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Autore: NotEvenChip    09/04/2017    3 recensioni
In questa raccolta vedremo Belle e Rumple in veste di genitori. Piccoli momenti di vita dei nostri due neo-genitori preferiti!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Gideon Gold, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Ci siamo cacciati in un bel guaio vero Papà?” Chiese il piccolo Gideon sedendosi su una roccia.

Gold si voltò a guardare il figlio cercando di infondergli sicurezza. Al momento si trovavano nella parte sconosciuta di una foresta sconosciuta, dopo una rovinosa caduta attraverso un portale. Avevano i vestiti sporchi, infangati ed il fiatone. Nulla sembrava andare per il verso giusto.

“… No, no figliolo, ce la caveremo, come sempre! Siamo o non siamo Gold?”

Gideon sorrise ed allungò una mano per aiutare il padre a rialzarsi. Gold si guardò i vestiti stracciati e fece per ricomporsi la camicia e la cravatta, guadagnandosi una risata dal figlio.

“Papà, ci siamo persi, siamo stati trasportati in un posto sconosciuto e tu pensi a sistemarti la cravatta?”

Gold lo guardò con uno sguardo ferito.

“Siamo o non siamo i Gold?” Ripetè al figlio facendogli l’occhiolino.

Gideon sorrise. “Si papà, siamo Gold!”

Gold annuì soddisfatto ed iniziò a guardarsi intorno. Si stava facendo sera e proprio non riusciva a riconoscere quel pezzo di foresta. 

“Qualcosa mi dice che non siamo più a Storybrooke figliolo…”

“Questo lo sapevo anche io papà”

Gold gli sorrise nuovamente, questa volta però, il sorriso era meno convincente. Chissà cosa stava pensando Belle? Quando non li avrebbe visti tornare a casa, quando sarebbe uscita a cercarli e avrebbe trovato solo la macchina parcheggiata, senza traccia dei suoi due uomini?

Cominciava a farsi buio e a Gold non veniva nessuna brillante idea per capire dove si fossero cacciati, se non provare a camminare in cerca di qualcosa o qualcuno che potesse aiutarli.

Gideon si guardava attorno con sguardo assente e Gold lesse nel  volto del figlio quella che cominciava ad essere paura.

“Cosa dirà la mamma? Ci siamo persi! Ed è tutta colpa mia!”

Cominciò ad urlare il ragazzino. Gold gli si avvicinò e gli appoggiò le mani sulle spalle.

“Non dire sciocchezze Gid. Ascoltami, sono o non sono il mago più potente di tutti i reami? Torneremo a casa il più presto possibile e un giorno rideremo di questa disavventura”

Gideon abbassò lo sguardo e tirò su col naso, non ancora del tutto convinto delle parole del padre.

“Ehi, ascoltami, si sta facendo buio, dobbiamo iniziare a muoverci. Se un portale ci ha portato qui, sicuramente uno ci riporterà indietro!”

“Si ma l’ho aperto io per sbaglio il primo! E non sappiamo dove siamo! E la mamma ci cercherà! Le avevo promesso di non usare la magia!”

Gold provò tenerezza per il figlio, se solo sapesse quante volte la magia lo aveva allontanato dalla sua Belle… No, non era questo il momento, questo avrebbe demoralizzato Gideon ancora di più.

Ora era cambiato, ora aveva una famiglia da proteggere e lo avrebbe fatto a tutti i costi.

“Solo per cercare delle foglie per i compiti di scienze! Siamo finiti in quel bosco e quella cosa ha aperto un portale… Papà è tutta colpa mia!” urlò Gideon in preda al panico. Cominciarono a formarsi delle lacrime agli angoli degli occhi e si voltò dall’altra parte per non farsi vedere dal padre mentre piangeva.

Gold strinse il figlio in un abbraccio stretto ed iniziò ad accarezzargli la schiena, gesto che lo aveva sempre tranquillizzato da quando era un neonato. Sorrise contro i capelli del figlio, quello era un gesto che tranquillizzava anche la madre quando era nervosa. 

“Dobbiamo muoverci ora figliolo, non abbiamo molto tempo”

Gideon si asciugò le lacrime con la manica della maglia, prese la mano del padre ed iniziarono a camminare nel bosco.

Gold riuscì a distrarre il piccolo Gideon parlandogli di quando un tempo viveva nella foresta incantata, circondato da alberi molto simili a quelli, quando ad un certo punto entrarono in un punto della foresta che gli parve di conoscere.

“Non vorrei sbagliarmi figliolo, ma questa parte di foresta mi sembra di conoscerla molto bene… ora cercherò di capirlo con un incantesimo, non lasciarmi la mano, mi raccomando”

Gideon annuì e strinse la presa alla mano del padre.

Gold lanciò un incantesimo, un fascio di luce li avvolse e quando furono in grado di vedere qualcosa, si trovarono davanti al portone di un castello enorme. Gideon alzò lo sguardo, cercando di scorgere il più possibile di quel castello enorme, poi guardò il padre e notò che non sembrava affatto disorientato quanto prima, ora aveva uno strano sorriso disegnato sul volto.

“Papà?”

Gold scoppiò a ridere e prese Gideon tra le braccia, alzandolo da terra dalla felicità.

“Non ci crederai mai… Ti ricordi quando io e la mamma ti raccontiamo di tutte le avventure al castello oscuro?”

Gideon spalancò la bocca ed annuì, forse cominciava a capire. 

“Eccoci qui! Il castello oscuro!”

“Questo castello è tuo papà? Quello dove vivevi prima di conoscere la mamma?”

“Sì figliolo, il castello in cui ha vissuto anche la mamma per un po’, dove… Beh, lo sai…”

“Si lo so benissimo papà. Non smettete mai di guardarvi e sorridere quando me lo raccontate, ho capito.”

Gold sorrise e prese il figlio per mano ed entrarono.

“Wow papà! Questo castello è enorme! Ed è tutto tuo?”

“Nostro Gideon… Nostro… Oh quanto vorrei ci fosse anche la mamma qui con noi!”

Gideon roteò gli occhi e si avvicinò ad un portone, si voltò verso il padre per il consenso e quando vide Gold annuire, con una spinta aprì il portone.

Gideon spalancò la bocca con stupore, era forse il famoso salone dove i suoi genitori trascorrevano la maggior parte del loro tempo? Il salone in cui il padre filava e la madre leggeva? Si voltò a guardare il padre con sguardo interrogativo e vide che il padre aveva gli occhi lucidi mentre si guardava attorno estasiato.

“Immagino che qui sia…”

“Si Gideon… Quella è la finestra sotto la quale tua mamma ha perso l’equilibrio e mi è caduta tra le braccia, il filatoio si trovava lì in fondo, all’angolo, vicino al divano dove la mamma amava tanto leggere… Il caminetto, il mobile dei trofei…”

Gideon si avvicinò al padre sorridendo e lo prese per mano, comprendendo il carico emotivo che stava affrontando in quel momento.

Gold si schiarì la voce. “Comunque, avevo una stanza segreta qui, che contiene molti oggetti strani e misteriosi, ho in mente un oggetto che se mi aiuterai a far funzionare, potremmo tornare a casa stasera stessa”

Gideon annuì. “Pensi che la mamma sia già disperata?”

Gold deglutì rumorosamente, sicuramente Belle era in preda al panico al momento, dovevano sbrigarsi.

“Credo che… Credo che si sia accorta che siamo in ritardo, presto, non perdiamo tempo o finiremo entrambi in punizione!”

In pochi secondi entrarono nella stanza di cui poco prima parlava Gold e mentre Gideon si guardava attorno sbigottito, Gold iniziò a cercare qualcosa che poteva riportarli a casa.

“Gideon, mi raccomando non toccare nulla, è importante”.

Gideon annuì e continuò a guardarsi attorno. E così era questo il posto in cui il padre aveva vissuto per tantissimo tempo, il posto in cui lui e la mamma ne avevano passate tante, il luogo in cui si erano innamorati, il luogo a cui si riferivano in tutte le sue favole di quando era più piccolo.

Un sorriso gli sfuggì dalle labbra al solo pensiero del sorriso dei loro genitori quando gli parlavano di questo posto, ma anche nel vedere il padre, con i suoi vestiti impeccabili e costosi, inginocchiato per terra a rovistare tra vecchi e polverosi oggetti,

“Ha! Gideon, corri qui! Mi sa che ci siamo!” Gridò Gold ad un certo punto. Gideon raggiunse il padre e vide che aveva in mano uno strano oggetto assomigliante ad una bacchetta magica.

“Papà? Questa ci riporterà a casa dalla mamma?”

Gold annuì. “Ma… Figliolo, dovrai essere tu a portarci a casa, funziona solo con le anime pure, la magia completamente bianca…”

Gold fissò il figlio e gli sorrise, per infondergli fiducia.

“E perché non lo puoi fare tu? A volte hai la magia bianca anche tu!”

“Oh figliolo, qualche anno di magia bianca non cancella secoli di oscurità… La mia anima è ancora… beh, te l’ho spiegato tante volte…”

“Ma io non posso! La mamma… E poi non abbiamo fatto tante lezioni fino adesso, io non so se lo so fare papà…”

Gold abbassò lo sguardo e sospirò. “Va bene Gideon… Se non te la senti di farlo, passeremo la notte qui, domani mattina cercherò qualcos’ altro in grado di farci tornare a Storybrooke”

Gideon abbassò lo sguardo sulla bacchetta che il padre stava riponendo nel taschino della giacca e si ritrovò ancora più agitato di prima. Non si sentiva ancora sicuro sulla sua magia, lui e il padre si stavano esercitando da pochi mesi e solamente su piccoli incantesimi. Vedeva lo sguardo preoccupato della madre ogni volta che parlavano di magia, ma alla fine gli sorrideva e lo incitava sempre ad ascoltare il padre durante le lezioni.

Gold si rimise in piedi e con una pacca sulla spalla a Gideon, gli fece cenno di seguirlo. Dopo parecchi minuti, si ritrovano in quella che sembrava una cucina e con uno schiocco delle dita Rumple fece trovare la tavola imbandita.

“Metti sotto i denti qualcosa figliolo… Più tardi ci ripuliremo e andremo a dormire, domani mattina… Domani mattina penserò a qualcosa, te lo prometto”

Gideon cominciò a  mangiare e si accorse solo in quel momento di quanta fame avesse, quando ebbero finito, Gold si mise a riordinare, come faceva sempre a casa con Belle al suo fianco sul lavandino. Gideon comprese la tristezza del padre e gli si mise vicino, ad aiutarlo.

“Avevi una stanza grande papà?” Chiese curioso Gideon, mentre si avviavano verso la stanza.

Gold sorrise. “Beh, una stanza abbastanza grande, sì… Tuttavia, non dormivo moltissimo, l’ho usata molto poco… Quando tua madre era qui, la usavo abbastanza spesso”

“Perchè?”

“Per nascondermi da lei e da tutte le sue domande! Quello era l’unico posto in cui non mi avrebbe mai cercato!”

Gideon scoppiò a ridere e scosse la testa.

Entrarono da una porta e vide per la prima volta la stanza da letto di un castello.

“Caspita papà, è enorme! E il letto! Sono sicuro che Neal ne morirà quando glielo racconterò! Sempre a parlare dei suoi genitori nel mondo delle favole e del loro castello! Ma lui non l’hai mai visto!”

Gold sorrise e scompigliò i capelli al figlio, quando si entusiasmava per così poco, assomigliava così tanto alla madre.

Con un altro cenno di magia, rimise a posto la stanza, rendendola decente per poterci passare la notte. Si cambiarono per la notte e si sistemarono a letto. Gideon si voltò a guardare il padre, era visibilmente stanco e preoccupato, ma non smetteva di sorridergli. Gli si avvicinò e gli si rannicchiò contro, senza dire una parola. Gold allungò un braccio verso il figlio e lo abbracciò.

Gideon sapeva che il padre aveva bisogno di un abbraccio in questo momento, sicuramente stava pensando alla mamma a casa, tutta sola, disperata senza una loro notizia.

Pochi altri secondi di pensieri ed il sonno si impadronì di entrambi.

 

 

L’indomani Gold si svegliò e si ritrovò da solo, con uno scatto si alzò dal letto per cercare Gideon, ma lo trovò a pochi passi da lui che fissava la bacchetta della sera precedente.

“Ehi Gid…”

Gideon si voltò di scatto verso il padre. “Papà.. Sono pronto. Lo farò io. Insegnami.”

Gold lo guardò disorientato, cos’era cambiato da ieri sera?

“Gid, non sei costretto, davvero, posso cercare altro…”

“Lo farò. Abbiamo sprecato fin troppo tempo, potevamo tornare dalla mamma entro poche ore e non ho avuto abbastanza coraggio… Io… Mi dispiace papà…”

Gold rivide così tanto di se' stesso in suo figlio in quel momento, che non fu in grado di rispondergli immediatamente, ma scese dal letto, gli si avvicinò e lo prese tra le braccia.

“Tutto quello che devi pensare è Storybrooke, la mamma, la nostra casa, il negozio, pensa intensamente ad aprire un portale he ci riporti dalle persone che più amiamo, mi fido di te figliolo. Puoi farcela benissimo, concentrati.”

Gideon annuì, chiuse gli occhi ed iniziò a pensare alla madre, a casa loro, alla sua cameretta, al nonno… a tutto ciò a cui voleva assolutamente ritornare. Puntò la bacchetta di fronte a loro ed un potente fascio di luce generò un portale proprio di fronte a loro, prese il padre per mano e dopo uno sguardo d’intesa ci saltarono dentro. Pochi istanti dopo si trovarono nella foresta di Storybrooke, di nuovo distesi a terra, sporchi e doloranti. Si guardarono attorno e scoppiarono a ridere, Gold raggiunse il figlio e lo abbracciò forte. Ce l’aveva fatta, questa volta ce l’aveva fatta, era riuscito a non perdere un figlio tramite il portale, pensiero che lo terrorizzava a morte, per via dei trascorsi con Bae.

Si rialzarono e cercarono di rimettersi in ordine, ma poco dopo Gold e Gideon stavano correndo verso la macchina per tornare a casa dalla loro Belle.

Entrarono nel vialetto di casa e notarono che c’erano anche il furgone del nonno e la macchina dello sceriffo.

Entrarono di corsa in casa e trovarono Belle seduta sul divano con la testa tra le mani, Moe poco distante da lei, con una mano appoggiata alla spalla che cercava di consolarla. Emma fu la prima a sentire dei rumori e a voltarsi per notare i due Gold entrare di corsa.

“Gold! Gideon!” Urlò la bionda.

Belle alzò la testa di scatto e Gold potè notare dal suo viso, che non aveva smesso di piangere per un secondo.

Si bloccò alla vista dei due, finché Gideon le corse incontro e le si buttò tra le braccia, visibilmente commosso.

“Mamma! Mamma, siamo qui, siamo tornati!”

“Gideon! Oh Gideon figlio mio! Il mio meraviglioso Gideon!” Disse Belle stringendo il figlio più forte che poteva, Moe era visibilmente sollevato di vedere il nipote sano e salvo e gli appoggiò una mano sulla schiena, poi Gideon riuscì a separarsi dalla madre per abbracciare il nonno.

Belle alzò lo sguardo, ancora segnato dalle lacrime, verso Gold, si alzò lentamente dal divano e con passo traballante lo raggiunse a metà strada. Si guardarono per pochi istanti, con le lacrime agli occhi, all’improvviso Gold la prese per mano e la trascinò a se’, in un abbraccio disperato.

Belle riprese a singhiozzare tra le braccia del marito, aggrappandosi sempre più forte su di lui. 

Emma nel frattempo salutò la famiglia e si diresse nuovamente in centrale, visto che non si trattava più di un’emergenza.

 

“Dove siete stati? Cosa vi è successo? Vi ho cercati fino a notte fonda!”

Gold riprese a carezzarle il volto e la fece accomodare sulle sue ginocchia, sul divano, non poteva sopportare la sua lontananza per un momento di più. 

“Mamma è stata tutta colpa mia! Stavamo cercando le foglie per il compito di Scienze, ho trovato una cosa strana e si è aperto un portale e ci siamo finiti dentro entrambi!”

“Un portale? Nel bosco?Come? E dove siete finiti?”

Gold sorrise e prese una mano di Belle nella sua.

“Non ci crederai mai mamma! Nella foresta incantata, io e papà siamo stati al castello! Non me lo avevate descritto così bello! Nonno tu lo hai mai visto?”

Moe fece cenno di no con la testa, ancora confuso dal racconto del nipote.

“Quindi siete finiti al castello? E come siete tornati? Avete trascorso la notte lì?”

Gold annuì. “Si, ci siamo sistemati nella mia vecchia camera per la notte, poi ho trovato una vecchia bacchetta che ha aiutato Gideon a riportarci qui, è stato davvero molto in gamba” e fece l’occhiolino al figlio.

Belle si appoggiò ulteriormente al marito, sollevata per la prima volta dopo ventiquattro ore di tensione.

 

 

Poco dopo Moe salutò figlia e nipote e si diresse verso casa, Gideon corse in camera a mettersi in ordine. Non vedeva l’ora di incontrare Neal per raccontargli tutto!

“E così, i castello oscuro eh?” Chiese Belle, ancora avvinghiata al marito sul divano.

Gold annuì. “Comincio a pensare che Gideon sia in qualche maniera guidato dal suo affetto per noi, nella sua magia. Ricordi quella volta che ad appena un anno e mezzo, riuscì a teletrasportarsi al pozzo?”

Belle rise, se lo ricordava benissimo, Gold e suo padre stavano per impazzire quella sera. 

Gold smise di sorridere all’improvviso e prese delicatamente il viso della moglie tra le mani, durante quelle ore, entrambi avevano temuto di non rivedersi per un lungo tempo, il solo pensiero rese la loro separazione ancora meno accettabile.

“Oh Belle, ero al castello e tutti quei ricordi… Credo che Gideon si sia accorto già di una volta che il mio pensiero era sempre rivolto a te e a tutto quello che il castello rappresentava…” Gold sorrise ed appoggiò la fronte a quella della moglie.

Fu la stessa Belle ad annullare le distanze e a dare inizio ad un bacio inizialmente tenero e poi sempre più disperato.

“E’ stato Gideon a riportarci qui, oh è stato così coraggioso nostro figlio Belle!” Disse Gold appena si separarono per riprendere fiato.

Ancora con il volto della moglie tra le mani, le sorrise e tra un bacio e l’altro iniziò a raccontarle tutta la loro avventura, poco dopo li raggiunse anche lo stesso Gideon che aveva un milione di domande sul castello. Quella sera la passarono così, stretti sullo stesso divano, ad abbracciarsi, a ridere e a condividere tutte le storie possibili ed immaginabili sul castello oscuro. Quando si fece il momento di andare a dormire, Gideon fece una cosa che non faceva da quando era molto più piccolo, si presentò alla porta dei genitori, chiedendo loro se potessero fargli spazio. Belle sorrise e prese il figlio tra le braccia, allungando una mano per prendere quella del marito ed intrecciare le dita con le sue. 

 
   
 
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