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Autore: Darth Ploly    05/04/2017    1 recensioni
Per Ponyville è un periodo di quiete: la vita scorre serena dopo che, qualche mese prima, una furia omicida si era scatenata contro gli inermi cittadini. Tutto è però tornato alla normalità e adesso ci si prepara per il grande evento: le elezioni che decreteranno chi sarà il nuovo sindaco. Ma qualcosa sta per cambiare: una pony che tutti speravano di aver dimenticato sta per tornare a Ponyville. Quale sarà il suo scopo? Cosa succederà alla città? E quale sarà la reazione di Octavia di fronte alla pony che le ha cambiato la vita?
Tornano le avventure della Melodia della Giustizia, disillusa detective che indaga lungo le strade di una Ponyville cupa ed egoista. Diretto seguito di "Melodia di Giustizia-A trip into madness", si consiglia vivamente di non iniziare questa lettura senza aver terminato la precedente.
Allontanandosi dal giallo tradizionale, questo racconto narra una vicenda più ampia in cui nuovi e vecchi personaggi troveranno maggior spazio e si verranno a instaurare o a sviluppare maggiori rapporti tra ogni protagonista e gli altri pony o la città stessa.
Mi auguro possa piacervi.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Spike, Trixie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Twilight è l’ultima ad arrivare. La accolgo all’ingresso e la accompagno al salone; Dash e Fluttershy stanno già zuccherando il loro tè. Derpy, seduta in disparte, evita accuratamente il contatto visivo con le altre per paura di provocare qualche danno.
Quando anche Twilight ha avuto da bere, dopo un momento di difficoltà iniziale Dash dà inizio con poca convinzione alla discussione.
“Dunque è vero? Derpy, hai veramente usato lo …?”
Derpy non risponde. Mantiene gli occhi bassi e inizia a tremare.
“È così” Rispondo io “E abbiamo bisogno di aiuto”
Negli ultimi tre giorni, Derpy è a stento uscita dalla propria stanza,troppo persa nel ricordo dello scontro con Trixie. L’attivazione dello Sguardo è qualcosa che va ben oltre i suoi limiti di sopportazione.
“Derpy non può nascondersi in eterno” Spiego “Ma d’altronde non sappiamo come comportarci con questo … potere. So solo che una così grande può essere pericolosa negli zoccoli di chi non la sa controllare. Per questo vorrei chiedervi di aiutarla a capire, magari di addestrarla”
Dopo aver finito, osservo le mie tre ospiti. Twilight ha stampato sul muso un sorriso estasiato, come di chi abbia appena trovato lo scopo della sua intera esistenza. Forse non avrei dovuto avvisarla, ma in fondo è l’unica ad avere le conoscenze necessarie per studiare lo Sguardo. Spero solo di aver fatto la cosa giusta.
“Posso capire che tu ti sia rivolta a Twilight” Dice Dash con un tempismo che mi sbigottisce “Ma purtroppo non credo che noi ti saremo molto utili. Insomma, è lei la mente più brillante della città”
“È vero, ma neanche Twilight potrebbe insegnarci a usarlo. Abbiamo bisogno della guida di qualcuno esperto”
“Allora ti servirà molta fortuna: non sarà facile trovare qualcuno dotato dello stesso potere” Risponde ridacchiando. Io però ho già rivolto gli occhi verso Fluttershy, la quale appare irrequieta e combattuta. Dash non impiega molto tempo per accorgersi del bizzarro comportamento dell’amica.
“C’è qualcosa che non va?” Chiede con tono preoccupato.
Dopo qualche istante di silenzio, è proprio Fluttershy a prendere la parola: “Commissario, vorrei parlarle di una cosa”
La rivelazione di Fluttershy sorprende Dash anche se, quando viene raccontato di quella sera in cui entrammo di nascosto in centrale, sembra divertita, come se abbia finalmente compreso qualcosa che non aveva mai capito fino in fondo.
“Non pendetela come una mancanza di fiducia in voi” Dice Fluttershy alla fine della storia “È solo che cerco quanto più possibile di far finta che questo mio potere non esista. A dirla tutta, non so nemmeno se mi sento pronta a fare quanto mi chiedi, Octavia” Conclude rivolgendosi a me.
Twilight scuote il muso e anche per me è un duro colpo. Il suo aiuto sarebbe stato importante e avrebbe dato sicurezza sia a me che a Derpy. Ma la decisione deve essere sua.
“Va bene. Ti capisco, non ti preoccupare. Grazie lo stesso” Le rispondo cercando di non farla sentire in colpa.
Quando ho ormai perso le speranze, Dash ci interrompe rimproverando con durezza Fluttershy: “È questo che hai imparato in polizia? A scappare? A nasconderti da ciò che ti spaventa? Qui ci sono pony che hanno bisogno di te, Fluttershy, e come agente hai il dovere di aiutarle!”
Nell’udire queste parole, Fluttershy arrossisce per la vergogna. Mortificata, inizia a generare versi simili a dei pigolii.
Avvicinando la propria testa alla sua fino a toccarla, Dash continua con voce più serena: “Non potrò mai capire quanto tu debba aver sofferto per questa tua abilità, è tutto molto più grande di me. Ma in compenso conosco te: sei una delle pony più coraggiose e leali che abbia mai incontrato e so che non tradiresti mai chi ami. Adesso due tue amiche sono in difficoltà e solo tu puoi aiutarle. So che sarà dura, ma non pensare che affronterai tutto questo da sola. Stavolta sarò io a guardarti le spalle. Ti prometto che neanche lo Sguardo mi allontanerà da te”
La commozione è troppa e Fluttershy non riesce a contenerla. Mentre ascolta il discorso di incoraggiamento di Dash, annuisce più volte e inizia a piangere. Persino Derpy le si avvicina e la abbraccia sussurrandole ringraziamenti e parole di conforto. Io mi limito a guardare questo dolcissimo spettacolo.
Poco dopo, quando la situazione sembra essersi calmata, chiedo per sicurezza anche a Twilight che intenzioni abbia, sebbene non abbia alcun dubbio al riguardo.
“Sono della partita, ovviamente” Risponde, trepidante e gioiosa come una puledrina la vigilia di Heart’s Warming “Oh, sarà un piacere lavorare con voi! Stiamo per studiare un potere praticamente sconosciuto, ve ne rendete conto? Octavia, ti ringrazio enormemente per questa opportunità! E Derpy … oh, Derpy!” Esclama cambiando improvvisamente il tono “Stavo per dimenticarmene: ho un messaggio da Spike! Sai, ha parlato con Whooves un po’ di tempo fa …”

“È tutto pronto” Assicura Fluttershy chiudendosi alle spalle la porta della sala degli incontri “Puoi entrare quando vuoi. Io e Octavia ti aspetteremo qui fuori”
“Va bene, grazie”
“Sei sicura di volerlo fare?” Mi domanda Octavia, che finora era rimasta in silenzio immersa nei suoi pensieri.
“Devo per forza” Rispondo osservando con intensità la porta che mi separa da lui “Ho bisogno di conoscere la verità”
“E credi che te la dirà?”
“Non lo so, ma stavolta mi accorgerò se non lo farà”
Octavia scuote la testa con scetticismo, ma capisce quanto sia importante per me e non fa nulla per fermarmi. Dopo avermi augurato buona fortuna, si allontana con Fluttershy lungo il corridoio dietro di me lasciandomi sola.
Mi concentro sulla respirazione per cercare di porre un freno all’agitazione che mi divora dall’interno. Respiro profondamente una, due, tre volte, poi apro la porta ed entro.
La sala degli incontri è piccola e tanto bianca da far male agli occhi. Unica nota di colore è un tavolino di legno al centro con due sedie. Su una siede Whooves.
Questo breve periodo di detenzione non sembra averlo affatto provato, tutt’altro: appare in forma e riposato. Appena entro, mi sorride dolcemente come aveva fatto tante volte quelle sere nel parco e io provo un senso di dolore al petto, come se il mio cuore fosse stato schiacciato in una pressa. Mi siedo davanti a lui cercando di non lasciarlo trasparire.
“Speravo che venissi” Mi dice con voce sollevata.
“Non ero convinta di volerlo fare” Rispondo freddamente per mantenere le distanze.
“E cosa ti ha spinto a farlo?”
“So che hai detto delle cose a Spike. Cose su di me e te. Sono qui in cerca di verità” Rispondo rivelando solo metà delle motivazioni reali.
Non riesco a capire se intuisca qualcosa, ma si limita a sospirare accontentandosi della mia spiegazione con un’espressione divertita.
“Da dove vuoi che inizi?”
“Ti sei avvicinato a me per arrivare a Octavia?”
“No, non avevo idea di chi fossi. È stato Spike a raccontarmi tutto”
“E a me invece è stato raccontato ciò che hai fatto in altre città. Non potevo crederci, ero convinta ci fosse un errore, che si trattasse di omonimia o chissà che altro, ma invece era tutto vero. E avevi intenzione di fare lo stesso anche qui”
“Esatto”
È calmo, fin troppo se paragonato a me. Io invece vorrei afferrargli il muso e sbatterlo contro il tavolino.
“Allora perché dovrei credere che, incontrandomi, tu abbia scoperto la gentilezza?” Domando ripensando alle parole del drago.
Questa domanda lo rende più pensieroso, sebbene non si legga ancora alcuna traccia di agitazione nei suoi occhi. Lo osservo mentre riflette silenzioso con lo sguardo che vaga lontano, quasi a voler perforare una di queste quattro mura per uscire.
“Non lo so” Risponde alla fine “Non ho una risposta a quanto chiedi”
“Tsk, certo!” Replico amareggiata mentre penso a quanto sia stata stupida. Che cosa speravo di ottenere? Quel che è successo è stato un errore, un imbroglio o forse il semplice delirio di una ragazzina sognatrice. In ogni caso, non è stato reale.
“Sono stata davvero felice quella sera, lo sai? Quando sei venuto da me con quel fiore e mi hai tenuto compagnia. Se non fossi arrivato, probabilmente sarei rimasta lì a disperarmi per tutta la notte e non avrei concluso niente. Chissà, forse anche la nostra lotta con Trixie sarebbe terminata diversamente! Quel che voglio dire è che, prima di andarmene, vorrei almeno ringraziarti. Forse non scoprirò mai se sei stato onesto oppure no, ma mi sei stato di grande aiuto. Volevo che lo sapessi”
Mi alzo e mi volto rapidamente per raggiungere l’uscita il prima possibile.
“Ho chiesto di essere processato” Dice prima che me ne vada “Ho confessato tutto. Spike mi ha spiegato che l’unico modo che avevo per salvarmi era fare ammenda, ma io non ci credevo. Però questo mi ha fatto pensare a te. Non mi aspetto che tu mi creda, ma sei stata tu a convincermi a fare questo passo. Quando sono venuto a conoscenza dei motivi dietro l’attentato in pasticceria, ho capito quanto tu stessi rischiando per qualcuno che consideri importante. Hai preso parte a una battaglia perché volevi ostinatamente restare al fianco di Octavia e perché volevi risolvere una situazione di disagio di cui ti consideravi causa principale. Non era possibile stabilire di chi fosse la colpa del vostro litigio, ma a te non importava: tu volevi solo risolvere tutto.
Mi sei stata d’esempio, Derpy. Qualcosa in me è cambiato, anche se non so dire perché. E adesso dimenticami, disprezzami, odiami, ma sappi che io ti ricorderò per sempre. Forse era destino che ti incontrassi. E ti prego, non piangere: non mi piace quando le ragazze piangono”
Per un attimo resto immobile con lo zoccolo sulla maniglia della porta, come se avessi bisogno di tempo per archiviare queste parole nella mia memoria, poi vado via. Non ci diciamo nulla, non un addio, non un arrivederci, non mi rigiro neanche a guardarlo per un’ultima volta.
Dopo essere uscita, mi chiudo la porta alle spalle e mi chino poggiandomi a lei, respirando a fatica. Lo stomaco mi brucia e nella testa riprendono forma i ricordi dei nostri incontri. Vorrei scomparire.
Trovo Octavia e Fluttershy in attesa in una sala di svago per gli agenti in fondo al corridoio. Fluttershy è preoccupata e mi domanda come sia andata, ma io mi sento la gola secca e non riesco a risponderle. Raggiungo Octavia, la quale mi guarda negli occhi e attende senza dire una parola. Lentamente, perdo il controllo e vengo sopraffatta dalla tensione. Scoppiando in lacrime, mi aggrappo a lei e inizio a singhiozzare. Restiamo in quella posizione a lungo.
Octavia non vacilla nemmeno una volta.

“Posso concederti quindici minuti, Rich. Non uno di più”
“Non si preoccupi, commissario: ha già fatto molto”
Con un cenno del capo, Dash mi invita a uscire dalla cella che è ormai la mia nuova casa da quando, sette giorni fa, ho confessato i crimini miei e di Trixie. Il processo invece è iniziato solo due giorni fa, ma non durerà a lungo: gli elementi che ho fornito alla polizia bastano per condannarmi a un lungo periodo di detenzione. Ho chiesto al mio avvocato di non cercare di dimostrare la mia innocenza in tribunale, ma solo di lavorare per rendere il meno dura possibile la mia punizione. In fondo ho intenzione di pagare, anche se sono terrorizzato.
Raggiungiamo la sala degli incontri e Dash mi ripete di nuovo le regole.
“Forza” Conclude “Lì dentro ti stanno aspettando”
Varco la soglia lentamente, quasi con timore. Minuette sta intrattenendo Tiara cantando delle filastrocche ma questa, appena mi vede, lancia un grido di gioia e inizia a correre verso di me dimenticandosi della sua compagna di giochi.
“Papà! Papà!” Urla raggiungendomi e saltandomi al collo.
“Ciao, principessa!” La saluto stringendola nell’abbraccio più forte che riesca a dare. Quanto mi è mancata!
Dopo aver assaporato il momento, mi avvicino alla mia segretaria, che si è gentilmente tenuta in disparte finora.
“Minuette, non so come ringraziarti per quel che stai facendo” Le dico riconoscente “Mi rendo conto che non deve essere facile per te: sei ancora così giovane e allevare un puledrino può essere una tale seccatura …”
“Oh no, signor Rich! Tiara è adorabile e non mi è di alcun disturbo badare a lai. Si fidi di me” Mi risponde con tono gentile.
Minuette è una pony buona, matura e responsabile; a volte mi chiedo se mi meriti davvero l’aiuto di qualcuno così straordinario.
La mia attenzione torna presto a Tiara che, inarrestabile come un treno in corsa, mi racconta come stia passando le giornate con Minuette, come vadano le cose a scuola e anche un paio di nuove avventure con l’amica Silver Spoon. Era da giorni che non mi sentivo così bene. Immagino di vivere questo momento a casa, libero e lontano da tutti. Niente più Trixie, niente più Rainbow Dash, solo io e mia figlia.
Ma è solo il sogno irrealizzabile di un illuso: tra pochi minuti verrò riportato in cella e perderò Tiara. Non potrò vederla crescere, non sarò presente ai suoi compleanni, non la vedrò alle prese con la sua prima cotta. Ho perso tutto.
Il tempo è tiranno e presto Dash mi avvisa che è ora di andare. Quando Tiara capisce che neanche questa volta tornerò a casa con lei, tutta la felicità che aveva negli occhi scompare.
“Papà deve restare qui” Spiego quando mi domanda perché “Papà ha fatto molte cose sbagliate e ora non può tornare a casa”
“È per questo che Parasol se n’è andata? Per queste cose che hai fatto?”
I suoi occhi innocenti mi scavano nel profondo dell’animo per trovare una risposta che io non posso darle: non ho la forza di dirle quel che ho fatto.
“È maglio che tu vada, piccola. Raggiungi la poliziotta mentre io dico una cosa a Minuette”
Ci abbracciamo un’ultima volta, poi si allontana con sguardo triste. Dash è fuori ad aspettarla, ma la accoglie in maniera impacciata. È evidente che non sappia come comportarsi con dei puledrini.
“Glielo dirai tu, prima o poi?” Domando a Minuette quando sono sicuro che Tiara non possa sentirci.
“Io … sicuramente, ma credo che sospetti già qualcosa” Risponde titubante, dando voce alle mie paure.
Non chiedo il perdono per quel che ho fatto, so di non meritarmelo, ma vorrei che un domani, quando mia figlia avrà scoperto la verità, non mi odiasse. È l’unica cosa che mi rimane, la più preziosa, la più pura.
“Minuette, ho parlato con il notaio: è tutto organizzato”
A queste parole, la giovane unicorno blu sobbalza preoccupata.
“Ho pensato anche a te” Continuo a spiegare “Ti chiedo solo di continuare a occuparti di Tiara”
“Senz’altro, ma … questo significa che …?”
“Non so cosa succederà in futuro ma, semmai lei decidesse di venire a cercarmi, le mura di una prigione non sarebbero abbastanza spesse da proteggermi. L’ho tradita, Minuette, e lei non dimentica le offese”
Sospiro lentamente, avvertendo distintamente il destino che mi attende. Potrebbero passare anni prima del suo ritorno, o forse appena poche ore, ma so per certo che l’ultimo muso su cui si poseranno i miei occhi sarà quello di Trixie.
“È tempo che tu vada” Sussurro, non senza una forte emozione “Vivi in pace, Minuette. Grazie di tutto”
“È stato un piacere lavorare con lei” Risponde in preda alle lacrime.
La guardo correre via sconvolta. Solo ora, mentre riflette sul fatto che le ho appena annunciato la mia morte e sulla puledrina di cui dovrà occuparsi per i prossimi anni, si accorge che la sua vita sta cambiando in fretta, anche stavolta per colpa mia. La mia ultima preghiera è che trovi la forza per affrontare tutto ciò.
Poco dopo, mentre sono seduto con gli occhi persi nel vuoto, due unicorni entrano e mi dicono che è il momento di rientrare in cella.
Con voce spenta rispondo: “Sono pronto”

Riempio due bicchieri di sidro e ne offro uno a Spitfire mentre mi racconta qualche avventura avuta a Canterlot. Mi ha anche regalato una foto autografata dei Wonderbolt, a cui si sono recentemente aggiunti due nuovi membri. L’ho appesa con riconoscenza in camera, vicino al mio vecchio poster.
Spitfire afferra il bicchiere e beve dopo aver fatto un brindisi: Ponyville è salva, i suoi cittadini sono di nuovo gioiosi e domani, dieci giorni dopo la battaglia, si andrà finalmente a votare. La vittoria di Spitfire è praticamente certa, anche se lei non sembra farci caso: nonostante il tempo che è passato, si comporta, parla e ride esattamente come quando era commissario. Sono felice che la vita alla reggia non l’abbia cambiata.
“E in centrale come vanno le cose?” Mi domanda smettendo di parlare di sé “Avete rimesso in ordine tutto?”
“Sì, ognuno è stato riassegnato alle sue mansioni. Fortunatamente Trixie non aveva operato molti cambiamenti”
“Mi fa piacere. Tu invece come stai?”
“Come un puledrino che non ha finito tutti i compiti” Rispondo dopo averci riflettuto per un po’ “Sunburst è morto e Rich sta per essere condannato, ma Trixie è scappata dopo aver portato devastazione e morte in città. E io … io mi sento un’incapace!”
Un movimento brusco mi provoca un forte dolore al fianco, ancora non del tutto guarito dallo scontro con Sunburst. Spitfire mi si avvicina offrendomi un appoggio ma io rifiuto, cercando di tornare alla normalità respirando lentamente. Questo è un altro segno del mio fallimento, un ulteriore fardello da sopportare.
“Mi chiedo se tutto questo non sia troppo per me …” Sussurro a me stessa, ma Spitfire mi sente e chiede che io mi spieghi.
“Spitfire, c’è una domanda che volevo farti da tempo” Le dico con il cuore in gola “Se quella volta Octavia non avesse lasciato la polizia, chi avresti nominato commissario?”
Non avrei mai creduto che una domanda potesse essere così difficile, ma era dentro di me da troppo tempo perché potessi sopportare ancora. Tuttavia, Spitfire sembra contrariata e, con sguardo severo, risponde: “Non dovresti nemmeno pensarle certe cose”
“Invece non posso farne a meno!” Replico con forza “Non è la prima volta che fallisco e, nonostante tutto l’impegno che metto nel mio lavoro, sbaglio sempre qualcosa! Forse Octavia sarebbe stata davvero una scelta migliore”
Abbasso il muso vergognandomi profondamente e inizio a tremare. È la prima volta che rivelo a qualcuno questi miei pensieri, ma in verità è da tempo che mi torturano rendendomi difficile continuare a lavorare. Non potrei mai lasciare il mio posto da commissario, la città conta su di me, ma l’idea di non essere all’altezza del compito ormai non mi fa dormire la notte.
Vedendomi in difficoltà, Spitfire si avvicina e mi poggia una zampa sulla schiena.
“Vedo che la rivalità tra voi due non accenna a scemare” Mi dice accarezzandomi le ali.
“È più forte di me” Le rispondo più pacatamente, godendo della sua vicinanza.
“Sembra che sia la vostra stessa natura, vero? Capita a tutti: anche io ero come te. La mia rivale si chiamava Lightning Dust ed era anche lei una pegaso. Eravamo incredibilmente legate, quasi come se ci avesse unite il destino. Purtroppo perse la vita sul lavoro ben prima che una delle due avesse l’opportunità di diventare commissario. Eppure ancora oggi mi ritrovo a chiedermi, quando sono in difficoltà, come agirebbe lei o se le mie scelte siano state quelle più giuste. Ma bisogna andare avanti pensando che, comunque siano andate le cose, abbiamo sempre fatto del nostro meglio. Questo vale per me come per te”
Torno a guardarla negli occhi e ritrovo la pegaso che è stata la mia guida e fonte di ispirazione sin dal primo giorno in polizia: forte, carismatica, ma anche gentile. Una vera leader..
“Dici che Trixie è riuscita a scappare e sì, è vero. Ma pensi mai che sia fuggita perché tu hai dato la priorità al salvataggio di una collega, di un’amica? E allora dimmi, Dash: sei sicura di aver perso?”
Dopo un breve silenzio, volto il muso di lato e, portandomi uno zoccolo agli occhi, scoppio in una risata sommessa con il solo scopo di coprire i singhiozzi. Il trucco ovviamente non riesce e Spitfire sorride, poi conclude: “Non so chi avrei scelto tra voi due, ma so che sei diventata il miglior commissario che potessi sperare”
Riesco solo ad annuire lentamente, ma ognuna di queste lacrime è un ringraziamento per tutto ciò che Spitfire ha fatto per me nel corso degli anni.
Restiamo insieme fino a tarda notte, ma il tempo sembra passare in un attimo.
“È già un nuovo giorno” Fa notare con apprensione.
“Tra poche ore si apriranno i seggi elettorali. Ora tocca a lei, sindaco!” Le dico divertita preparando un ultimo brindisi “Sono sicura che sarai fantastica”
“Grazie, Dash. Significa molto per me”
I bicchieri tintinnano aprendoci le porte per un destino di rinascita.  
   
 
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