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Autore: cristalskies    06/04/2017    5 recensioni
AU per la puntata 4x21: Castle si rivolge a Beckett per avere aiuto con Slaughter, le cose non vanno come previsto.
Il titolo non fa riferimento a sparatorie ma al fatto che saranno due capitoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Richard Castle, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Non poteva lasciare che Slaughter chiudesse così il caso. Era evidente che il vero assassino era ancora libero ed impunito ma il detective non ne voleva sentire parlare. Per quanto l’attuale indiziato meritasse ogni singolo giorno di una possibile condanna, Castle non poteva permettere che il vero omicida restasse impunito. Aveva bisogno di aiuto ed era arrivato il momento di superare lo scoglio dell’orgoglio.

Si affrettò a raggiungere il piano della omicidi, sperando che almeno uno degli amici lo stesse ad ascoltare. Da quando aveva sentito per caso la confessione di Beckett, su come il giorno del funerale avesse sentito e ricordasse tutto, le cose erano andate di male in peggio ed anche il suo rapporto con Ryan ed Esposito era andato inasprendosi dopo che si era presentato sulla scena di un omicidio in Ferrari e con al braccio Jacinda, l’assistente di volo.

Appena uscito dall’ascensore pensò ad un colpo di fortuna, vedendo i due detective che gli venivano incontro.

-Ehi, ragazzi, mi serve il vostro aiuto- Disse rivolgendosi per primo a Ryan.

-Scusa, Castle. Abbiamo una scena del crimine- Tagliò corto Ryan superandolo senza prestargli troppa attenzione.

-Chiedi a Beckett- Chiuse il discorso Espo, sempre senza fermarsi.

Castle alzò gli occhi verso la sala riunioni, vedendo Beckett immersa tra i fascicoli del caso che stava preparando per il tribunale.

Era da giorni che non si sentivano.

Dopo aver ascoltato per sbaglio la sua confessione aveva accampato la scusa che aveva bisogno di tempo per scrivere, poi non aveva nemmeno dovuto inventarsi una nuova scusa per giustificarsi perché gli aveva fatto sapere che sarebbe stata occupata con il processo a cui stava lavorando tuttora.

Era stata una telefonata breve, quasi neanche il tempo di salutarlo e comunicargli la notizia e lui subito aveva trovato un motivo per riattaccare. Gli era sembrato che lei avesse voglia di chiacchierare un po’ con lui ma lui non era in vena di chiacchiere. Sicuramente non con lei, almeno.

Ormai da qualche settimana cercava un nuovo equilibrio nella loro collaborazione ma non riusciva a venirne a capo. Anche solo l’averla sentita al telefono l’aveva rigettato in un limbo di amarezza e delusione.

Era stato praticamente scaricato senza neanche ottenere una risposta alla sua dichiarazione d’amore e passava attraverso una baraonda emotiva ogni volta che la vedeva.

Eppure, nonostante tutto, lei continuava a far finta di niente.

Com’era possibile che non avesse il coraggio quantomeno di dargli il due di picche di persona? Si divertiva forse ad illuderlo?

O trovava comodo averlo al distretto e per questo non lo voleva silurare definitivamente?

Gli dispiaceva farsi domande simili su Beckett. Sapeva bene, dentro di lui, che lei non era quel genere di persona. Era una donna corretta, leale, straordinaria.

Era la donna che amava, ma tutto questo sarebbe dovuto cambiare.

Se lei credeva di avere dei muri a proteggerle il cuore non aveva ancora visto come si poteva proteggere bene lui, in quel caso.

I precedenti giorni di autoimposta solitudine beckettiana lo avevano convinto a non farsi prendere in giro, ma doveva ancora trovare il modo per affrontarla.

Di certo trascinare con lui sulla scena di un omicidio la prima bionda che aveva trovato non si era rivelata una soluzione efficace.

Doveva riuscire a tornare ad un livello di sola amicizia. Ma era possibile mettere a tacere quello che provava per lei ormai da anni solo con la forza di volontà?

Quando ci ragionava da solo sembrava una cosa più che sensata ma quando se la trovava davanti ogni ragionamento precedente andava nel dimenticatoio.

 

Pensò al caso che aveva seguito con Slaughter e decise che, anche se era imbarazzante, doveva provare a spiegarle come stava agendo l’altro detective.

Di sicuro lei avrebbe potuto capire quello che aveva provato vedendo Slaughter insabbiare un caso per incastrare Vales.

-Hey, come stai?- La salutò dopo esser entrato nella sala riunioni.

Lei alzò lo sguardo per appena un attimo e continuò a smistare i documenti su cui stava lavorando.

-Vai dritto al punto, Castle. Che cosa vuoi?-

Anche se il suo tono fu duro e tagliente, decise di non farci caso.

-Slaughter ha esagerato- Le rispose.

-Non è forse quello che fa sempre?- Lo provocò Kate.

-Ha costretto un ragazzino a testimoniare il falso per incastrare Vales, ma sono abbastanza sicuro non sia lui l’assassino!-

-Il distretto ha una politica molto severa sulle interferenze da parte di altri poliziotti in un caso, Castle. Che cosa pretendi che faccia? Non mi intrometterò in un caso solo per farti fare bella figura con Slaughter.-

Se l’inizio della conversazione non era stato dei più promettenti ora per Castle erano ai livelli di una doccia gelata.

-Credi che lo faccia per vantarmi con Slaughter?- Le chiese, sorpreso che lei non capisse quanto fosse importante trovare il vero assassino.

-Per cos’altro dovresti farlo?-

-Credevo mi conoscessi meglio di così, Beckett- Gli rispose, profondamente deluso dalla considerazione che gli stava dimostrando.

-Lo credevo anche io, Castle- Gli rispose dopo aver alzato il viso ed essersi interrotta nel suo smistare frenetico, quasi a volerlo sfidare apertamente con lo sguardo.

-E con questo cosa vorresti dire?- Ora, oltre che deluso, era profondamente amareggiato e quella scintilla di rabbia che nelle ultime settimane non era mai riuscito a sopire del tutto iniziava di nuovo a infuocarlo.

-Dimmelo tu, Castle. Ci conosciamo così bene? Per me sei stato un completo estraneo nelle ultime settimane- Si interruppe per prendere fiato prima di lanciargli un’ultima frecciata -Non so che problemi tu abbia con me ma non mi farò usare solo per fartela aver vinta con Slaughter!-

Era chiaro che non si era resa conto di cosa fosse successo dopo il caso della bomba, non aveva capito che lui sapeva, che aveva sentito tutto. Eppure a lui era sembrato lampante.

Si prese un breve momento di pausa per valutare come procedere, poi la rabbia prese il sopravvento.

-Farti usare, Beckett?- Le chiese enfatizzando quella doppia T finale nel suo cognome. -Sarei io ad usare te? Casomai è il contrario!-

Era il momento di mettere le carte in tavola. Non era da lui mantenere un atteggiamento passivo aggressivo e non sopportava più lo stallo che si era imposto da poco più di un mese a questa parte.

-Ero dietro il vetro quando hai parlato parlato con Bobby Lopez, durante il caso della bomba a Boylan Plaza.- Le disse -So che ricordi tutto. So che mi menti da mesi, fin dal tuo risveglio in ospedale, immagino. Forse l’avevo anche sospettato ma non ho voluto crederci fino a quando non ne ho avuto conferma direttamente dalla tua bocca.- A quel punto gli venne a mancare anche la rabbia. Si sentiva solo patetico nel dover gestire quella situazione.

-Castle, io…- Beckett provò ad interromperlo ma lui non le permise di finire la frase.

-Per quanto mi riguarda è evidente che credevo di conoscerti, ma mi sbagliavo- continuò lui -Ho cercato di darmi tempo e spazio per tornare ad esserti amico ma se questa è la considerazione che hai di me… Me ne chiamo fuori. Abbiamo chiuso.-

Le voltò le spalle e uscì dal distretto, alla ricerca di un posto tranquillo dove cercare di rimettere insieme i cocci del suo cuore.

 
   
 
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