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Autore: Miky_D_Senpai    09/04/2017    7 recensioni
Tutti quelli che... leggeranno questa storia con gli occhi 6.6
Tutti quelli che... si soffermeranno sulla loro situazione familiare e faranno paragoni
Tutti quelli che... tireranno lo sciacquone perché si sa che le migliori riflessioni si fanno sulla tavoletta perlacea
Tutti quelli che... rideranno della situazione familiare descritta pensando, sotto sotto, che la loro è decisamente una casa meno problematica
Tutti quelli che... non recensiranno
Questa storia è dedicata a tutti voi
Dal testo di qualsivoglia capitolo:
"Ecco il procione che si risveglia, in tutto il suo animalesco istinto, percorrendo cautamente la distanza che lo separa da quella forma di nutrimento. Che sia una fetta di pizza fredda, un piatto di pasta avanzato o qualsiasi altra cosa precedentemente morsa dal figlio più piccolo (che è l’unico ad avanzare qualcosa, ammettiamolo), il padre, affamato e nel suo habitat naturale, lo attaccherà."
Buona lettura
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PROLOGO
 
Avvertiamo la gentile clientela che possibili accenti romaneschi possono
Casualmente comparire nei discorsi dei personaggi.
Il loro utilizzo è prettamente a scopo ironico e per una migliore caratterizzazione degli stessi.
Ricordiamo anche che il salame oggi è scontato dell’80%.
 
Passavo le giornate davanti a quella scuola, non per pedofilia o cose illegali, sono tuttora di poco più grande delle persone che vagano senza meta tra quei banchi. Una massa di pecore che ancora non ha capito cosa fare nella vita e, forti di questa convinzione, vivono la vita fregandosene sia della cultura che del loro corpo. Penso sul serio che il futuro è in cattive mani. Cosa accadrebbe se un giorno provassi a fare un sondaggio e chiedere a chi sta lì dentro se sa qualcosa di politica, se sa come va il mondo o semplicemente se ha già in mente un lavoro che vorrebbe fare da grande? Quanti si dimostrerebbero più pecore di quello che sembrano?
Ma soprattutto esiste qualcuno che è predisposto a diventare un cane da pastore? Per capire la citazione bisognerebbe aver visto almeno i primi venti minuti di ‘American sniper’. Quello che importa in questo momento non è tanto il film in sé, ma quello che si potrebbe tirare fuori da un gregge. Nulla. Per carità, non penso che tutti i ragazzi che vanno al liceo abbiano la testa vuota, ma la maggior parte sì, vuota come l’universo. “Ma l’universo è pieno di stelle” sì, ma calcolate la distanza tra una stella e l’altra, calcolate lo spazio vuoto che si viene quindi a formare, ora aumentatelo di miliardi di unità quando parliamo di galassie.
L’universo è vuoto.
 
Passavo le giornate davanti a quella scuola, forse perché non avevo di meglio da fare, ma sicuramente un obiettivo me lo sono creato. Un passatempo che occupava le mie più grigie giornate, iniziava prima delle lezioni, si fermava all’inizio di queste e continuava quando l’ultima campanella riportava le anime a respirare.
Prendiamo come esempio un ragazzo come me, uno che una volta finita l’agonia delle cinque ore si fiondava a casa e non esisteva più per nessuno. Scommetto che molti lettori si rivedono in lui, ma questo comportamento è da un lato sbagliato, da un altro no, dipende da voi.
Guardiamo secondo chi potreste star sbagliando: (soggetti sui quali avremo modo di chiarire)
1. Il genitore numero uno, il padre. Perché lui l’uno? Perché se fa questi discorsi vuol dire che si crede al di sopra di voi nelle decisioni che vi riguardano. Prendiamo una figura maschile come quella che gira per casa mia. Lui è uno di quelli che per farvi capire che state perdendo tempo nella vita, comincia a raccontarvi di come andavano le cose ai suoi tempi, di cosa lui faceva, di dove lui andava. Voi lo ascolterete con la stessa attenzione di un gatto davanti ai suoi croccantini, un gatto deceduto davanti ai suoi croccantini, ucciso da persone che si perdono in discorsi inutili e non si ricordano di dargli la cosa che più stava aspettando: l’acqua. E, una volta finito il discorso di ore, vi chiederà se avete capito, voi annuirete (mossi soltanto dalla forza di gravità e dalla stanchezza) e tutto continuerà come sempre. Tra le vostre quattro mura.A quel punto sarete voi quelli che non hanno amici, voi quelli che se li hanno li ignorano, voi quelli che non hanno una vita. Magari, per qualche disturbo patologico, qualche seduta dallo psicologo avrebbe fatto meglio che tutte quelle minacce di una morte solitaria, ma ovviamente l’anticamera del cervello di chi vi sta davanti non capta possibili e assolutamente inimmaginabili problemi. “Mio figlio? Qualche problema? Ma cosa dici, è sangue del mio sangue! Non abbiamo mai avuto problemi in famiglia” e poi invece c’erano i problemi eccome.
2. Il genitore numero due, la quale, sull’orlo di quattro crisi isteriche, urla come una matta che nessuno l’aiuta in casa. Ma il soggetto MADRE va analizzato molto più in profondità. Lei è quella del “Esci? Con chi vai? ‘Ndo vai? Fumi? Te droghi? Te prostituisci? Portate il giacchetto che, a luglio, se piji un corpo de freddo te prendi la febbre a mamma”.La madre è quella che se non rispondi al telefono, perché magari non hai fatto in tempo ad arrivarci, ha già chiamato (in ordine): due pattuglie della polizia, quattro stazioni dei carabinieri, l’unità cinofila, i pompieri, sei elicotteri, le pompe funebri e quarantadue parenti sparsi in tutto il mondo per il tuo funerale. Mi chiedi ancora perché non esco, mamma?
Ma soprattutto, o almeno mia madre, è quella che entra in camera (che lei abbia bussato o meno, che tu abbia risposto o meno) e ti chiede “Stai a studià?”. In quel fatidico momento tu puoi stare immerso nei libri o nei videogiochi, ma lei, senza nemmeno preoccuparsi di cosa tu stia facendo, dirà: “Non te ce vedo mai”. Nonostante l’agonizzante espressione da reduce della guerra in Vietnam, nonostante abbiate passato le ultime duecentoventi ore sui libri, nonostante gli occhi di chi ha utilizzato la sola lampadina dell’Ikea per illuminare le pagine e di chi l’ha maledetta quando (per non si sa quale legge fisica) essa cadeva rovinosamente puntando la sua attenzione contro di voi, illuminandovi come una supernova appena esplosa.
La madre, anche lei con due fette di prosciutto ben stagionato davanti le palpebre, ignorerà possibili problemi di comunicazione e pigrizia e andrà a parlare con i professori che, per quello che ne sanno, non riscontreranno segnali negativi nella vostra integrazione sociale o nei vostri voti. Però (e per questo, grazie mille mamma) vi classificheranno come “svogliato” e vi prenderanno di mira in ogni momento possibile.
3. I vostri compagni di classe che sono soliti uscire e tirarsela come i rimorchi nei porti, avete presente quelle piccole navi insignificanti che aiutano costruzioni metalliche milioni di volte più grandi di loro ad uscire o entrare? Quelli. Ovviamente, se per qualcuno i genitori potevano avere un minimo di ragione nel dire che l’aria rarefatta della stanza in cui ponete le radici non vi fa bene, queste persone, se vogliamo chiamarle ancora così, invece non hanno ragione di giudicarvi. Quelli che vi etichettano per “asociali” o per “diversi” e quindi vi sparlano dietro deridendovi devono amabilmente farsi i cosiddetti loro. Se loro hanno fatto una scelta di vita diversa dalla vostra, che continuassero per la strada della droga e l’alcol alle feste in discoteca. Parlerò di loro molto più approfonditamente (più in là), altrimenti ora mi arrabbio e scrivo cose molto cattive.
 
Ovviamente però ci sono persone che vengono anche dalla vostra parte, come parenti fuori dal nucleo familiare ristretto, ma in questo stesso troviamo solamente:
Il fratello più piccolo. Se possedete un qualsiasi tipo di gioco, dai pupazzi alle console da centinaia di euro, quella piccola palla di ciccia e voglia di giocare con voi si agerà sul vostro tempo libero come panna sul gelato, bloccando tutti i progetti che potevate inventare per occuparlo. Perché lui ha la precedenza sulla vostra vita, aizzato dalle grida di vostra madre che vi minaccia di una morte lenta a suon di cucchiarella. Che sia una semplice palletta di spugna, un soldatino di plastica o delle macchinine, giocare con vostro fratello vi farà fare viaggi nella vostra e nella sua fantasia che nemmeno il più drogato di funghi allucinogeni può sognare. Altro che drago davanti al frigo, a guardia dell’agognato e fresco contenitore metallico troverete una giungla di militari, dinosauri, venticinque giri della morte. Il tutto in un vulcano in eruzione.
Alla fine della storia, vostro fratello è l’ultima persona al mondo che si separerebbe da voi, voi non potete uscire senza il suo permesso, non potete lasciarlo solo. Lo stesso diranno tutti i vostri amici. Quali amici? Voi non avevate amici, non mantenete i rapporti con i vostri compagni di classe nemmeno per mezzora dopo il suono della campana, quali persone potrebbero essere arrivate così tanto vicine al vostro cuore da meritarsi quell’appellativo?
Ovviamente gli amici che stanno dietro a questo schermo, persone come me che perdono la loro vita a scrivere dalla mattina alla sera in chat le une con le altre. “Perché allora non esci con queste persone se ci scrivi ogni giorno?” Perché se io sto in una città e loro da tutt’altra parte come faccio me lo spieghi tu! Hai un jetpack da prestarmi? Se sì scrivimi che ti faccio una statua.
I vostri amici virtuali (che in realtà sono veri) saranno l’ancora più pesante che vi tratterrà in camera al computer o al telefono. Sono loro la vostra droga, quello che gli altri vedono soltanto come erbaccia da estirpare dalla vostra vita. Sono loro quelli che vi tengono per mano durante i vostri hobby, durante i momenti difficili, ma sono soprattutto loro che vi strappano un sorriso ogni giorno. Il male peggiore di questi tempi? Internet. La cosa più bella che mi sia mai capitata? Internet.
Apprendere, conoscere, nutrire passioni, sentimenti, amori. Scrivere, soprattutto scrivere.
 
Passavo le giornate davanti a quella scuola, non per altro, ma per scrivere. Inventare storie su tutti i ragazzi che entravano e uscivano, immaginare come fosse la loro vita oltre quell’attimo, affogare nel mare di informazioni che un essere umano irradia semplicemente camminando. Perché l’ispirazione non è una cosa che si costruisce, è un obbligo, una malattia, la droga più bella di cui uno scrittore possa mai essere dipendente. Non esiste blocco che regga, non ci credete. Non state vivendo abbastanza, non riuscite a fare della vita una cosa migliore perché siete bloccati, ma non siete voi stessi a bloccarvi. Basta uscire, non pensare a tutti i problemi che le altre persone vi addossano e ritrovare l’ispirazione semplicemente guardando un fiore, il vento, le nuvole. Ascoltate la vostra canzone preferita, guardate negli occhi la vostra migliore amica e scrivete. Se non ci riuscite… non sono affari miei, avete un problema serio e fatevi curare.
 
NdA: Tutti quelli che si ritroveranno in questa storia, tutti quelli che penseranno che essa sia un “saggio satirico sulla vita di adolescenti” (invece di capire che è una sottospecie di diario, forma narrativa accettata dal sito), tutti quelli a cui verrà spontaneo farsi una risata, tutti quelli che passano di qui, fatevi sentire!
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’Autore
 
L’autore alza la cornetta e risponde «Sì, mi dica…»
Dopo aver lasciato parlare il suo interlocutore, mormora «Ah, dite che non faccio ridere, bene bene»
Per rispondere ad una domanda, sospirando, annuisce «Sì, certo, nella sezione comica»
Con un po’ di rammarico si incupisce «Ah, dovrei andare in quella suicidi?»
La faccia di un ornitorinco che non ha ancora capito quale animale sia in realtà lo avvolge «Devo andare dove?»
Demoralizzato, comprende le intenzioni finali della persona dall’altra parte del cavo «A morì ammazzato?»
Sentendo il suono caldo e ripetuto del telefono, chiede «Pronto?»
 
Ragazzi, sì… Questa storia non ha la presunzione di essere comica, non penso che lo sarà sempre, ma è una prova. Il vero obiettivo è farvi riflettere riportandovi la mia personale testimonianza, ovviamente non vi faccio fare completamente gli affari miei, ma poco ci manca.
Spero possa essere utilmente divertente :D
   
 
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