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Autore: Claire Penny    06/04/2017    1 recensioni
[REVISIONATA]
C'era una volta una principessa.
Ora non più.
A sostituire la dolce, graziosa e bellissima fanciulla di sangue blu, adesso c'è un'anonima, goffa ed ingenua adolescente, con un'incredibile propensione a ficcarsi nei guai e desiderosa di darsi alla ribellione tipica della gioventù.
C'era una volta il principe azzurro.
Un nobile rampollo, alto, gnocco e affascinante, sempre pronto a salvare la vita alla bella di turno in sella al fedele destriero? Seh, una volta, forse.
Al suo posto ora c'è un misterioso, solitario ed asociale studente dal fascino tenebroso, circondato da un'aura che emana pericolo.
Ah, dimenticavo di aggiungere che è perennemente assetato di sangue, preferibilmente quello della sopracitata giovane donna. Contemporaneamente però, scopre di esserne innamorato.
Ora, chi di voi ragazze non ha mai sognato di vivere in una "fiaba moderna" con questi presupposti? Sembra tutto incredibilmente romantico, non è vero? Bene, vi posso assicurare che di romantico qui c'è ben poco.
Come lo so? Beh, perchè io, Serena Dale, e le mie amiche, ci siamo passate.
E credetemi, le nostre storie vi faranno sicuramente cambiare idea sui moderni principi azzurri.
Genere: Satirico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*ATTENZIONE!!! Il finale del capitolo precedente ha subìto un'importante modifica, pertanto vi consiglio di rileggerlo, altrimenti potreste avere qualche difficoltà nella comprensione di questa parte della storia. Perdonate i miei casini*


Violet correva come non aveva mai corso in vita sua.
Era questione di pochissimi secondi. Aveva una sola occasione d’intervenire e strappare Em dalle mani – e dalle fauci – di Elijah prima che questo potesse aggiungere anche il suo nome alla già lunghissima lista delle sue vittime.
La Guardiana cercò di rimanere lucida, concentrata su quanto si apprestava a fare e di non lasciarsi travolgere e distrarre ancora una volta dal pensiero di quanto era accaduto poco prima nel parcheggio della scuola, con Em che si allontanava di soppiatto approfittando del fatto che l’attenzione generale fosse focalizzata sulla confessione di Cameron, e lei non si era accorta di nulla. Aveva ignorato completamente quanto le stava accadendo intorno, presa com’era dalla confessione del licantropo. Come aveva potuto dimenticare uno dei primi nonché fondamentali insegnamenti del suo addestramento?
Ogni senso deve essere sempre attivo, all’erta. In questo modo non avrete mai bisogno di qualcuno che vi guardi le spalle e niente riuscirà a cogliervi di sorpresa”.
Se Athena, la sua mentore, fosse venuta a sapere del modo disastroso in cui stava affrontando il suo primo incarico sarebbe rimasta parecchio delusa, così come l’intero Ordine dei Guardiani, di cui Violet era entrata ufficialmente a far parte solo da una manciata di mesi, forte delle lodi che i suoi insegnanti avevano a lungo sperticato in merito alle sue capacità.
-Non potevi prevedere che avrebbe deciso di sacrificarsi al suo carnefice- le aveva detto Max, quasi leggendole nel pensiero mentre, poco prima, dall’alto del tetto di un anonimo condominio a quattro piani, osservavano il parco del quartiere situato al lato opposto della strada. Posto che Serena aveva indicato loro come teatro del primo incontro avvenuto tra Em ed Elijah, nonché, sempre a detta delle ragazze, unico luogo pubblico dei dintorni in cui si potesse trovare un salice.
Violet non aveva risposto. Era rimasta in silenzio cercando di scorgere, oltre i rami degli alberi, qualche segno della presenza della ragazza o del suo psicopatico ex, acuendo il più possibile la vista. Un compito difficile nonostante i prodigiosi sensi ibridi di cui disponeva.
I due non avevano osato avvicinarsi ulteriormente, poiché il rischio di compiere qualche passo falso facendo percepire ad Elijah la propria presenza era troppo concreto.
Con la coda dell’occhio, Violet aveva osservato per un secondo il vampiro accanto a lei, il quale a sua volta stava guardando verso il parco.
Max non avrebbe potuto capire come si sentiva. L’empatia non era certo uno dei punti forti dei vampiri e, in ogni caso, raramente la dimostravano verso qualcuno al di fuori dei loro simili. Sarebbe stato inoltre difficile fargli comprendere quel valore fondamentale con cui venivano cresciuti ed addestrati i Guardiani, quel profondo senso dell’onore e del dovere che condizionava non solo il loro lavoro, ma ogni aspetto della loro vita e che in quel momento la stava facendo sentire sull’orlo di un baratro sul cui fondo si trovavano solo buio, vergogna e fallimento. Era infatti la prima missione importante che Violet affrontava da sola e si rendeva conto di aver commesso un’imperdonabile quantità di errori da principiante fin dal suo arrivo in quella minuscola ed apparentemente insignificante città, a partire da quando Will era riuscito a scoprire la sua vera identità prima ancora che lei avesse il tempo di accorgersi del suo coinvolgimento nei piani di Elijah.
Aveva accettato quell’incarico con entusiasmo, determinazione ed un’incosciente dose di ottimismo, nonostante il peso delle aspettative che gravava sulle sue spalle e a cui all’inizio non aveva dato troppa importanza. Le cose però non erano andate in modo ben diverso da come si aspettava e, a prescindere dall’esito che avrebbe avuto la vicenda, la ragazza non aveva idea di come sarebbe stata riaccolta nella sede dell’Ordine dei Guardiani, se e quando vi avrebbe fatto ritorno. Per una come lei, abituata a calcolare ogni eventualità con la relativa probabilità che si concretizzasse, ciò non poteva che considerarsi una costante e dolorosa tortura da cui i suoi pensieri faticavano ad allontanarsi, nonostante la grande capacità di concentrazione di cui si sapeva in grado e di cui in quel momento aveva disperatamente bisogno.
-Non aveva mai dato segni di volerlo assecondare- aveva continuato il vampiro, ignaro dei pensieri della Guardiana accanto a lui. -Ha sempre collaborato, sembrava decisa a…-
-Esiste un punto di rottura in ognuno di noi, Max- era intervenuta lei, interrompendolo. -Em deve averlo raggiunto dopo aver saputo dell’ultimatum di Elijah e non posso biasimarla. Ha sopportato questa schifosa situazione per più tempo di quanto la maggior parte delle ragazze della sua età sarebbe mai stata capace e la sua poca autostima di certo non l’ha aiutata. Sicuramente crede di non meritare quanto stiamo facendo per salvarla, è convinta di essere l’unica responsabile di tutto e che la soluzione dipenda solo da lei. Sì, avrei dovuto prevedere questa svolta, dal momento che sono stata addestrata anche per prevenire situazioni del genere. Tutti i Guardiani lo sono. O almeno, dovrebbero esserlo-.
Solo allora Violet si era resa conto di quanto il clima tra lei ed il vampiro che le stava accanto si fosse fatto strano. Era fermamente convinta che Max non avrebbe mai smesso di odiarla e che la tolleranza che dimostrava nei suoi confronti fosse semplicemente un modo per facilitare la loro temporanea collaborazione. Lei, a prescindere da tutto, restava comunque la responsabile della morte di Will, un membro del clan di Max, ossia quanto di più simile avesse ad un familiare. Nessuna circostanza attenuante avrebbe mai potuto alleggerirla del peso di tale colpa, agli occhi del vampiro. Eppure le parole che le aveva rivolto assomigliavano tremendamente ad un tentativo di conforto. Qualcosa di decisamente inusuale per un succhiasangue, soprattutto se in possesso di una valida ragione per detestarla come minimo in eterno.
Poco dopo, Violet era finalmente riuscita a scorgere, seppur per un breve istante, un figura che combaciava con quella di Em varcare l’entrata del parco ed aveva quindi deciso di mettere temporaneamente da parte ogni sua perplessità e preoccupazione che non avesse a che fare con Elijah. L’unica cosa che contava era riuscire a tirare fuori di lì le due ragazze e catturare quel dannato vampiro. Non avrebbe potuto permettersi di sbagliare ancora. Erano finiti i tempi delle simulazioni a cui aveva preso parte durante il suo addestramento o degli incarichi di poco conto in cui aveva affiancato qualche Guardiano con centinaia d’anni di esperienza. Il rischio peggiore in cui incorreva non era più quello di venire rimproverata dagli insegnanti per lo scarso rendimento, questa volta in gioco c’erano delle vite e non solo quelle delle due ragazze in ostaggio, ma anche di tutte quelle che Elijah avrebbe potuto uccidere in futuro, se Violet non fosse riuscita a fermarlo.
Non posso lasciarmi vincere dallo sconforto. Non ora aveva pensato.
Nonostante la fitta vegetazione del parco avesse impedito a Max e Violet di assistere al momento in cui Elijah ed Em si incontrarono, la zona, ad eccezione di qualche sporadica auto di passaggio nelle vicinanze e di qualche cane che abbaiava, era fortunatamente abbastanza silenziosa da consentire ad entrambi di origliare il dialogo tra il vampiro e la ragazza.
Ad ogni parola, l’agitazione di Violet aumentava. Sentiva il suo battito cardiaco accelerare ed era stato molto difficile per lei riuscire a rimanere calma e concentrata. Prima di approdare in quella città, aveva studiato a fondo il caso di Elijah, rileggendo più volte gli scritti che testimoniavano i fallimenti dei suoi predecessori ma, anche dopo essersi documentata fin nei minimi dettagli, l’unica cosa che aveva perfettamente chiara era che ogni reazione del suo nemico, nonché obbiettivo, erano imprevedibili.
Qualche volta aveva affrontato i Guardiani mandati a catturarlo, uccidendoli senza difficoltà, altre volte era scomparso improvvisamente, senza lasciare dietro di sé la minima traccia, come smaterializzato.
Mentre Violet cercava di pensare in fretta ad usa soluzione che le consentisse di cogliere di sorpresa Eli o quanto meno di affrontarlo con una minima chance di vittoria, quest’ultimo si era improvvisamente avvicinato ad Em e l’ibrido aveva trattenuto il fiato, temendo per un istante che il vampiro stesse per aggredire la ragazza una volta per tutte. Qualche secondo dopo però, aveva ricordato quanto Elijah si fosse sempre dimostrato metodico e preciso nel rituale che metteva in atto prima di uccidere le sue vittime, proprio come ogni serial killer. Non avrebbe mai ucciso Em senza prima aver ottenuto il suo permesso di quest’ultima di farsi mordere.
A Violet allora non era rimasto altro da fare che ascoltare impotente il vampiro e la ragazza negoziare sulla vita di quest’ultima.
Come avrebbe potuto evitare il peggio? Em si stava offrendo a lui come sacrificio in cambio della salvezza delle altre ragazze, di sua cugina e persino della sua e di quella di Max. Ciò rendeva la situazione ancora più instabile, poiché, ad accordo raggiunto, Eli avrebbe potuto aggredire la ragazza in qualunque momento.
Non farlo, Em. Non farlo, ti prego aveva supplicato la Guardiana tra sé.
Em però, dopo essersi assicurata che il vampiro non avrebbe torto un capello a nessuno degli altri coinvolti nella faccenda, aveva accettato senza esitare.
Max, al suo fianco, aveva imprecato.
-Dobbiamo fare qualcosa e in fretta- aveva poi aggiunto.
Violet però non era riuscita a dire niente, né a guardarlo in faccia. Temeva, anzi, era certa che lui avrebbe letto nel suo sguardo il caos che dominava i suoi pensieri e la totale incapacità di ideare in fretta un piano per salvare la vita della ragazza prima che Eli avesse il tempo di mettere in atto i suoi spregevoli propositi, così come avrebbe dovuto saper fare ogni altro bravo Guardiano al suo posto. Invece lei se ne stava lì, bloccata, mentre un senso di inutilità misto a vergogna la pervadeva, alimentando il peso che percepiva all’altezza dello stomaco e che, ad ogni secondo che passava, le rendeva un po’ più difficile respirare.
Identitias et aequitas. Identità ed equilibrio. Ricordati chi sei e non lasciarti sopraffare dalle emozioni” le diceva sempre Athena, citando il motto della Fratellanza.
Era soprattutto la seconda parte a darle problemi. Avrebbe dovuto cercare ad ogni costo di controllarsi per non lasciarsi distrarre dalle sensazioni percepite dal suo lato umano ma, in quel momento, anche una cosa che per lei si era sempre dimostrata semplice come quella, si stava dimostrando inspiegabilmente ardua.
-Violet?- l’aveva chiamata Max, forse percependo che qualcosa non andava.
La mente della Guardiana però era sempre più dissociata dalla situazione in cui si trovava e che avrebbe dovuto saper affrontare senza alcuna esitazione. Sentiva i suoi pensieri collidere, vagare nel frenetico tentativo di combinarsi in una soluzione rapida ed efficace ai suoi problemi, cosa che però, istante dopo istante, assumeva sempre più i contorni di un’utopia. Sentiva su di sé lo sguardo preoccupato di Max, che attendeva vanamente una risposta decisa che mettesse fine ad ogni complicazione e che consentisse ad ogni individuo coinvolto suo malgrado in quella terribile vicenda di tornare a casa incolume e possibilmente entro breve, con la sicurezza che Eli non avrebbe più potuto nuocere a nessuno. Sentiva il peso delle aspettative degli altri Guardiani. Sentiva, ancora più forte, quello della fiducia che Aly, Clare e Serena avevano riposto in lei. Sentiva, in lontananza, il surreale dialogo tra Em ed Eli che proseguiva.
-Sto pensando- aveva risposto bruscamente Violet.
-Beh, pensa in fretta- aveva incalzato Max. -Non credo che la sceneggiata di Elijah andrà avanti ancora a lungo. La bramosia del sangue è una delle cose più strazianti che ci possa capitare di provare. Non resisterà per molto, soprattutto ora che Em gli ha ufficialmente dato il permesso di farsi sgozzare-.
Nonostante i due stessero bene attenti a parlare con voce appena udibile per non far percepire la loro presenza all’altro vampiro, il timore di Max si concretizzò quando, solo pochi istanti dopo aver espresso la sua preoccupazione, si udì la voce di Elijah sussurrare un drammatico “Ti amo” e, in seguito, il silenzio.
Quelli che seguirono, furono probabilmente i secondi più lunghi che Violet ricordasse di aver mai vissuto.
La Guardiana aveva smesso di respirare, mentre la sua mente si ostinava a rifiutare di ammettere che molto probabilmente era troppo tardi. Aveva ufficialmente fallito e che, per quanto veloce avesse potuto correre, Em, se non era già morta, lo sarebbe stata entro pochi istanti, mentre lei si trovava su quel tetto, in tutta la sua inettitudine e completamente impreparata.
Aveva sentito lo sguardo di Max su di lei, come alla ricerca della definitiva conferma di ciò che entrambi stavano pensando. Violet però continuava a fissare le chiome degli alberi del parco, incapace di ricambiare quello sguardo e in attesa anche del più flebile suono che le ridesse la minima speranza.
Un suono, o meglio, una voce che, proprio quand’era stata sul punto di arrendersi, era arrivata. Si trattava sempre di quella di Elijah, solo che questa volta non c’era traccia della nota pseudo-romantica con cui aveva portato avanti la conversazione fino a quel momento, anzi, il suo atteggiamento sembrava esattamente l’opposto e il suo tono suonava parecchio adirato. Il vampiro stava infatti inveendo contro Em, colpevole, a suo dire, di essere un’ingrata egoista.
Violet aveva ripreso a respirare quando aveva capito che, qualunque cosa avesse fatto la ragazza per contrariare il suo ex, le aveva consentito di guadagnare un po’ di tempo e, a quel punto, aveva avuto finalmente il coraggio di ricambiare lo sguardo di Max. C’era ancora una possibilità. Certo, era piccola, forse una su mille, ma c’era. Quell’attimo di sollievo però ebbe vita breve. La Guardiana infatti capì subito di avere solo una manciata di secondi a disposizione prima che Elijah iniziasse a sfogare la sua ira e per farlo aveva a sua disposizione due potenziali vittime.
Se mi avvicino percepirà la mia presenza. Se aspetto ancora potrebbe uccidere sia Em che Kelly…
Violet necessitava urgentemente di un diversivo, un modo qualsiasi di distrarre il vampiro anche solo per pochi istanti, quanto bastava per consentirle di coglierlo alla sprovvista ed aumentare così le probabilità di riuscire a sopraffarlo, ma la sua mente sembrava incapace di reagire, di darle una minima idea, qualcosa su cui poter pianificare l’attacco. Era come se fosse stata svuotata di ogni capacità e mancasse solo il cespuglio di erba secca che rotolava spinto dal vento, per rendere a pieno l’idea della desolazione.
Nel frattempo, la voce di Em aveva intimato ad Eli di fermarsi, ma Violet aveva iniziato a percepire quelle parole come se fossero sempre più lontane. Era ormai certa che avrebbe fallito. Non sarebbe mai riuscita a fermare Elijah e lui avrebbe continuato a mietere vittime anche a causa della sua incompetenza, sfogando su tante altre giovani ragazze le sue perverse fantasie, la sua follia omicida e la sua brama di sangue.
Brama di sangue.
Si era concentrata per un momento su quelle tre parole. Esse avevano innescato qualcosa nei pensieri nella Guardiana. Qualcosa in cui aveva ormai smesso quasi definitivamente di sperare: l’idea di cui necessitava disperatamente.
Come lei ben sapeva e come Max aveva sottolineato poco prima, era impossibile per qualunque vampiro ignorare a lungo il richiamo del sangue umano e, se Eli aveva pianificato di nutrirsi del sangue di Em, significava che molto probabilmente nei giorni precedenti doveva aver digiunato in attesa della grande serata, per potersela godere a pieno. Questo avrebbe reso l’umore del vampiro molto più instabile, ma il suo comportamento molto più istintivo e quindi prevedibile.
In quel momento, Violet aveva finalmente realizzato cosa doveva fare.
Non era l’illuminazione in cui aveva sperato, non aveva minimamente a che fare con le possibilità che aveva vagliato fino a pochi istanti prima e non era un piano a prova di imprevisto, anzi, le probabilità che le cose finissero male erano piuttosto alte, la Guardiana però era consapevole di avere a disposizione pochissimo tempo e nessun’altra valida alternativa.
A quel punto, aveva sentito rinascere parte della fiducia in sé stessa che credeva di aver perduto: sentiva di aver  finalmente ripreso il controllo di quella precaria situazione, anche se solo temporaneamente. Il senso di smarrimento si attenuò e la ragazza ricominciò a pensare in modo lucido, come imponeva il suo ruolo.
-Max, ascoltami bene- aveva detto, attirando l’attenzione del vampiro che fino a quel momento era stato impegnato ad ascoltare la conversazione tra Elijah ed Em. -È fondamentale che ora tu faccia esattamente quello che ti dirò: devi tornare al parcheggio. Nel bagagliaio della mia auto c’è una valigetta di pelle nera con all’interno alcuni antidoti, recuperala e poi torna immediatamente qui. Lascia le chiavi alle ragazze, dì loro di parcheggiare la macchina davanti all’ingresso del parco e attendere. Probabilmente ti faranno delle domande, tu rimani sul vago e spiega loro che l’unico modo che hanno per aiutare Em senza incasinare tutto è quello di fare quanto ho detto e niente di più. Mi raccomando, sii chiaro: nessun’improvvisazione, nessuna mossa avventata. Non voglio altre aspiranti martiri questa notte. Potrei non riuscire a salvarle-.
Max aveva annuito. Stava ascoltando con attenzione ogni singola parola. In volto aveva impressa un’espressione fin troppo seria per gli anni che dimostrava.
-Dì a Xavier, Evelyn e Tristan di tornare qui con te. Per incentivarli puoi dire loro che, se ci offriranno il loro aiuto, il loro nome non avrà alcuna rilevanza nei documenti dei Guardiani sull’indagine su Elijah e su chi gli ha fornito qualsiasi genere di aiuto in questi anni. Recatevi direttamente al parco e ricorda che c’è la possibilità che al tuo ritorno io stia già lottando contro Elijah. In tal caso, il vostro aiuto sarebbe più che gradito. Ora vai e fai più in fretta che puoi- aveva ordinato la Guardiana. Max non se l’era fatto ripetere.
Violet era quindi rimasta sola su quel tetto, con ogni suo senso pienamente concentrato su quanto stava accadendo nel parco. Aveva ben chiaro quale sarebbe stato il momento giusto per intervenire, ma l’attesa si era dimostrata molto più difficile da sopportare di quanto credeva. Era stata costretta ad ascoltare impotente Elijah nel suo delirante tentativo di terrorizzare Em, mentre le giurava che si sarebbe vendicato del torto subìto costringendola ad uccidere tutti coloro a cui teneva, prima di toglierle la vita. Aveva poi assistito – con grande stupore – al momento in cui la dolce ed apparentemente indifesa Em aveva tirato fuori gli artigli affilati in suo possesso, artigli di cui Violet non aveva nemmeno sospettato l’esistenza, per ribadire la validità del loro accordo nonostante il suo comportamento apertamente ostile nei confronti del vampiro, il quale era stato chiaramente preso alla sprovvista da quella semplice umana da cui si era certamente aspettato solo l’accondiscendenza e l’obbedienza incondizionata necessarie a realizzare le sue fantasie di morte, non certo l’astuzia necessaria a progettare un inganno simile.
A quel punto, la giovane ibrida aveva distintamente percepito che Elijah, accecato dall’ira e dalla fame, era ormai prossimo a sfogare tutta la frustrazione accumulata sulla ragazza.
Solo pochi attimi più tardi, un grido aveva squarciato la quiete di quell’ultima fredda sera di ottobre.
Stava succedendo: Eli stava mordendo Em.
La Guardiana però aveva atteso ancora, attenta e immobile, contando mentalmente i secondi che passavano.
Il suono dell’urlo si era disperso nell’aria e tutt’intorno era tornato il silenzio. Un silenzio ingannevolmente pacifico.
Violet aveva continuato a contare, sforzandosi di tenere a distanza ogni genere di emozione che potesse distrarla dal suo piano, soprattutto la preoccupazione per quanto stava accadendo ad Em.
…otto…nove…dieci.
All’undicesimo secondo, l’ibrida era scattata in piedi ed era saltata giù dal tetto, atterrando con una facilità estrema, ed aveva cominciato a correre in direzione del parco.
In quel momento Violet correva come non aveva mai fatto prima, consapevole del fatto di avere a disposizione pochissimi secondi per riuscire a salvare Em e catturare Elijah. Sapeva che sfruttare il brevissimo lasso di tempo compreso tra il momento in cui Elijah sarebbe stato troppo inebriato dal sangue per percepire tempestivamente il suo arrivo ed il momento in cui per Em sarebbe stato troppo tardi era a dir poco un azzardo, ma era anche la sua unica possibilità di prevalere sul vampiro.
Era come avere a disposizione un solo proiettile in canna e un fugace istante per prendere la mira e riuscire a centrare due bersagli.
Tra gli alberi, la Gurdiana identificò le sagome del vampiro e della ragazza, strette in un abbraccio che a distanza poteva facilmente essere scambiato per un gesto romantico. La scena però mutò alla stessa velocità con cui la giovane si avvicinava, mettendola ben presto davanti alla cruda realtà: Damien Elijah Thompson, uno degli assassini più ricercati dell’Oltremondo completamente in balia del suo lato più selvaggio e crudele, caratteristica talmente spiccata da garantirgli una fama ultracentenaria.
Violet ebbe a malapena il tempo di accorgersi del modo in cui il vampiro aveva afferrato Em, con le unghie quasi conficcate nel braccio e nella nuca della ragazza e il viso completamente affondato nel collo di lei, dopodiché estrasse la daga d’argento dalla fondina che aveva allacciato intorno alla vita, compì un balzo e, proprio nel momento in c conficcò l’arma nel corpo di Elijah.

 


Violet correva come non aveva mai corso in vita sua.
Era questione di pochissimi secondi. Aveva una sola occasione d’intervenire e strappare Em dalle mani – e dalle fauci – di Elijah prima che questo potesse aggiungere anche il suo nome alla già lunghissima lista delle sue vittime.
La Guardiana cercò di rimanere lucida, concentrata su quanto si apprestava a fare e di non lasciarsi travolgere e distrarre ancora una volta dal pensiero di quanto era accaduto poco prima nel parcheggio della scuola, con Em che si allontanava di soppiatto approfittando del fatto che l’attenzione generale fosse focalizzata sulla confessione di Cameron, e lei non si era accorta di nulla. Aveva ignorato completamente quanto le stava accadendo intorno, presa com’era dalla confessione del licantropo. Come aveva potuto dimenticare uno dei primi nonché fondamentali insegnamenti del suo addestramento?
Ogni senso deve essere sempre attivo, all’erta. In questo modo non avrete mai bisogno di qualcuno che vi guardi le spalle e niente riuscirà a cogliervi di sorpresa”.
Se Athena, la sua mentore, fosse venuta a sapere del modo disastroso in cui stava affrontando il suo primo incarico sarebbe rimasta parecchio delusa, così come l’intero Ordine dei Guardiani, di cui Violet era entrata ufficialmente a far parte solo da una manciata di mesi, forte delle lodi che i suoi insegnanti avevano a lungo sperticato in merito alle sue capacità.
-Non potevi prevedere che avrebbe deciso di sacrificarsi al suo carnefice- le aveva detto Max, quasi leggendole nel pensiero mentre, poco prima, dall’alto del tetto di un anonimo condominio a quattro piani, osservavano il parco del quartiere situato al lato opposto della strada. Posto che Serena aveva indicato loro come teatro del primo incontro avvenuto tra Em ed Elijah, nonché, sempre a detta delle ragazze, unico luogo pubblico dei dintorni in cui si potesse trovare un salice.
Violet non aveva risposto. Era rimasta in silenzio cercando di scorgere, oltre i rami degli alberi, qualche segno della presenza della ragazza o del suo psicopatico ex, acuendo il più possibile la vista. Un compito difficile nonostante i prodigiosi sensi ibridi di cui disponeva.
I due non avevano osato avvicinarsi ulteriormente, poiché il rischio di compiere qualche passo falso facendo percepire ad Elijah la propria presenza era troppo concreto.
Con la coda dell’occhio, Violet aveva osservato per un secondo il vampiro accanto a lei, il quale a sua volta stava guardando verso il parco.
Max non avrebbe potuto capire come si sentiva. L’empatia non era certo uno dei punti forti dei vampiri e, in ogni caso, raramente la dimostravano verso qualcuno al di fuori dei loro simili. Sarebbe stato inoltre difficile fargli comprendere quel valore fondamentale con cui venivano cresciuti ed addestrati i Guardiani, quel profondo senso dell’onore e del dovere che condizionava non solo il loro lavoro, ma ogni aspetto della loro vita e che in quel momento la stava facendo sentire sull’orlo di un baratro sul cui fondo si trovavano solo buio, vergogna e fallimento. Era infatti la prima missione importante che Violet affrontava da sola e si rendeva conto di aver commesso un’imperdonabile quantità di errori da principiante fin dal suo arrivo in quella minuscola ed apparentemente insignificante città, a partire da quando Will era riuscito a scoprire la sua vera identità prima ancora che lei avesse il tempo di accorgersi del suo coinvolgimento nei piani di Elijah.
Aveva accettato quell’incarico con entusiasmo, determinazione ed un’incosciente dose di ottimismo, nonostante il peso delle aspettative che gravava sulle sue spalle e a cui all’inizio non aveva dato troppa importanza. Le cose però non erano andate in modo ben diverso da come si aspettava e, a prescindere dall’esito che avrebbe avuto la vicenda, la ragazza non aveva idea di come sarebbe stata riaccolta nella sede dell’Ordine dei Guardiani, se e quando vi avrebbe fatto ritorno. Per una come lei, abituata a calcolare ogni eventualità con la relativa probabilità che si concretizzasse, ciò non poteva che considerarsi una costante e dolorosa tortura da cui i suoi pensieri faticavano ad allontanarsi, nonostante la grande capacità di concentrazione di cui si sapeva in grado e di cui in quel momento aveva disperatamente bisogno.
-Non aveva mai dato segni di volerlo assecondare- aveva continuato il vampiro, ignaro dei pensieri della Guardiana accanto a lui. -Ha sempre collaborato, sembrava decisa a…-
-Esiste un punto di rottura in ognuno di noi, Max- era intervenuta lei, interrompendolo. -Em deve averlo raggiunto dopo aver saputo dell’ultimatum di Elijah e non posso biasimarla. Ha sopportato questa schifosa situazione per più tempo di quanto la maggior parte delle ragazze della sua età sarebbe mai stata capace e la sua poca autostima di certo non l’ha aiutata. Sicuramente crede di non meritare quanto stiamo facendo per salvarla, è convinta di essere l’unica responsabile di tutto e che la soluzione dipenda solo da lei. Sì, avrei dovuto prevedere questa svolta, dal momento che sono stata addestrata anche per prevenire situazioni del genere. Tutti i Guardiani lo sono. O almeno, dovrebbero esserlo-.
Solo allora Violet si era resa conto di quanto il clima tra lei ed il vampiro che le stava accanto si fosse fatto strano. Era fermamente convinta che Max non avrebbe mai smesso di odiarla e che la tolleranza che dimostrava nei suoi confronti fosse semplicemente un modo per facilitare la loro temporanea collaborazione. Lei, a prescindere da tutto, restava comunque la responsabile della morte di Will, un membro del clan di Max, ossia quanto di più simile avesse ad un familiare. Nessuna circostanza attenuante avrebbe mai potuto alleggerirla del peso di tale colpa, agli occhi del vampiro. Eppure le parole che le aveva rivolto assomigliavano tremendamente ad un tentativo di conforto. Qualcosa di decisamente inusuale per un succhiasangue, soprattutto se in possesso di una valida ragione per detestarla come minimo in eterno.
Poco dopo, Violet era finalmente riuscita a scorgere, seppur per un breve istante, un figura che combaciava con quella di Em varcare l’entrata del parco ed aveva quindi deciso di mettere temporaneamente da parte ogni sua perplessità e preoccupazione che non avesse a che fare con Elijah. L’unica cosa che contava era riuscire a tirare fuori di lì le due ragazze e catturare quel dannato vampiro. Non avrebbe potuto permettersi di sbagliare ancora. Erano finiti i tempi delle simulazioni a cui aveva preso parte durante il suo addestramento o degli incarichi di poco conto in cui aveva affiancato qualche Guardiano con centinaia d’anni di esperienza. Il rischio peggiore in cui incorreva non era più quello di venire rimproverata dagli insegnanti per lo scarso rendimento, questa volta in gioco c’erano delle vite e non solo quelle delle due ragazze in ostaggio, ma anche di tutte quelle che Elijah avrebbe potuto uccidere in futuro, se Violet non fosse riuscita a fermarlo.
Non posso lasciarmi vincere dallo sconforto. Non ora aveva pensato.
Nonostante la fitta vegetazione del parco avesse impedito a Max e Violet di assistere al momento in cui Elijah ed Em si incontrarono, la zona, ad eccezione di qualche sporadica auto di passaggio nelle vicinanze e di qualche cane che abbaiava, era fortunatamente abbastanza silenziosa da consentire ad entrambi di origliare il dialogo tra il vampiro e la ragazza.
Ad ogni parola, l’agitazione di Violet aumentava. Sentiva il suo battito cardiaco accelerare ed era stato molto difficile per lei riuscire a rimanere calma e concentrata. Prima di approdare in quella città, aveva studiato a fondo il caso di Elijah, rileggendo più volte gli scritti che testimoniavano i fallimenti dei suoi predecessori ma, anche dopo essersi documentata fin nei minimi dettagli, l’unica cosa che aveva perfettamente chiara era che ogni reazione del suo nemico, nonché obbiettivo, erano imprevedibili.
Qualche volta aveva affrontato i Guardiani mandati a catturarlo, uccidendoli senza difficoltà, altre volte era scomparso improvvisamente, senza lasciare dietro di sé la minima traccia, come smaterializzato.
Mentre Violet cercava di pensare in fretta ad usa soluzione che le consentisse di cogliere di sorpresa Eli o quanto meno di affrontarlo con una minima chance di vittoria, quest’ultimo si era improvvisamente avvicinato ad Em e l’ibrido aveva trattenuto il fiato, temendo per un istante che il vampiro stesse per aggredire la ragazza una volta per tutte. Qualche secondo dopo però, aveva ricordato quanto Elijah si fosse sempre dimostrato metodico e preciso nel rituale che metteva in atto prima di uccidere le sue vittime, proprio come ogni serial killer. Non avrebbe mai ucciso Em senza prima aver ottenuto il suo permesso di quest’ultima di farsi mordere.
A Violet allora non era rimasto altro da fare che ascoltare impotente il vampiro e la ragazza negoziare sulla vita di quest’ultima.
Come avrebbe potuto evitare il peggio? Em si stava offrendo a lui come sacrificio in cambio della salvezza delle altre ragazze, di sua cugina e persino della sua e di quella di Max. Ciò rendeva la situazione ancora più instabile, poiché, ad accordo raggiunto, Eli avrebbe potuto aggredire la ragazza in qualunque momento.
Non farlo, Em. Non farlo, ti prego aveva supplicato la Guardiana tra sé.
Em però, dopo essersi assicurata che il vampiro non avrebbe torto un capello a nessuno degli altri coinvolti nella faccenda, aveva accettato senza esitare.
Max, al suo fianco, aveva imprecato.
-Dobbiamo fare qualcosa e in fretta- aveva poi aggiunto.
Violet però non era riuscita a dire niente, né a guardarlo in faccia. Temeva, anzi, era certa che lui avrebbe letto nel suo sguardo il caos che dominava i suoi pensieri e la totale incapacità di ideare in fretta un piano per salvare la vita della ragazza prima che Eli avesse il tempo di mettere in atto i suoi spregevoli propositi, così come avrebbe dovuto saper fare ogni altro bravo Guardiano al suo posto. Invece lei se ne stava lì, bloccata, mentre un senso di inutilità misto a vergogna la pervadeva, alimentando il peso che percepiva all’altezza dello stomaco e che, ad ogni secondo che passava, le rendeva un po’ più difficile respirare.
Identitias et aequitas. Identità ed equilibrio. Ricordati chi sei e non lasciarti sopraffare dalle emozioni” le diceva sempre Athena, citando il motto della Fratellanza.
Era soprattutto la seconda parte a darle problemi. Avrebbe dovuto cercare ad ogni costo di controllarsi per non lasciarsi distrarre dalle sensazioni percepite dal suo lato umano ma, in quel momento, anche una cosa che per lei si era sempre dimostrata semplice come quella, si stava dimostrando inspiegabilmente ardua.
-Violet?- l’aveva chiamata Max, forse percependo che qualcosa non andava.
La mente della Guardiana però era sempre più dissociata dalla situazione in cui si trovava e che avrebbe dovuto saper affrontare senza alcuna esitazione. Sentiva i suoi pensieri collidere, vagare nel frenetico tentativo di combinarsi in una soluzione rapida ed efficace ai suoi problemi, cosa che però, istante dopo istante, assumeva sempre più i contorni di un’utopia. Sentiva su di sé lo sguardo preoccupato di Max, che attendeva vanamente una risposta decisa che mettesse fine ad ogni complicazione e che consentisse ad ogni individuo coinvolto suo malgrado in quella terribile vicenda di tornare a casa incolume e possibilmente entro breve, con la sicurezza che Eli non avrebbe più potuto nuocere a nessuno. Sentiva il peso delle aspettative degli altri Guardiani. Sentiva, ancora più forte, quello della fiducia che Aly, Clare e Serena avevano riposto in lei. Sentiva, in lontananza, il surreale dialogo tra Em ed Eli che proseguiva.
-Sto pensando- aveva risposto bruscamente Violet.
-Beh, pensa in fretta- aveva incalzato Max. -Non credo che la sceneggiata di Elijah andrà avanti ancora a lungo. La bramosia del sangue è una delle cose più strazianti che ci possa capitare di provare. Non resisterà per molto, soprattutto ora che Em gli ha ufficialmente dato il permesso di farsi sgozzare-.
Nonostante i due stessero bene attenti a parlare con voce appena udibile per non far percepire la loro presenza all’altro vampiro, il timore di Max si concretizzò quando, solo pochi istanti dopo aver espresso la sua preoccupazione, si udì la voce di Elijah sussurrare un drammatico “Ti amo” e, in seguito, il silenzio.
Quelli che seguirono, furono probabilmente i secondi più lunghi che Violet ricordasse di aver mai vissuto.
La Guardiana aveva smesso di respirare, mentre la sua mente si ostinava a rifiutare di ammettere che molto probabilmente era troppo tardi. Aveva ufficialmente fallito e che, per quanto veloce avesse potuto correre, Em, se non era già morta, lo sarebbe stata entro pochi istanti, mentre lei si trovava su quel tetto, in tutta la sua inettitudine e completamente impreparata.
Aveva sentito lo sguardo di Max su di lei, come alla ricerca della definitiva conferma di ciò che entrambi stavano pensando. Violet però continuava a fissare le chiome degli alberi del parco, incapace di ricambiare quello sguardo e in attesa anche del più flebile suono che le ridesse la minima speranza.
Un suono, o meglio, una voce che, proprio quand’era stata sul punto di arrendersi, era arrivata. Si trattava sempre di quella di Elijah, solo che questa volta non c’era traccia della nota pseudo-romantica con cui aveva portato avanti la conversazione fino a quel momento, anzi, il suo atteggiamento sembrava esattamente l’opposto e il suo tono suonava parecchio adirato. Il vampiro stava infatti inveendo contro Em, colpevole, a suo dire, di essere un’ingrata egoista.
Violet aveva ripreso a respirare quando aveva capito che, qualunque cosa avesse fatto la ragazza per contrariare il suo ex, le aveva consentito di guadagnare un po’ di tempo e, a quel punto, aveva avuto finalmente il coraggio di ricambiare lo sguardo di Max. C’era ancora una possibilità. Certo, era piccola, forse una su mille, ma c’era. Quell’attimo di sollievo però ebbe vita breve. La Guardiana infatti capì subito di avere solo una manciata di secondi a disposizione prima che Elijah iniziasse a sfogare la sua ira e per farlo aveva a sua disposizione due potenziali vittime.
Se mi avvicino percepirà la mia presenza. Se aspetto ancora potrebbe uccidere sia Em che Kelly…
Violet necessitava urgentemente di un diversivo, un modo qualsiasi di distrarre il vampiro anche solo per pochi istanti, quanto bastava per consentirle di coglierlo alla sprovvista ed aumentare così le probabilità di riuscire a sopraffarlo, ma la sua mente sembrava incapace di reagire, di darle una minima idea, qualcosa su cui poter pianificare l’attacco. Era come se fosse stata svuotata di ogni capacità e mancasse solo il cespuglio di erba secca che rotolava spinto dal vento, per rendere a pieno l’idea della desolazione.
Nel frattempo, la voce di Em aveva intimato ad Eli di fermarsi, ma Violet aveva iniziato a percepire quelle parole come se fossero sempre più lontane. Era ormai certa che avrebbe fallito. Non sarebbe mai riuscita a fermare Elijah e lui avrebbe continuato a mietere vittime anche a causa della sua incompetenza, sfogando su tante altre giovani ragazze le sue perverse fantasie, la sua follia omicida e la sua brama di sangue.
Brama di sangue.
Si era concentrata per un momento su quelle tre parole. Esse avevano innescato qualcosa nei pensieri nella Guardiana. Qualcosa in cui aveva ormai smesso quasi definitivamente di sperare: l’idea di cui necessitava disperatamente.
Come lei ben sapeva e come Max aveva sottolineato poco prima, era impossibile per qualunque vampiro ignorare a lungo il richiamo del sangue umano e, se Eli aveva pianificato di nutrirsi del sangue di Em, significava che molto probabilmente nei giorni precedenti doveva aver digiunato in attesa della grande serata, per potersela godere a pieno. Questo avrebbe reso l’umore del vampiro molto più instabile, ma il suo comportamento molto più istintivo e quindi prevedibile.
In quel momento, Violet aveva finalmente realizzato cosa doveva fare.
Non era l’illuminazione in cui aveva sperato, non aveva minimamente a che fare con le possibilità che aveva vagliato fino a pochi istanti prima e non era un piano a prova di imprevisto, anzi, le probabilità che le cose finissero male erano piuttosto alte, la Guardiana però era consapevole di avere a disposizione pochissimo tempo e nessun’altra valida alternativa.
A quel punto, aveva sentito rinascere parte della fiducia in sé stessa che credeva di aver perduto: sentiva di aver  finalmente ripreso il controllo di quella precaria situazione, anche se solo temporaneamente. Il senso di smarrimento si attenuò e la ragazza ricominciò a pensare in modo lucido, come imponeva il suo ruolo.
-Max, ascoltami bene- aveva detto, attirando l’attenzione del vampiro che fino a quel momento era stato impegnato ad ascoltare la conversazione tra Elijah ed Em. -È fondamentale che ora tu faccia esattamente quello che ti dirò: devi tornare al parcheggio. Nel bagagliaio della mia auto c’è una valigetta di pelle nera con all’interno alcuni antidoti, recuperala e poi torna immediatamente qui. Lascia le chiavi alle ragazze, dì loro di parcheggiare la macchina davanti all’ingresso del parco e attendere. Probabilmente ti faranno delle domande, tu rimani sul vago e spiega loro che l’unico modo che hanno per aiutare Em senza incasinare tutto è quello di fare quanto ho detto e niente di più. Mi raccomando, sii chiaro: nessun’improvvisazione, nessuna mossa avventata. Non voglio altre aspiranti martiri questa notte. Potrei non riuscire a salvarle-.
Max aveva annuito. Stava ascoltando con attenzione ogni singola parola. In volto aveva impressa un’espressione fin troppo seria per gli anni che dimostrava.
-Dì a Xavier, Evelyn e Tristan di tornare qui con te. Per incentivarli puoi dire loro che, se ci offriranno il loro aiuto, il loro nome non avrà alcuna rilevanza nei documenti dei Guardiani sull’indagine su Elijah e su chi gli ha fornito qualsiasi genere di aiuto in questi anni. Recatevi direttamente al parco e ricorda che c’è la possibilità che al tuo ritorno io stia già lottando contro Elijah. In tal caso, il vostro aiuto sarebbe più che gradito. Ora vai e fai più in fretta che puoi- aveva ordinato la Guardiana. Max non se l’era fatto ripetere.
Violet era quindi rimasta sola su quel tetto, con ogni suo senso pienamente concentrato su quanto stava accadendo nel parco. Aveva ben chiaro quale sarebbe stato il momento giusto per intervenire, ma l’attesa si era dimostrata molto più difficile da sopportare di quanto credeva. Era stata costretta ad ascoltare impotente Elijah nel suo delirante tentativo di terrorizzare Em, mentre le giurava che si sarebbe vendicato del torto subìto costringendola ad uccidere tutti coloro a cui teneva, prima di toglierle la vita. Aveva poi assistito – con grande stupore – al momento in cui la dolce ed apparentemente indifesa Em aveva tirato fuori gli artigli affilati in suo possesso, artigli di cui Violet non aveva nemmeno sospettato l’esistenza, per ribadire la validità del loro accordo nonostante il suo comportamento apertamente ostile nei confronti del vampiro, il quale era stato chiaramente preso alla sprovvista da quella semplice umana da cui si era certamente aspettato solo l’accondiscendenza e l’obbedienza incondizionata necessarie a realizzare le sue fantasie di morte, non certo l’astuzia necessaria a progettare un inganno simile.
A quel punto, la giovane ibrida aveva distintamente percepito che Elijah, accecato dall’ira e dalla fame, era ormai prossimo a sfogare tutta la frustrazione accumulata sulla ragazza.
Solo pochi attimi più tardi, un grido aveva squarciato la quiete di quell’ultima fredda sera di ottobre.
Stava succedendo: Eli stava mordendo Em.
La Guardiana però aveva atteso ancora, attenta e immobile, contando mentalmente i secondi che passavano.
Il suono dell’urlo si era disperso nell’aria e tutt’intorno era tornato il silenzio. Un silenzio ingannevolmente pacifico.
Violet aveva continuato a contare, sforzandosi di tenere a distanza ogni genere di emozione che potesse distrarla dal suo piano, soprattutto la preoccupazione per quanto stava accadendo ad Em.
…otto…nove…dieci.
All’undicesimo secondo, l’ibrida era scattata in piedi ed era saltata giù dal tetto, atterrando con una facilità estrema, ed aveva cominciato a correre in direzione del parco.
In quel momento Violet correva come non aveva mai fatto prima, consapevole del fatto di avere a disposizione pochissimi secondi per riuscire a salvare Em e catturare Elijah. Sapeva che sfruttare il brevissimo lasso di tempo compreso tra il momento in cui Elijah sarebbe stato troppo inebriato dal sangue per percepire tempestivamente il suo arrivo ed il momento in cui per Em sarebbe stato troppo tardi era a dir poco un azzardo, ma era anche la sua unica possibilità di prevalere sul vampiro.
Era come avere a disposizione un solo proiettile in canna e un fugace istante per prendere la mira e riuscire a centrare due bersagli.
Tra gli alberi, la Gurdiana identificò le sagome del vampiro e della ragazza, strette in un abbraccio che a distanza poteva facilmente essere scambiato per un gesto romantico. La scena però mutò alla stessa velocità con cui la giovane si avvicinava, mettendola ben presto davanti alla cruda realtà: Damien Elijah Thompson, uno degli assassini più ricercati dell’Oltremondo completamente in balia del suo lato più selvaggio e crudele, caratteristica talmente spiccata da garantirgli una fama ultracentenaria.
Violet ebbe a malapena il tempo di accorgersi del modo in cui il vampiro aveva afferrato Em, con le unghie quasi conficcate nel braccio e nella nuca della ragazza e il viso completamente affondato nel collo di lei, dopodiché estrasse la daga d’argento dalla fondina che aveva allacciato intorno alla vita, compì un balzo e conficcò l’arma nel corpo di Elijah.
   
 
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