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Autore: Hidemeplz    09/04/2017    0 recensioni
Cosa succede esattamente quando due persone che hanno paura di stare insieme si incontrano e capiscono di non poter stare l'uno lontano dall'altro?
Entrambi in una nuova scuola, entrambi con un passato difficile, entrambi ambiziosi, entrambi hanno paura del futuro. Lei ha notato lui, lui ha notato lei. Gli ostacoli sono tanti ma la voglia di stare insieme li supera tutti.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Scolastico
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James

Ero già sveglia quando Jessie venne nella mia stanza per chiedermi se potesse usare il mio bagno. -Chi c'é nel tuo?- chiesi, mentre si sistemava davanti allo specchio. -Mamma- rispose, mentre mi stiracchiavo. -E chi c'é nel suo?- chiesi, lei sospiro'. -Papà...sai che non gli piace che si faccia la cacca mentre lui si fa la doccia. Giuro che faccio in fretta..

-Tranquilla, era solo per sapere- replicai, apri' l'armadio e presi una t-shirt e dei pantaloncini. -Siamo all'ultimo anno, non sei eccitata?- chiese Jessie, sorrisi e annui'. -Non lo sembri- ribatté. -Devo dare del mio meglio quest'anno. Sono stata avanzata, ho cambiato scuole e tutti hanno grandi aspettative...non posso deludere nessuno- risposi, lei scosse la testa e sorrise. -Dovresti goderti i piccoli piaceri della vita, Jey- disse, sorrisi. -Non ora- ribattei, infilando i pantaloncini. Quando Jessie fini' di truccarsi mi infilai in bagno a pettinare i miei corti capelli neri e lavarmi il viso e i denti. Lei rimase seduta sul mio letto a parlare del suo ragazzo, Chris. -Quest'anno potro' essere considerata una ragazza impegnata- disse fiera, spruzzai qualche goccia di profumo e infilai le vans nere. Io e Jessie pur essendo sorelle eravamo una l'opposto dell'altra. Lei aveva lunghi capelli color mogano, occhi nocciola chiari, era piccola e adorabile. Faceva molta attenzione al suo aspetto fisico e sembrava superficiale vista da fuori ma chi la conosceva sapeva bene quanto dolce e spontanea lei fosse. Io ero molto più semplice, avevo corti capelli neri, occhi grigi, avevo preso i tratti africani dalla famiglia di mia madre quindi ero più scura e più alta di Jessie e Sam. Mia mamma era di origini marocchine e io ero quella che le somigliava di più in famiglia.

-Buongiorno- dissi entrando in cucina, mamma era a faccia in giù sul tavolo. -Che cos'ha?- chiesi a papà, lui bevette un sorso d'acqua per mandare giù la pillola e mi guardo'. -Oh...ieri era il vostro anniversario e siete stati in quel ristorante marocchino dove il cibo é scaduto da almeno sette anni?- chiesi, annuirono entrambi e io scoppiai a ridere. -Perché?- chiese Samuel versandosi una tazza di caffé, i miei genitori si guardarono e vidi quanto si amassero. -Sei contenta di andare allo stesso liceo dei tuoi fratelli?- chiese papà, mentre versavo il latte nei cerali. -Certo ! Sarà divertente- dissi, nonostante non ne fossi davvero convinta. Samuel era il capitano della squadra di basket e Jessie era la ragazza più amata della scuola, non avevano bisogno di un'altra Stevenson in quel posto. -Ti devo fare un discorsetto prima di andare a scuola, ti do un passaggio io. Ti va?- chiese Sam, sorrisi e annui'. Notai lo sguardo che lui e mamma si scambiarono, l'unica ragione per la quale mi aveva offerto un passaggio era lei.

-Quelli della squadra di basket sono strani e tu devi stare lontana dai tipi strani. Se ti parlano tu non ascoltarli e se ti infastidiscono fammelo sapere.

-Sam, nessuno farà caso a me- replicai, lui scosse la testa e sospiro'. -Sei una Stevenson.

-Sono la Stevenson noisa- replicai, mentre parcheggiava davanti alla scuola. Jessie e Chris si saltarono addosso e Sam scappo' via perché odiava vederli amoreggiare. Lui non approvava la relazione di Jes perché Chris era un bugiardo manipolatore e lei si meritava di meglio. Lo pensavo anche io ma lei era sicura che fosse cambiato quindi le credevo. Una volta suonata la campanella andai dritta in classe, avevo letteratura inglese con il professor Depont e Jessie mi aveva avvertita sul suo conto. Avevo gli occhi di tutti in classe quando mi sedetti accanto a mio fratello Sam. -Volto nuovo, chi sei?- chiese il professore indicandomi. -Jey Stevenson- risposi, il professore guardo' la lista e scosse la testa. -James Stevenson...

-Da dove vieni, James?- chiese mentre gli occhi di tutti erano puntati su di me. -Dal liceo Jefferson..

-Come mai il cambiamento ?

-Volevo stare nella stessa scuola dei miei fratelli- risposi, Sam scoppio' a ridere guardandomi imbarazzata e nervosa. -Samuel Stevenson é tuo fratello ?- chiese, guardai Sam e lui noto' quanto quella situazione mi facesse arrabbiare. -Condividiamo lo stesso cognome e lo stesso DNA- risposi. -Spero che i tuoi voti siano alti quanto i suoi. Ti terro' d'occhio James.

-Faccia pure- dissi, tornando a sedermi. Sam non riusciva a smettere di ridere mentre io ero davvero imbarazzata. Essere al centro dell'attenzione non era una cosa per me, ancora meno a scuola dove preferisco non essere vista.

Uscendo dalla classe di letteratura ci imbattemmo in gruppo di ragazzi, salutarono Sam e gli chiesero chi fossi. -Ragazzi lei é mia sorella, Jey- disse Sam, controvoglia. Si presentarono uno ad uno ma non ricordai i loro nomi come loro dimenticarono il mio. Andai verso la classe di biologia avanzata e mi sedetti davanti, Jessie si sedette accanto a me e inizio' a parlarmi di un ragazzo nuovo. -E' fottutamente attraente, tipo davvero davvero sexy. Sembra il figlio di Channing Tatum, ha occhi verdi, é alto, atletico e ha una mascella da esposizione.

-Dovresti concentrarti sul corso di biologia o sul tuo ragazzo, Jes- dissi, lei rise e scosse la testa. -E' lui, é lui, é lui- ripeté, mentre un ragazzo entrava in classe. Notai quanto fosse attraente, era quasi impossibile non vederlo. Era alto un metro e novanta, aveva capelli neri, carnagione mulatta, occhi chiari, barba di un paio di giorni e aveva la mascella ben pronunciata. Si sedette dietro di noi e Jes divenne la ragazza carismatica che era. -Sei nuovo, non é vero?- chiese, voltandosi verso di lui. -Si vede cosi' tanto?- replico' lui, Jes sorrise e inizio' a giocare con i capelli. -Dovresti provare ad entrare nella squadra di basket, sei davvero alto.

-Si..ci pensero'- ribatté lui. -Io sono Jessica- disse, progendogli la mano. -Nate- rispose lui. -Benvenuto alla Redorg, Nate- disse Jes . -E lei é tua amica?- chiese, mi voltai e incrociai il suo sguardo. Sorrise e io ricambiai timidamente. -Mia sorella, Jey- disse Jes. -Piacere- dissi, mi girai quando vidi l'insegnante entrare. -Jey, cosa ci fai qui?- chiese la professoressa Guillies. Ho seguito i corsi di biologia extra che dava per anni in quella scuola, era un insegnante incredibile. -Ho cambiato scuola- risposi, timidamente. L'attenzione della classe era di nuovo rivolta verso di me e sentivo l'aria diminuire. -Ti hanno avanzata di un anno?- chiese, scossi la testa. -Ho fatto i corsi estivi per diplomarmi prima- risposi. -Sfigata- disse, qualcuno alle mie spalle. Roteai gli occhi e sorrisi all'insegnante. La lezione inizio' e io mi concentrai al massimo.

Nella scuola in cui andavo prima l'ora di pranzo era sacra per me, non avevo molti amici quindi passavo il tempo in biblioteca a registrare nozioni generali. Sapevo che andando a scuola con Sam e Jes non avrei potuto farlo, lei mi trascino' in mensa e mi fece sedere al tavolo con la squadra di basket e quella delle cheerleader. Il suo ragazzo, Chris, si sedette di fronte a lei.

-Che ne pensate di quello nuovo?- chiese Sam, era il capitano della squadra e lo rispettavano tutti. -Sembra ok- rispose Mark, il suo migliore amico dall'età di dieci anni. -Come ti trovi qui, Jey?- chiese Mark, sorrisi e annui'. -Bene- dissi. Jes filirtava con il suo ragazzo, aveva l'aria cosi' felice e beata mentre lui giocava con i suoi capelli. Una ragazza passo' e si scambiarono un occhiata, non mi piaque come lui la guardo' e ancora meno quando si alzo' con la scusa di andare in bagno. Dissi a Jes che sarei tornata subito e segui' Chris. Lo vidi entrare nei bagni delle ragazze, aspettai un po' prima di entrare. Sentivo dei gemiti provenire dall'ultimo bagno, presi il telefono e sospirai. Tirai un calcio alla porta che si apri' mettendomi davanti ad un immagine ripugnante. La ragazza di prima era seduta sul pene di Chris, avevano entrambi l'aria scioccata ma solo quando il flash del mio telefono gli acceco decisero di alzarsi. Usci' dal bagno e andai verso la mensa ma prima che potessi arrivarci venni spinta contro agli armadietti. -Cosa hai intenzione di fare, Jey?- chiese Chris, tenendomi ferma contro l'armadietto. Gli sputai dritto in faccia e lo spinsi. Lui si infurio' e venne verso di me con l'intenzione di sferrarmi un pugno dritto in faccia. Un ragazzo incappucciato venne appena prima che il mio naso e il pugno di Chris si potessero incontrare. Quei due iniziarono a prendersi a pugni finché un professore non li separo' e porto' tutti e tre in presidenza. Stavo davvero per perdere la testa, non potevano mettere una cosa come quella nel mio file. Non mi ero accorta che era il ragazzo nuovo quello ad aver preso le mie difese in modo eroico e stupido. Ero troppo occupata ad essere nervosa, la gamba non riusciva a smettere di tremare e avevo le mani sudate. -Andrà bene- disse quello nuovo. -Non parlare con me, non voglio che si pensi che siamo amici- dissi, Chris mi fissava con odio. Era ridotto davvero male. -Prima volta nell'ufficio del preside?- chiese. -Non mi sorprende- disse, quando si accorse che non avrei risposto. -Io sono Ace.

-Ci siamo già conosciuti...ti chiami Nate.

-Nate é il nome che do alla gente comune, tu puoi chiamarmi Ace- ribatté, roteai gli occhi e sospirai. -Tu sei James giusto?- chiese, lo guardai e annui'. -Goldberg, nel mio ufficio- disse il preside, Nate si alzo' e prima di entrare mi fece l'occhiolino. Usci' un quarto d'ora dopo insieme al preside che venne verso di me e mi diede una giustificazione per il ritardo dicendomi di tornare in classe. Nate ed io seguivamo gli stessi corsi quindi dovettimo andare insieme in classe. -Prego- disse, lo guardai. -Ho detto io al preside che tu non c'entravi niente...ti ho salvato il culo.

-Grazie di aver detto la verità- replicai. -Ti ho salvato la vita e non mi degni nemmeno di uno sguardo ?

-Sei un eroe...il principe azzurro dalla scintillante armatura- dissi, in tono sarcastico. Entrai nella classe di fisica e diedi il foglietto all'insegnante prima di andare a sedermi. Ace si sedette accanto a me. Jes mi aveva mandato una ventina di messaggi chiedendomi dove fossi finita, non volevo spiegarle l'accaduto per telefono cosi' aspettai la fine delle lezioni.

Aspettai Jessie seduta sulla sua auto, quando mi vide capi' subito che non avevo buone notizie da darle. Si sedette sul cruscotto accanto a me e le raccontai tutto. Non sembrava cosi' affranta come credevo sarebbe stata. -Ho avuto tutto il pomeriggio per farmene un idea...

-Lo sapevi già ?
-In questa scuola i pettegolezzi girano più veloci della luce. Si diceva che fossi tu la ragazza con lui- rispose Jes, scoppiai a ridere. -Non ci avrai mica creduto- dissi, lei scosse la testa. -Non é durato nemmeno un giorno in questa scuola senza tradirmi. Pensavo fosse davvero cambiato..ora passero' per la stupida della situazione.
-E' lui il coglione che merita una circoncisione- ribattei. -Il ragazzo nuovo mi ha parlato- dissi, cercando di distrarla. -Il ragazzo nuovo é il tuo principe azzurro. E' arrivato giusto in tempo per salvarti dalle grinfie del bastardo di Chris.
-Si aspettava un grazie..

-Si chiama educazione, Jey- replico', sorrisi e scossi la testa. Sam venne verso di noi, sembrava furioso e sapevo il perché. -Che cosa ti ha fatto Chris?- chiese Sam, scesi dall'auto e lo guardai cercando di calmarlo. -Niente, sto bene...tu come lo sai ?

-Se stai bene significa che non é successo niente con Chris e che non ha cercato di picchiarti- rispose, guardai Jes e lei roteo' gli occhi per la mia stupidità. -Non é riuscito a toccarmi- mentii, sembrava sapesse che non era la verità. -Jey, se ti ha fatto del male dimmelo.

-Sto bene, chi te lo ha detto?- chiesi, lui si sedette sull'auto e sospiro'. -Durante gli allenamenti negli spogliatoi abbiamo visto che Ace, quello nuovo, era malmesso e gli abbiamo chiesto cosa fosse successo. Ha detto che Chris stava per picchiare una certa James e che gli aveva spaccato la faccia prima che potesse toccarti- rispose. -Non é successo nient'alto, Sam. Non devi spaccare la faccia di nessuno. Ora pero' devo andare, ci vediamo a cena- dissi, presi la borsa e andai verso la fermata dell'autobus. Un bambino venne verso di me correndo, guardava alle sua spalle e non mi vide. Cademmo entrambi a terra, lui cadde su di me fortunatamente. -Cazzo...- alzai lo sguardo e vidi Ace torreggiare su di me. -Tutto bene?- chiese, annui' mentre aiutavo il bambino a rialzarsi. -Ti sei fatto male?- chiesi, pulendogli i vestiti. Lui scosse la testa in modo molto dolce e innocente. Era un bimbo adorabile, aveva occhi verde scuro, delle piccole fossette sulle guance. -Non dovresti parlare in quel modo davanti ad un bambino- dissi, mi porse la mano per aiutarmi a rialzarmi ma la rifiutai. -Mi dispiace- disse, lo guardai confusa e sorrisi al bimbo. -Per cosa ?

-Per la caduta.

-E' stato un incidente, non gira tutto attorno a te Ace- dissi, mi maledissi per averlo chiamato in quel modo. -Sai dove sono i tuoi genitori, piccolo?- chiesi, il bimbo guardo' Ace e lui li sorrise. -Aspetta..- dissi, mentre Ace lo prendeva in braccio e il bimbo si poggiava a lui. -E' tuo figlio?- chiesi, scioccata. Lui scoppio' a ridere e scosse la testa. -E' mio fratello- disse, mettendolo giù.

-Quindi Samuel Stevenson é tuo fratello...- disse, annui' e mi sedetti alla fermata dell'autobus. -Ho saputo che gli hai raccontato cos'é successo con Chris.
-Volevo evitare i pettegolezzi.

-Non girano pettegolezzi su di me- replicai, lui scosse la testa. Arrivo' l'autobus e salimmo, andai a sedermi lontana da lui. Non ero brava con le persone e sapevo di non essere stata gentile con lui.
Scesi all'indirizzo che avevo trovato su internet e Ace scese con me. Camminavo per le strade di West LA e sentivo i passi di Ace e il suo fratellino alle mie spalle. Iniziai a credere che mi stesse seguendo, che volesse attirarmi con il fratellino e volesse uccidermi. Arrivata all'indirizzo della donna da cui avevo il colloquio di lavoro mi girai e lo guardai. -Mi stai seguendo?- chiesi, si mise a ridere e ando' verso la porta. -Salve, sono qui per il colloquio da tutor- disse Ace, quando la donna apri' la porta. -Si, anche io- dissi. -James e Nate, suppongo- disse. -Io sono Veronica, piacere- disse, stringendoci la mano. Ci fece entrare nella lussosa casa in cui viveva insieme a due figli adolescenti.

Era davvero grande e di classe, ci porto in salotto e ci propose un thé. -Siete venuti insieme quindi vi conoscete- disse Veronica, scossi la testa mentre Ace faceva sedere il fratellino. -Andiamo alla stessa scuola- disse Ace. -Entrambi avete scritto nella vostra lettere di aver bisogno di attività extracurriculari per la domanda all'università- disse Veronica, guardai Ace sorpresa. -Ho due figli, Roger e Louise, entrambi hanno voti mediocri e odiano la scuola. Non riescono a sopportare i professori che gli porto a casa e ho pensato che dei giovani come voi avrebbero potuto fare la differenza. Non voglio rischiare che i miei figli si innamorino dei loro tutor per questo siete in due. Avete curriculum eccezzionali ma voglio farvi qualche domanda prima di darvi il lavoro- spiego', avevo un disperato bisogno di quel lavoro. Non avevo abbastanza attività nel mio curriculum e Harvard non mi avrebbe mai presa. -Iniziamo da te, James- disse, la guardai cercando di prestarle tutta l'attenzione possibile e dimenticare che Ace fosse seduto accanto a me e che fossimo in competizione. -Hai un nome particolare, James- disse, mi schiari' la voce e annui'. -E' il nome di mio padre, mi chiamano tutti Jey per renderlo più femminile- dissi, sorridendo timidamente. -Hai sedici anni ma sei all'ultimo anno, come mai ?
-Ho seguito i corsi estivi per diplomarmi prima.

-Eri alla Larson prima, come mai questo cambiamento?- chiese, degluti'. -Ho avuto dei problemi con alcuni studenti in quella scuola- dissi, lei annui'. -I tuoi genitori ?

-Entrambi avvocati- risposi. -Ho sentito parlare di tuo padre ma tua mamma..
-Non ha preso il cognome di mio padre, Diha- dissi. -Conosco Naira Diha, grande donna- replico', sorrisi e annui'. -Nate- disse Veronica, rivoglendosi a lui. -Spiegami perché tuo fratello é con te.

-Non c'era nessuno che potesse tenerlo questo pomeriggio.

-I tuoi genitori?- chiese, sembrava infastidito dalla domanda. -Mia madre non poteva occuparsi di lui.

-Tuo padre ?

-Non fa più parte della mia vita- rispose, nonostante si vedesse quanto la domanda lo mettesse a disagio. -Come mai ?

-Queste domande sulle nostre vite private sono davvero necessarie?- chiesi, Veronica e Ace posarono gli occhi su di me. -Ha detto che abbiamo curriculum eccezzionali ed é questo che conta per un tutor. In media gli studenti con voti alti sono responsabili e diligenti quindi non dovrebbe preoccuparsi della disciplina. Non vedo come delle domande sulle nostre famiglia possano aiutarla a scegliere- dissi. Pensavo che Veronica mi avrebbe cacciata di casa e avrei perso l'occasione di fare de tutor a l'impreditrice più famosa dello stato. -Iniziate oggi, devo andare al lavoro e i ragazzi devono studiare. Sono nelle loro stanze di sopra, alle sei potrete andarvene- disse.

Mentre salivamo le scale verso le stanze dei ragazzi ci fu un silenzio piuttosto imbarazzante. Fortunatamente raggiugemmo subito le loro stanze e la sofferenza duro' poco, mentre bussavo alla porta di Louise Ace mi guardo'. -Grazie per prima, Jam- disse, sorrisi e annui'.

Ci misi un po' a legare con Louise, era una ragazzina ingenua e immatura perfino per la sua età. Non le importava niente della scuola perché aspirava a sposare un uomo ricco. La aiutai con i compiti di matematica e fisica ma ero certa che non sarei riuscita a colmare le sue lacune quella stessa sera. Ace era nella stanza accanto con il suo fratellino e Roger, mi chiedevo cosa avrebbe fatto con il piccolino. Mi chiedevo se avesse fame cosi' andai a bussare alla porta della sua stanza e presi dalla borsa le merendine che tenevo sempre in caso di fame improvvisa. -Hai bisogno di una mano con i compiti ?- chiese, lo guardai disgustata dalla sua insinuazione. -Ho delle merendine e pensavo che tuo fratello potesse avere fame- dissi, gliele diedi e andai verso la porta di Louise. -Chiama se hai bisogno di una mano- dissi, lui rise e scosse la testa. -Non ne avro' bisogno, tranquilla.

-Non mi aspettero' una tua chiamata allora- dissi, suonando maliziosa senza volerlo. -Se vuoi che ti chiami...- disse, ma decisi di interromperlo. -Mea culpa, te l'ho data su un piatto d'argento- ribattei, lui sorrise.

   
 
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