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Autore: Luca29    09/04/2017    1 recensioni
La Weltkrieg, la Guerra Mondiale, segnò un punto di svolta nella storia dell'umanità. Per sette anni, l'Europa bruciò nelle fiamme della guerra, e dalle sue ceneri emerse l'unico vincitore: l'Impero Tedesco. Nel 1921 la Pace con Onore sancì il destino dell'intero pianeta, che provava a risollevarsi. Antichi imperi crollarono, sorsero nuove Nazioni, nuove ideologie si diffusero tra la gente di un mondo sempre più sull'orlo di una nuova guerra, stavolta ancora più grande, e dall'esito incerto. L'eredità della Weltrkrieg era lì, da cogliere, e l'umanità intera avrebbe lottato per averla.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Libertà o Morte

Kaiserreich

2

Libertà o Morte1

 

Salonicco, Grecia

5 Luglio 1918

 

Grecia era seduto su uno degli ormeggi del lungomare, osservando le navi in lontananza che se ne andavano portando con loro i soldati che per mesi avevano difeso Salonicco dalle forze degli Imperi Centrali. Almeno fino a due giorni prima. Un gatto salì sule spalle di Grecia, accoccolandosi tra la spalla e il collo del greco. Herakles lo accarezzò un poco, continuando a pensare. Prima Serbia e Montenegro, poi Romania… ed ora lui, l’Ellade, erano stati schiacciati dai loro nemici. Persino Russia era stato costretto ad un armistizio. Sembrava che nulla potesse più fermare gli Imperi Centrali, e tutti sapevano che Francia, Inghilterra ed i fratelli Italia sarebbero stati travolti dai rinforzi nemici provenienti dall’Est. Un alito di vento mosse il ciuffo a tridente di Herakles, e dei gabbiani si librarono in volo atterrando sui vari vicino ad un vecchio pescatore che stava seduto con una lenza, ad aspettare i pesci. Le strade di Salonicco erano silenziose, la gente era rimasta in casa, e poche persone si avventuravano per cercare i pochi negozi di alimentari aperti. Dietro di lui, piazza Aristotele2 era vuota, e così diversa dalla vitalità serale che di solito l’avvolgeva. Se non fosse stato il simbolo della sua sconfitta, questa calma gli sarebbe piaciuta. Alle sue spalle iniziò un crescendo di passi scanditi, pesanti e forti, accompagnati da un urlo di un comandante. I soldati si dispiegarono intorno alla piazza, per vedere oltre le palme che la circondavano se ci fosse qualcuno o per entrare nei negozi aperti per comprare qualcosa. In fondo, dopo la resa dei Greci, loro erano in un territorio costretto all’amicizia e potevano approfittarsene per rilassarsi dai combattimenti che da anni vivevano. Due soldati si avvicinarono al vecchio, che girò il capo e li salutò togliendosi il berretto da pescatore, per poi voltarsi di nuovo verso il mare azzurro. Uno dei soldati, il più giovane, alzò la mano per salutare in un gesto involontario.

“Non ti facevo così mattiniero, Grecia. Sono solo le otto del mattino…” Disse una voce maschile alle sue spalle. Grecia fece accomodare il gatto sulla sua testa, si alzò in piedi e, lentamente, si girò verso la voce. Davanti a sé vide Bulgaria, con un sorrisino ironico sul volto e i capelli corti e corvini, e Ungheria, che invece lo guardava con aria seria attraverso i suoi grandi occhi verdi. Entrambi erano in uniforme: Bulgaria era vestito con una divisa verde dove brillavano alcune medaglie sul petto; Ungheria indossava la sua uniforme color ciano, senza medaglie e con il berretto che lasciava scoperto il suo fiore Balaton3. Insieme a loro vide Croazia, mogia e tenente gli occhi castani verso il basso, lasciando penzolare la sua treccia bionda, e Galizia4, che invece sembrava avere lo stesso tono scherzoso di Bulgaria. Herakles fissò lo slavo dagli occhi verdi e i capelli corti e castani. Era la prima volta infatti che vedeva Galizia.

“Allora, non si salutano gli amici?” chiese provocatorio Bulgaria.

“Credo che voi non siate qua per i convenevoli.” Rispose Grecia.

“Esattamente, siamo qui per portarti ad Atene. Tuttavia possiamo ancora rimanere qui a chiacchierare un po’.” Disse Sergey, sedendosi su uno degli ormeggi. Ungheria fece lo stesso, lasciando a Grecia l’ormeggio in mezzo ai due occupati.

“Perché dovrei essere scortato fino ad Atene? Non è tutto finito fra di noi?” Chiese il greco, allungando le gambe.

“No. Serve la tua firma per l’armistizio, ma tu eri qui con i tuoi uomini e non nel palazzo reale.” Rispose Ungheria.

“Ad ogni modo, ti va del caffè? Turchia mi ha insegnato come prepararlo alla sua maniera…” L’entusiasmo del bulgaro scemò vedendo lo sguardo truce che Grecia gli aveva rifilato, e bevve un sorso di caffè in silenzio.

“Se vuoi del vero caffè, devi prenderne uno greco. Seguitemi.” Herakles si alzò e si incamminò lungo la via, seguito dagli altri.

“Sai, devo complimentarmi della tua difesa, venendo qui solo la periferia è stata danneggiata dai colpi di artiglieria, nonostante un assedio di mesi. La tua difesa aereo-navale si è dimostrata efficace.”

Nonostante Bulgaria cercasse in tutti i modi di riallacciare i rapporti con il greco, quello rimaneva impassibile. Ungheria se ne accorse, e decise di cambiare discorso.

“Che bel mare… e siamo in un porto… dovremmo venire più spesso da te, come turisti.”

“Ognuno ha le proprie qualità. Tuo marito ha i monti, tu hai le pianure, io ho il mare.”

“Ma anche tu hai monti e pianure…” fece notare Galizia.

“La qualità arriva quando si fanno fruttare i doni della Natura. Io non sono riuscito a farlo con le montagne come ho fatto col mare. Siamo arrivati.”

Entrarono in un locale piuttosto semplice, con tavolini di legno in un cortiletto esterno, attorno cui si sedettero. Grecia fece portare un caffè per tutti e di nuovo cadde il silenzio. Ad un tratto il gatto che fino a quel momento era rimasto sul capo di Grecia balzò a terra e si incamminò verso Croazia, strusciandosi contro la gamba della ragazza. Theresa posò lo sguardo sorpresa, per poi allungare il braccio destro verso la testolina del felino, titubante.

“Su, accarezzalo. Si vede che ti ha preso in simpatia.” Disse Grecia. La croata eseguì e sorrise sentendo le fusa e i miagolii del gatto.

“Non abbiamo mai avuto gatti in casa, nostro padre li detesta5. E lo stesso vale per Serbia.”

“Deve essere dura combattere contro i propri fratelli. Come ci si sente?”

Croazia blocco la mano e sbarrò gli occhi, da cui poco dopo cominciarono a sgorgare lacrime. Ungheria posò il suo caffè guardando Grecia con aria di biasimo e di irritazione.

“Fiodor, accompagna Theresa a fare una passeggiata per calmarsi.” Ordinò la magiara a Galizia. Questo si alzò e fece alzare anche Croazia, che singhiozzava.

“Sai, mia nonna6 usava dire <>. Per anni ho frainteso quel messaggio, ma adesso l’ho compreso: la vita deve essere libera, senza la libertà l’uomo muore.”

Croazia voltò il capo mostrando il suo bel viso bagnato di lacrime, e Galizia si fermò, per poi riprendere il cammino a passi più svelti e arrabbiati, trascinando con sé la balcanica.

“Grazie, Grecia, ci serviva proprio una lezione di filosofia!” Sbottò Elizaveta.

“La libertà viene con la conoscenza e con l’amore della saggezza, è per questo che l’ignoranza è lo strumento dei despoti.” Ribatté il greco, con una sfumata e lieve ironia che fece sorridere anche Bulgaria.

“Austria ed io non siamo-“ Ungheria fu interrotta da un canarino giallo che le sfrecciò davanti, e da un urlo poco lontano:

“Gilbird! Ritorna alla base!”

“A rossz, hogy rosszabb ...7

La figura alta di Prussia entrò nel cortiletto con un ghigno beffardo sul volto.

“Ehi, ho visto Croazia uscire da qui piangendo. Non ci sai proprio fare con le donne, eh Grecia?”

Grecia fece un sospiro, contemporaneamente ad uno sbuffo irritato di Ungheria, e fece portare un altro caffè.

“Che ci fai qui Prussia? Non eri ad Atene?”

“Mia cara, non sei contenta di rivedermi? Sono venuto qui per far firmare le condizioni di resa al qui presente Grecia, oltre per onorare la città di Salonicco della mia Magnifica presenza ovvio!”

Ungheria si portò la tazza di caffè alla bocca per calmare la sua voglia di tirare un pugno al tedesco, che nel frattempo stava facendo bere il suo caffè a Gilbird.

“Ma noi siamo venuti qui per portare Herakles da te ad Atene, ci hai fatto fare questo viaggio per nulla?” Chiese Bulgaria.

“Beh, ho deciso di venire personalmente perché ho bisogno di partire il più presto possibile per Berlino. Io e West dobbiamo pianificare una grande offensiva contro Francia e Inghilterra. Dunque…” Prussia frugò nel taschino della sua uniforme e ne estrasse un foglio piegato più volte. Lo aprì, prese una pena da un altro taschino e porse entrambi a Grecia.

“Ecco qua! Allora, come puoi leggere tu stesso, queste sono le nostre condizioni: le Isole Ioniche passeranno al damerino e mogliastra, la Tracia e la Macedonia passeranno invece a Bulgaria. In più dovrai permettere al Magnifico Me di controllare Creta fino alla fine della guerra. Altre condizioni potrebbero essere proposte nel trattato di pace ufficiale con l’intesa. Ist das klar?8

Grecia prese la penna e firmò senza neanche leggere, stupendo Bulgaria. Non fu però notato da Prussia ed Ungheria, che stavano discutendo sulla parola "mogliastra". Prussia riportò la sua attenzione verso Grecia, sporgendosi verso di lui con il segno di una manata sulla guancia.

“Kesesese! Sapevo che eri saggio, Grecia. D’altronde non potevi far altro: le nostre truppe, mentre noi parliamo, sono in procinto di occupare Corinto.” Prussia riprese il foglio e la penna e li ripose nel taschino. Poi finì il suo caffè.

“Sai Grecia, devi sentirti fiero: hai permesso il test di una nuova tattica da me magnificamente ideata. Usare le truppe d’assalto per occupare le aree vitali di un paese mentre il grosso dell’esercito nemico è fermo in un punto. L’ho chiamata <>, Guerra Lampo… Beh, direi che Teutoberg8 è stato un successo. Ja, un vero successo.”

Detto questo si alzò, invitando gli altri a fare lo stesso.

“Si è fatto tardi. Vai a richiamare i tuoi due servetti, Ungarn9. Addio Grecia, ci rivedremo alla conferenza di pace!”

Prussia si allontanò a passo fiero e baldanzoso seguito dal suo canarino. Bulgaria salutò Herakles alzando la mano debolmente, mentre Ungheria, visibilmente infuriata, si diresse a passi svelti verso Croazia e Galizia. Grecia rimase seduto, a bere il suo caffè. Non era più un uomo libero.

 

Note:

1 Il titolo, Libertà o Morte, non è altro che il motto del Regno di Grecia all’epoca, e della repubblica greca adesso.

2 Piazza Aristotele è una vera piazza di Salonicco (ci ho messo un po’ a trovare una piazza che potesse avvicinarsi a ciò che avevo in mente, su Google Earth.)

3 Il nome del fiore che Ungheria ha tra i capelli, Balaton, è quello del lago ungherese che rappresenta. Questa informazione è ufficiale ed è stata fornita da Himaruya stesso sul suo blog.

4 La Galizia è una regione dell’Est Europa che si estende tra le attuali Polonia, Ucraina e Moldavia. All’epoca dei fatti raccontati faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico, e in questa storia giocherà un ruolo più importante di quello che ha avuto nella nostra linea temporale. Galizia è parente adottivo degli slavi, e fu cresciuto come un cuginetto da Ucraina prima e Polonia poi, prima di essere ceduto ad Austria nel 1795 con la spartizione della Confederazione Polacco-Lituana. Il suo nome, Fiodor, è piuttosto comune in Russia e negli altri paesi slavi, ed è un rimasuglio degli antichi uomini Variaghi che crearono il Rus’ di Kiev.

5 Il padre naturale di Croazia, Serbia, Bosnia, Montenegro, Slovenia e Kosovo, nonché padre adottivo di Macedonia, è Jugoslavia. Questo suo odio per i gatti non ha alcun fondamento ed è soltanto un mio headcanon del mio OC.

6 La Nonna di cui parla Herakles è Antica Grecia. E qui bisogna aprire una lunga spiegazione. Sebbene nell’opera originale ci si riferisce a lei come Mamma Grecia, tutto ciò non poteva essere accettabile in un ambito storico e culturale in cui si pone Hetalia. Nella mia visione (e sottolineo MIA per chiarire il fatto che nulla di quel che dico è ufficiale.), Antica Grecia e Nonno Roma sono marito e moglie, ed hanno due figli: Impero Romano d’Occidente ed Impero Romano d’Oriente. Quest’ultimo sarà poi conosciuto come Impero Bizantino ed avrà come figli Grecia, Macedonia (adottato da Jugoslavia), Cipro e Malta. Questa mia scelta si basa sul fatto che l’Antica Grecia e l’Impero Bizantino sono due cose completamente diverse in ogni aspetto, e dunque non potevano essere la stessa persona.

7 “Di male in peggio…” in ungherese.

8 “È chiaro?” in tedesco.

9 Ungheria, in tedesco.

Rieccomi col secondo capitolo di Kaiserreich! Un capitolo meno movimentato ma non meno importante, in cui compaiono i miei primi OC di cui avrò bisogno in quest’opera. Non avete idea di quanti ne devo creare! E per la gioia di grandi e piccini, c’è anche il Magnifico! La situazione bellica si fa sempre più problematica per l’Intesa: ora che i Balcani sono sotto occupazione, il prossimo obbiettivo sarà a noi molto vicino, anzi, vicinissimo… chi sarà mai? Beh, lo scoprirete la settimana prossima. Scusate se il capitolo è un po’ corto, ma spero che il messaggio arrivi lo stesso. Bh, non mi rimane che salutarvi, ringraziarvi, invitarvi a lasciare una recensione e a ricordarvi che, nel caso vi foste annoiati, non si è fatto apposta!

   
 
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