Stavano ballando praticamente tutti, eccezion fatta per Hugh, troppo in pensiero per Fiona per riuscire a distrarsi e fare un sorriso, ed Enoch, che se ne stava placidamente seduto su un tronco tagliato utilizzato come sgabello.

Alzò un momento gli occhi ad osservare gli altri: Emma e Portman erano (ovviamente) avvinghiati l’uno all’altra, volteggiando vorticosamente intorno al grande falò.

Poi c’era Bronwyn, che camminava, semplicemente, piroettando su se stessa ogni tanto.

Persino Horace si era lasciato andare, saltellando come un capretto, reggendosi il cappello ormai semi-distrutto con entrambe le mani.

Ed infine c’era Olive.

Enoch non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, non sapeva nemmeno lui il perché.

Era così leggiadra, nonostante le scarpe zavorrate che la tenevano saldamente a terra.

I capelli lunghi e scuri volteggiavano insieme a lei, che faceva giravolte e batteva le mani a tempo.

Quando la musica cessò i gitani si allontanarono per andare a prendere delle stuoie da stendere a terra per la notte, mentre gli speciali tornarono ad accomodarsi su quegli scomodi sedili di fortuna.

Olivo passò accanto ad Enoch, che aveva ancora lo sguardo fisso su di lei.

Inizialmente sembrò non accorgersene, poi, probabilmente sentendosi osservata, si voltò nella sua direzione, ritrovandolo a fissarla intensamente.

Perché non aveva spostato lo sguardo? Sarebbe potuto passare inosservato ed evitarsi quella figura imbarazzante.

Lei, però, ricambiò lo sguardo con un sorriso, mentre con una mano andava ad aggiustarsi la coroncina storta, per poi spostarsi la frangia sudata da un lato.

Il cuore di Enoch perse un battito, a veder quel sorriso splendere solo per lui.

Il suo stomaco si chiuse improvvisamente.

Quella notte non sarebbe riuscito a dormire.