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Autore: Songbird97    05/04/2017    0 recensioni
La travagliata storia d'amore tra Cullen e l'Inquisitore durante il tempo di guerra che vede minacciato tutto il Thedas. Vi è attrazione tra i due ma essi desiderano cose diverse e ciò li porterà a conoscersi e ad intraprendere un viaggio di incertezze e insicurezze, oltre che a collaborare per sconfiggere il famigerato Magister Corypehus e il suo scagnozzo Samson. La storia contiene variazioni rispetto al videogioco per scelta personale.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blackwall, Cullen, Inquisitore, Josephine Montilyet, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Notte fonda. La luna brillava bianca come il latte nell'immenso cielo nero. Blackwall era in attesa del momento giusto per mettere in atto il suo piano, scaturito dalla profonda gelosia che provava verso il suo rivale in amore. Aveva pensato a tutto: quando avrebbe agito e come avrebbe portato a termine la sua missione. La sua pazienza era terminata già da parecchio ed ora era il momento di passare all'azione; non avrebbe più permesso che un altro uomo gli toccasse e portasse via la sua adorata elfa dagli occhi turchesi e, siccome le sue parole non erano riuscite a convincerla, credeva che eliminando la concorrenza l'avrebbe finalmente avuta tutta per sé.
Si allontanò dalle stalle, ormai il suo rifugio personale, con ben nascosto un pugnale rinvenuto durante un'escursione, in modo che non potesse essere collegato a lui, per dirigersi verso il suo obiettivo: lo studio del Comandante. Sapeva che avrebbe dovuto aggirare le guardie che pattugliavano le mura di Skyhold ed era un'impresa non facile da quando l'Inquisitore aveva fatto raddoppiare le guardie dato che aveva ritenuto la sorveglianza non ben organizzata come avrebbe voluto.
Attraversò il cortile delle stalle per salire le scale di pietra che l'avrebbero portato sulle cinta, tenendo ben controllato che la via fosse libera: infatti, dovette aspettare qualche minuto, accucciandosi vicino al muro, in quanto un gruppo di guardie stava facendo la ronda proprio in quel momento e sfortuna volle che si fermarono proprio sopra di lui per controllare che non vi fossero minacce all'orizzonte. Blackwall era in fremente attesa, l'agitazione e il nervoso stavano quasi per prendere il sopravvento, gocce di sudore iniziarono a scivolargli lungo le tempie.
Dopo un tempo che sembrò infinito, finalmente le guardie se ne andarono e il Custode riuscì a raggiungere le mura. Con passo lento e lieve arrivò alla porta dello studio Del Comandante, il pugnale era pronto: l'avrebbe colpito dritto al cuore e il pugnale di provenienza sconosciuta avrebbe fatto pensare ad un attentato messo in atto da un mandante di Corypheus. La notte era ben inoltrata, per cui, quasi sicuramente, il Comandante era andato a dormire, seppur Blackwall era venuto a sapere che Cullen aveva la tendenza a dormire poco e con un sonno molto leggero o a non dormire affatto. Di conseguenza, il Custode avrebbe dovuto essere estremamente cauto al fine di compiere il suo atroce piano di vendetta; giunse al portone e accostò l'orecchio, ma non sentì nulla: non si udivano voci o fogli che venivano spostati e non si intravedeva neanche la luce flebile di una possibile torcia o candela accesa, per cui Blackwall fu certo che il suo obiettivo fosse a dormire. Decise di entrare, aprendo molto lentamente il grande portone di legno e ferro, si guardò intorno per essere sicuro che non vi fosse nessun altro e salì la scala di legno che lo avrebbe condotto al letto del Comandante. Lo trovò lì, addormentato sebbene in preda agli incubi in quanto stava borbottando qualcosa sottovoce ed era alquanto agitato. Gli si avvicinò, giungendo al lato del letto e lo osservò per un tempo interminabile.
Era rimorso quello che sentiva? Era così sicuro di compiere un atto del genere? E se poi, anche se l'avesse fatto, Charleene non l'avrebbe comunque ricambiato perché in preda al dolore del suo amore perduto?
Eppure, doveva essere lui il suo amore, lui e soltanto lui! Ma allora perchè stava esitando? Era riuscito ad arrivare dove aveva pianificato, la sua vittima lì servitagli su un piatto d'argento, tuttavia non riusciva ad infliggergli il colpo della morte. Non gli era ben chiaro cosa lo stesse frenando: la sua solita mancanza di coraggio o la paura di far soffrire ulteriormente e in un modo irreparabile la sua dolce elfa?
L'immagine di lei, soggiogata dal dolore che sicuramente avrebbe provato a causa di ciò che stava per fare Blackwall, lo mise in seria difficoltà e incertezza. Non poteva farle questo, anche se l'amava con tutto se stesso, non sarebbe mai riuscito ad essere causa di un dolore così immenso.
Nonostante ciò, però, un'altra parte di lui, quella più impulsiva e in preda alla gelosia, voleva ammazzare quello stronzo: le aveva portato via la donna che amava e non lo riteneva giusto, in quanto l'elfa aveva scelto il Custode inizialmente, ma poi lui si era intromesso e l'aveva stregata.

Doveva eliminarlo!

Estrasse il pugnale, alzò il braccio, pronto per colpire...

Il sole salutò il nuovo giorno, spuntando tra le alte montagne innevate che facevano da cornice all'immensa fortezza di Skyhold, illuminando le mura, annunciando il cambio della guardia ai soldati e l'inizio dei vari incarichi delle centinaia di seguaci e collaboratori dell'Inquisizione. Charleene era nelle sue stanze, sdraiata nel letto: quella notte non era riuscita a prendere sonno a causa di un'agitazione di cui non era riuscita a trovare la motivazione. Notando che ormai la notte era passata, si alzò e andò a prepararsi, le profonde occhiaie che le contornavano gli occhi, ma il dovere l'attendeva: quel giorno doveva consultarsi con i suoi Consiglieri e la maga Morrigan, unitasi all'Inquisizione come aiuto e supporto per la prossima missione. Bisognava pianificare il prossimo attacco a Corypheus e come la maga aveva già accennato era necessario l'aiuto di una Divinità elfica, Mythal. I dettagli su come avrebbero messo in atto un tale piano erano ancora da definire ed era il punto principale della riunione di quel giorno.
Lavata e vestita, Charleene lasciò le sue stanze per andare nella sala principale di Skyhold, nella quale, oltre al suo “trono”, vi erano delle tavole imbandite per i vari ospiti e pellegrini dell'Inquisizione. Sebbene teoricamente lei, in quanto Inquisitore, aveva diritto a mangiare separatamente dagli altri nelle sue stanze, aveva sempre preferito nutrirsi insieme agli altri perché detestava l'idea di essere più importante o superiore agli altri e anche perché voleva far percepire che lei sì era l'Inquisitore e portatrice del Marchio, ma restava comunque una comune elfa, con niente di diverso da nessuno dal punto di vista “umano”.
Venne accolta per prima dal suo carissimo amico Varric, che era solito stare vicino al camino, seduto ad un tavolo separato dagli altri dove teneva tutte le sue carte e appunti per i suoi prossimi libri. Ormai il fatto di fare colazione insieme era diventata un'abitudine per loro e all'elfa faceva davvero molto piacere perché il nano, insieme a Dorian e Cullen, era una delle poche persone di cui si fidava ciecamente.

“Buongiorno, dolcezza. Dormito bene?”

Charleene riconobbe il tono sarcastico di Varric perché lui era sempre stato in grado di capire se lei fosse preoccupata o meno, nonostante tentasse sempre di nasconderlo.
“Sai bene che non è così, vero?”

“Ma certo, ma voglio comunque sentire la tua risposta”, le fece l'occhiolino in segno di complicità e affetto.

“Ho avuto una brutta sensazione per tutta la notte che non mi ha lasciato chiudere occhio, ma non so per cosa. Ce l'ho ancora e non sono per niente serena.”

“Probabilmente è solo lo stress del tuo incarico: la missione a Palazzo non è stata semplice, adesso devi pensare al prossimo attacco da infliggere e probabilmente questo ti mette in preoccupazione, ma non sei l'unica, credimi.”

“No, sento che non riguarda l'Inquisizione perché da quel punto di vista sono abbastanza certa che riusciremo a portare a termine quello che abbiamo pianificato, seppur manchino ancora i dettagli da definire. No, sento che è per qualcos'altro.”

“Magari qualcosa che riguarda il tuo cuore?”

L'elfa distolse lo sguardo per qualche secondo, riflettendo sulla domanda del nano: e se fosse così? Eppure lei e Cullen si erano chiariti e dichiarati amore reciproco, per cui teoricamente non doveva sentirsi così insicura e poco tranquilla sotto quell'aspetto. Tuttavia, quella domanda l'aveva messa in guardia, come se avese colpito nel segno: la sua brutta sensazione riguardava Cullen?

“Varric, posso farti una domanda?”

“Ma certo.”

“Come puoi essere certo che la relazione con una persona a te davvero cara sia serena e senza problemi?”

“Semplice: non puoi.”

Charleene rimase stupita da quella risposta che ovviamente la mise ancor più in agitazione, ma il suo amico proseguì per farsi intendere meglio.
“Non hai mai certezze da quel lato, ma se tu tieni veramente a quella persona e lei tiene a te, qualsiasi ostacolo è facilmente superabile. Sotto questo aspetto cosa mi puoi dire?”

“Io amo Cullen e lui ama me.”

“Allora non ti devi preoccupare.”

Nonostante tale discorso, la brutta sensazione persisteva nell'animo dell'elfa e il non saperne il motivo iniziava a frustrarla.
Finito di mangiare si congedò dal nano e si diresse da Josephine, pronta per la riunione, ma la Consigliera le suggerì di parlare privatamente con la maga prima, in modo che potesse essere certa se il piano da lei proposto fosse plausibile da mettere in atto. Charleene accettò tale consiglio e andò nel giardino interno, dove Morrigan disse che sarebbe stata quando non era chiamata a rapporto.
Una volta arrivata la cercò, ma venne accolta da un bambino: l'elfa percepì immediatamente che era portatore di un'aura davvero unica e peculiare; infatti, non appena il bambino la vide, le corse incontro e le rivolse la parola.

“Tu sei l'Inquisitore, non è vero? Sei la portatrice del Marchio?”

Charleene non rispose all'istante, studiando il dolce volto di lui e i suoi occhi, di un profondo oro che la incantava e la ipnotizzava in uno strano modo. Alla fine riuscì a rispondere con un semplice: “Sì.”

“La mamma mi ha parlato di te, ma non ti ha descritto. Ha detto solo che eri un'elfa e questo mi ha incuriosito: come può un'elfa essere a capo dell'Inquisizione?”

Erano domande facilmente prevedibili per un bambino, eppure non le erano mai state rivolte, per cui lei non seppe bene come rispondere e spiegare tale fatto. La verità era che nemmeno lei lo sapeva. Perché era lei l'Inquisitore? Perché era portatrice del Marchio per cui era una risorsa davvero fondamentale per l'Inquisizione dato che era l'unica a riuscire a chiudere i vari Squarci nel Thedas ed era il principale obiettivo che Corypheus voleva sconfiggere. Tuttavia, perché proprio lei era stata nominata? Poteva tranquillamente restare quella risorsa, senza andare al comando di un'organizzazione così vasta e importante. In più, il bambino aveva detto un'altra verità: come poteva un'elfa essere Inquisitore? Quelli della sua razza erano sempre destinati a lavori di seconda categoria, se non addirittura infami, ma lei, al contrario, ricopriva una carica così vitale ed autoritaria, quasi al pari di un generale di un grande esercito se non di un sovrano.
Tutti questi dubbi la fecero riflettere e, alla fine, al bambino rispose con tre brevi parole: “Non lo so.”

“L'hai scelto tu di avere il Marchio?”

“No.”

“Hai deciso tu di essere il capo di tutto?”

“No,”

“Eppure sei la persona più adatta, credimi.”

“Come fai a saperlo?”

“Io lo so e basta. Questo mi è sufficiente per credere che tu riuscirai nel tuo intento. Sei preoccupata?”

“Sì, molto.”

“É comprensibile, ma fidati che tutto andrà bene. Sento che il tuo cuore, per quanto turbato, è puro e buono. Ce la farai.”
Le fece un dolce sorriso che, stranamente, la rassicurò molto: quel bambino era davvero un qualcosa di unico e speciale, che con semplici domande e parole era riuscito ad acquietarle l'animo.

“Come ti chiami?”, gli domandò.

Fu allora che una terza voce, femminile, si unì al discorso, interrompendoli.

“Kieran, non stai importunando l'Inquisitore, vero?”
Morrigan approcciò i due, ponendosi al centro, come se volesse in un qualche modo proteggere il ragazzo.

“Certo che no. Hai visto cosa porta sulla sua mano, madre?”

“Sì, l'ho visto. È ora di tornare ai tuoi studi, piccolo uomo.”

Il bambino emise un breve lamento di disaprovazione, ma notando lo sguardo perentorio, tuttavia gentile di sua madre, se ne andò, lasciando le due donne da sole, anche se l'elfa non riuscì a distogliere lo sguardo da quella così piccola e giovane creatura che racchiudeva in sé una tale saggezza da lasciare Charleene senza parole. Morrigan notò questo pseudo stato di shock, per cui intervenne, come se ormai fosse diventata una consuetudine.

“Mio figlio. Non è mai dove ti aspetti che sia, ovviamente.”

“Non sapevo avessi un figlio.”

“E come potresti? Faccio tutto ciò che è necessario per non lasciare che la mia reputazione lo influenzi in qualche modo. Per la maggior parte della Corte Imperiale, lui è semplicemente un ragazzo tranquillo e ben educato. Probabilmente l'erede di una famiglia lontana. Tuttavia, lui mi segue ovunque io vada. Non preoccupatevi, Inquisitore, è un ragazzo curioso, ma crea raramente problemi.”

“Si unirà a noi anche suo padre?”

“É da parecchio tempo che allevo Kiearn per conto mio, come in effetti ho deciso fin dall'inizio. Per cui, siamo solo io e lui e Skyhold è una fortezza così immensa che noterai a malapena la nostra presenza.”

Charleene non poté reprimere la propria curiosità riguardo a quel bambino e la seguente domanda le sorse spontanea, senza che lei riuscisse a far qualcosa per fermarsi:

“C'è un qualcosa di... particolare in lui.”

“Sì, c'è. É davvero un ragazzo speciale”, sul volto della maga comparì immediatamente un lieve sorriso di orgoglio e soddisfazione, “É compito mio proteggerlo da qualsiasi cosa o qualunque persona che intenda fargli del male, ma soprattutto lui va protetto da me: nessuno potrebbe ferirlo più di me.”
Percependo che il discorso stava prendendo una piega per niente piacevole per lei, Morrigan decise di condurre l'attenzione dell'Inquisitore su un altro argomento:
“A pensarci bene, questo posto è rimasto abbandonato per molto tempo, abitato solo dalla disperazione e dalla solitudine. Ora, tuttavia, è luogo di azioni che minacciano di modificare il mondo intero. Mi domando se tale posto ne è felice.”

“Sembra che tu abbia già sentito parlare di Skyhold.”

“Questa fortezza è stata costruita su ciò che restava di un luogo antico e sacro agli Elfi; lo chiamavano Tarasyl'an: 'il luogo dove è contenuto il cielo.' Si dice che da qui fossero in grado di raggiungere i Cieli in modo da sentirsi in pace. Poi l'hanno abbandonato, così come gli Umani che vennero in seguito. Ossa sepolte su altre ossa, perenne silenzio prima del vostro arrivo.”

“Siamo stati fortunati a trovarlo.”

“Il Destino è spesso confuso con la Fortuna, come dice sempre mia madre. La magia presente in questo posto è penetrata nella roccia, proteggendolo dall'oscurità. Coloro che lo lasciarono decadere in rovina non erano a conoscenza di ciò che possedevano, ma voi potreste rendergli giustizia. Siete stata gentile ad accettare la mia collaborazione, Inquisitore, nonostante quel poco che sapete su di me. Farò del mio meglio per aiutarvi con tutta la conoscenza a mia disposizione. Posso giurarlo.”

“Apprezzerò molto qualsiasi consiglio o aiuto tu possa darci. Sarà meglio che mi diriga alla sala riunioni, ora. Ti faremo chiamare per discutere sul da farsi non appena avremmo discusso tra di noi.”

“Certamente, Inquisitore. Io sarò sempre qui.”

Con queste ultime parole, Morrigan si congedò, probabilmente per raggiungere il proprio figlio, mentre Charleene rimase ad osservarla per un istante: sfiorava l'assurdo la sensazione che quei due erano riusciti ad infonderle per tutto il corpo e per un momento si era completamente dimenticata delle preoccupazioni che la stavano tormentando per tutta la mattina.

Era ormai arrivata al portone della sala riunioni, quando un soldato l'approcciò, quasi senza fiato per la fretta con cui l'aveva raggiunta.

“Lady Inquisitore, il Custode Blackwall se n'è andato.”

“Cosa??”, l'elfa sgranò gli occhi all'istante e tutta l'agitazione che le sembrava scomparsa riapparì immediatamente, ancora più forte di prima: il suo istinto non l'aveva ingannata. Se lo sentiva che quel giorno sarebbe successo un qualcosa di inaspettato e forse era proprio questo.

“Lo abbiamo cercato ovunque a Skyhold, ma non ve n'è traccia. Siamo riusciti a trovare solo questa lettera indirizzata a voi, Lady Inuisitore.”

Le consegnò la lettera e con un cenno si congedò. Charleene la tenne in mano ad osservarla per un lungo momento: aveva paura di cosa potesse avere scritto di così importante o sconvolgente da spingerlo ad abbandonare l'Inquisizione. Tuttavia, trovò la forza di aprirla e si mise a leggere:

Mia amata Charleene Lady Inquisitore,
ho deciso di lasciare Skyhold, forse per sempre. Troppi rimorsi del mio passato attanagliano il mio animo e ora si sono aggiunte anche una profonda gelosa e un'immensa rabbia a causa del vostro amore non ricambiato, ma che avete scelto di dare al Comandante. Lo capisco. Sicuramente lui avrà molti più pregi di me e saprà trattarvi come meglio meritate.
Vi ho riflettuto molto a riguardo la scorsa notte, quando mi sono intrufolato nel suo studio con le peggiori intenzioni. Vi dico solo che avevo con me un coltello.
É tempo che io dica la verità in modo che il mio animo possa tornare sereno.

Addio, Lady Inquisitore

Vostro per sempre, Custode Blackwall

Nel leggere l'ultima parte, l'elfa accartocciò la lettera nella propria mano e si diresse da Cullen: Blackwall non poteva aver fatto ciò a cui alludeva nella lettera; non era un uomo così malvagio e senza scrupoli. Inoltre, l'idea che il suo adorato Comandante non fosse più vivo le provocò un'intensa paura che la fece correre ancora più veloce e la lasciò indifferente agli sguardi degli altri membri dell'Inquisizione.
Giunta alla porta la spalancò, salì la scala di legno, la tensione ormai aveva preso il sopravvento. Ciò che vide la fece crollare in terra colta dalle lacrime...

   
 
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