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Autore: VIVIENNE BLACKGAN    06/04/2017    0 recensioni
McKenzey ad un certo punto della sua vita è arrivata a una conlusione: non avrebbe mai amato nessun ragazzo fino a perdere il controllo di sé stessa.
Isabelle non avrebbe mai immaginato che nella vita si potessero veramente avere due amori.
Zach si destreggia tra la vita che gli spetta e quella che gli è piombata addosso da un momento all'altro.
Chris non si è mai ribellato e mai avrebbe immaginato di doverlo fare per qualcosa di cui nemmeno lui è certo.
James lo ha sempre saputo, ma se lo è sempre negato in quanto perennemente insicuro.
Cisco ha sempre avuto tutto dalla vita e non lascerà di certo che lei lo rifiuti.
Together è la storia di questi ragazzi, delle loro famiglie, delle loro avventure, le loro paure, le prime esperienze... Together è un mix di passioni, dolori, sorrisi, amori, rancori. Together è un cocktail tutto da provare.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO VIII

 

UN APPUNTAMENTO COL MARTEDI'

 

 

Ore 20:20

Ho appena finito di cenare con Lidia che poi si è rintanata in camera sua. O meglio, potrei aver rifiutato malamente il suo tentativo di farmi finire a letto con lei e poi dedicarci a una notte di sano sesso.

Insomma, sì, stiamo assieme e sì, a lei ci tengo, ma a volte mi viene così difficile costringermi a volerla con tutto me stesso. Che poi non dovrei nemmeno costringermi dato che sono stato io a chiederle di mettersi assieme a me. Comincio a pensare di averlo fatto più per tenermi impegnato e per togliermi dalla testa una determinata persona che per altro. Però all'inizio mi piaceva sul serio, volevo davvero passare un sacco di tempo con lei e adoravo il modo in cui mi guardava quando le raccontavo dei miei innumerevoli viaggi in giro per il mondo. Ma ora... Ora boh.

Ora è cambiata? No, sarei un ipocrita se lo dicessi.

Ora sono cambiato io? Nah, io so bene che una parte di me mi ha sempre detto di non cimentarmi in questa situazione. Il bambino che è in me, quello che sperava che il suo primo bacio sarebbe stato lei, è ancora lì che scalpita per la sua occasione persa e che prende a calci il me grande che ha deciso di andare in Erasmus in Italia. E la mia parte matura lo lascia fare perché, cavolo, ogni volta che la vede vorrebbe allungare una mano, farle attraversare lo schermo, prenderla e baciarla a più non posso.

Mi lascio cadere sul letto accanto al mio computer che afferro. Apro la pagina Skype e controllo i contatti.

Fesserie, controllo se lei è online e quando il pallino verde mi balza all'occhio, un sorriso che va da un orecchio ad un altro mi si stampa in viso e la freccetta va a cliccare sul tasto "videochiamata".

Attendo impaziente consapevole del fatto che però avrei dovuto avvertirla come faccio di solito, in modo da assicurarmi l'intera serata da passare a parlare con lei e magari a guardare un film assieme. Per questo motivo quando vedo che dopo svariati minuti ancora non mi risponde, con un sospiro sto per mettere giù quando finalmente compare qualcosa. Per la precisione, una mela rossa tra due mani pallidissime e sopra la scritta "Twilight".

«Buonasera Edward glitter-vivente Cullen» mi rivolgo al libro con sguardo leggermente accigliato ma pur sempre divertito.

La sua bellissima risata risuona lontana da me. Credo non sia davanti al computer, ma ciò non spiega il perché di quel libro piantato lì.

«Ma si può sapere cos'avete tutti contro Edward?» risponde senza però togliere il libro.

«Io non ho nulla contro Edward, solo vorrei che qualcuno gli facesse notare che Dracula non brillava» sbuffo alzando gli occhi al cielo. Un vampiro che brilla? Seriamente?

«Mica ha scelto lui di brillare e poi è figo da impazzire. Robert è figo da morire...»

«Mah, io non ci trovo nulla di figo in lui» scrollo le spalle e faccio una smorfia, ma tanto lei non mi può vedere e io non posso vederla. Qualcuno che le dica di rendere la visuale migliore non c'è?

«Perché sei un maschio e non capisci il fascino inglese» risponde lei. Sento dei fruscii in sottofondo e anche una canzone, probabilmente una canzone rap o hip hop.

«Fino a prova contraria sono anche io inglese. Ma comunque, perché non mi levi questo libro di torno?» sbotto ad un certo punto.

Lei non se la prende, anzi, scoppia in una leggera risatina prima di rispondermi.

«Cisco, sono mezza nuda e probabilmente non avrei nemmeno dovuto risponderti, ma avevo proprio voglia di sentirti» dichiara con la voce leggermente camuffata.

Ma io sono fermo a “mezza nuda”. McKenzey è in camera sua, a un libro di distanza dai miei occhi, mezza nuda. Che poi, mezza nuda in che senso? Nel senso che è in intimo, che ha su solo top e mutante, che non ha un top ma le mutande sì, che è in reggiseno ma senza mutande... insomma, in che senso?

«Cisco, sei morto?»

«Cosa...eh?» domando riscuotendomi da pensieri che dovrei avere solo su Linda e non su McKenzey. «Cioè, sì, ci sono. Ehm... cosa ci fai mezza nuda in camera tua?»

Silenzio.

E ancora quello stupido libro piantato lì.

Silenzio.

Ma stavolta quel libro si sta muovendo e al suo posto compare un viso. Il viso. E' sorridente e completamente struccata, con i capelli tirati su in uno chignon disordinato. E poi le ragazze si fanno problemi a farsi vedere al naturale quando a parer mio sono decisamente meglio e anche più vere che mai.

«E' camera mia e fino a prova contraria posso girare qui dento anche nuda senza farmi chissà quali problemi» si scosta una ciocca sfuggita dallo chignon riportandola tra i capelli e fissandola con una molletta. «Comunque mi sto preparando per uscire con un ragazzo» continua e il sorriso le si allarga ulteriormente sul viso. Poi si alza e si allontana di qualche passo dalla cam per mostrarsi in tutta la sua persona. Indossa un vestitino semplice, bianco e che le arriva a metà coscia. Ha le maniche a tre quarti e in corrispondenza del punto vita il tessuto è in pizzo oltre il quale si vede la sua pelle. Non ha alcuno scollo ed è completamente coperta fino alle clavicole. Fa un giro su se stessa e dietro di scopre uno scollo a V che arriva a metà schiena e delle piccole catene collegano una parte dello scollo all'altra. Ai piedi indossa un paio di stivali chiusi neri che arrivano al ginocchio e hanno il tacco a spillo.

«Allora, può andare?» mi domanda mentre io cerco di mettere assieme due parole per creare una frase di senso compiuto.

«Ehm.. sì, insomma... wow» alla faccia del senso compiuto. Ma non riesco davvero a dire nulla di concreto... cioè, lei è bellissima e in questo momento è anche sexy da far schifo. E vorrei intimare al ragazzo con cui sta per uscire di non azzardarsi a toccarla o a guardarla o a respirare la sua stessa aria perchè provvederei io stesso a fargli pentire di essere nato.

«Ci ho messo ore a capire come mi sarei dovuta vestire e questo penso sia l'outfit migliore» mi dice compiaciuta dandosi un'occhiata allo specchio alla sua destra.

«Se l'intento è quello di far schiattare sul posto il povero ragazzo, bè, allora l'outfit è davvero perfetto» rispondo io con un tono meno sarcastico di quel che doveva essere.

Lei torna a guardarmi con sguardo leggermente accigliato.

«Fingerò di non aver notato la nota di scherno che si celava dietro alle tue parole» dice riavvicinandosi e mettendosi a sedere difronte a me. «E poi ora mi devo truccare e piastrare i capelli che tra venti minuti Brandon sarà qui e non mi va di essere in ritardo» e così dicendo si sposta leggermente dalla mia visuale e comincia ad armeggiare, suppongo, con la sua trousse.

Ci sono tantissimi difetti che una persona potrebbe avere: fare rumore mentre mangia, essere troppo permalosa, pensare troppo a sé stesso, riempirti la chat di whatsapp con foto sue. E poi ci sono io che trovo che la capacità di Mckenzey di capirmi fino in fondo sia il suo più grande difetto quando invece dovrebbe essere un pregio. Davvero, odio quando riesce a leggermi, a capire quel che sto pensando o quello che sto per dire. Odio quando mi fa domande a cui non posso fare a meno di rispondere sinceramente. Odio il fatto che lo faccia apposta, per mettermi in difficoltà, per spingermi a rivelarle anche il più nascosto dei miei segreti. Odio tutto questo perchè questa sua capacità è difettosa. Capisce tutto, ma ancora non ha capito che sono innamorato di lei e certe volte questa cosa mi fa imbestialire e per questo litighiamo e io mi ritrovo a doverle chiedere scusa perchè infondo non è colpa sua se io non ho il coraggio di dirle cosa provo per lei.

«Quindi il tipo si chiama Brandon... e come lo hai conosciuto?» chiedo fingendomi interessato quando invece l'unica cosa che vorrei fare è chiuderla in camera e non farla uscire per i prossimi dieci anni.

«Te ne ho parlato. È il fratello di quella Nancy, quella che ha accusato Zach di averla indotta a stare con lui per poi scaricarla senza tanti complimenti» risponde lei muovendo una mano nella mia direzione.

«Sì, mi ricordo di lei. E come è passato dallo stendere Zach al chiederti di uscire?»

«E' stata una questione di sguardi, anche se non so esattamente cosa mi abbia spinta a dargli il mio numero. Forse il fatto che il resto della squadra l'ha fortemente dissuaso dal provare a flirtare con me e quindi mi sono sentita in dovere di dover smentire ogni loro convinzione» sicuramente sta ridacchiando perchè lo sento dal tono della sua voce.

«Giusto, mi ero dimenticato per un attimo che tu fai sempre il contrario di ciò che crede la gente» annuisco lasciandomi sfuggire un sorriso. Ricordo di quando, all'orfanotrofio, si era spinta nei sotterranei dell'edificio dopo che le suore ci avevano fortemente vietato di provare ad avvicinarci ad essi. Non c'è stato alcun “non possiamo” o “ci puniranno” che l'abbia convinta abbastanza da dissuarderla dall'andare a vedere se ci fosse o meno qualcosa di speciale. E, siccome io e James ci eravamo autoproclamati suoi protettori, abbiamo dovuto per forza seguirla. Non è stata esattamente un'esperienza da ricordare, per tutti e tre.

«E cosa ne pensa James di questa tua uscita?» domando ad un tratto avvicinandomi alla cam con uno scatto. Sono sicuro al cento per cento che James si è fortemente opposto a tutto ciò durante una delle sedute. Le sedute in questione sono una sorta di riunione che indiciamo per decidere di alcune questioni, importanti o meno che siano. A quella di ieri non ho potuto partecipare su skype perchè sono uscito con Lidia che mi ha trascinato a vedere un film che tanto aveva sognato. Comunque, a queste sedute solitamente si vota in modo democratico, quindi la maggioranza dovrebbe vincere. Quando si tratta di uscite, però, è più un modo per esprimere il proprio parere al riguardo che a invogliare la persona in questione a dar buca a colui o colei con il/la quale dovrà uscire.

«JJ... bè, è già tanto se non me lo ritrovo sotto casa con un fucile in mano pronto a sparare in testa a Brandon. Per fortuna, se così la si può definire, esce con un'altra ragazza, ma ho la sensazione che abbia accettato con la speranza di trovarmi fuori e quindi di tenermi d'occhio» risponde passando davanti al mirino della cam permettendomi di intravedere le sue labbra ricoperte da un rossetto rosso. Probabilmente a fine serata non ci sarà più e sarà spalmanto sulle labbra di un altro o addirittura sul suo petto e chissà in che altri posti.

Scuoto la testa. No, McKenzey non ha mai fatto cose del genere e non si spingerebbe mai oltre una serie di baci al primo appuntamento. L'idea però non accenna a volersi levare dalla mia testa.

«Gli manderò un messaggio dicendogli che approvo ogni suo tentativo di sabotare la tua uscita. Infondo gli amici si sostengono sempre» affermo ricevendo un'occhiata di scherno da una McKenzey intenta a piastrarsi i capelli.

«Siete impossibili» scuote la testa e andiamo avanti a parlare per una decina di minuti fino a quando da sotto non si sente la voce della madre di McKenzey che la chiama. Questo significa solo una cosa: Brandon è arrivato.

«Bene, è ora che io vada. Augurami buona fortuna» si alza dalla sedia tutta sorridente e va a prendere una borsetta nera con le frange sui lati.

«Sinceramente spero che non ti piaccia per niente» incrocio le braccia al petto e mi appoggio al muro dietro di me.

«Siete incorreggibili tu e JJ. Smettetela di essere così iperprotettivi. Ci pensano già Thomas e Matthew a rendermi difficili le uscite» scuote la testa contrariata, si riavvicina allo schermo, mi saluta, mette giù e poi immagino cominci a scendere le scale. Ma questo non lo posso sapere visto che ora sto fissando uno schermo privo della sua immagine. Con un sospiro spengo il computer e lo appoggio sul comodino. Prendo il mio pacchetto di sigarette e ne accendo una avvicinandomi alla finestra che spalanco per evitare che l'odore di fumo si impregni nelle pareti e mi costi una possibile espulsione. Frederik, il mio compagno di stanza, è uscito a sua volta e ha annunciato che non sarebbe tornato prima di mezzanotte. Bah, ma nessuno si è accorto che è martedì e che domani teoricamente bisognerebbe andare a scuola?

 

 

Ore 20:50

«É venuto a prenderla e ora stanno camminando uno accanto all'altro. Per fortuna non sono mano nella mano»

Faccio una smorfia nel vedere mia sorella camminare accanto a quel tizio che purtroppo domenica non ho avuto modo di conoscere. Magari avrei dovuto acconsentire ai piani di Matthew riguardo al sabotaggio della loro uscita.

«La smetti di spiarla come un maniaco sì o no?!»

«No» rispondo secco per poi sussultare. McKenzey ha alzato lo sguardo in direzione della mia finestra e ha alzato un braccio per salutarmi. Colto in flagrante, abbasso il binocolo e abbozzo un sorriso innocente in direzione di mia sorella fulminando con lo sguardo il tipo accanto a lei che ha abbassato la testa come se fosse imbarazzato.

Una figura improvvisamente si materializza accanto a me facendomi fare un balzo e Chris compare scostando l'altra tenda dalla finestra e salutando tutto contento mia sorella che è passata dal "ti ho scoperto Thom" al "ciao Chris! Che bello vederti!". Anche il tipo sembra essersi rinvigorito e lancia un sorriso amichevole a Chris che lo ricambia volentieri. Poi sia lui che McKenzey tornano sui loro passi diretti verso una jeep nera poco lontano da qui.

«Quello è un pappamolle» dichiaro rimettendo apposto le tende e appoggiando il binocolo sul cassettone.

Chris è tornato a sedersi per terra e sta osservando tutti i DVD che ha sparpagliato intorno a sé alla ricerca di uno decente da guardare.

«Se fosse stato più sfacciato sarebbe stato meglio?» mi domanda porgendomi un DVD.

«No, sarebbe stato uno stronzo e gli stronzi non le si devono nemmeno avvicinare» osservo il DVD che ho in mano su cui vi è scritto "Terminator". Faccio una smorfia e glielo restituisco scuotendo la testa.

«Appunto... Brandon va più che bene e lo dimostra il fatto che se si toccano le cose che ama diventa una belva» mi passa un altro DVD che subito scarto lanciandolo sul letto.

«Zach ha la faccia di uno che farebbe diventare una belva chiunque» scrollo le spalle e mi siedo accanto a lui per velocizzare la ricerca di un film da guardare.

«É del mio migliore amico che stai parlando e, per quanto siano discutibili certi suoi modi da porco, è davvero un ragazzo d'oro» mi ammonisce con uno sguardo non troppo severo prima di tornare a rivolgere la sua attenzione a due film che ha in mano.

Quando domenica gli ho esplicitamente detto che "mi casa es tu casa", non avrei di certo mai pensato che mi sarei ritrovato io a proporgli di farmi compagnia davanti a un film. In un certo senso, l'ho fatto anche perché visto che tutti gli altri sarebbero stati impegnati, ho immaginato che si sarebbe dovuto confinare in camera sua per sfuggire ai genitori e poi annoiarsi tutta sera. Non penso sia il tipo da prendere il cellulare e chiamare una ragazza giusto per avere qualcosa da fare. O almeno non mi ha dato quella impressione. Io avrei potuto farlo, ma stasera non mi va proprio di crogiolarmi sotto le lenzuola di una ragazza e poi posso sempre rifarmi.

«Facciamoci una maratona di "Iron Man"» butto lì dopo quel silenzio infinito.

Chris annuisce con vigore. «Sì, è decisamente un'ottima idea»

 

Ore 21.10

 

Mi ha portata al ristorante di suo padre e ora è dietro i fornelli e mi sta preparando la cena! *Occhiacuoricino*

 

Gli angoli delle mie labbra si piegano all'insù e mi si stampa un sorriso in viso. Non è però un sorriso di quelli pieni e sinceri al cento per cento.

«Ti ha scritto uno spasimante?»

Zach non si muove di un millimetro ma stacca gli occhi dalla tv per un paio di secondi.

Siamo a casa mia, in salotto, e Zach sta giocando a calcio con la Play Station. E' arrivato un paio di ore fa, esattamente dieci minuti prima che i miei uscissero a cena, e non abbiamo nemmeno provato a preparare qualcosa perchè sapevamo entrambi che avremmo finito col mandare a fuoco la cucina. Così abbiamo ordinato del cibo cinese e ce lo siamo mangiato in cucina, al riparo da qualsiasi distrazione tecnologica, cullati l'uno dalle parole dell'altro. Poi, dopo aver finito di cenare, abbiamo fatto zapping initerrottamente e, non trovando nulla di interessante da guardare, Zach ha deciso di fiondarsi sul calcio. Io inizialmente mi sono seduta sul divano per controllare i miei appunti poi, non so come, sono finita a terra, tra le sua braccia, con lui che continuava imperterrito a giocare ma che non ne voleva sapere di lasciarmi andare. Così ho semplicemente preso il cellulare e mi sono messa a guardare svariati video su Youtube e a messaggiare con alcuni amici.

«La mia picciridda mi ha mandato un aggiornamento per quanto riguarda il suo appuntamento» gli rispondo bloccando il cellulare e poggiandolo accanto a noi, per terra.

«Picciridda?» un solco accigliato gli si forma tra le due sopracciglia e mi viene automatico sorridere per la sua espressione: sembra un bambino.

«Sì, il mio nuovo nomignolo per McKenzey. Cisco mi ha detto che è dialetto siciliano e dovrebbe significare “bambina o piccolina”» gli spiego con l'aria di una che la sa lunga.

«Quindi questa settimana ti sei data al dialetto siciliano» ridacchia lui per poi spegnere la Play Station e appoggiare il joystick a terra.

«Lo sai che mi piace chiamarla in modi sempre diversi» faccio spallucce e mi alzo.

«Lo so, lo so» risponde con un tono che mi costringe a voltarmi verso di lui per osservare la sua espressione. Sembra tranquillo, ma ho la sensazione che la sua risposta celi un qualcosa di sottinteso.

Si alza anche lui da terra portando con sé il joystick che poi appoggia sulla Play Station. Si liscia i pantaloni con le mani per poi stiracchiarsi come un bambino. Sorrido scuotendo la testa e recupero il mio cellulare; impilo i miei appunti uno sopra l'altro e dedido di lasciarli sul tavolino del salotto, al massimo li recupero domani mattina.

«E come mai non ha scritto direttamente nel...» fa una pausa e sul suo volto passa un flash che associo alla consapevolezza di un fatto. «James»

«E Cisco» aggiungo sedendomi sul divano e facendogli segno di seguirmi.

Si siede accanto a me incrociando le gambe e appoggiando un braccio lungo lo schienale.

«Dovremmo andare a trovarlo» dice attirandomi a sé. Distende le gambe lungo il divano e io mi volto con la schiena verso il suo petto contro il quale mi appoggio. Adoro quando mi avvolge con tutto il suo corpo: mi sembra di essere protetta da tutto e da tutti e anche di essere l'unica persona al mondo per Zach. E, anzi, in realtà lo sono.

«E quando potremmo andare a trovarlo?» domando sinceramente sorpresa. Anche McKenzey ogni tanto accenna all'eventualità di poterlo andare a trovare, magari per fargli una sorpresa e quindi senza anticipargli nulla, ma non abbiamo mai pensato di mettere concretamente in atto quest'idea. E poi abbiamo sempre dato per scontato che magari la sua famiglia sarebbe andata a trovarlo e averci tra i piedi di certo non gli avrebbe giovato.

«Ma a Natale, mi pare ovvio!» ribatte lui cominciando a giocare con una ciocca dei miei capelli. Li adora, dice sempre che sono più luminosi del sole e che mi incorniciano il viso quasi a formare un'aureola come quella degli angeli. Nessuno conosce questa parte di lui, la parte dolce e romantica, la parte che prevale quasi sempre quando è con me. Questa sfaccettatura del suo essere che è più unica che rara.

«A Natale?»

«Mi sa che dovrò rivedere il mio discorso sul perché mi sono innamorato di te. Devo togliere la parte "è la ragazza più intelligente che conosca" ma non dirò che sei stupida solo perché non ti reputo stupida nonostante la figura che stai facendo ora» lascia andare la mia ciocca e porta entrambe le sue braccia attorno alla mia vita.

«Deficiente» sbuffo cercando di allontanarmi da lui invano. Farò anche karate, ma Zach è sempre e comunque più forte di me. Forse è solo perché faccio schifo ma mi ostino ad andarci perché voglio arrivare fino in fondo. «Quindi tu proponi di andarlo a trovare per le vacanze di Natale» continuo osservando distrattamente le sue mani. «Bé, non vedo dove sia il problema in realtà» sorrido alzando il capo verso di lui. «Ma ho la sensazione che la tua proposta abbia un secondo fine»

Zach ridacchia malizioso e si abbassa per darmi un bacio sulla fronte.

«Io non vivo di soli secondi fini... O quasi» e mi fa voltare tra le sue braccia, mi fa sedere sul suo bacino e mi stampa un bacio sul collo facendomi ridacchiare leggermente.

«O quasi...» gli faccio eco cingendogli il collo con le braccia mentre lui continua imperterrito a baciare, mordere e succhiarmi il collo. Sorrido contro il suo orecchio sentendo l'eccitazione salire sempre più.

Svariate volte McKenzey mi ha chiesto come mai io non abbia mai dato di matto per tutte le volte in cui Zach è stato a letto con altre ragazze. Tutte le volte la mia risposta è stata che non ce n'era bisogno. Il fatto è che ci sono poche cose nella mia vita di cui sono certa al cento per cento: la mia famiglia, McKenzey e Zach. Non ho bisogno di fare scenate di gelosia perché 1) non è nel mio stile e 2) Zach è mio, solo ed unicamente mio. Non so esattamente cosa io abbia fatto per ancorarlo a me, ma è successo ed è stata la cosa più bella della mia vita. Lui è la cosa più bella della mia vita in tutto e per tutto ed è comparso in un momento in cui credevo di non sapere più chi fossi, un periodo in cui la mia migliore amica era allo stesso tempo uno splendido sogno e il mio incubo peggiore. Io non sono gelosa delle altre perché rispetto il fatto che Zach abbia bisogno di tempo per abituarsi all' idea di avere finalmente una relazione stabile e perché io sono l'unica dalla quale torna, l'unica alla quale pensa di continuo, l'unica che abbia mai avuto accanto a sé la mattina dopo.

Quindi sì, aspetterò e se dovrò aspettare molto non mi importa perché per Zach ne vale la pena.

 

Ore 22.00

«Melissa devi per forza stritolarmi il braccio?»

«Ops, non mi ero accorta di aver stretto così tanto» si giustifica lei allentando leggermente la presa, ma pur sempre facendomi male.

Melissa, poco dopo la festa, mi ha chiesto di uscire insieme una sera. Non so cosa mi abbia spinto ad accettare, fatto sta che ora mi ritrovo in una sorta di bar, seduto ad un tavolo accanto alla finestra con un bicchiere mezzo vuoto e Melissa che sembra non volersi staccare dal mio braccio. Non mi è mai successo di uscire con una ragazza così appiccicosa, o semplicemente non ci ho mai fatto caso. Anzi, con Melissa tutti i "se lei fosse qui" sembrano amplificati, quasi come se ci fosse un diavoletto sulla mia spalla che non fa altro che ripetermi all'orecchio quanto io stia sbagliando.

«Comunque, dicevo che penso che mia madre si sia innamorata di te. Insomma, hai visto come ti ha guardato?» alza la voce di qualche nota sull'ultima parola, quasi come se lo facesse apposta.

«A dire il vero non mi ha solo guardato, ma mi ha letteralmente detto che sono un gran bel pezzo di cioccolatino» preciso ridendo e sentendo lei fare lo stesso.

«Mia mamma è sempre molto schietta, lei non ha peli sulla lingua, come me» si scosta dalle spalle i capelli con un movimento alla "sono meglio io" e porta il suo cocktail alle labbra. Mi ritrovo ad osservarla come non ho mai fatto in tutta la serata fino ad ora. Ha un fisico da modella, senza un filo di pancia, una seconda di seno, delle gambe lunghe e dritte e un lato B nella norma. Sembra tanto una di quelle ragazze che si vedono nelle foto di Tumblr, quelle a cui spesso e volentieri le ragazze “comuni” aspirano. Ha le labbra sottili velate da un filo di lucidalabbra e gli occhi sono grandi, luminosi e incredibilmente verdi.

«Bé, a me piacciono le persone sincere» scrollo le spalle distogliendo lo sguardo da lei e posandolo sulle strade di Los Angeles. C'è gente che va e gente che viene, coppiette che girano mano nella mano, bambini rincorsi dai genitori e gruppetti di amici che si danno alla pazza gioia con delle bottiglie di birra in mano. Ed è solo martedì.

«Mi chiedevo... Cosa c'è tra te e McKenzey?»

Mi volto di scatto come se fossi stato appena punto da un'ape.

«C-cosa?»

«Mi hai sentita... Tra te e "miss non vi guardo nemmeno se mi pagate" c'è qualcosa e non immagini le teorie che girano a scuola al riguardo» mi guarda divertita socchiudendo gli occhi dai quali sembra quasi scaturire un lampo verde.

«Che teorie?»

Se cercava la mia attenzione è appena riuscita a conquistarsela.

«Tutta la scuola concorda nell'affermare che voi due vi piacete..» fa una smorfia disgustata e mi ci vuole tutta la pazienza del mondo per non cominciare a insultarla.

«E sarebbe un problema se così fosse? Urterebbe la tua sensibilità?» le domando non riuscendo a trattenere però un tono infastidito.

«Affatto» scrolla le spalle senza guardarmi e si mette a giocare con il suo bicchiere. «Ma tutti si chiedono: perché non stanno assieme se si piacciono?» rialza lo sguardo. Stacca il braccio che aveva ancorato al mio e fa congiungere entrambe le mani che poi porta sotto il mento senza staccare lo sguardo dal mio. Inizia a farmi leggermente paura.

«C'é chi dice che è colpa di McKenzey che non si accorge di quello che provi tu; c'è chi dice che invece tu ti sia confessato e che lei ti abbia dato un due di picche perché non sa come stare con un ragazzo e quindi preferisce stare senza...»

«Ti rendi conto del fatto che è assurdo?»

«Assurdo questo? Non hai ancora sentito le altre teorie» alza una mano per impedirmi di ribattere e poi continua a parlare. «Quasi tutti i maschi concordano nel dire che siete andati a letto e lei è rimasta delusa dalle tue dimensioni, ma comunque ti ama e non riesce a toglierti gli occhi di dosso. C'è chi dice che siete entrambi dei masochisti repressi e che vi piace farvi del male non stando assieme o andando a letto con chiunque per scatenare la gelosia dell'altro. Infine, c'è chi dice che in realtà siete fratello e sorella e che stare assieme sarebbe illegale e disgustoso e quindi preferite essere solo amici» conclude soddisfatta.

Sono senza parole. Davvero tutti pensano questo di noi? E poi, pensano che ci piacciamo? Che io piaccia a McKenzey? Si vede che non la conoscono per niente.

Scuoto la testa portandomi una mano sul viso sconsolato, scioccato e incredulo.

«Melissa, non dirmi che credi a una di quelle teorie, vero?»

«Bé, sono più che convinta che siate fratello e sorella. Sai com'è, vi assomigliare un po' e poi tutti i ragazzi di colore che conosco si considerano fratello e sorella tra loro e alcuni lo sono veramente» alza le spalle guardandomi con aria innocente.

«Ok» tolgo la mano dal viso e mi alzo lanciando sul tavolo qualche banconota. «É stato bello passare del tempo con te ma l'appuntamento è finito qui. Ti riporto a casa» mi avvio verso la porta senza degnarla di uno sguardo.

Sono arrabbiato? Un po'.

Deluso? Da che?!

Allibito? Oltre ogni limite.

Credevo che la mente umana ancora ancora dei limiti ce li avesse, ma a quanto pare mi sbagliavo di grosso.

«James, ma si può sapere che ti prende?» sento un ticchettare improvvisamente fastidioso rincorrermi fuori dal bar. Continuo a camminare ignorandola, ma poi, all'ennesima domanda, mi giro e l'affronto.

«Se c'è una cosa che devi sapere su di me è che io cerco sempre di non giudicare a primo impatto. E l'ho fatto anche con te, non ti ho vista come l'oca giuliva che crede tu sia McKenzey. Ma a quanto pare mi devo ricredere» sbotto allargando le braccia.

«McKenzey mi considera un'oca giuliva? Quella brutta p»

«Dillo e torni a casa a piedi»

«Non ti guarda nemmeno di striscio e ti ostini ad andarle dietro come un cane bastonato. Pensavo mi piacessi, ma sei solo patetico» Melissa incrocia le braccia squadrandomi da capo a piedi.

«Salutami tua madre» mi volto di nuovo pronto a puntare verso la mia macchina quando li vedo e improvvisamente mi ricordo del perché ho accettato di buon grado di uscire con Melissa. L'ho fatto perché è martedì e lei oggi è fuori con quella sottospecie di principe azzurro. L'ho fatto per poterla controllare anche se in realtà non so nemmeno dove siano stati visto che Brandon ha deciso di rendere l'appuntamento una sorpresa unica.

E ora sono lì, uno accanto all'altro, mano nella mano. Lei ride spensierata e lui si illumina guardandola e le stringe ancora di più la mano per poi portarsela alle labbra e lasciarle un bacio sul dorso. Non si accorgono di me finché non tornano a guardare davanti invece di mangiarsi con lo sguardo.

E quando lei alza lo sguardo e lo rivolge difronte a sé, si blocca visibilmente sorpresa e mi fissa. Mi sta chiedendo che cosa io ci stia facendo lì e io mi sto chiedendo perché non abbia ancora sciolto l'intreccio di mani che la lega a Brandon. Poi il suo sguardo cambia e si sposta dal mio per poi posarsi su qualcosa dietro di me. L'espressione stupita di poco prima lascia il posto a un'altra espressione di pura e semplice indifferenza.

«E ti pareva che sarebbe comparsa lei» la voce petulante di Melissa distrugge il silenzio.

«E ti pareva che avresti rovinato il tuo appuntamento con JJ» ribatte McKenzey senza perdere il controllo della situazione. Io lancio un'occhiata a Brandon che la ricambia senza astio. Mi chiedo se lo faccia apposta o veramente vuole fare l'amico. Quel che so è che io suo amico non lo voglio essere, ne ora ne mai.

«Parla per te. Io non ho rovinato proprio nulla» sbotta Melissa accorciando le distanze e parandosi proprio davanti a McKenzey che nel frattempo si è liberata dalla stretta di Brandon ed è avanzata verso Melissa.

Poco prima che le due ragazze possano trovarsi l'una difronte all'altra, Brandon afferra per un braccio McKenzey facendola indietreggiare di qualche passo.

«McKenzey non penso sia il caso di cedere alle provocazioni» le dice riprendendo la sua mano e riportandola al suo fianco. McKenzey non stacca gli occhi da Melissa che la squadra come fosse un insetto schifoso.

«Noi non ci eravamo già salutati? Ora non potresti semplicemente toglierti dai piedi?»intimo allora a Melissa perdendo la pazienza. La voce mi esce più rabbiosa del dovuto e sono sicuro di avere il paio di occhi marroni di McKenzey puntati addosso, ma non ci faccio caso.

«Come siamo maleducati. Io volevo solo divertirmi un po' con la tua Cici, ma a quanto pare non è serata per nessuno. Anzi, per loro due si» indica Brandon e McKenzey con un sorrisino ricco di sottintesi. Poi mi fa l'occhiolino, gira i tacchi dopo un "ci vediamo a scuola, casi umani" e se ne va ancheggiando come fosse una top-model. Credo di detestarla.

 

Ore 22.30

Come siamo passati da un appuntamento a due al dover accompagnare James a casa non lo so. Fatto sta che dopo che Melissa se n'è andata, James ha puntato dritto verso la sua auto e nel tentativo di metterla in moto, lei ha deciso di lasciarlo a piedi.

Quindi Brandon ha proposto di usare la sua macchina per accompagnarlo a casa e abbiamo fatto tutto il tragitto verso casa sua in rigoroso silenzio.

Una volta arrivati a casa di James, quest'ultimo ci ha augurato in modo brusco buonanotte ed è entrato in casa sbattendosi dietro la porta. Fossi stata io in casa e mi avesse svegliato con quel colpo, l'avrei buttato fuori a calci nel didietro e lo avrei costretto a dormire in giardino.

«Ma che gli è preso?» mi domanda Brandon rimettendo in moto l'auto diretto verso casa mia.

«Non ti preoccupare, domani ci parlo io» rispondo facendo spallucce e liquidando l'argomento con un gesto della mano.

Lui annuisce e torna a concentrarsi sulla guida. Stavolta però stacca una mano dal volante e la porta sulla mia che ho in grembo; la stringe e se la porta di nuovo alle labbra per baciarmi il dorso.

«É stata una bellissima serata, ti ringrazio davvero tanto» sussurra contro il dorso della mia mano per poi staccarlo dalle labbra senza però lasciarmi la mano.

«Cambio automatico?» gli chiedo preoccupata che la sua infatuazione e il suo volermi tenere la mano mentre guida ci faranno finire contro un camion.

Lui continua a guardare la strada ma la sua espressione si è fatta accigliata e perplessa. Poi abbassa lo sguardo sulle nostre mani e realizza a cosa io mi stia riferendo. Con una risata limpida e genuina annuisce leggermente dicendo:

«Cambio automatico»

Menomale. Sorrido a mia volte e mi concentro sul suo profilo. Ha i capelli tutti arruffati, reduci da una serie di bellissimi baci che ci siamo dati; il naso è leggermente all'insù e le labbra non sono sottili ma nemmeno chissà quanto carnose. Sono normali, in sostanza, e baciano in modo divino, praticamente. Bacia veramente bene, in un modo che ti rende difficile volerti staccare. Ha un leggero accenno di barba, ma sembra quasi che l'abbia fatto apposta a non tagliarsela e ricordo ancora la sensazione di quei piccoli peletti che sfregavano contro la mia pelle e le risate che ci siamo fatti perché quando mi baciava il collo mi faceva il solletico con la barbetta.

«E comunque sono io a doverti ringraziare»

«Non ho fatto nulla» alza le spalle con noncuranza. Detto da qualsiasi altra persona sembrerebbe un gesto di finta modestia. Detto da lui, che ha una personalità così aperta e allo stesso tempo così timida, che alterna a sprazzi di irrazionalità che lo pervadono quando si toccano le persone che ama... bé non è affatto finta modestia. Semplicemente crede davvero di non aver fatto una cosa eclatante.

«Mi hai preparato la cena e per questo ti sei sporcato il vestito» gli indico la camicia sporca di olio. «E sei stato di ottima compagnia. Insomma, non hai parlato solo ed esclusivamente di te, ma mi hai ascoltata e mi hai divertita. È vero, non hai fatto chissà quale grande gesto, ma hai reso il tutto perfetto e a me piacciono queste cose»

Arrossisce sorridendo tutto contento. Ha gli occhi azzurri cielo e in questo momento sono luminosi come se il sole ci stesse splendendo all'interno. Non aggiunge una parola però e rimaniamo quindi in silenzio finché non arriviamo a casa mia.

Qui, mi lascia la mano ed entrambi scendiamo diretti verso la porta di casa. Le luci sono tutte spente, ma dalla finestra della casa accanto se ne è appena accesa una e dietro le tende è comparsa una persona, stavolta senza binocolo.

«Mio fratello ci sta guardando, quindi se hai intenzione di pomiciare con me sulla porta... bé cambia le tue intenzioni o lui ti cambia i connotati» rido stringendogli il braccio appena lo sento trasalire.

«Ma fa sempre così?» mi domanda sinceramente preoccupato.

«Sempre» confermo fermandomi davanti alla porta di casa e uscendo quindi dalla visuale di Thomas.

«Bene, eccoci qui. Allora...»

«McKenzey sono quasi certo che tu mi piaccia molto» esordisce Brandon facendomi dischiudere le labbra per lo stupore. «Sì, insomma... Ti conosco da sabato e abbiamo parlato sempre da quel giorno ad oggi. Mi piace il tuo carattere, sei così diversa da me e così poco avvezza alle smancerie mentre io non ho fatto altro che baciarti e ripeterti quando sei bella. Mi piace, mi piaci tu e so che è il nostro primo appuntamento e sono certo di non piacerti ancora abbastanza perché dubito che tu creda ai colpi di fulmine, ma penso che dovremmo uscire ancora» annuisce con vigore come se stesse convincendo sé stesso e non me.

Non mi sta battendo forte il cuore, ma un accenno di farfalle nello stomaco ce l'ho e poi mi è davvero piaciuto stare con lui e ho voglia di essere baciata ancora da lui. Ho voglia di conoscerlo meglio e ho voglia che mi piaccia come io piaccio a lui, oltre la semplice amicizia e oltre al semplice flirt. Non so se me ne innamorerò, ma ho proprio voglia di smetterla di passare da un ragazzo all'altro. E poi ho notato che qualcosa sta cambiando in me e questo qualcosa ha a che fare con James. Non mi posso permettere di essere dipendente da qualcuno, ma una sana relazione che non intacchi la mia lucidità me la voglio concedere.

«Sabato sera?» gli chiedo e di nuovo il sole passa attraverso i suoi occhi e li rende luminosi come fari nella notte.

 
   
 
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