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Autore: Celty23    05/04/2017    3 recensioni
[Storia a OC iscrizioni chiuse]
Potrebbe sembrare un sogno, o forse lo è davvero... un mondo diverso dal nostro in cui due regni si affrontano in una lotta da talmente tanto tempo che sembrano ormai secoli. Ma lo scontro è arrivato a un punto di svolta, entrambi stanno cercando quattro nuovi guerrieri per poter iniziare la battaglia finale... e decidere chi governerà il regno.
Coppie:
- tra OC
- Gale
- Nalu
- Gruvia
- Gerza
- Miraxus
- Baccana
Altri che non so ^^'
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Natsu, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dettagli personaggi!
Team Erza:
- Tetsuya Kuroda (per gli amici Tetsu)
  Alto circa un metro e settanta e leggermente muscoloso, capelli corti neri e spettinati, gli occhi sono rosso cremisi. Ha una cicatrice sul collo causatagli da un allenamento con la Katana. Utilizza, appunto, la Katana di famiglia, di sport pratica karate e Iaido (arte marziale con la katana).
  E' un ragazzo molto chiuso in se stesso a causa della morte dei genitori quando era piccolo, dentro però è ancora un ragazzo dolce e gentile, che farebbe di tutto per i suoi amici. Si è trasferito in Giappone durante l'anno scolastico ed è finito in classe con Richy. Ha 19 anni.
- Emma Diaz.
  E' una ragazza alta, abbronzata, dagli occhi azzurro ghiaccio e i capelli neri, il seno è abbastanza prosperoso. Ha una piccola cicatrice sul sopracciglio che si nota a fatica. E' una persona abbastanza isolata, ma basta un po' di pazienza con lei, che risponde male e cerca di non essere avvicinata, e alla fine ci si riesce senza essere insultati. E' un'ottima stratega anche se le piace essere nella mischia, principalmente pratica pallavolo, ma anche calcio e basket.
  Utilizza due spade come armi da combattimento, ma viene tenuta in grande considerazione per la sua abilità di analisi tattica. E' alquanto sboccata, gioca spesso con una ciocca dei capelli quando è sovrappensierio e si morde le labbra quando è nervosa. Ha 18 anni
- Kenryoku Kaede
  Alto poco meno di Gajeel, i capelli neri, corti e ribelli, mentre gli occhi sono del colore del ghiaccio. Pratica Judo e da sempre ha una passione per i cavalli e ha un tatuaggio raffigurante un cavallo al galoppo sulla scapola sinistra.
  Non è molto paziente e spesso è impulsivo, mangia in maniera spropositato senza ingrassare, non è per nulla ingenuo, anzi è molto intelligente, ma a volte dispettoso. Sua madre è un'esperta di botanica, trasmettendogli l'amore per la natura andando a vivere, con i suoi genitori, in campagna. Ha 18 anni.
- Alenya Kay
  Alta circa un metro e sessanta, tonica, agile e longilinea, i capelli viola e mezzicorti leggermente mossi, con un ciuffo medio sulla fronte, occhi castano chiaro. Ha diverse cicatrici sulla schiena a causa del suo passato.
  Ama stare per i fatti suoi, leggendo o ascoltando musica Hard-rock. Odia essere presa sottogamba perché una donna, quando in realtà è perfettamente in grado di difendersi. E' brava con ogni tipo di arma e le cambierà in continuazione, preferendo però l'uso del bastone.
  E' abbastanza taciturna e chiusa in se stessa, è caparbia e sembra scontrosa, ma è solo un modo per proteggersi e quando la si conosce si scopre come è realmente, risultando simpatica come ogni altra ragazza. Ha 21 anni.


Team Mirajane:
- Alexander Vanier
  Abbastanza alto (circa sul metro e ottanta), capelli verdi e fisico muscoloso; ha un tatuaggio sul braccio sinistro rappresentante un drago trafitto da una lama, sul sopracciglio destro ha un piercing. E' stato in accademia per un certo periodo, ma poi è stato espulso perché troppo indisciplinato, così è tornato a studiare e andando poi a lavorare come professore di ginnastica nella scuola di Richy e Tetsuya. Utilizza il Twinblade e ha praticato il Judo.
  E' autoritario con i suoi studenti, odia i bulli ed è molto indisciplinato, è distaccato, odia effusioni e spesso è sarcastico (finendo con l'esagerare), diventando un po' stronzo. Ha 24 anni.
- Richy (Richard) Blake
  Ragazzo alto, dagli occhi rossi e capelli neri; ha un carattere gentile e scherzoso, ma sa essere serio nei momenti opportuni, nonostante sia socievole gli piace stare da solo. Pratica la Boxe e saprà usare diverse armi (arco e spada), ma principalmente utilizza la Kusarigama. Ha 19 anni e odia i capelli verdi.
- Rena Hoshumiya
  I capelli sono color carta da zucchero, mossi e lunghi fino a metà della schiena con una folta frangetta che termina sopra gli occhi rossi. Ha un incarnato olivastro e abbronzato, è abbastanza alta e non ha curve troppo abbondanti. Adora andare al mare e nuotare, ha il segno degli occhialini sulla fronte, le piacciono le leggende e ha iniziato a leggere i tarocchi.
  Pratica karate da quando era bambina ed è capace di stendere un uomo adulto senza problemi, come arma utilizza il Kyoketsu-shoge. Sta studiando un corso di storia antica all'università.
  E' una persona gentile e cordiale, e tiene molto alle persone a lei care, diventando violenta per proteggerle; è una persona matura e di una grande abilità analitica. Ha 22 anni
- Shira Endogu
  Mulatta, estremamente magra nonostante la ginnastica artistica, gli occhi sono castani e i capelli neri, è alta poco meno di una metro e sesanta, ha una seconda scarsa di seno. A causa del suo passato e delle sue discendenze africane, che le permettono di percepire gli spiriti, ha un problema di schizzofrenia con tre personalità (non so bene come spiegarlo scusate :(...). La prima è verbalmente aggressiva, la seconda molto timida e molto facile alla depressione (è quella che riesce a percepire gli spiriti), infinte la terza è la vera lei (che compare principalemente quando fa ginnastica artistica) è molto decisa, per nulla diplomatica ma mai volgare o offensiva.
  Come arma utilizza il Ring-blade, arma che le ricorda gli esercizi col cerchio nella ginnastica ritmica (facendola diventare la vera Shira). Ha 21 anni.


Team Fairy Tail:
- Layla Wolfen
  E' una ragazza, ma viene scambiata per un ragazzino di dodici anni a causa del suo aspetto, bassa e con poche curve, ha la pelle leggermente abbronzata, i capelli corti, arruffati e marroni, gli occhi color miele. Le piacciono i rumori del bosco ed è molto brava a cucinare, ma soprattutto adora correre (sport che pratica ogni volta che può).
  Utilizza come arma dei pugnali, perché facili da maneggiare e meno pesanti di una katana. Layla è aggressiva e istintiva come un animale, ma sa essere dolce e protettiva verso i cuccioli e bambini, è molto combinaguai e odia la tecnologia. Ha 18 anni.
- Heriot Jainko
  Alto un metro e settanta, capelli neri abbastanza lunghi che gli ricadono davanti al volto, gli occhi sono grigi e solitamente spenti, tranne quando deve combattere che si accendono di una strana luce. Gli manca il canino superiore destro, visiile quando sorride, ha un tatuaggio di un serpende intorno al bicipite.
  E' un ragazzo abbastanza apatico e gli interessa soltanto lottare, praticava boxe ed era considerato una promessa, ma gli venne proibito di salire nuovamente sul ring perché troppo violento. E' disinteressato ai soldi che vince tramite incontri clandestini, gli interessa solo lottare. Come arma utilizza degli artigli misti allo stile da boxe. Ha 22 anni.



 
Consapevolezza

La stanza era buia e priva di qualsiasi fonte di illuminazione, non c’erano finestre che potessero dire all'uomo che ci era rinchiuso, ormai da tanti anni, se fosse giorno o notte, ma dopo tutto quel tempo non aveva più importanza. Aveva imparato a vedere nonostante l’oscurità e quel giorno, come tutti i precedenti, osservava la sua cella studiandola in ogni dettaglio. Non con la speranza di trovare una possibile via di fuga, ma solo per passare il tempo, che era diventato ormai il suo più caro amico.
Davanti a lui c'era l'unica entrata e uscita, una porta completamente sigillata in ferro puro, tranne che per un leggero spiraglio in basso, da dove due volte al giorno gli passavano cibo e acqua per sopravvivere, ma anche da quel buco non arrivava alcuna luce. I muri erano crepati permettendo all'umidità e alla muffa di entrare impestando la poca aria presente, ma dopo tutto quel tempo non gli importava più. Piccole goccioline d'acqua si raggruppavano sul soffitto, poco distanti da lui, e dopo qualche tempo cadevano producendo un leggero PLIC. Scandendo il tempo che passava.
PLIC.
Dei rumori di passi provenienti dal corridoio interruppero la monotonia, attirando la sua attenzione.
PLIC.
«Cambio turno…»
«Grazie amico… non ne potevo più di stare qui! Ci sono novità?»
PLIC.
«L'attacco non è andato a buon fine… Ma sembra che le voci fossero vere, i guerrieri predetti dalla leggenda sono arrivati.»
PLIC.
L'uomo prigioniero spalancò gli occhi sorpreso, mai avrebbe pensato che la leggenda si avverasse così presto, mentre era ancora in vita. Il cuore iniziò a battere sempre più velocemente animato da nuova speranza, non di essere salvato, ma di poter vedere finalmente finire quelle inutili guerre, e forse anche vedere Tartaros crollare.
PLIC.
«Il prigioniero?»
«Nulla di nuovo, non si muove non parla… perché non lo uccido i capi? Va bene che era il generale di uno dei due regni, ma ora è solo uno stupido vecchio!»
«Ordini dall'alto… dicono che ci sarà utile in futuro… Valli a capire!»
L'uomo sospirò e puntò lo sguardo verso l'alto, osservando un cielo che non avrebbe più potuto vedere e il suo pensiero corse alla persona a lui più cara, facendogli scendere una lacrima solitaria.
«Spero tu stia bene… Nipote mio…»
PLIC.

Natsu, Kenryoku ed Emma stavano tornando al castello dopo aver fatto un giro per la foresta sotto ordine di Laxus, la corvina osservava, con il naso puntato verso l'alto, le foglie muoversi piano per il vento e cadere pigramente dagli alberi. Quel poco tempo trascorso in quel luogo era stato quasi magico, non sapeva cosa le fosse preso quando aveva visto l'impronta di Fenris, la sua mente era come uscita dalla sua testa per spostarsi in quelle foglie verdi. Aveva visto il cucciolo di lupo solo, osservare il mondo circostante con occhi tristi, a quel punto il suo corpo si era mosso da solo, l'aveva trovato e l'aveva adottato. Le due spade bastarde poi le davano una sensazione strana, anche se tutta la situazione era strana, eppure sentiva che era giusto così, che se la sua vita doveva prendere una strada, era quella che stava percorrendo in quel momento. Sorrise leggermente, sembrava quasi Jon Snow della serie tv il Trono di Spade.
Persa nei suoi pensieri non si accorse che gli altri si erano fermati, andando così a sbattere il naso contro la schiena di Natsu. Lui e Kenryoku guardavano un punto davanti a loro con aria preoccupata, il corvino aveva la mano sull’elsa della katana, mentre il rosato sulla spada che aveva sulla schiena, allarmando Emma e facendole drizzare le orecchie in cerca di qualche suono. Dopo qualche istante li sentì anche lei, dei passi non molto distanti che diventavano sempre più vicini e veloci, le parole che Lucy le aveva detto qualche giorno prima le tornarono in mente all’improvviso, quando parlava di Tartaros e del fatto che era meglio starci alla larga. Si mise anche lei in posizione d’attacco attendendo che la persona si rivelasse, per scoprire se sarebbe stata un amico o un nemico.
Fenris abbaiò all’improvviso, facendo sobbalzare i tre per lo spavento, e iniziò a zampettare davanti a loro, verso la figura femminile che era appena sbucata dal sottobosco. Era alta poco meno di lei, la pelle mulatta, i lunghi capelli erano neri come i suoi e gli occhi dello stesso colore osservavano ciò che aveva attorno con terrore e paura. La riconobbe subito, l’aveva vista alla festa organizzata da Cana al Fairy Tail una delle prime sere del loro arrivo, era una dei quattro guerrieri dell’esercito dell’altro regno, se si ricordava bene il suo nome era Shira.
«Voi siete dell’altro esercito…» Fu lei a parlare con la voce tremante, gli occhi puntati su di loro mentre faceva un passo indietro.
«Esatto… Tu sei Shira giusto? Ti sei persa?» Kenryoku si slegò la katana dal fianco e la lasciò cadere a terra, mentre con voce gentile e un sorriso in volto cercava di avvicinarsi a lei.
Emma e Natsu non dissero nulla, osservavano la scena in disparte e incuriositi, il corvino si avvicinava a Shira come se fosse un animale ferito pronto a scattare per fuggire, mentre lei continuava a indietreggiare senza vedere dove andava, finendo così nell'inciampare in una radice cadendo a terra.
«Hey non devi aver paura… Non vogliamo farti nulla…»
«Ma noi siamo nemici… Prima o poi ci dovremo affrontare sul campo di battaglia! Che senso ha fare amicizia?» Tutti e tre ascoltavano quelle parole dure da digerire ma vere, Emma non aveva conosciuto molto gli altri guerrieri, ma sapeva che Tetsuya era in classe, nel loro mondo, con uno di loro ed erano amici.
Cosa sarebbe successo quando si sarebbero dovuti scontrare? Come avrebbero fatto a puntare la lama della propria arma contro un amico? E come avrebbero fatto a ucciderlo senza battere ciglio? Si girò verso Natsu senza rendersene conto e lo vide con lo sguardo basso, gli occhi verdi tristi e lontani dal presente. Solo in quel momento Emma si rese veramente conto di cosa stesse succedendo, e in cosa aveva accettato di partecipare. Ci doveva essere un altro modo.
«Vero… Forse sarebbe più utile ucciderti ora così da portare un vantaggio al regno in cui sono capitato, e forse in questo modo potrò tornare nel nostro mondo prima…» La sua voce era bassa, ferma, gli occhi azzurri osservavano la ragazza a terra con freddezza, ma il suo discorso filava, eppure Emma sapeva che era sbagliato. «Ma non sarebbe corretto… Non siamo degli assassini senza cuore…» Shira lo osservava ancora titubante, ma nei suoi occhi Emma poteva vedere come le parole di Kenryoku la stessero lentamente rilassando. Il ragazzo aveva cambiato il suo tono di voce, rendendolo più gentile, più caldo.
«Che ne dici?... Possiamo riaccompagnarti almeno fino al Fairy Tail o no?»
La ragazza a terra annuì leggermente e prese la mano di Kenryoku che la aiutò ad alzarsi mostrandole un sorriso caloroso, si incamminarono senza dire una parola, la mulatta e il corvino a guidare il piccolo gruppo, mentre Emma e Natsu rimanevano più indietro.
Camminavano lentamente e in silenzio, Natsu accanto a lei osservava la natura che li circondava con sguardo perso nel vuoto e le braccia incrociate dietro la testa, Kenryoku ogni tanto provava a far parlare Shira, ma ogni suo tentativo risultava inutile, lei preferiva rimanere distaccata, probabilmente perché non voleva affezionarsi. Emma abbassò lo sguardo puntandolo sui piedi che si muovevano in automatico, Fenris le zampettava accanto contento, estraneo alle loro preoccupazioni e alla guerra che si avvicinava inesorabilmente. Sorrise leggermente mentre guardava la figura del cucciolo di lupo correre dietro a una lucertola che si nascondeva tra le foglie, le sarebbe piaciuto essere innocente come lui, ignara di cosa stava succedendo, essere un animale non sarebbe stato male.
Avrebbe trovato un modo per evitare di uccidersi a vicenda, era una promessa.

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Un dolore lancinante alla spalla lo svegliò all’improvviso dal sonno profondo, Richy si mise seduto mentre con una mano si massaggiava la ferita, gradualmente gli occhi si abituarono al buio della stanza e si rese conto di non essere più nel castello di Mirajane, non era più in quel mondo ma nella sua camera da letto.
Sospirò pigramente e si alzò dal letto dirigendosi in bagno per controllare la ferita che si era procurato nell’altro mondo e per riordinare le idee, Levy l’aveva curato, fasciato e infine gli aveva ordinato di andare a dormire per far riposare il taglio, questo era tutto ciò che ricordava. Guardò l’ora e vide che erano le sei del mattino, tornare a dormire era impossibile, in più dopo due ore sarebbe dovuto andare a scuola.
Con fatica si tolse il pigiama e indossò la divisa scolastica, si preparò una colazione abbondante e rimase  a pensare con la tazza fumante in mano, il profumo del caffè a circondarlo. Non tornava nel suo mondo da più di una settimana ormai, si era quasi dimenticato di essere solo uno studente e non un guerriero prescelto che si allenava con altre persone per porre fine a  una guerra secolare. L’ultimo giorno in particolare era stato il più devastante emotivamente, erano stati attaccati da qualcuno di sconosciuto, era rimasto ferito e aveva visto… La figura di una donna bianca sporca di sangue gli tornò prepotentemente davanti agli occhi facendogli venire un brivido di freddo lungo la schiena.
Si alzò in piedi e con gesti automatici sistemò quello che aveva utilizzato, con la mente ancora altrove scrisse un biglietto per sua madre, dicendole che si era svegliato prima e che sarebbe andato a scuola, anche se non era vero. Non gli piaceva mentirle ma non se la sentiva di dirle da verità, se non gli avesse creduto avrebbe rischiato di finire da uno psicologo, e peggio ancora se gli avesse creduto sarebbe stata in ansia perenne per lui tutto il tempo, ogni secondo della giornata, e lui non voleva farle questo.
Prese la borsa e uscì diretto non sapeva dove, avrebbe voluto parlarne con qualcuno, con un amico come Tetsuya, ma loro erano nemici e mai come in quel momento se ne rendeva conto. Fermò il passo ormai quasi militare quando il pensiero volò a Rena, ma non era una buona idea, era già preoccupata abbastanza per lui senza che le raccontasse anche dei suoi problemi emotivi. Una leggera pioggerellina inizio a scendere leggera dai nuvoloni grigi, bagnandogli i vestiti e i capelli, facendoglieli aderire al corpo, si era dimenticato l’ombrello ma non gli importava bagnarsi, in più le gocce d’acqua gli rinfrescavano la ferita bollente. Gli sarebbe piaciuto andare in un luogo neutro, in un luogo dove era semplicemente Richy, niente di più niente di meno, un luogo come Fairy Tail.
Riprese a camminare stavolta più velocemente, sapeva dove poteva andare, sapeva con chi poteva confidarsi, perché in questo mondo c'era qualcosa, o meglio qualcuno, che gli ricordava quella taverna.
Quando arrivò al chiosco di ramen le otto erano scoccate da qualche tempo ma il sole non si era ancora mostrato rimanendo nascosto dai nuvoloni scuri mentre la pioggia era aumentata di intensità, la porta era leggermente aperta così Richy decise di provare, anche se iniziava già a pentirsi della sua idea. In fondo con Layla ci aveva parlato solo qualche volta.
«E’ permesso?» Un vecchietto sbucò da dietro il bancone, un mestolo in mano e una bandana attorno alla testa a coprirgli i pochi capelli grigi. Lo squadrò leggermente con i piccoli occhi scuri e pochi istanti dopo gli sorrise teneramente, come se Richy fosse stato un nipote venuto a trovarlo.
«Entra pure entra pure! Sei un compagno di Layla? Lo sapevo che qualcuno si sarebbe preoccupato prima o poi a non vederla andare a scuola! Ma lei no! Testarda come un mulo!» Sbatté una mano contro il piano in legno facendo sobbalzare leggermente il ragazzo che si era seduto «Ma stavolta avevo ragione io! Vado a chiamarla, tu aspetta qui!»
Il proprietario sparì dietro una porta scura lasciandolo solo, sentì dei rumori di pentole spostate, qualcuno parlare e discutere, riconobbe la voce di Layla come quella che urlava maggiormente, infine pochi minuti dopo ricomparve il vecchietto con dietro la ragazza dai corti capelli castani. Le braccia incrociate contro il petto e il volto imbronciato, quella posizione la faceva assomigliare a un ragazzino, ma preferì non dirglielo, quando lo vide gli occhi color miele si spalancarono per la sorpresa e probabilmente per la gioia di non doversi confrontare con un suo compagno di classe.
«Vi lascio soli! E cerca di convincerla a tornare a scuola!» Layla ignorò completamente il vecchietto e appena se ne fu andato si sedette accanto al corvino.
«Richy! Che ci fai qui?! Non dovresti essere a scuola?»
«Potrei chiederti la stessa cosa…» Il corvino dovette trattenere una risata quando vide Layla imbronciarsi e ritornare in una posizione difensiva come quando era arrivata «Ma passiamo oltre… Niente ero solo passato a salutare…»
«E?... Non prendermi per stupida, non sono mica Heriot! Non saresti venuto qui se non avessi avuto bisogno di qualcosa…» Aveva ragione, ma non sapeva come iniziare il discorso senza sembrare debole, senza sembrare un ragazzino impaurito dagli spiriti «In più sei anche ferito… Cosa è successo al castello di Mirajane? Rena sta bene? E…» Richy rise leggermente interrompendola.
«Calma ora ti racconto tutto! Non ti si può nascondere nulla eh?... Rena sta bene, è arrivata dopo l’attacco…»
«Di chi? Erza?»
«No… Non sappiamo chi sia stato… Ci hanno preso di sorpresa e ci siamo trovati a combattere senza nemmeno rendercene conto… Prima che potessi capire cosa stesse succedendo avevo in mano il mio Kusarigama e…» La lingua si faceva più pesante man mano che andava avanti a raccontare, man mano che i ricordi si facevano largo nella sua mente.
Era stato così facile uccidere quegli uomini, non si era reso conto di quello che stava succedendo, stava combattendo per salvarsi la vita, per salvare quella di Levy, per proteggere quel regno. Come era potuto succedere che in così poco tempo si fosse affezionato così tanto a persone di un altro mondo, a un’ideale di un regno sconosciuto, a una battaglia non sua.
Strinse le mani tra di loro fino a far diventare le nocche bianche, la paura di essere ucciso, il rimorso di aver ucciso degli uomini, il desiderio di tornare a una vita normale ma il terrore di non poter vivere mai più un’avventura come quella che stava vivendo in quel momento, in quell’istante. Layla gli mise una mano sulle sue e gliele strinse leggermente, Richy alzò lo sguardo e la vide che lo osservava con occhi dolci, premurosi, non era l’unico in quella situazione, lei poteva capirlo, era questo ciò che gli stavano comunicando.
Prese un profondo respiro e incominciò a raccontare per filo e per segno ciò che era successo.

Rena era andata quella mattina al Fairy Tail, mentre Shira dopo una lezione privata con Gerard e Mirajane aveva deciso di fare una passeggiata nella foresta per esplorarla e calmare i suoi pensieri. Alexander gli aveva proposto di allenarsi insieme, ma Richy si era rifiutato preferendo rimanere solo e non avere nulla a che fare con quello stramboide dalla testa verde.
Così iniziò a lanciare la lama del Kusarigama contro i manichini sparpagliati per il cortile, più tempo passava in quel mondo e più migliorava nel combattimento, la precisione dei suoi colpi e la loro forza contro il bersaglio, ma la mente in quel momento era altrove, stava ripensando a una conversazione che aveva avuto la sera prima con Levy. Lei non credeva che Gajeel fosse interessato a lei, ma che la vedesse solo come un’amica e che si divertisse a prenderla in giro, non la vedeva come una donna, e nonostante tutto quello che Richy le aveva detto e tutte le prove che le aveva mostrato lei non riusciva a capirlo. Vedeva come i sentimenti della ragazza fossero forti e autentici, e vedeva anche che il chiodino provava le stesse emozioni, voleva aiutarla in qualche maniera.
Per questi motivi non si accorse che degli uomini vestiti di nero erano comparsi nel cortile, quando ormai erano diventati una decina il corvino si era riscosso dai suoi pensieri e Alexander si era avvicinato a lui con la sua Twinblade in mano, appoggiò la schiena contro la sua mentre teneva d’occhio gli intrusi.
«Cosa sta succedendo?...» L’uomo dietro Richy sospirò mentre un sorriso appena accennato gli compariva sul volto.
«Non saprei… Potrebbe essere che Gerard abbia organizzato una trappola per vedere come avremmo reagito… Ma da quello che ho visto a lui piace sporcarsi le mani…»
Nel tempo che impiegarono a dirsi quelle poche parole vennero circondati da quelle figure scure in armatura, prive di un emblema o di qualsiasi simbolo che avrebbe permesso loro di capire da dove arrivassero. Alexander e Richy non aspettarono oltre e fecero la prima mossa, il corvino lanciò la piccola falce del Kusarigama contro l’uomo che aveva davanti in quell’istante e che schivò l’attacco spostando leggermente la testa, a quel punto si fiondò contro di lui con la spada sguainata ma era troppo tardi.
Con forza Richy richiamò la falce tirando la catena a cui era collegata, il soldato non fece in tempo ad accorgersene che la lama l’aveva colpito alla base del collo provocandogli una profonda ferita, anche se non letale. Cadde a terra come un corpo morto, non fece in tempo ad esultare però che un nuovo nemico cercò di colpirlo con un fendente proveniente dall’alto, l’unico movimento che riuscì a fare fu quello di alzare la catena e utilizzarla come uno scudo.
Non aveva tempo di pensare a come attaccare, i nemici gli arrivavano addosso senza tregua uno dopo l’altro non permettendogli nemmeno di riprendere fiato, quasi non si accorse nemmeno che anche Alexander aveva iniziato a combattere poco distante da lui affrontandone da solo cinque. Parò un altro colpo e senza pensare a una strategia decise di agire. Una volta che la spada si fu fermata contro la catena la lasciò cadere mettendosi in posizione da Boxe, l’avversario non ebbe il tempo di sferrargli un nuovo colpo che Richy l’aveva già messo a terra con due pugni ben assestati sul volto, il cui primo gli fece volar via l'elmo, ma non aveva tempo di studiare l'uomo a terra.
Le nocche gli dolevano, non si allenava da troppo tempo e in più non aveva nessuna protezione, nessun guantone, l’adrenalina che gli scorreva nelle vene lo fece agire nuovamente a una velocità che non avrebbe mai creduto di avere. Raccolse l’arma da terra e impugnò la falce schivando un colpo diretto alle gambe e si portò a qualche passo indietro per osservare la situazione, il soldato che aveva steso per primo si era rialzato e ora era davanti a lui con la spada in pugno, il sangue gli colava dalla ferita ma lui sembrava non sentirla.
La sua coscienza in quel momento non c’era, non c’era nessuna vocina nella sua testa che gli diceva di non attaccare, di non ucciderlo, perché lì c’era in gioco la sua vita, non poteva essere misericordioso, loro non lo sarebbero stati. Si sarebbero rialzati come quell’uomo e lo avrebbero attaccato finché non avrebbero visto il sangue sgorgare dalle sue vene e la vita scivolare via dalle sue dita. Se avesse avuto pietà di loro non so sarebbe più rialzato da terra.
Strinse maggiormente la lama di metallo e digrignò i denti, con l'altra mano lanciò la catena verso l'uomo che non riuscì a schivare a causa della ferita infertagli precedentemente, l'arma si avvolse attorno al collo bloccandosi, Richy iniziò a tirare facendo stringere la catena sempre di più attorno alla carne. L'avversario cadde in ginocchio, l'aria iniziava a mancargli sempre di più, ma invece di cercare di liberarsi continuò a dirigersi verso di lui, strisciando con la spada in mano per ucciderlo, come se la sua vita dipendesse da quello. Dopo pochi istanti cadde a terra definitivamente ma il guerriero preferì non recuperare la catena, gli avversari si erano rivelato fin troppo coriacei, sarebbe stato uno sciocco a liberargli la gola subito. Fece appena in tempo a prendere la spada dal corpo che un nuovo avversario lo attaccò, ricordandogli che non poteva riposare.
Dopo la morte del loro compagno i restanti quattro divennero ancora più aggressivi, lo attaccavano in due o tre per volta senza lasciargli tregua, non riusciva a far altro che a parare i vari colpi che cercavano di lacerargli la carne e che purtroppo qualcuno riuscì a ferirlo, anche se lievemente. Iniziò ad indietreggiare mentre il cervello elaborava un metodo per recuperare la sua Kusarigama ancora legata al collo del cadavere, gli sarebbe servita una distrazione, un qualcosa che gli desse anche solo pochi secondi per potersi allontanare senza venire ucciso.
Parò un altro colpo con la spada, tirò un calcio a livello del ginocchio al nemico che cadde a terra, ma un nuovo avversario era nascosto dietro il primo pronto ad attaccarlo. Non fece in tempo ad alzare la spada che una figura scura volò addosso al suo avversario. Alexander gli si avvicinò sporco di sangue e con il Twinblade in mano, si accorse in quell’istante che la figura non era altro che uno dei nemici che stava affrontando il professore, quel momento di pausa gli permise di recuperare la sua arma.
«Non te la stai cavando male per essere la tua prima battaglia Richy...» I due guerrieri si misero schiena contro schiena per recuperare fiato mentre i nemici si riorganizzavano, ne erano rimasti in piedi solo sette, di cui tre feriti.
«Per te e il chiodino io sono Richard, non Richy…» Lo sentì ghignare alle sue spalle e conoscendolo avrebbe voluto rispondergli con qualche battutaccia, ma il tempo per le chiacchiere era ormai finito, gli uomini in nero ricominciarono ad attaccarli senza sosta.
Richy era riuscito a prendere il ritmo degli avversari, incominciando finalmente a rispondere ai colpi, con la punta della falce del Kusarigama trafisse il collo dell’uomo che era stato steso pochi attimi prima, l’arma si conficcò nella carne senza alcuna fatica e quado il corvino la ritrasse un fiotto di sangue uscì dalla ferita.
Un altro avversario si presentò al posto di quello che aveva appena ucciso, sembravano quasi non avere fine, senza nemmeno prendere fiato continuò a combattere e solo di sfuggita vide Alexander abbatterne uno e che un altro era a terra. Ne erano rimasti solo quatto dei dieci che erano arrivati, gli aggressori si guardarono velocemente e iniziarono a fuggire all’interno del castello. Lui e Alexander iniziarono a seguirli senza dirsi nulla, il pensiero era unico, volevano sapere cosa stesse succedendo.
Incrociarono varie cameriere e domestici che fuggivano e urlavano terrorizzati, ma gli uomini che stavano inseguendo non ci badarono e continuarono a correre. Dei nuovi nemici comparvero da una delle tante stanza che si affacciavano al corridoio che stavano percorrendo, impedendogli di seguire i fuggiaschi. Non avevano ancora iniziato a combattere che pochi istanti dopo una voce profonda fece tremare le pareti, Gajeel comparve dalla stessa stanza da dove erano sbucati i nemici che chiamava la turchina a squarcia gola mentre si faceva largo tra i soldati che cercavano di rallentarlo. Quando riuscì a liberarsi e a unirsi a loro due l’armatura argentea era ricoperta in più punti dal liquido scarlatto, i capelli neri erano raccolti in una coda alta, qualche goccia di sangue gli era finita sul volto dandogli uno sguardo folle.
«Avete visto Levy?!» Disse quelle parole ringhiando e fregandosene dei nemici alle sue spalle, gli occhi cremisi li fissava con una luce omicida negli occhi e alla fine fu Alexander a rispondergli di no.
Grugnendo Gajeel diede loro le spalle e si mise ad osservare i nemici che gli bloccavano la strada, era bastato quel singolo minuto per farsi circondare completamente senza via di fuga, in più i quattro che stavano fuggendo erano ormai spariti nel nulla. I due uomini si fiondarono contri i nemici che avevano di fronte e Richy li seguì anche se la vocina della coscienza stava iniziando a riprendere possesso della sua testa, facendolo esitare per un momento.
I nemici erano in netta maggioranza ma a loro non importava e continuavano a colpirli cercando di farsi strada lungo il corridoio e raggiungere Levy per scoprire se stesse bene e il generale con la regina. Fu quando Richy colpì un avversario facendolo crollare a terra che si rese conto che c’era qualcosa che non tornava, fermandosi di colpo. Alexander e Gajeel parvero non accorgersene e continuarono a combattere, permettendogli di osservare quello che stava accadendo. Gli uomini in nero non cercavano di parare i colpi, nemmeno ci provavano, si gettavano come dei pupazzi sulle loro armi, facendosi trafiggere e tagliare senza alcuna esitazione. Una volta a terra cercavano di bloccare i loro movimenti tenendogli fermi i piedi o rialzandosi e facendosi colpire nuovamente, non si lamentavano per il dolore, non gemevano quando venivano colpiti e non urlavano quando li attaccavano come invece facevano loro tre.
«Moccioso cosa stai facendo!? Torna subito a combattere!» Gli urlò contro Gajeel ma Richy non si mosse e invece continuò a osservare attorno a se, quegli uomini non volevano farli proseguire, ma perché?
«Fermi! C’è qualcosa che non torna! Ci stanno impedendo di proseg…»
Non riuscì a finire la frase, una spada gli trapassò la spalla destra facendolo urlare di dolore, sentiva il muscolo dell’arto contrarsi istintivamente e stringersi attorno al metallo freddo, mentre il sangue iniziava a colargli in piccoli rivoli. Urlò nuovamente quando gli sfilarono l’arma facendolo cadere in ginocchio mentre con la mano sinistra si stringeva attorno alla ferita, di sfuggita vide l’arma sporca del suo stesso sangue alzarsi verso l’alto per colpirlo nuovamente, e molto probabilmente fatalmente, ma così non fu.
Dal nulla comparve Gerard che riuscì a parare la spada con la sua e a salvargli la vita, gli occhi marroni del generale lo guardarono gelidi, nessuna emozione, nessun sentimento, l’unica sensazione che sembravano trasmettere era superiorità, lui steso a terra e ferito era solo un essere inferiore rispetto a lui, il generale. Lo superò senza dire una parola dirigendosi verso Alexander e Gajeel, dietro il turchino comparve Levy che quando lo vide a terra andò a medicarlo.
«Scusalo…» Queste furono le sue uniche parole.
Richy tornò a guardare attorno a se e notò che da quando il generale era comparso i nemici avevano smesso di attaccare e di farsi uccidere, rimanevano fermi dove erano e in alcuni casi indietreggiavano di un paio di passi. Gli occhi di Gajeel erano puntati sulla figura della turchina che aveva accanto, ormai sollevati nel vederla sana e salva, Richy avrebbe voluto far vedere alla ragazza come il corvino la stava guardando, ma non ce ne fu il tempo, immersi in quel silenzio irreale quando dei leggeri passi iniziarono a risuonare fra le mura tutti si girarono verso quel suono.
Il rumore era regolare, non aumentava o rallentava il suo ritmo, ma si avvicinava inesorabilmente, come la morte si avvicina a un vecchio sul letto di morte. Un brivido di freddo corse lungo la schiena di Richy, non per il dolore o per il freddo, aveva paura di chi o cosa si sarebbe mostrato di lì a pochi istanti ma in contemporanea era eccitato all’idea di scoprire chi potesse anche solo congelare una ventina di nemici con la sola camminata.
Un passo, due passi, gli uomini in nero davanti a loro iniziarono a spostarsi creando un piccolo corridoio per far passare la figura in bianco che li stava raggiungendo, Richy deglutì quando si rese conto che la era la regina. Mirajane stava indossando le stesso vestito perlato di quella mattina, un corpetto di pizzo le stringeva il busto mettendo in mostra il seno prosperoso, mentre la lunga gonna era ricoperta di pizzo creando dei giochi di ombre sulla stoffa bianca. Ora però l’abito era ricoperto di leggere gocce di sangue in alcuni punti, mentre in altri vere e proprie macchie sporcavano il vestito dandole un aspetto macabro. La donna gli ricordava uno di quei fantasmi delle storie dell’orrore che si raccontavano a scuola, una sposa che era stata lasciata sull’altare e che si era vendicata uccidendo il promesso sposo per poi togliersi la vita tagliandosi la gola, non potendo vivere senza il suo amato. Purtroppo però lei non era uno spettro che cercava un modo per mettersi l’anima in pace e passare oltre, era una persona vera ed era la sua regina, che stava camminando verso di loro con una falce in mano, la lama tinta di rosso per il sangue degli avversari, con gli occhi semichiusi e le labbra piegate in un sorriso, che di dolce non avevano nulla.


«A quel punto i nemici fuggirono senza dire nulla in silenzio come erano arrivati, Gerard non ci ordinò di seguirli, ci disse solo che eravamo stati bravi e di andare a riposare e senza dire una parola di più sparì con la regina e Gajeel… Levy mi portò con l’aiuto di Alexander nella mia stanza per curare meglio la ferita e lasciarmi riposare, mi sono addormentato poco dopo e una volta svegliato ero qui…» Richy finì di raccontare gli eventi della giornata prima con quelle parole, non guardò Layla ma fissò la tazza di thè fumante davanti a lui che gli aveva preparato poco prima.
Cosa stava diventando? In cosa lo stava trasformando quell’altro mondo? Ma soprattutto era davvero quel luogo che lo stava facendo cambiare oppure quella parte di lui era sempre stata dentro di sé? Voleva tornare dall’altra parte per scoprirlo, per avere finalmente delle risposte, ma parallelamente non voleva, desiderava rimanere nella vita di tutti i giorni con Ame e la scuola.
«Non posso immaginare cosa tu stia provando in questo momento…» La voce di Layla lo distrasse dai suoi pensieri, si girò a guardarla e vide il volto della castana sorridergli teneramente «Ma bisogna provare a vedere la bellezza collaterale... Stiamo conoscendo nuove persone, persone fantastiche che se non fosse stato per quest’opportunità non avremmo mai potuto incontrare… Cana, Gildarts, Levy, Lucy… Tutti voi!»
Era vero, se non fosse stata per la leggenda non avrebbe mai incontrato Rena, avrebbe accompagnato Ame al negozio di fiori forse, ma non si sarebbero parlati, non avrebbe conosciuto Shira, che ancora non aveva incontrato in questo mondo, forse Tetsu sarebbe rimasto in Italia non trasferendosi mai nella sua classe. Emozioni contrastanti lottavano all’interno del suo corpo, il suo animo avventuroso gli diceva di buttarsi, di fregarsene nel paracadute e correre il rischio, ne sarebbe valsa la pena; mentre quello di sopravvivenza gli diceva di uscirne il più in fretta possibile, anche a costo di sembrare un codardo.
«Credo sia inutile pensarci… Continueremo ad andare di là in ogni caso, le battaglie ci saranno come ci sono state gli anni passati… Levy come sta? Non passa quasi mai alla locanda!» Richy sorrise al tentativo della ragazza di distrarlo, ma in fondo aveva ragione, era inutile pensarci.
«Sta bene… E’ convinta che il chiodino non provi nulla per lei e non so come farle cambiare idea… E’ davvero testarda come lui!» Prese un sorso del thè per scaldarsi un filo le ossa, fuori continuava a piovere ininterrottamente e nonostante fosse al caldo non si era ancora asciugato del tutto.
«Forse ho qualcosa che può fare al caso nostro… Mia madre prima di morire mi ha lasciato un diario in cui ci sono scritti molti consigli su come conquistare un ragazzo! Potremmo utilizzarlo per aiutare Levy-san!»
«Sicura che io possa vederlo?...» Non voleva violare un ricordo così prezioso per Layla, anche se il suo tono era spensierato aveva capito che ci teneva a quell’oggetto.
«Certo! Non deve rimanere a prendere polvere inutilizzato!» Gli fece l’occhiolino e sparì in cucina alla ricerca del famigerato oggetto. Richy sorrise, aveva fatto bene ad andare lì, ora stava meglio.

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Alenya osservava i paesaggi scorrere veloci dal finestrino del treno, al paesaggio marittimo che era solita vedere ogni giorno venne sostituito prima da alberi e poi da casa, le cuffie nere le schiacciavano leggermente i capelli viola mentre la canzone Amerika dei Rammestein le suonava nelle orecchie a un volume talmente folle che avrebbe potuto stordirla, ma non stavolta. Distrattamente riuscì a sentire che con la prossima fermata si sarebbe raggiunto il capolinea, si alzò in piedi recuperando la borsa con dentro poco o nulla e attese insieme agli altri passeggeri che il treno si fermasse e che poi le porte si aprissero. Fuori stava piovendo copiosamente ma lei si era scordata l’ombrello, scrollò le spalle distrattamente, non le importava più di tanto, aveva altro per la testa in quel momento.
Quella mattina se ne era andata di casa, voleva rimanere sola a pensare senza far preoccupare il suo fratellino Jona, anche se non avevano alcun legame di sangue, si sarebbe accorto subito che qualcosa la stava tormentando e avrebbe fatto di tutto per aiutarla, anche se quel mondo era qualcosa al di sopra delle sue capacità. Così se ne era andata per schiarirsi le idee e per capire i piani di Laxus, distrattamente si toccò il ciondolo che aveva al collo, una pietra rossa che poteva generare scariche elettriche in battaglia. Girava per le strade sconosciute e deserte, mentre i pensieri si affollavano nel suo cervello creando solo più caos e disordine di quanto non ce n’era già, nulla sembrava avere senso, sapeva che era la cosa giusta aiutare quel mondo, aiutare la regina, Erza, a porre fine a quella guerra secolare, se lo sentiva nel profondo dell’animo. Eppure quando tornava nel suo mondo tutto sembrava solo un sogno distante, le motivazioni che l’avevano spinta ad accettare di combattere per il regno futili e facilmente discutibili, potrebbe morire in quel luogo e probabilmente anche in questo mondo, avrebbe abbandonato Jona, ma soprattutto Jova.
Gli occhi erano velati da un leggero strato di lacrime, non vide qualcuno sbucare dal nulla proprio davanti a lei finendogli addosso e cadendo poi all’indietro. Alzò lo sguardo per scusarsi ma quando lo fece dei capelli verdi la fecero sussultare e mormorò appena il nome dell’uomo che pensava di avere davanti, la persona che l’aveva salvata da piccola, che si era presa cura di lei e di cui si era innamorata.
«Jova…»
«Mh?... Ma guarda chi si vede! Tu sei Alenya giusto? L’ultima volta che ti ho vista però eri un po’ più brilla di come sei ora eheh…» Quelle parole e la voce diversa la risvegliarono dal suo viaggio fra le nuvole.
Un uomo sul metro e ottanta era chino su di lei con un sorriso da strafottente in faccia, l’ombrello trasparente copriva entrambi dalla pioggia incessante, un tatuaggio di un drago trafitto da una spada compariva da sotto la maglietta sul braccio sinistro. Alenya ci impiegò qualche istante a ricordarsi dove l’avesse visto ma le parole sulla sbronza la aiutarono, era uno dei guerrieri dell’altro regno, se la memoria non le faceva brutti scherzi il suo nome era Alexander.
«Che simpatico che sei… Ah-ah…» La ragazza si rialzò ignorando la mano dell’uomo che voleva aiutarla, non lo diede a vedere ma la sorprese vedere per la prima volta un altro guerriero, stava cominciando a temere di essere pazza.
«Che ragazza simpatica, hai il ciclo per caso?» Alexander le mostrò un ghigno e a lei venne voglia di tirargli uno schiaffo, se quello era il suo senso dell’umorismo era davvero pessimo.
«Questa è la tua tattica per conquistare le ragazze? Ti avviso che non funziona granché!» Gli diede le spalle e incominciò a camminare verso la stazione, ma dopo due passi si dovette fermare per guardarsi attorno. Prima era così presa dai suoi pensieri che non aveva badato a dove stesse andando, ma ora non sapeva dove fosse, e a pensarci bene non sapeva nemmeno in che città era.
«Ti sei persa per caso?... Potrei accompagnarti se me lo chiedi per favore ihih…» Alenya non gli vedeva il volto ma sapeva che stava ancora sorridendo come poco prima, strinse i pugni e i denti, avrebbe preferito stare da sola ma aveva bisogno di aiuto.
«Mi accompagneresti alla stazione?... Per favore?...»
«Ma certo!» Ghignò soddisfatto e la ragazza dovette mordersi la lingua per non insultarlo, poi però fece qualcosa che la sorprese, le mostrò un sorriso sincero e la coprì con l’ombrello, non riuscì a capire se se lo fosse solo immaginato o meno che incominciarono a camminare all’interno dell’edificio da dove lui era uscito.
«Questa è una scuola non una stazione!… Pensavo mi avresti aiutata!»
«Lo farò dopo che ti sarai asciugata, dovunque tu debba andare può aspettare fino a quel momento. Se quando torneremo di là dovremo affrontarci non voglio avere una ragazzina col ciclo e raffreddata!» Ghignò di nuovo e in quel momento l’avrebbe voluto colpire davvero con un pugno, anche solo per sfogare lo stress che la attanagliava da giorni.
Entrarono nell’istituto e diversi ragazzi poco più piccoli di lei di età, anche se più alti in altezza, salutarono Alexander chiamandolo prof e lui ricambiava cordialmente, l’uomo la precedeva di qualche passo permettendole però di studiarlo. Era più alto di lei, probabilmente arrivava al metro e ottanta, i capelli verdi erano corti ma folti e spettinati, non facendolo sembrare affatto un professore liceale, soprattutto il tatuaggio sul braccio sinistro che aveva visto prima e il piercing sul sopracciglio destro. Si fermarono all’improvviso e per poco Layla non sbatté contro la sua schiena.
«Oggi ho già finito tutte le lezioni, infatti stavo tornando a casa prima di imbattermi in te, qui non dovrebbe disturbarci nessuno…» Aprì la porta che avevano davanti ed entrarono nella palestra.
Layla si permise di prendere qualche istante per osservarsi attorno, non era mai andata a scuola e quella era la prima volta che ci entrava. A due lati della stanza c’erano due canestri da basket che scendevano dal soffitto, una parete era occupata da una serie di gradoni con alcuni posti a sedere, mentre dall’altra parte c’era la parete d’arrampicata.
Seguì ancora Alexander ed entrarono in una stanza che prima le era sfuggita, sacchi con dentro palloni da calcio, basket e rugby erano sparpagliati un po’ ovunque, come corde e racchette da tennis.
«Tieni!» Le lanciò un asciugamano e una felpa che riuscì a prendere al volo, si passò il primo nei capelli violetti e si mise la felpa subito dopo, ora che non era più sotto la pioggia il freddo stava iniziando a farsi sentire, facendole venire piccoli tremori e la pelle d’oca.
Non si dissero nulla mentre lei si asciugava, Alexander si era appoggiato a una parete con le braccia incrociate e osservava il cielo scuro dalla piccola finestra, lo sguardo però era perso nel vuoto, probabilmente come lei anche lui cercava di mettere ordine ai pensieri e agli avvenimenti nell'altro mondo.
Stranamente quel silenzio non le piaceva, nonostante avesse cercato la solitudine e la pace per poter riflettere ora non la voleva, tutti i dubbi che prima le attanagliavano l'animo erano spariti, la paura di essere pazza era scoppiata come un palloncino dopo averlo incontrato.
«Sei il primo dell'altro mondo che incontro nel nostro…»
«Sì? Tu sei la… terza se ricordo bene! Tetsuya e Richard sono studenti di questa scuola, anche se non miei allievi» Sorrise leggermente guardando verso dalla porta come se i due ragazzi potessero comparire da un momento all'altro, poi prese una sedia e la girò sedendosi al contrario e appoggiando le braccia e il mento sullo schienale «Era stato strano se non addirittura inquietante, vedere quel ragazzino il giorno prima e poi ritrovarmelo nei sogni… Entrambi credevamo di essere impazziti, soprattutto quando una volta a scuola anche l'altro aveva fatto lo stesso sogno!»
Layla non replicò ma capiva perfettamente quello che loro avevano provato, anche se dal lato opposto della medaglia. I primi sogni credeva fossero solo coincidenze, poi i sogni divennero realtà di giorni e settimane, aveva provato a parlarne con Jova e Jona, ma non riuscivano a capirla, e come avrebbero potuto? Quando poi aveva sentito la storia che c'era dietro a quel mondo non aveva potuto non accettare di aiutarli, entrambi i regni soffrivano e i soldati di entrambe le fazioni uccidevano amici e compagni, forse anche fratelli e sorelle.
Il volto sfigurato del suo comandante le venne in mente come un fulmine, chissà lui per cosa lottava? Sapeva che era stato imprigionato per aver commesso qualche crimine ma non sapeva quale, l'aveva allenata nel bosco da soli per poi ingaggiarla nel suo esercito privato quando aveva visto la grinta e la rabbia che l'animava, i due uomini e la donna che aveva incontrato e con cui setacciava la foresta non avevano mai raccontato nulla dell'uomo, ma poteva vedere nei loro occhi quanto gli fossero leali, come vedeva in quelli neri di Laxus la determinazione nell'arrivare al suo obiettivo, anche a costo della sua vita.
«Per quale motivo un uomo rischierebbe la propria vita? Cosa lo muove?» Alexander alzò leggermente il sopracciglio col piercing, sorpreso della domanda, ma non fece domande a sua volta per chiedere spiegazioni.
«Alcuni per un'ideale, i martiri per esempio sono morti per dimostrare al mondo la fede che avevano nel loro signore… ma personalmente credo sia l'amore, non per forza l'amore da matrimonio ma anche quello fra familiari e anche amici…»
Poteva essere così? Laxus stava davvero rischiando la vita per amore? Non lo sapeva, ma l’avrebbe scoperto.
«L’amor che move il sole e l'altre stelle…»



ANGOLO AUTRICE
*Si nasconde dietro una colonna* Saaalve... Scusate il tremendo ritardo, spero che ci sia ancora qualcuno che segua questa storia, io non mi arrendo e continuo ad aggiornare (megio tardi che mai no? ^^'). Sono molto contenta di come sia uscito questo capitolo, mi sono ripresa bene dal periodo di crisi, sono piena di idee e odio l'università che mi impedisce di fare quello che vorrei!
Spero di star dando abbastanza spazio a tutti gli OC e di non dimenticarmi di nessuno di loro, ma soprattutto spero di starli rendendo al meglio, in caso scrivetemi e cerco di sistemare u.u
Le cose si sono smosse leggermente in questo capitolo, un Flashback ci racconta cosa è successo durante l'attacco e finalmente è comparsa la Mirajane demoniaca! Vi assicuro che la tempesta non finisce qui, ho in mente molte altre cose per le coppie che si stanno creando e soprattutto per quelle originali del manga! Natsu e Lucy avranno un piccolo ruolo nel prossimo capitolo e Laxus e Mirajane si incontreranno per la prima volta! E sto dicendo tutto questo per invogliarvi a continuare a leggere...
Ditemi che ne pensate con una recensione e per chi non ha ancora inviato i poteri gli ricordo di farlo! Se no rimane povero e sfigato!
Vi linko la mia pagna facebook dove potrete tormentarmi per pubblicare... 
https://www.facebook.com/Celty23efp/

A presto!
   
 
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