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Autore: Alba_Mountrel    08/04/2017    5 recensioni
E la storia della protagonista principale la quale è inventata da me, al contrario degli altri protagonisti (Ghon, Killua, Kurapika e Leorio). é una ragazza dell'età di Kurapika che decide di partecipare anche lei all'esame di Hunter e nel corso delle varie prove, tra le mille avventure si innamora di un ragazzo completamente riservato ma compatibile con lei e nel frattempo dimostra capacità veramente strabilianti per una ragazza della sua età.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Leorio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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"Eccomi arrivata. Scommetto che gli aspiranti miei simili non sono meno di 400, forse saranno addirittura 500, non è detto che ci sia proprio il mio numero, il 399, tra gli ultimi" pensò Ebane nel profondo dei suoi pensieri. Si trovava in un luogo sinistro, ma una persona del suo calibro era obbligata a sostenere la pressione del tetro e del minaccioso. D'altro canto l'animo poetico e limpido non le permetteva di provare oppressione e terrore nelle occasioni ‘ordinarie’.
Si voltò più volte per sondare la zona e in men che non si dica creò nel proprio pensatoio un quadro approssimativo della situazione. Sennonché venne all'improvviso interrotta e riportata alla realtà.
"Ehi ciao!" si sentì chiamare da una voce infantile sconosciuta. "Come stai? Ti abbiamo vista qui tutta sola e…"
Lasciò in sospeso la frase per farne intendere il significato. Ebane non seppe realizzare da subito cosa era successo e la sua reazione risultò un po’ impacciata, ma si era allenata anni per dissimulare in caso di pericolo, perciò preferì restar cauta.
"Ehm... Tutto bene piccolo, te come stai?"
"Ho conosciuto dei ragazzi. Ti andrebbe di unirti a noi? Hehe, tra l'altro c'è quello in giacca e cravatta che è interessato a te, sai?!".
Ebane si lasciò scorrere addosso quel fiume di parole del piccolo sconosciuto e intanto volse lo sguardo verso quello interessato a lei. Rimase qualche attimo a fissarlo, non era del tutto sicura di collegare perfettamente gli occhi al cervello, non era interessata a quello che le aveva detto il bimbo. Di fronte a lei a qualche metro di distanza si parava un ragazzo in completo color blu notte formale che sbraitava dietro a un altro ragazzo biondo, indossante una tunica dallo stile sicuramente non comune ma di una cosa la ragazza era certa, era fuori moda.
"Piccolino, se non sbaglio vuoi presentarmi ai tuoi amici, non è così? Beh se non ti dispiace, vorrei concentrarmi solo ed esclusivamente sull'esame" volse nuovamente lo sguardo verso quella coppia di ‘tizi’ e notò un particolare insolito che poco prima le era sfuggito e pensò anche che si sentiva particolarmente fortunata a essere stata trovata da quel bimbetto.
"Ah, va bene! Se cambi idea sai dove trovarci, tanto bene o male saremo sempre insieme, ciao ciao" rispose il ragazzetto con occhi da furbetto.
"Leorio, Kurapika, Killua, arrivo!" si fermò e si ricordò che da perfetto ebete non aveva nemmeno chiesto il nome alla signorina
"Oh no! Nella fretta non le ho nemmeno chiesto come si chiama" si disse tra sé il ragazzino.
"Salve bella signorina, che audace sei a presentarti davanti a un tipo bello e importante come me. Come ti chiami? Hai l'aria di essere giovane e nuova da queste parti".
L’uomo l’aveva raggiunta senza porsi troppe remore, facendo la prima mossa e seguito anche dal compagno biondo. Ebane sopportò fino alla fine la frase di quel pomposo ragazzo e si presentò all'altro stringendogli la mano.
"Piacere, sono appena arrivata in questo luogo, è vero! E sono giovane, anche questo è vero! Ho una voglia matta di cominciare, voi no?".
In quanto donna era ben in grado di sfruttare le sue armi di seduzione ma non doveva dare troppa confidenza a chiunque, per esempio dicendo a cuor leggero il motivo per cui era lì. Dopo tutto era all'esame per diventare Hunter, non a una paninoteca.
"Capisco, capisco, quindi sei smaniosa anche tu di vincere il premio finale, come ti capisco. Anch'io aspiro a guadagnare un sacco di soldi con la licenza, la quale di sicuro mi apparterrà in men che non si dica" ed emise una risata soddisfatta.
Ebane a quella frase non ebbe più dubbi e le venne l'istinto di controbattere in modo impeccabile. Sennonché ebbe una strana voglia di stringere amicizia, perché infondo il gusto dell'essere la migliore non è sempre fine a se stesso, può avere anche il suo scopo.
"Tranquillo aspiro certamente a continuare fino alla fine. Sì sì!" rise, incerta su come rispondere a quel mezzo australopiteco.
Ebane pensò di aver dissimulato in modo impeccabile la sua voglia di mettere a tacere l'altro, che pur apparendo un bonaccione sempliciotto in realtà poteva benissimo essere il peggior killer del mondo. Era sicura che intorno a lei quel giorno si muovessero i più spietati assassini del mondo, ma d'altronde era plausibile se pensava al luogo in cui si trovava.
"Non mi avete ancora detto il vostro nome, posso saperlo?" sorrise quasi amichevolmente.
"Aspiro alla consapevolezza dei miei poteri, lascio a te l'immaginazione del resto".
Fu l'altro ragazzo a parlare, quello più basso dai capelli biondi e gli occhi azzurri profondi e intellettuali, i quali le sorridevano apparentemente ingenui. Il suo era il tipico sguardo d'intesa ed Ebane prese la palla al balzo.
"Scusa, come ti chiami?"
Ma Ebane, è tutto qui quello che sai esprimere dinnanzi a un figo del genere?”  pensò la fanciulla.
"Hm, potrei anticiparti in ritardo e porti la stessa domanda?".
Sorrise amichevolmente il ragazzo. Per Ebane il gioco stava diventando più intrigante ma non era disposta a cedere subito.
All'improvviso l'uomo vestito elegante si stufò e decise di presentarsi.
"Scusami se sono stato così maleducato ma se nessuno lo fa per primo, vorrà dire che mi dovrò presentare io! Piacere, mi chiamo Leorio e questo è il mio compagno K…" non riuscì a terminare la parola perché il compagno la bloccò alzando la voce.
"Scusa Leorio, nessuno ha chiesto il tuo intervento! Ti vorrei ricordare la mia facoltà di cavarmela da solo, quindi cerca di tenere calma la tua frenesia da venditore!" si impose e venne ascoltato, il che piacque ancor più a Ebane, che stava per presentarsi decidendo di cedere solo per quella volta.
"A questo punto mi vedo costretta a seguire il suo esempio, perciò…" la formulazione della frase venne interrotta dal biondo che si scusò.
"Oh devi scusare i modi ineducati del mio amico, a volte non sa riconoscere il momento di trattenersi, non ti voglio far sentire in dovere di nulla, anzi sono io che devo farmi avanti per primo.. giacché gentiluomo. Piacere, il mio nome è Kurapika e credo che tu riesca a immaginare già la nostra età, no?! Dal canto mio, io riesco perfettamente a valutare la tua" era palese che la frase non racchiudesse arroganza, però il giovane pensò ugualmente che avrebbe potuto esprimersi meglio.
Ebane si accorse del cambiamento della sua espressione da decisa a preoccupata e pensò che si fosse accorto della gaffe compiuta: peccare di arroganza è un grosso sbaglio, solo che ricordò tutte le volte in cui vi era cascata anche lei e lasciò correre.
"Ah ho capito. Vediamo, tu stai per compiere vent'anni e invece tu..." indicò il biondo e gli sorrise benevola
"Tu credo ne abbia 19 perché anch'io ho la stessa età".
"Ammesso che sia una motivazione valida, chi ti potrà confermare quello che hai scoperto su di noi? Potremmo essere anziani assassini mascherati, con l'intento di portarti tra l'oscurità e lì ammazzarti" “Non è proprio il metodo migliore per cominciare, eh Kurapika?! Magari… potevi dirle semplicemente che ha indovinato” pensò il ragazzo biondo dai profondi occhi azzurri.
Ebane notò altri segni di preoccupazione sul suo viso ma al sentire la parola assassini, perse l'entusiasmo iniziale. Abbassò lo sguardo per non mostrar loro odio
"Io - tacque un secondo - non giurerei che vi convenga!" il tono si era ridotto a un fil di voce
"Ti prego perdonami, non so cosa mi sia preso. Volevo solo testare la tua reazione ma dovevo capirlo che non eri pericolosa. Ci potresti dire il tuo nome?".
In realtà il lui aveva davvero testato la sua reazione e questo lei lo aveva capito.
Il giovane si dimostrò dolce e sensibile, con modi molto umani per riparare a quell’inevitabile sgarbo ed Ebane si destò dal suo mutismo. Caricò il sorriso più radioso e accattivante che conosceva e rispose col proprio nome.
"EH? EBANE? E che razza di nome è per una bella e simpatica ragazza come te?" s’intromise bruscamente Leorio.
"Leorio, ti prego di non aprire più bocca per altre tre ore, finché non avrai ragionato su quello che hai appena detto! É chiaro? Adesso va dagli altri, subito!" lo ammonì Kurapika senza scomporsi, più che altro per impedire all’amico di peggiorare la già pessima figura.
Leorio ci ripensò: pur avendole fatto anche dei complimenti capì che in ogni caso aveva rovinato quelle poche chance che gli rimanevano con la giovane.
Sbuffò “Va beh ho capito, me ne starò con Gon e Killua dall'altra parte della sala, così non ti potrò disturbare… miss perfettina!" a Kurapika si accapponò la pelle e trattenne un insulto per miracolo.
"Hm scusalo, non voleva ferirti, ti ha fatto anche dei complimenti dentro alla frase in effetti, solo che... Beh, come avrai compreso, non conosce le buone maniere, quello che pensa dice e non c'è nessuno che lo possa fermare! Ti ha offesa?" chiese sorridendo.
Ebane si sentiva sicuramente offesa ma non voleva sembrare infantile e in secondo luogo voleva fare colpo sull'interlocutore.
"Tutto a posto, con un nome particolare come il mio è normale sai! Ci ho fatto il callo!".
In realtà era la prima volta ma cercò ugualmente di sorridere lievemente per rendere credibili le proprie parole. Però, tra simili si dice che non ci si possa mentire. Kurapika, il biondo con la tunica fuori moda, aveva capito tutto e apprezzò il comportamento sportivo di lei.
"Ehm, perdonami.. Prima da lontano ho notato che viaggiate assieme a un tipo dai capelli albini, potrei conoscere anche lui?" ricevette una risposta positiva e nel contempo la loro prova iniziò.
Correre, correre, correre. Non dovevano far altro che correre senza sosta e dopo tre ore Leorio dette segni di cedimento.
 Urlò esageratamente, come suo solito, come a esalare il suo ultimo respiro “Non ce la faccio più, ho sottovalutato questo esame e i suoi partecipanti! Non sono degno del nome di hunter!" ansimò alla fine accasciandosi a terra.
"Oh, Leorio è stanco e non riesce a continuare, che facciamo?" chiese allarmato Gon, il bambino dai capelli neri striati di verde, che poco prima aveva invitato Ebane a conoscerli.
"Che domande, lo lasciamo li, tanto quello ormai è finito" pronunciò il ragazzino albino che doveva essere alto pressoché come Gon, con gli occhi profondi, la pelle chiarissima, lo sguardo serio e, a quanto sembrava, della stessa età di Gon.
"No Killua, io sono Gon Freecs e non permetterò che resti indietro mentre noi corriamo avanti avvalendoci del suo svantaggio!" ribatté il bambino indispettito.
"Ma... Hm e va bene, sbrigatevi!" Killua dovette dare ragione al coetaneo ma corse avanti da solo, era molto orgoglioso.
"Beh ragazzi io direi di mandargli aria nei polmoni, solo così potrà continuare!" fece il bimbetto e Leorio capì subito di cosa si trattava, rianimandosi all'istante.
"Oh se si tratta di un bacio, voglio che a riempirmi i polmoni sia tu Ebane – fece una pausa per cambiare discorso - Scusami per quello che ti ho urlato contro poco fa, in maniera burbera e maleducata! Potrai mai perdonarmi?"
Però, si è ricordato dell'inconveniente di prima... Ma sì, diamoglielo questo bacio rivitalizzante” convenne Ebane dentro di sé.
"Leorio, sei un bel furbo sai, non ti vedo più così stanco!" lo rimbeccò scherzosamente ma divenne accattivante e sensuale per attirare l'attenzione di tutti, entrò nella mente del ventenne un po’ palestrato e pieno di gel nei capelli, che fin dal primo momento le aveva messo gli occhi addosso, così in quel modo non glieli avrebbe più staccati.
"Ma sì, non vedi come sto faticando? Non riesco nemmeno a reggermi in piedi!".
Leorio guardò in basso, poi in alto per simulare un vero e proprio malore, però Ebane fin da piccola era abituata a questo genere di recitazione e a dispetto di essa agì comunque. Si avvicinò al "moribondo" e delicatamente abbracciò le sue labbra con le proprie.
Questa ragazza non era ancora conosciuta da quelle parti ma sicuramente era molto brava a farsi notare, con la sua folta chioma tinta di verde e le ciocche naturali del color dell'ebano, la pelle color avorio chiaro e gli occhi blu zaffiro, non passava inosservata.
Dopo il bacio Ebane espresse un finto imbarazzo, che portò Leorio a correre avanti per l'emozione mentre lei era rimasta alquanto delusa; in quel bacio non aveva percepito niente, eppure era sicura che lui sarebbe stato più passionale visto quanto era preso da lei.
Correre, correre, correre, quel correre continuo e il pensiero del bacio con quell'ebete la fecero scemare, quindi si fermò un attimo. Poco più indietro stava correndo Kurapika che ne approfittò per fermarsi anche lui e parlarle.
"Ebane... Tutto a posto? Vuoi aiuto o sei diffidente nei miei confronti?" disse così ma le sorrise benevolo, per incoraggiarla a dargli ascolto. Lei per tutta risposta rise solare.
"Ti sei storta una caviglia per caso o hai il morbo del non posso andare avanti perché devo aspettare una persona importante?".
I due risero lievemente ma negli occhi di Ebane albergava incertezza e ne conseguì che decise di correre avanti lasciando Kurapika interdetto, il quale pensò
Ma... Che il bacio con Leorio non fosse del tutto finto? Che mi fossi sbagliato? No, c'è dell'altro, sì dev’essere così. Chissà cos'ha pensato pochi secondi fa. Potrebbe essersi spaventata, non credo nemmeno… avrà deciso di far passare del tempo? Beh, lo scoprirò solo raggiungendola e dimostrandomi interessato”.
Ebane stava correndo, correva correva e oltre alla corsa e al bacio con il lavoratore aveva anche Kurapika in mente, già: proprio quell’interessante ragazzo la guardava con interesse, cosa molto insolita per lei. Doveva abbandonare temporaneamente tutti quei pensieri, per il buon esito del suo esame e cominciò a correre all'impazzata, ciò le permise di fuggire per poco tempo dai problemi che le occupavano la mente. Intanto il suo correre all'impazzata l'aveva portata al livello di Leorio, Gon e Killua: finalmente Ebane lo vide da vicino.
"Ciao, non avevo notato ci fossi! Da dove vieni?" chiese in tono annoiato con un velo di sarcasmo il ragazzino dai capelli albini.
"Sì ti posso capire, sono una che non ama dare spettacolo di se stessa e quindi a volte non ti accorgerai che ci sono!" rispose mentendo Ebane e provò a sorridergli ma nella mente aveva altro e sul suo viso si formò una leggera smorfia.
"Va bene come vuoi! Io mi chiamo Killua e loro ho visto che li conosci già, anche molto bene!".
Killua, con la sua frase accompagnata da uno sguardo malizioso, alluse al bacio tra lei e Leorio ma Ebane non stette al gioco.
"Oh oh, non farci caso, ho voluto donargli un po’ del mio soffio vitale per rimetterlo in forze, sai io sono magica e posso creare energia dai buoni desideri degli altri" Ebane aspettò che la battuta facesse il suo effetto.
"In che senso? Che cosa sai fare signorina Ebane?".
Chiese Gon ingenuo, tutto entusiasta. Chiaramente Killua aveva afferrato la battuta perché sorrise sarcastico.
"Ma Gon, stavo solo scherzando... Sei proprio un bel furbetto! Leorio, come va con il fiato? Ce la fai?" chiese Ebane premurosa.
"Ma certo Ebane, dopo il tuo dolce bacio non conosco persona che non si sarebbe rimessa all'istante! Sai, sono in testa solo grazie a te!" la elogiò il ventenne con l'intento di colpirla.
Nello stesso tempo, dietro ai tre amici, Kurapika aveva osservato tutta la scena e tra una risata e l'altra, tra sé e sé aveva continuato a fissare la figura della giovane che lo aveva letteralmente stregato, però si ricordò che era in un posto sinistro e per nulla rassicurante e che doveva rimanere costantemente all’erta, non doveva certamente innamorarsi; avrebbe lasciato i sentimenti per dopo la fine dell’esame, quando le acque fossero state meno burrascose e quando si fossero conosciuti meglio ma intanto un po’ di sostegno e amicizia reciproci non avrebbero guastato.
“Ehi Ebane, come hai fatto ad arrivare fin qui così velocemente e avere ancora tanto fiato?”
“Beh, quando ho troppi pensieri comincio a correre o a fare qualcosa che mi dia adrenalina, tanto per scaricare la tensione e il nervosismo. In concreto, faccio un reset dei pensieri che mi mettono in ansia e questo mi permette di migliorare le mie prestazioni, divento come un automa... beh, in parte. È per questo che sono riuscita a superarti, nel senso..” ora la mezza gaffe l’aveva detta lei ma non sapeva come spiegarsi meglio.
“… Tranquilla ho capito, del resto quando sei ‘scappata’, sono rimasto lì come un pero e non ho nemmeno pensato di starti dietro” sorrise.
Ebane tirò un sospiro di sollievo e lo ringraziò con gli occhi.
Finalmente arrivarono alla fine del tunnel buio e sinistro, e il gruppo si precipitò fuori urlando all’unisono un fragoroso “Evviva, siamo arrivati!”; invece, c’era uno dei partecipanti un po’ inviperito perché avrebbe tanto voluto eliminare anche il numero 403, cioè Leorio, nel momento in cui era lì lì per cedere alla fatica.
All’improvviso dal nulla comparve dietro di loro una figura.. molto simile all’esaminatore, colui che fino ad allora li aveva condotti attraverso i corridoi e fatti correre come forsennati. Quest’ultimo aveva dei lunghi baffi da gatto che si attorcigliavano su se stessi, degli occhi da gatto molto seriosi, beffardi e della bocca non c’era traccia. A quella vista pareva di osservare più un essere indefinito che un uomo ma la fatica della corsa non permise a tutti di prendere in considerazione la cosa. Intanto il gruppo di giovani si era messo in allerta e cominciò a fare domande. Ebane fu la prima, non le piacevano quelli che s’intromettevano nel suo cammino per disturbarla.
“Chi sei e che cosa vuoi? Sopporto a mala pena i ficcanaso!”.
E Leorio bisbigliò a Kurapika
“Quelle parole mi ricordano qualcuno di saccente e presuntuoso, vero Kurapika…? Siete fatti veramente l’uno per l’altra” lo prese in giro il moro.
“Stai zitto Leorio, se proprio lo vuoi sapere, sembrava un pappone.. Idiota” Kurapika capì che doveva arrendersi all’ignoranza delle battute dell’amico.
“Non sono idiota, anche te parli così”. L’uomo rispose ansante per il dolore al torace ma in maniera lucida.
“Sono quello che avrebbe dovuto dare vita alla vostra prova e accompagnarvi, ore fa mi è stata tolta la possibilità da quella scimmia muta forma … Quella specie è maledetta! Mi ha sottratto la licenza e si è spacciato per me tutto il tempo!” spiegò la creatura appena arrivata
“Ah sì! come mai arrivi solo ora? Ti sei riposato e hai aspettato.. “pazientemente”
che arrivassimo per non dover venirci incontro?” ribatté spazientita la giovane ‘magica’.
 
La persona o creatura sconosciuta che fosse, esitò lievemente e la ragazza propose all’esaminatore che li aveva condotti fino ad allora, di scagliare un attacco semplice all’altro presunto esaminatore ma di farlo all’improvviso quando meno se lo sarebbe aspettato. Così sarebbe dovuto accadere, però l’essere si spazientì all’idea di dover aspettare e azzardò la prima mossa. Nel farlo rimase inevitabilmente ucciso senza possibilità di scampo.
“E infatti! Immaginavo che non fosse nient’altro che un essere originario di queste paludi sinistre e maledette” i partecipanti però s’indispettirono ritenendola arrogante e sapientona.
“En beh, questo che cosa dimostra infondo? Che c’era un essere più forte dell’altro ma non dimostra affatto che quello morto non fosse quello vero! Anzi, probabilmente è vero il contrario! L’altro essendo più forte potrebbe essere un serial killer assoldato per ingannarci e dopo un estenuante sforzo fisico e mentale, portarci alla morte, cosa ne possiamo sapere noi?”.
Imprecò uno dei tanti, che probabilmente non controllava nemmeno lo scorrere delle parole che stava dicendo, lo stress aveva messo a dura prova la mente sua e di quasi tutti, ed era crollato non riuscendo più a ragionare obiettivamente.
“Ah signore, che gente.. Signore come ti chiami, non lo so.. è vero il contrario invece. Se quello che è morto fosse davvero stato un esaminatore, non sarebbe finito K.O. ma si sarebbe difeso egregiamente e lo scontro andrebbe ancora avanti ore. Io lo vedo già concluso e in pochi secondi. A tutti gli effetti questo dimostra che l’altro era solo un incapace e quello in piedi davanti a noi è quello che sostiene la verità. Inoltre, il signor Satotsu non ha mai mostrato interesse nel convincerci che era lui quello vero, al contrario di quello morto che pur inventandosi balle gigantesche, senza prove concrete ha cercato in tutti i modi di portare tutti verso di lui... E voi ci siete cascati come delle pere cotte. Non ho ragione.. Signor Esaminatore?” replicò Ebane sicura di sé.
Gli esaminandi sollevarono un polverone di chiacchiericcio e la fissarono in malo modo, compreso un uomo alto e prestante con i capelli blu, lo sguardo da maniaco e delle carte da poker in mano, che da come continuava a fissare Ebane evidentemente voleva essere lui a mettere fine alla faccenda. Per tutta risposta alle lamentele Kurapika…
“Fatevi gli affari vostri.. Lei è riuscita a sistemare la situazione, quindi piuttosto ringraziatela e non comportatevi da bambinetti mossi dallo spirito di gruppo!” si animò quasi senza motivo, così: automaticamente, come per difenderla.
Tutti si fermarono a pensare un attimo alle parole del ragazzo, dopo qualche attimo ne convennero insieme che era sciocco continuare quella conversazione inutile e tornarono a pensare alla prova. Quest’ultima si stava rivelando più intricata del previsto, tra l’estrema fatica per arrivare fin lì e la pericolosa pressione psicologica condita con un bel po’ di dubbi su dubbi,  stava diventando una situazione non da tutti. Però, Kurapika non era ancora soddisfatto e continuò..
“Adesso vedete di non farci perde tempo, vi ricordo che stiamo sottoponendoci ad una prova al livello dell’addestramento di un ninja professionista o di un mercenario” concluse fissando quegli uomini inferiori con finta sufficienza: lui non disprezzava ne sottovalutava mai nessuno solitamente.
“Abbiamo capito, promettiamo che non toccheremo la tua ragazza” rispose a tono uno con voce arrogante piena di volgarità. A Ebane si drizzarono i peli sulle braccia dalla rabbia ma si ricompose e si girò per non farsi scoprire arrabbiata. Kurapika ovviamente se ne accorse e la difese “Ma senti questo con la pancia da birra, però almeno una cosa l’hai detta giusta, statele alla larga” (Kurapika non direbbe una frase così, come posso sostituirla?) e con questo chiuse, rivolgendo lo sguardo all’esaminatore.
Senza che nessuno se ne accorgesse passarono altre tre ore e metà dei partecipanti furono brutalmente squalificati a causa di forze maggiori, alcuni finirono in pasto a belve giganti e affamate, altri furono avvelenati inconsapevolmente da oggetti sparsi per il bosco che stavano attraversando, altri ancora vennero fatti fuori dall’uomo che fissava in cagnesco Ebane, il quale sorprendentemente non dovette muovere nemmeno un dito perché si limitò a far muovere le proprie carte, affilate come lame; a vederlo in quei momenti più che un uomo sembrava un demonio con sembianze umane.
“Ebane stammi vicina e anche voi, stiamo insieme perché non vorrei mai che ci imbattessimo in quel mostro, come si chiama!”.
Kurapika era seriamente preoccupato e lo si notava dal tono di voce, solitamente pacato, infatti gli ubbidirono tutti e si portarono vicini a lui per non perdersi in mezzo ai pericoli della foresta e alla calca.
“Comunque sono contenta di essere con persone come voi.. perché.. conoscendomi..” rifletté un attimo se fosse il caso di aggiungere altro alla frase… in effetti sì, soprattutto alla presenza di Kurapika. Ebane guardò i suoi compagni intensamente, sospesa tra la paura e l’adrenalina. Sentiva di non poter dire che aveva un disperato bisogno di compagnia, e che nel tempo si era abituata a quello che trovava. Voleva confidarsi ma preferì non denudarsi del proprio orgoglio proprio in una situazione come quella; era proprio in una situazione pessima.  A quel punto la guardarono tutti straniti e Leorio non si fece precedere nel commentare.
“Eh? Scusa Ebane ma potevi dircelo che tenevi l’erba da qualche parte, così mi caricavo un po’ prima di fare questa enorme faticaccia!”.
Ebane stava per ribattere con una battuta solo che non era sicura l’avrebbero capita..
“Leorio..”.
Kurapika per salvarla dall’imbarazzo continuò la frase per lei.
“Leorio taci!”
“Biondina fammi il favore di restare al tuo posto, vai un po’ a fare la maglia a casa, va!” scherzò l’amico spintonando Kurapika, il che fece sorridere la ragazza che continuò il proprio discorso in una maniera che sembrasse sensato.
“Comunque una cosa è sicura: adesso che ho incontrato voi mi frenerò dal picchiare senza motivo: prestigiatori o.. bastardi imbroglioni!” marcò le ultime parole per sottolineare il proprio disprezzo ma in realtà di quella conversazione non gliene importava nulla e non vedeva l’ora di troncarla perché l’essersi avvicinata al gruppetto non era stato casuale, aveva uno scopo ben preciso, non poteva mandare tutto in fumo. In suo aiuto venne Kurapika: capita la situazione si affrettò a rassicurarla.
“Ah, tranquilla Ebane, non ti lasceremo di certo nelle mani di questi mostri che abbiamo intorno” le sorrise benevolo ed Ebane pensò che pur avendo davanti dei ragazzi d’oro, non aveva poi tanto bisogno d’aiuto, infondo non si trattava di combattere contro Dio in persona, erano solo un prestigiatore e qualche assassino professionista.
Tutti e cinque si sorrisero complici a vicenda. Quei ragazzi l’esame per diventare hunter l’avevano iniziato alla grande e il futuro prospettava performance sempre migliori; nel frattempo i due diciannovenni continuavano a scambiarsi sguardi provocatori con un misto di imbarazzo e adrenalina data dalla estenuante corsa e i vari pericoli superati.
Nella penombra il prestigiatore li stava osservando assiduamente, come lo stava facendo per quelli che aveva intorno, quelli lontani, vivi, morti e perfino l’esaminatore, solo con meno interesse, e si chiese il motivo di quel soprannome: mostro.
"Perché sarei un mostro, non ho mica la faccia di un ragno o di una formica?" pensò. Poi ‘stranamente’ gli tornarono alla mente le cose orribili commesse, ritenute terribili almeno dagli altri perché lui non ci pensava proprio a criticare quello che faceva, piuttosto sarebbe morto. Senza prestare troppa attenzione alle proprie azioni e agli “agenti esterni”, intanto che rifletteva, teneva saldamente ancorata la propria concentrazione su quell'innaturale ma interessante gruppetto di ragazzini: la presenza di una femmina rendeva la cosa ancor più provocante per i suoi gusti e affrettò il passo, senza preoccuparsi se l’avrebbero visto oppure no. Voleva conoscere quella strana e accattivante ragazzina. Come si suole dire la coincidenza, i ragazzi si accorsero delle intenzioni dell’uomo e senza perdere la calma si affrettarono anche loro. Leorio emetteva versi inconsulti di cedimento ma non si poteva fermare proprio in quel momento, o sicuramente sarebbe morto e si aggrappò alla tunica di Kurapika, il quale dentro di sé lo insultò pesantemente perché quella bella tunica era stata fatta a mano da sua madre e i tessuti erano originari della sua tribù, la tribù dei Kuruta. Una tribù di cui quel biondo serio e tormentato voleva tanto raccontare a qualcuno.. o qualcuna di cui si potesse fidare, a cui confidare le sofferenze patite per se stesso e per i suoi compagni: familiari, amici, conoscenti, lavoratori, madri, padri, bambini, e così via. Ripensandoci ancora non si capacitava di quanto fossero stati spietati e orribili gli artefici di quell’azione così riprovevole e impronunciabile anche solo a bassa voce, gli venivano i brividi solo a pensarci e gli spasmi di rabbia si facevano prontamente sentire: se non fosse stato per il suo enorme autocontrollo, sarebbe esploso lì davanti a tutti, diventando più spaventoso addirittura del prestigiatore o di quell’essere che aveva avvistato poche ore prima in un angolo buio della galleria dove avevano cominciato la lunga corsa. Continuava a correre, ma con lo sguardo.. o più che altro con l’anima, era in un’altra dimensione: la sua e dei suoi compagni. Continuò a essere cupo in volto per un’oretta buona, tanto che non si accorse del piccolo complimento rivoltogli da Ebane. Non se ne accorse, semplicemente. Non ne aveva la voglia o la forza, anche se solitamente si sarebbe accorto dell’avvicinamento anche di una farfalla, cioè di ogni accenno o sussulto o cambiamento dell’umore.
“Ma perché Kurapika non mi risponde? Che gli è successo tutto a un tratto? Leorio che hai combinato stavolta? – lo rimbeccò Ebane bonariamente – Guarda che solo perché ti ho baciato non vuol dire che puoi avere la testa tra le nuvole, sai?!”.
E l’altro per tutta risposta fece gli occhi cosiddetti ‘a cuore’ al pensiero del bacio ma ripiombò nella realtà con la fine della frase. Ci rifletté un attimo ma proprio non gli veniva in mente cosa potesse aver fatto e chiese aiuto agli altri.
“Che, per caso ci siete già arrivati voi, perché io proprio non riesco a venirne a capo!” sospirò rumorosamente. Dietro di lui il bambino albino aveva ascoltato tutto e in quanto creatura scaltra e attenta ai dettagli era certo di aver colto il punto e alzò gli occhi al cielo.
“Leorio non voglio fare l’avvocato del diavolo ma sei un bel citrullo.. Ti sei attaccato a una tunica di seta ricamata a mano, rara praticamente quanto il DNA di Sara, una principessa molto famosa e non dirmi che non te ne eri reso conto perché non me la dai a bere, e comunque.. Sicuramente il punto non è questo. Quando gli hai tirato la tunica avrà pensato a quanto ci tiene e… perché. Quindi ora non vorrei proprio essere nei suoi pensieri – fece una pausa e cambiò espressione da seria ma meccanica a ironica e divertita – e nei tuoi panni quando ti avvicinerai per scusarti” e rise di gusto.
Rise sguaiatamente, cosa molto insolita per lui e si fece notare da tutti. Intanto continuavano a correre ma l’avere accanto gente solare e divertente non glielo faceva notare o pesare e di conseguenza superarono un’altra ora in allegria in quelle strane paludi, tra rane giganti e falene velenose. Gon poi era nel suo habitat naturale, perché da dove veniva lui i pericoli, le avventure e la natura incontaminata erano l’ordine del giorno. Ebane volle allora riprendere il discorso lasciato in sospeso.
“Comunque Leorio, tornando al discorso di prima, probabilmente ha ragione lui, sai? Ha un senso non ti pare? Conosco bene la storia di quella piccola etnia di agricoltori e artigiani e… non auguro a nessuno di viverla” si fece cupa anche lei ma tornò subito in sé grazie all’esuberanza e l’immenso ottimismo dell’uomo in giacca e cravatta.
“Ma adesso basta con i pensieri da funerale, cara Ebane non ci hai ancora detto niente di te. Per Esempio..”
“Leorio – s’interruppe per un secondo in modo da calibrare bene le parole – se vuoi, non parlo più in negativo ma.. ti spiace se non parliamo di me? Almeno finché non passa questa situazione” forse dirgli: non mi sento a mio agio a parlare prima con te che con il tuo amico Kurapika, non era per nulla saggiò per far nascere un’amicizia e quindi preferì pronunciarsi così, infatti Leorio non fece domande. Chissà come mai ma quando si trattava di lei diventava leggermente mansueto.
Ormai era passata un’ora e un quarto ma del compagno biondo ancora nessun segno di ripresa. Ormai in lontananza si vedeva una piccola struttura non ben definita, quindi al gruppo fu ovvio che fossero in procinto di raggiungere la seconda prova d’esame. Soprattutto a Ebane fu chiaro che se non faceva la sua mossa in quel preciso istante non avrebbe più avuto l’occasione di parlare col ragazzo. Si avvicinò sempre correndo ma senza farsi troppo notare così da non invadere il suo ‘silenzio’.
“Ciao – ebbe una certa esitazione, non sapeva se avrebbe fatto bene a parlargli – ho visto che prima te ne sei andato e mi hanno detto cos’è successo, o che almeno pensano sia successo” lo guardava in attesa di un accenno, una parola o anche un sorriso, una lacrima; in modo da capire lo stato d’animo dell’altro e agire di conseguenza.
“Ehi! Ciao Ebane… Grazie che mi sei venuta incontro”.
Fece una mezza smorfia tra lo stupore e il disgusto, non esprimeva certi sentimenti così personali a cuor leggero.
“Ah.. Beh adesso che lo so, non ti lascerò solo la prossima volta.. Io invece..”.
Non concluse la frase, si incasinò la mente con le solite pare da ragazzina: pensò che era meglio non ammorbarlo con i suoi gusti proprio in quel momento, e che se fosse capitato a lei di essere offesa, l’avrebbero sperimentato… cosa preferiva, cioè stare un po’ da sola, in quanto persona orgogliosa.
“Tu? Che stavi per dire di così strano che ti sei interrotta?” le chiese con un sorriso incoraggiante e la voce vellutata.
“Ahhh… niente Kurapika, non preoccuparti. Piuttosto ora stai un po’ meglio? Poco poco?” sorrise Ebane a sua volta con fare infantile.
Intanto il resto del gruppo stava per raggiungerli correndo a più non posso, si erano accorti di essere stati raggiunti dal prestigiatore, quel benedetto essere non li perdeva di vista neanche un secondo e Leorio non ne poteva più, era anche la pressione psicologica. Erano tutti sudati con i vestiti brombi e la fatica negli occhi ma allo stesso tempo anche la soddisfazione per quell’impresa titanica compiuta. Tutti intorno a loro erano evidentemente più esausti e debilitati, a parte qualche caso speciale, come appunto il mago, un uomo di colore con un cappello retrò, un ninja, due anziani molto muscolosi e in forma, e un essere con la faccia mascherata con degli aghi che gliela infilzavano (strano e macabro travestimento, sicuramente nessuno l’avrebbe riconosciuto). L’atmosfera era densa di coraggioso e di fatica e i più forti erano sia fieri di se stessi sia ironici nei confronti dei ‘più deboli’.
“Ehilà… Senti Kurapika…” pronunciò Leorio, però l’amico quasi coetaneo lo stoppò
“Lascia stare Leorio, non potevi pensare a una cosa del genere in un momento simile, solo che nella mia testa sono sempre presenti il dolore e il ricordo”.
Si guardarono intensamente e quella fu la loro riappacificazione, il che impressionò la giovane dai capelli verde petrolio, la quale non amava affatto i convenevoli, li scambiava solo con appunto gli sconosciuti o i nemici e loro non erano nessuno dei due; per fortuna… quelli potevano essere suoi amici e lei poteva esserlo a sua volta.
   
 
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