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Autore: Claire Penny    09/04/2017    2 recensioni
Sono passati tre anni dagli avvenimenti di “A tutto reality: All Star” e le strade degli ex-concorrenti si sono divise: c’è chi si è reinventato come cantante, attore o opinionista pur di continuare a far parte dello star system e chi invece ha preferito lasciarsi alle spalle l'esperienza il mondo dello spettacolo per dedicarsi ad altre carriere o progetti.
Di quest’ultima categoria fa parte anche Gwen, la quale, dopo un fallimentare periodo come studentessa universitaria, ha cercato di affermare la propria indipendenza lasciando la casa di famiglia e trovandosi un lavoro part-time. La ragazza però non è felice della sua vita e non sente di avere alcuna ambizione particolare, contrariamente ai suoi ex compagni di (dis)avventure.
Ogni problema però passa in secondo piano quando Chris fa la sua ricomparsa nelle vite di alcuni ex-concorrenti, invitandoli (o meglio, costringendoli liberamente) a prendere parte ad un’apparentemente innocente reunion del gruppo…
Ma ci si può davvero fidare delle parole di Chris McLean? E soprattutto, quante cose sono cambiate nel corso degli ultimi tre anni?
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale
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Quando Heather se ne uscì con quella frase, il mio primo istinto fu quello di guardarmi intorno nel modo più discreto possibile, alla ricerca di qualunque pretesto potesse rappresentare per me una via di fuga ma purtroppo, durante la mia scansione, il mio sguardo incrociò proprio quello di colui che avrei voluto evitare ad ogni costo: Duncan.
Era proprio lì, ad una manciata di metri da noi, ed era completamente diverso dall’ultima volta in cui ci eravamo visti.
Fu praticamente impossibile per me evitare di paragonarlo al ragazzo che avevo conosciuto cinque anni prima e di cui, mio malgrado, ero stata innamorata. Del suo look punk fatto di teschi, borchie, piercing e corredato dall’immancabile cresta verde non era rimasto quasi niente. In quel momento indossava un comune paio di jeans ed un elegante giaccone blu. Portava i capelli corti, ordinati, del loro nero naturale. Solo il piercing al sopracciglio si era salvato dal restyling a cui la sua amara metà lo aveva sottoposto (perché non nutrivo il minimo dubbio sul fatto che fosse Courtney la responsabile di un cambiamento tanto drastico).
Ovviamente avrei detto una balla grande quanto il Canada se avessi negato di essere rimasta informata sulla sua vita. Non che fossi il genere di ragazza che tra i suoi hobby annovera lo stalking compulsivo nei confronti dei propri ex tramite social network, ma per riuscire ad evitare i gossip su Duncan, la sua carriera e sulla sua storia con Courtney avrei dovuto come minimo trasferirmi su Urano.
Le facce di quell’essere a due teste che i fan più accaniti avevano rinominato Duncney infatti, me le trovavo davanti praticamente ovunque, tra giornali e internet: Duncan e Courtney insieme sul red carpet di qualche evento mondano, Duncan e Courtney ospiti ad un talk-show, Duncan e Courtney nel backstage di uno dei concerti dei Der Schnitzel Kickers, Duncan e Courtney mentre uscivano dal ristorante in cui avevano cenato in occasione del loro anniversario,  Duncan e Courtney al supermercato mentre compravano carciofi biologici, Duncan e Courtney durante una romantica passeggiata con Brittany, il loro procione, la quale se ne stava adagiata in un’imbarazzante carrozzina corredata di pizzi e fiocchetti rosa, in tinta con il completino che la mia ex-amica aveva rifilato alla povera creatura e che probabilmente anche i chiwawa di Paris Hilton si sarebbero rifiutati di indossare invocando un minimo di dignità personale.
Purtroppo però, tra vederli per un attimo alla tv durante lo zapping o sulle pagine di un giornaletto di gossip mentre aspettavo il mio turno dalla parrucchiera e trovarmeli di fronte mentre mi notavano, camminavano verso di me e si preparavo ad interagire, c’era un attacco d’ansia e un mezzo infarto di differenza.
Courtney fu la prima a raggiungerci mentre Duncan se ne stava un passo dietro a lei, trascinandosi dietro sia il suo borsone che il trolley di Louis Vouitton della sua ragazza.
“È  quasi confortante vedere come certe cose non cambino mai” pensai, mentre Courtney si fermava davanti a me e dalla versione lobotomizzata di Heather e faceva cenno a Duncan di imitarla. Lui, ovviamente, obbedì.
-Salve ragazze!- ci salutò, tendendoci la mano e rivolgendoci un formale sorriso di cortesia. Più che un saluto tra vecchie conoscenze che si incontravano nuovamente dopo essersi fregate alla grande della reciproca esistenza per anni, sembrava una presentazione tra avvocato e cliente. Rimasi quasi sorpresa quando non vidi comparire nessun biglietto da visita tra le dita della mia vecchia rivale. Strinsi scettica la mano che quest’ultima mi stava porgendo, ricambiando il suo sorriso con un altro, della durata di circa mezzo nanosecondo.
-Courtney- dissi, mantenendo un tono distaccato ed evitando accuratamente ogni genere di contatto visivo con il suo ragazzo.
Quando fu il turno di Heather, questa si alzò in piedi, ignorò il tentativo di Courtney di salutarla in modo così formale e le rifilò lo stesso genere di abbraccio con cui poco prima aveva stritolato me.
Devo ammettere che fu parecchio divertente assistere al momento in cui i modi sicuri e misurati della mia ex amica e le sue capacità cerebrali andarono in corto circuito di fronte a quel gesto che definire “inaspettato” sarebbe stato giusto un tantino eufemistico. Non riuscii a reprimere una risatina di fronte alla sua espressione a metà tra lo sconcerto e il disgusto ma, un attimo dopo, il miei occhi incrociarono nuovamente quelli di Duncan e il mio sorriso svanì più in fretta di un biscotto di fronte a Owen.
Il suo sguardo era comprensibilmente confuso. “Che-diavolo-sta-succedendo?” stava chiedendo.
Risposi con lo sguardo della serie “Ne-so-quanto-te” più distaccato che mi riuscisse, dopodiché cercai di riconcentrarmi sul mio libro.
-Ok, Heather, ehm, va…va bene così- disse Courtney, allontanandola con una pessima imitazione di sorriso diplomatico.
Heather si voltò allora verso Duncan, il quale però alzò preventivamente la mano con cui poco prima stava trascinando il trolley della sua ragazza per fare segno all’altra di non avvicinarsi ulteriormente.
-No, grazie, sto cercando di smettere- disse, col suo vecchio tono sarcastico.
A quelle parole avvertii una sensazione di nostalgia che tentai subito di reprimere. Volevo tenere lontano il più possibile ogni mio pensiero, paranoia o film mentale lontano dai ricordi del Duncan che in passato avevo creduto di conoscere. Sentivo che la mia vera sfida, nelle successive due settimane, sarebbe stata proprio quella di dimostrare di aver ormai superato qualunque ostilità rimasta in sospeso dopo All Star e di essere cresciuta e maturata, così come avrebbero dovuto fare anche tutti gli altri. Dopotutto ormai eravamo degli adulti sotto quasi tutti gli aspetti. Avevamo ufficialmente lasciato a Wawanakwa le tempeste emotive ed ormonali della nostra adolescenza. Un’adolescenza tutto sommato normale, se si tralasciava il fatto che l’avevamo vissuta in mondovisione tra una sfida potenzialmente mortale e l’altra.
Sospirai silenziosamente.
Iniziai a pensare che forse mi stavo preoccupando troppo del confronto con i miei vecchi compagni di disgrazie e troppo poco di quello che, con tutta probabilità, Chris stava progettando a nostro discapito proprio in quel momento.
Nel frattempo, Heather, con un’aria leggermente delusa dipinta in volto, era tornata a sedersi, imitata dai due trottolini amorosi.
Courtney prese posto due sedie alla mia destra, concedendomi quel minimo di spazio vitale che la mia vecchia nemesi aveva invece ampiamente invaso senza farsi troppi problemi. Apprezzai il gesto almeno fino a quando Duncan non decise di accaparrarsi proprio il posto libero tra la sua ragazza e me.
A volte non potevo davvero fare a meno di chiedermi come quei due riuscissero a stare insieme. Lo so, si dice che gli opposti si attraggano ma, al di là del fatto che ero sempre stata parecchio scettica in merito alla suddetta teoria, quei due erano anche troppo opposti: lei maniacalmente ordinata, lui caotico sotto quasi ogni aspetto; lei responsabile, lui incosciente; lei lungimirante e determinata in ogni sua scelta, lui fervente attivista della filosofia del “vivere alla giornata” (a meno che quella giornata non fosse stata organizzata dalla stessa Courtney, cosa che sospettavo avvenisse abbastanza spesso); lei sveglia e perspicace, lui, alle volte, un po’ tonto. E la sua decisione di prendere il posto che Courtney aveva lasciato libero – sospettavo di proposito, perché lei non faceva mai niente di casuale – era il perfetto esempio che dimostrava quell’ultima peculiarità.
Ero tentata di dare una sbirciata alla reazione di Courtney di fronte alla scelta di Duncan, ma rinunciai per evitare di incrociare il suo sguardo. Ero fermamente intenzionata a tenermi il più possibile ai margini di tutto ciò che mi aspettava, lontano dai casini e dai guai, e il modo migliore per farlo era mostrarmi il più possibile distaccata ed indifferente da tutto e da tutti, a meno che non mi riguardasse direttamente.
Rimasi concentrata sul mio libro e nessuno parlò più per un po’. Furono i trenta secondi più tranquilli di tutta la mattinata. Sfortunatamente però, Heather non era stata l’unica contagiata dal virus della logorrea inopportuna, perché, con la coda dell’occhio, vidi Duncan voltarsi verso di me e aprire la bocca con il chiaro intento di rivolgermi la parola. Il panico s’impossessò rapidamente di me al pensiero di ciò che avrebbe potuto chiedermi e, soprattutto, di come la sua gelosissima ragazza avrebbe potuto reagire di fronte a quel tentativo di rompere il ghiaccio - quell’opportuna ed importantissima barriera di ghiaccio spessa come minimo un paio di chilometri che ci divideva da tre anni e dietro cui mi sentivo tranquilla e protetta. Per una volta però la divina provvidenza provò un minimo di compassione nei confronti della penosa sfigata che ero e decise quindi di far apparire dal nulla un ragazzo poco più giovane di noi che riconobbe Duncan e decise di avvicinarsi per chiedergli una foto.
Nel giro di poco, una piccola folla si radunò intorno a Duncan e Courtney che, da brave celebrità quali erano, iniziarono ad elargire autografi e selfie alla plebe in adorazione.
Capii che quella era la mia unica occasione per riuscire ad allontanarmi da quel disagiato gruppetto senza passare per un’emerita stronza asociale e cercai di approfittarne prima che qualcuno avesse il tempo di riconoscermi.
Per una volta, le cose andarono come avevo sperato e mi allontanai assieme al mio bagaglio a mano, cercando di tenere lo sguardo ben puntato per terra. Col senno di poi, imparai una lezione abbastanza fondamentale nella vita di tutti i giorni: guarda sempre dove vai. Qualche secondo dopo infatti, mi scontrai con un tizio che se ne stava fermo nel bel mezzo del corridoio e solo per miracolo riuscii a non perdere l’equilibrio.
-Ehi, stai più attenta!- disse l’uomo, o meglio, il ragazzo.
-Se magari evitassi di fermarti in mezzo al passaggio come un…Trent?-
Il ragazzo alzò lo sguardo. Nonostante avesse avuto il buonsenso di vestirsi in modo abbastanza anonimo e tenesse il cappuccio della sua anonima felpa nera calato quasi fino agli occhi  - al contrario di Duncan, che per come si era presentato sembrava sperasse di essere braccato dalla folla come stava effettivamente succedendo - , era chiaro che fosse lui, lo avrei riconosciuto ovunque.
Quando anche lui mi riconobbe, la sua espressione passò da allarmata a sorpresa.
-Gwen?!- esclamò. –Cavolo, quasi non ti riconoscevo!-
Trent mi strinse in un abbraccio amichevole della durata di un paio di secondi, ossia il massimo tollerabile per i miei standard sul contatto fisico, cosa che apprezzai parecchio.
-Come stai?- chiese.
-Sono dannatamente agitata al pensiero di cosa ci aspetta nelle prossime due settimane, sono scappata appena in tempo da una banda di fanatici di Duncan e ho avuto un’assurda chiacchierata con la gemella buona di Heather, la quale se ne va in giro spacciandosi per lei. A parte questo, sto una meraviglia, grazie, e tu?-
Trent mi fissò perplesso per qualche secondo.
-Ehm…che ne dici se andiamo a prenderci un caffè e ne parliamo con calma?-
 
***
 
-Quindi Duncan e Courtney sono qui?-
-Già- risposi, mentre ci accomodavamo al tavolino della caffetteria.
-E cosa intendevi con “la gemella buona di Heather”?- chiese Trent.
-Beh, fisicamente parlando sembra proprio Heather in tutto e per tutto ma si comporta in modo strano. Quando sono arrivata mi ha abbracciata come se fossimo vecchie amiche, dopodiché ha cominciato a farmi un sacco di domande sulla mia vita e quando si è accorta che non le rispondevo con il suo stesso entusiasmo, si è addirittura scusata per il modo in cui si è comportata con noi in passato, dicendo che adesso è cambiata e che non è più una stronza. Valle a credere-
-Stai scherzando?- fece lui, incredulo.
Io scossi la testa e presi un sorso del mio caffè. –E sai qual è stata la parte più assurda? Ad un certo punto ha ricevuto una telefonata da quello che credo fosse il suo ragazzo e…-
-Ehi, aspetta, frena…- m’interruppe lui. –Heather sa provare sentimenti? Sentimenti buoni?-
A quelle parole sorrisi. -Ho pensato la stessa identica cosa-.
-Assurdo- commentò.
-E non è tutto…le cose che si dicevano erano talmente smielate che credo di aver sfiorato il diabete. Soprattutto quando, subito prima di riagganciare, lei lo ha chiamato “orsacchiotto” o qualcosa del genere-
Trent mi fissò a bocca aperta, sconvolto.
-Lo so- continuai. –Non ci avrei mai creduto se non l’avessi sentito con le mie orecchie-.
-Fino a quando non lo vedrò con i miei occhi, nessuno mi toglierà dalla testa la convinzione che l’orsacchiotto in questione abbia le sembianze di un cerbero o di un minotauro-
Per la prima volta da quando avevo messo piede in quell’aeroporto, risi di gusto. Era bello essere finalmente in compagnia di qualcuno sano di mente.
Al contrario di me, Trent aveva sempre avuto le idee chiare su cosa fare dopo “A tutto reality” e le aveva messe in pratica con successo in quegli ultimi tre anni. Dopo la breve esperienza nella band I Fratelli Reality, aveva inciso due album da solista che gli avevano spianato la strada verso un successo internazionale ampiamente meritato. Grazie ai social sapevo che viveva tra Toronto, New York e Los Angeles e che poteva vantare una nutrita schiera di fan adoranti, nonché una cospicua quantità di trascorsi con modelle, cantanti e attrici varie, che andavano dal breve flirt alla relazione impegnata. Al momento però sui social si dichiarava single, per la gioia delle sue groupie.
-Potrà essere anche un cerbero o Satana in persona, a prescindere da tutto, semmai lo incontrerò, come prima cosa gli farò le condoglianze- dissi.
Questa volta fu Trent a ridere, poi seguì un breve momento di silenzio.
-Cambiando argomento- continuò. -Secondo te, qual è la vera ragione che ha spinto Chris ad organizzare questa reunion? Sinceramente non mi sembra molto credibile questa storia dell’improvviso ed esponenziale aumento di richieste da parte dei fan-
-Già, nemmeno io sono molto convinta di questo. Scommetto quello che vuoi c’entra la carriera del nostro amico McLean. Con “A tutto reality” ha raggiunto l’apice, da quando è finito lo show non è più stato molto considerato-
-In effetti i suoi ultimi programmi non sono stati esattamente dei successi. Il survival-quiz “Chi vuol essere mutilato?” è durato appena un paio di stagioni e “Karaoke col grizzly” non ha sfornato i grandi talenti canori che prometteva di lanciare. Subito dopo la fine della prima edizione tutti i concorrenti sono finiti nel dimenticatoio…o prima in ospedale e poi nel dimenticatoio. In ogni caso è stato un flop colossale-
-Già, per tutti tranne che per il grizzly. Lui ha inciso un album- puntualizzai.
-Vero, l’unico che ha avuto successo. Al momento è in tour negli Stati Uniti. Apre i concerti di Justin Bieber-
-Anche Chef ha provato a lanciare il suo reality di cucina, se non sbaglio si chiamava “Indovina cosa c’è per cena?” l’hai guardato?-
-No, ma so che l’hanno cancellato dopo solo tre puntate. Vantava già il più altro numero di intossicati di tutta la storia della tv ed insultare Gordon Ramsay fino a farlo piangere è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso-.
Bevvi l’ultimo sorso del mio caffè e Trent fece altrettanto.
-Sai, inizio a pensare che quei due siano persi senza di noi- dissi. –Il che è preoccupante, perché significa che siamo la loro ultima spiaggia, ergo: si faranno ancora meno scrupoli del solito-
-Secondo te cosa ci aspetta?- domandò Trent in tono rassegnato.
-A voler essere ottimisti, gli Hunger Games-.




*N.d.A. Perdonate la mia assenza, ultimamente sono stata un po' presa dal lavoro. Giuro solennemente che questa ff non rimarrà incompleta, anche perchè ormai sto pensando alla trama da talmente tanto tempo che non me lo perdonerei mai. Al prossimo capitolo :)*
   
 
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