si sentiva come quando era Ladybug, con il portafortuna stretto tra le mani e le sorti della battaglia contro le Akuma che dipendevano totalmente da lei.
Effettivamente, rifletté, era esattamente così. Marinette seppe all’improvviso cosa avrebbe dovuto fare per far finire quella tortura, indietreggiò, si mise in posizione e portò avanti la palla, poi la colpì con il palmo con tanta forza che dovette reprimere un grido.
La palla disegnò un ampio arco sul campo, tagliando in due il cielo sul cortile, rimbalzò contro in corrimano del secondo piano, poi colpì le gradinate e rimbalzò ancora, arrivando contro la parete ed urtando contro il comando dell’allarme antincendio. Il trillo dell’allarme risuonò per tutta la scuola.
Marinette sorrise tra sé, il resto della classe trattenne il fiato e quando si voltò verso di loro li trovò tutti sbalorditi a fissarla.
«Oh! Ragazzi! Mi dispiace tanto, sono così imbranata!» si sbracciò, forzò una smorfia e si rivolse all’insegnante. «Mi dispiace.»
«Ok, la lezione è finita, io devo risolvere questo disastro.» disse lui. Si allontanò lasciandoli soli, e solo allora Marinette si permise di guardare Adrien.
Lui la fissava con gli occhi strabuzzati, le gote leggermente arrossate e le labbra dischiuse, Marinette deglutì e sentì il cuore balzarle in gola, il sorriso le si spense mentre leggeva la domanda silenziosa nello sguardo dell'amico.
Avrà capito? Si domandò, ma non ebbe il tempo di approfondire, perché Nino le batté una mano sulla spalla.
«Però! Sembrava quasi calcolato!»

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: WhiteLight Girl