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Autore: queenjane    06/04/2017    2 recensioni
Alessio Romanov, erede al trono di Russia, vive alla Stavka, ovvero il quartier generale delle truppe con suo padre, lo Zar. E' il 1915, ha 11 anni, soffre di emofilia, ogni urto può essere fatale ma è curioso, avido di vita. Nonostante o forse per la prima guerra mondiale. Un suo incontro, un suo inopinato amico, il principe Andres Fuentes dal misterioso passato, più grande di lui, che racconterà storie, avventure e molto altro. Collegato a The Phoenix. Buona lettura. Dal capitolo 9;" In quella notte del luglio 1918, mentre il buio lo sommergeva, Alessio si trovò d’un tratto sopra un baio, a cavalcare il vento, come un antico guerriero, in una valle piena di luci e suoni e profumi, il vento portava il rombo delle onde, diede di sprone e il suo ultimo sospiro fu lieve come il mare quando muore a riva. ."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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“Ci siamo, sei contento?”Alessio lo scrutò con attenzione, poi tolse un minuscolo pelino che aveva osato posarsi sulla manica dell’uniforme.
“Sì.Grazie per essere passato a salutarmi” Gli strinse le spalle, una piccola stretta. Era il nove settembre 1916, un sabato luminoso, Catherine e Andres celebravano le loro nozze.
“Andres, andiamo in chiesa”
“Dopo l’arrivo della sposa, la cerimonia dura circa un’oretta, Jaime è abbastanza veloce. “
“Speriamo, tanto ho mangiato a colazione, principe Fuentes”
“Come fai a saperlo..? Che non abbiamo detto nulla..”
“EH..??? Aspetta, tu hai titolo di conte, era per battuta, che in genere sbuffi e ora sei sorpreso..” Con malizia.
“ Enrique è sempre stato innamorato di una donne della borghesia, a modo suo, chiariamo”
“ E se la sposa, si degrada, a livello nobiliare. Il cugino di mio padre; Kirill, ha sposato una divorziata, mio zio Michele una donna di rango inferiore, un bel caos.” Poi “Andres, muoviamoci, deve fare tardi la sposa, non tu..”
“Sennò mi strozza con le sue manine..”( Ne sarei stata capacissima, fidatevi..)
“Niente, abbiamo trovato un’intesa. .”
“Cioè, ha rinunciato alla primogenitura per un piatto di lenticchie, come quello della Bibbia?”
“In un dato senso, ma lui .. Ha sempre detto che solo per un gioco di dadi era il primogenito, che ero più adatto io..”
“Così lui diventa un signor nessuno e tu l’erede..Ah, però. Bella responsabilità, che gestirai, te la cavi sempre tu, comunque muoviti, sennò la tua principessa ti legna, seriamente, seguita dalla tua amabile sorella”
“Non è così tremenda.. Su”
“Insomma. È simpatica, senza tanti giri di parole.”
“E’ cresciuta con tre maschi, diciamo che sa il fatto suo” Si impose di essere allegro, senza malinconie. “Sai che suo marito è più giovane di lei di un paio d’anni?”
 
 
Comunque, non eri in ritardo, semmai in anticipo, arrivasti alle undici e trenta spaccate nella piccola cappella nell’ambasciata spagnola della capitale, senza andare a scomodare la chiesa.  Tono minimo, o ci si provava.
Alix si mise a starnutire per il profumo di zagare, dava alla testa, da quante erano, mentre Alessio era tranquillo, osservava la passatoia di velluto rosso,  le candele e quanto altro.
La zarina era vestita di azzurro, una lieve tinta  pastello, concessione alla lieta giornata, a mettere la mantilla non si era azzardata, troppo esotico, per i suoi gusti, alle orecchie e alla gola perle e zaffiri, in tinta con il suo cappellino e i guanti.
Olga e Tatiana erano in chiffon rosa cipria, Marie e Anastasia di un tono più scuro, con annessi accessori, pietre preziose e cangianti incastrate tra le alte uniformi, Enrique e Xavier padre e alcuni spagnoli del contingente dei volontari.
In punto di cronaca, il principe Raulov aveva inviato ulteriori, diplomatiche scuse, rifletteva Ella, sotto la mantilla di seta nera, che la snelliva ulteriormente, era armoniosa e fluida in un vestito a chiffon con piccoli fiori. Sasha controllava l’orario, i secondi non passavano mai.
Alla fine, intorno alle 11.42, R-R e io apparimmo.
Mi sentivo una pianta di arance ambulante, le zagare erano intrecciate nel bouquet, appuntate nel corsetto e tra i capelli raccolti, sorrisi a mia cognata, che mi avrebbe fatto da testimone, anche lei aveva la mantilla ed era nei vestita nei toni del verde acqua, che sottolineava le sue iridi di smeraldo.
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine”..Ora ed allora eri di una superba avvenenza, luccicavi di gioia, perdonami il lirismo. Quando Fuentes sollevò la mantilla, ti sorrise, ricambiato, le zagare intrecciate nei capelli raccolti, scintille color mogano e i monili da princesa, appunto, il rutilare dei rubini e la squisita fattura dei gioielli, una visione ieratica. Molto bella la lettura, la lettera di San Paolo, Spes contra Spem, liberi dentro, al pari del passaggio della corda sui polsi, per indicare che eravate uniti per sempre, la dazione delle  13 monete, lo sposo che reca una dote alla sposa.. Quando diceste “Volio et accipio”, scambiando le fedi, da portare all’anulare destro, mi premetti il fazzoletto sugli occhi, commossa, come molte persone..la cerimonia terminò verso le una meno dieci. “
 
 
 “FUENTES!!Ahora y por siempre..¡Estaremos con usted en esta lucha hasta el final!..Saremo uniti fino alla fine del combattimento! Hacia   el fin del mundo..fino alla fine del mondo.FUENTES!!Ahora y por siempre.” 
Uscendo nell’aria settembrina, sottobraccio, percorremmo una galleria formata dalle spade sguainate dei miei cognati, di mio suocero e gli altri ufficiali, mentre scandivano il motto dei Fuentes, tutto intero, augurando salute e felicità ai principi Fuentes, conti di Sierra Morena, Signori di Ahumada y la Cruz.
 
E iniziò la festa.
 
“Posso..?”Alessio attese con pazienza il suo turno, dopo che avevo compiuto il giro con Sasha, mio fratello. Ero in una piccola saletta a rinfrescarmi l’acconciatura, di là la confusione aveva raggiunto ritmi epici, da accampamento acheo quando me li ero visti comparire a chiedere un ballo alla sposa, seguendo l’ordine di età.
“Certo” Si inchinò e mi allacciò la vita con un braccio, stendendo la mano per prendere la mia, mentre gli sfioravo la spalla.
Vorticammo senza fallo, in perfetto accordo, una musica silenziosa, giri armoniosi, al termine sorrisi e lo ringraziai, i suoi occhi di zaffiro e indaco erano irradiati da una grande gioia.
“Sei bellissima e io sono contento di avere ballato con la sposa. Ti saluto ora, che poi dopo ci sarà confusione..” Mi inginocchiai e lo strinsi, ricambiata, allacciata per il collo. “ Le domande te le prendi un’altra volta, princesa.” Rise e mi baciò sulla tempia.
“Ci avrei scommesso, rientriamo, ragazzi..”
 
Fuochi di artificio e leggere battute.
Gli occhi di Andres erano il mare dì inverno, un verde scuro e profondo.
Quella notte quasi non dormimmo.
 
 
   
 
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