Kaiserreich
2
Libertà
o Morte1
Salonicco, Grecia
5 Luglio 1918
Grecia era seduto su uno degli ormeggi del lungomare,
osservando le navi in lontananza che se ne andavano portando con loro i soldati
che per mesi avevano difeso Salonicco dalle forze degli Imperi Centrali. Almeno
fino a due giorni prima. Un gatto salì sule spalle di Grecia, accoccolandosi
tra la spalla e il collo del greco. Herakles lo accarezzò un poco, continuando
a pensare. Prima Serbia e Montenegro, poi Romania… ed ora lui, l’Ellade, erano
stati schiacciati dai loro nemici. Persino Russia era stato costretto ad un
armistizio. Sembrava che nulla potesse più fermare gli Imperi Centrali, e tutti
sapevano che Francia, Inghilterra ed i fratelli Italia sarebbero stati travolti
dai rinforzi nemici provenienti dall’Est. Un alito di vento mosse il ciuffo a
tridente di Herakles, e dei gabbiani si librarono in volo atterrando sui vari
vicino ad un vecchio pescatore che stava seduto con una lenza, ad aspettare i
pesci. Le strade di Salonicco erano silenziose, la gente era rimasta in casa, e
poche persone si avventuravano per cercare i pochi negozi di alimentari aperti.
Dietro di lui, piazza Aristotele2 era vuota, e così diversa dalla
vitalità serale che di solito l’avvolgeva. Se non fosse stato il simbolo della
sua sconfitta, questa calma gli sarebbe piaciuta. Alle sue spalle iniziò un
crescendo di passi scanditi, pesanti e forti, accompagnati da un urlo di un
comandante. I soldati si dispiegarono intorno alla piazza, per vedere oltre le
palme che la circondavano se ci fosse qualcuno o per entrare nei negozi aperti
per comprare qualcosa. In fondo, dopo la resa dei Greci, loro erano in un
territorio costretto all’amicizia e potevano approfittarsene per rilassarsi dai
combattimenti che da anni vivevano. Due soldati si avvicinarono al vecchio, che
girò il capo e li salutò togliendosi il berretto da pescatore, per poi voltarsi
di nuovo verso il mare azzurro. Uno dei soldati, il più giovane, alzò la mano
per salutare in un gesto involontario.
“Non ti facevo così mattiniero, Grecia. Sono solo le
otto del mattino…” Disse una voce maschile alle sue spalle. Grecia fece
accomodare il gatto sulla sua testa, si alzò in piedi e, lentamente, si girò
verso la voce. Davanti a sé vide Bulgaria, con un sorrisino ironico sul volto e
i capelli corti e corvini, e Ungheria, che invece lo guardava con aria seria
attraverso i suoi grandi occhi verdi. Entrambi erano in uniforme: Bulgaria era
vestito con una divisa verde dove brillavano alcune medaglie sul petto;
Ungheria indossava la sua uniforme color ciano, senza medaglie e con il
berretto che lasciava scoperto il suo fiore Balaton3. Insieme a loro
vide Croazia, mogia e tenente gli occhi castani verso il basso, lasciando
penzolare la sua treccia bionda, e Galizia4, che invece sembrava
avere lo stesso tono scherzoso di Bulgaria. Herakles fissò lo slavo dagli occhi
verdi e i capelli corti e castani. Era la prima volta infatti che vedeva
Galizia.
“Allora, non si salutano gli amici?” chiese
provocatorio Bulgaria.
“Credo che voi non siate qua per i convenevoli.”
Rispose Grecia.
“Esattamente, siamo qui per portarti ad Atene. Tuttavia
possiamo ancora rimanere qui a chiacchierare un po’.” Disse Sergey, sedendosi
su uno degli ormeggi. Ungheria fece lo stesso, lasciando a Grecia l’ormeggio in
mezzo ai due occupati.
“Perché dovrei essere scortato fino ad Atene? Non è
tutto finito fra di noi?” Chiese il greco, allungando le gambe.
“No. Serve la tua firma per l’armistizio, ma tu eri qui
con i tuoi uomini e non nel palazzo reale.” Rispose Ungheria.
“Ad ogni modo, ti va del caffè? Turchia mi ha insegnato
come prepararlo alla sua maniera…” L’entusiasmo del bulgaro scemò vedendo lo
sguardo truce che Grecia gli aveva rifilato, e bevve un sorso di caffè in
silenzio.
“Se vuoi del vero caffè, devi prenderne uno greco.
Seguitemi.” Herakles si alzò e si incamminò lungo la via, seguito dagli altri.
“Sai, devo complimentarmi della tua difesa, venendo qui
solo la periferia è stata danneggiata dai colpi di artiglieria, nonostante un
assedio di mesi. La tua difesa aereo-navale si è dimostrata efficace.”
Nonostante Bulgaria cercasse in tutti i modi di
riallacciare i rapporti con il greco, quello rimaneva impassibile. Ungheria se
ne accorse, e decise di cambiare discorso.
“Che bel mare… e siamo in un porto… dovremmo venire più
spesso da te, come turisti.”
“Ognuno ha le proprie qualità. Tuo marito ha i monti,
tu hai le pianure, io ho il mare.”
“Ma anche tu hai monti e pianure…” fece notare Galizia.
“La qualità arriva quando si fanno fruttare i doni
della Natura. Io non sono riuscito a farlo con le montagne come ho fatto col
mare. Siamo arrivati.”
Entrarono in un locale piuttosto semplice, con tavolini
di legno in un cortiletto esterno, attorno cui si sedettero. Grecia fece
portare un caffè per tutti e di nuovo cadde il silenzio. Ad un tratto il gatto
che fino a quel momento era rimasto sul capo di Grecia balzò a terra e si
incamminò verso Croazia, strusciandosi contro la gamba della ragazza. Theresa
posò lo sguardo sorpresa, per poi allungare il braccio destro verso la
testolina del felino, titubante.
“Su, accarezzalo. Si vede che ti ha preso in simpatia.”
Disse Grecia. La croata eseguì e sorrise sentendo le fusa e i miagolii del
gatto.
“Non abbiamo mai avuto gatti in casa, nostro padre li
detesta5. E lo stesso vale per Serbia.”
“Deve essere dura combattere contro i propri fratelli.
Come ci si sente?”
Croazia blocco la mano e sbarrò gli occhi, da cui poco
dopo cominciarono a sgorgare lacrime. Ungheria posò il suo caffè guardando
Grecia con aria di biasimo e di irritazione.
“Fiodor, accompagna Theresa a fare una passeggiata per
calmarsi.” Ordinò la magiara a Galizia. Questo si alzò e fece alzare anche
Croazia, che singhiozzava.
“Sai, mia nonna6 usava dire <
Croazia voltò il capo mostrando il suo bel viso bagnato
di lacrime, e Galizia si fermò, per poi riprendere il cammino a passi più
svelti e arrabbiati, trascinando con sé la balcanica.
“Grazie, Grecia, ci serviva proprio una lezione di
filosofia!” Sbottò Elizaveta.
“La libertà viene con la conoscenza e con l’amore della
saggezza, è per questo che l’ignoranza è lo strumento dei despoti.” Ribatté il
greco, con una sfumata e lieve ironia che fece sorridere anche Bulgaria.
“Austria ed io non siamo-“ Ungheria fu interrotta da un
canarino giallo che le sfrecciò davanti, e da un urlo poco lontano:
“Gilbird! Ritorna alla base!”
“A rossz, hogy rosszabb ...7”
La figura alta di Prussia entrò nel cortiletto con un
ghigno beffardo sul volto.
“Ehi, ho visto Croazia uscire da qui piangendo. Non ci
sai proprio fare con le donne, eh Grecia?”
Grecia fece un sospiro, contemporaneamente ad uno
sbuffo irritato di Ungheria, e fece portare un altro caffè.
“Che ci fai qui Prussia? Non eri ad Atene?”
“Mia cara, non sei contenta di rivedermi? Sono venuto
qui per far firmare le condizioni di resa al qui presente Grecia, oltre per
onorare la città di Salonicco della mia Magnifica presenza ovvio!”
Ungheria si portò la tazza di caffè alla bocca per
calmare la sua voglia di tirare un pugno al tedesco, che nel frattempo stava
facendo bere il suo caffè a Gilbird.
“Ma noi siamo venuti qui per portare Herakles da te ad
Atene, ci hai fatto fare questo viaggio per nulla?” Chiese Bulgaria.
“Beh, ho deciso di venire personalmente perché ho
bisogno di partire il più presto possibile per Berlino. Io e West dobbiamo
pianificare una grande offensiva contro Francia e Inghilterra. Dunque…” Prussia
frugò nel taschino della sua uniforme e ne estrasse un foglio piegato più
volte. Lo aprì, prese una pena da un altro taschino e porse entrambi a Grecia.
“Ecco qua! Allora, come puoi leggere tu stesso, queste
sono le nostre condizioni: le Isole Ioniche passeranno al damerino e
mogliastra, la Tracia e la Macedonia passeranno invece a Bulgaria. In più
dovrai permettere al Magnifico Me di controllare Creta fino alla fine della
guerra. Altre condizioni potrebbero essere proposte nel trattato di pace
ufficiale con l’intesa. Ist das klar?8”
Grecia prese la penna e firmò senza neanche leggere,
stupendo Bulgaria. Non fu però notato da Prussia ed Ungheria, che stavano
discutendo sulla parola "mogliastra". Prussia riportò la sua
attenzione verso Grecia, sporgendosi verso di lui con il segno di una manata
sulla guancia.
“Kesesese! Sapevo che eri saggio, Grecia. D’altronde
non potevi far altro: le nostre truppe, mentre noi parliamo, sono in procinto
di occupare Corinto.” Prussia riprese il foglio e la penna e li ripose nel
taschino. Poi finì il suo caffè.
“Sai Grecia, devi sentirti fiero: hai permesso il test
di una nuova tattica da me magnificamente ideata. Usare le truppe d’assalto per
occupare le aree vitali di un paese mentre il grosso dell’esercito nemico è
fermo in un punto. L’ho chiamata <
Detto questo si alzò, invitando gli altri a fare lo
stesso.
“Si è fatto tardi. Vai a richiamare i tuoi due
servetti, Ungarn9. Addio Grecia, ci rivedremo alla conferenza di
pace!”
Prussia si allontanò a passo fiero e baldanzoso seguito
dal suo canarino. Bulgaria salutò Herakles alzando la mano debolmente, mentre
Ungheria, visibilmente infuriata, si diresse a passi svelti verso Croazia e
Galizia. Grecia rimase seduto, a bere il suo caffè. Non era più un uomo libero.
Note:
1 Il titolo, Libertà o Morte, non è altro che il motto del
Regno di Grecia all’epoca, e della repubblica greca adesso.
2 Piazza Aristotele è una vera piazza di Salonicco (ci ho
messo un po’ a trovare una piazza che potesse avvicinarsi a ciò che avevo in
mente, su Google Earth.)
3 Il nome del fiore che Ungheria ha tra i capelli, Balaton,
è quello del lago ungherese che rappresenta. Questa informazione è ufficiale ed
è stata fornita da Himaruya stesso sul suo blog.
4 La Galizia è una regione dell’Est Europa che si estende
tra le attuali Polonia, Ucraina e Moldavia. All’epoca dei fatti raccontati
faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico, e in questa storia giocherà un ruolo
più importante di quello che ha avuto nella nostra linea temporale. Galizia è
parente adottivo degli slavi, e fu cresciuto come un cuginetto da Ucraina prima
e Polonia poi, prima di essere ceduto ad Austria nel 1795 con la spartizione
della Confederazione Polacco-Lituana. Il suo nome, Fiodor, è piuttosto comune
in Russia e negli altri paesi slavi, ed è un rimasuglio degli antichi uomini
Variaghi che crearono il Rus’ di Kiev.
5 Il padre naturale di Croazia, Serbia, Bosnia, Montenegro,
Slovenia e Kosovo, nonché padre adottivo di Macedonia, è Jugoslavia. Questo suo
odio per i gatti non ha alcun fondamento ed è soltanto un mio headcanon del mio
OC.
6 La Nonna di cui parla Herakles è Antica Grecia. E qui
bisogna aprire una lunga spiegazione. Sebbene nell’opera originale ci si
riferisce a lei come Mamma Grecia, tutto ciò non poteva essere accettabile in
un ambito storico e culturale in cui si pone Hetalia. Nella mia visione (e
sottolineo MIA per chiarire il fatto che nulla di quel che dico è ufficiale.),
Antica Grecia e Nonno Roma sono marito e moglie, ed hanno due figli: Impero
Romano d’Occidente ed Impero Romano d’Oriente. Quest’ultimo sarà poi conosciuto
come Impero Bizantino ed avrà come figli Grecia, Macedonia (adottato da
Jugoslavia), Cipro e Malta. Questa mia scelta si basa sul fatto che l’Antica
Grecia e l’Impero Bizantino sono due cose completamente diverse in ogni
aspetto, e dunque non potevano essere la stessa persona.
7 “Di male in peggio…” in ungherese.
8 “È chiaro?” in tedesco.
9 Ungheria, in tedesco.
Rieccomi col secondo capitolo di Kaiserreich! Un capitolo
meno movimentato ma non meno importante, in cui compaiono i miei primi OC di
cui avrò bisogno in quest’opera. Non avete idea di quanti ne devo creare! E per
la gioia di grandi e piccini, c’è anche il Magnifico! La situazione bellica si
fa sempre più problematica per l’Intesa: ora che i Balcani sono sotto
occupazione, il prossimo obbiettivo sarà a noi molto vicino, anzi, vicinissimo…
chi sarà mai? Beh, lo scoprirete la settimana prossima. Scusate se il capitolo
è un po’ corto, ma spero che il messaggio arrivi lo stesso. Bh, non mi rimane
che salutarvi, ringraziarvi, invitarvi a lasciare una recensione e a ricordarvi
che, nel caso vi foste annoiati, non si è fatto apposta!