Serie TV > Victorious
Segui la storia  |       
Autore: Son of Jericho    09/04/2017    3 recensioni
Sequel di "How can I know you, if I don't know myself?"
Sono trascorsi due anni da quando il sipario è calato sullo spettacolo alla Hollywood Arts. La vita per i ragazzi sta andando avanti, tante cose sono cambiate, e sta arrivando per tutti il momento di affrontare responsabilità, problemi e sorprese.
E mentre impareranno cosa significa crescere, si troveranno faccia a faccia con il tormento più profondo: i sentimenti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andre Harris, Beck Oliver, Cat Valentine, Jade West, Tori Vega
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Bade - Cuori tra le fiamme'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IV - iDon'tWannaRunaway

 

 

L’effetto che gli aveva fatto rivederla, dopo così tanto tempo, era esattamente quello che si aspettava. Una freddezza a mascherare l’agitazione che, era sicuro, era montata in entrambi nella stessa misura.

In fondo non poteva essere altrimenti, non aveva pensato nemmeno per un secondo che lei lo avrebbe accolto con baci e carezze, gettandosi al collo sussurrandogli quanto le fosse mancato.

Quella non sarebbe stata Sam Puckett, ed era per lei, solo per lei, che Freddie era andato a Los Angeles.

Sei tornato per restare?”, gli aveva domandato, e lui non era riuscito neanche a rispondere. Si era chiuso in un silenzio che aveva tanti significati e non ne aveva nessuno, mentre combatteva la tentazione di dirle “dipende da te”.

No, non dipendeva da lei, e Freddie lo sapeva bene. Perché cedere all’idea di viaggiare fino a Hollywood aveva significato dare uno strappo a se stesso, ammettendo che tutto quello gli era mancato più di qualsiasi altra cosa.

E ritrovarla non aveva fatto altro che aiutarlo a comprendere, una volta per tutte, quanto fosse importante per lui quel demone biondo.

Aveva avuto la conferma al bar, quando i suoi occhi avevano incrociato quelli di Sam dopo anni e chilometri di distanza: teneva ancora a lei.

Potevano essere successe tante cose, ma i sentimenti che provava non erano mutati.

Quello che non poteva sapere era cosa ci fosse sull’altra faccia della medaglia. Sam non era come lui, e immaginare quali fossero i suoi pensieri, le sue reazioni, o il rapporto che si aspettava sarebbe stato impossibile.

Forse era proprio per questo che Freddie ingenuamente continuava a focalizzarsi solo sul loro incontro, durante il quale era stato inondato dalle stesse emozioni che lo avevano tenuto lontano da lei, e che lo avevano infine trascinato di nuovo a Los Angeles.

C’erano tante domande che in quel momento rifiutava di porsi, ma che erano destinate a riaffiorare prepotentemente e prima di quanto immaginasse.

Soltanto il tempo avrebbe detto se Freddie aveva ragione o no.

 

*****

 

Tori si era presa una breve pausa a metà mattina, e aveva chiesto ad una sua collega di coprirla alla cassa per non più di dieci minuti. Aveva bisogno di una boccata d’aria. Si era appartata nell’angolino vicino al magazzino e stava facendo uno spuntino con un pezzo di schiacciata. Faceva sempre più fatica a sopportare il suo lavoro.

Sentiva ancora una certa rabbia dentro di lei, ripensando a quando era uscita dalla Hollywood Arts con un diploma in mano, ottimi voti, e i suoi sogni ancora intatti e realizzabili.

Sogni che si erano invece infranti contro la dura realtà del mondo, che non le aveva offerto mai abbastanza in relazione alle sue reali capacità. E fare la cassiera in un supermarket non poteva certo essere considerata la sua più grande aspirazione.

Ne aveva parlato spesso con Andre, Cat e Beck, tutti loro malgrado invischiati nella stessa situazione. Che fosse il periodo negativo, l’economia, l’evoluzione del mondo dello spettacolo, nessuno era riuscito a sfondare nel proprio settore.

Certo, all’inizio era stato più facile. Grazie alle notevoli raccomandazioni e, inutile negarlo, al suo bell’aspetto, era riuscita a conquistare alcuni ruoli, a teatro e in tv. Ma nonostante tutta la sua buona volontà, quei progetti si erano rivelati dei fuochi di paglia: un paio di film dagli incassi piuttosto scarsi, e una serie tv, come nel caso di Beck, cancellata dopo appena una stagione. Dopodiché, il nulla.

E allora, tra un provino e l’altro, aveva accettato il lavoro al supermarket. All’inizio lo considerava come una sistemazione temporanea, ma dopo più di dieci mesi, sinceramente, cominciava ad averne abbastanza.

L’unico lato positivo era la sua indipendenza: aveva lasciato la casa dei suoi genitori, non appena era riuscita a mettere qualche risparmio da parte, e adesso condivideva un appartamento con Andre, rimasto solo dopo che sua nonna era andata in una casa di riposo.

Il telefono prese a vibrarle in tasca. – Ciao, Andre. – rispose Tori risollevata, come se l’amico le avesse appena risolto la giornata.

E in un certo senso poteva essere proprio così. Andre iniziò a spiegarle del concorso indetto dall’azienda di bevande, del videoclip e delle sue intenzioni per realizzarlo. Tori seguì tutto questo con trasporto, le piaceva l’idea ed era convinta anche lei che potesse essere una buona opportunità.

Ad un tratto, però, la sua attenzione fu distratta da qualcosa che l’allontanò dalla telefonata. Lo sguardo cadde sulla porta d’ingresso, da cui stava entrando un ragazzo. Era alto, portava i capelli rasati e un giubbotto di pelle. Tori si accorse che anche lui stava guardando nella sua direzione.

Come se non ci fosse altro intorno, si ritrovarono a fissarsi da lontano contro la loro volontà, fino a quando lui non scomparve dietro uno scaffale, e lei sembrò svegliarsi da un sogno.

Nel frattempo Andre aveva continuato a parlare, e Tori si era persa almeno venti secondi di conversazione. – Scusami, Andre, puoi ripetere? Non prende bene qui. – tentò di rimediare.

- Dicevo che potremmo fare qualcosa di noir, magari col pianoforte. –

Tori annuì. – Certamente. -

Stava ascoltando le altre idee di Andre, quando si sentì battere sulla spalla. Si voltò, e per poco il telefono non le cadde di mano. Aveva di fronte il direttore del negozio, con la sua solita aria severa, e quel ragazzo dagli occhi color nocciola, tanto affascinanti quanto impenetrabili.

Tori ci si era già persa completamente. – Scusa, ti richiamo… - farfugliò ad Andre, quasi senza fiato, prima di riattaccare bruscamente.

Il direttore allargò il braccio verso il nuovo arrivato. – Tori, ti presento Thomas, il tuo nuovo collega. –

Tori lo accolse con un sorriso. Benvenuto, Thomas.

 

*****

 

Beck aveva raggiunto il bar per la pausa pranzo, e quel giorno ci aveva trovato solo Jade, intenta a leggere. Si era fatto coraggio, aveva preso un panino e si era seduto vicino a lei. Si erano salutati, ma non era stato niente di più di un semplice convenevole.

Erano rimasti in silenzio a lungo, scambiandosi appena qualche occhiata, quasi fossero chiusi ognuno nella propria cella di vetro.

I problemi tra loro non si erano risolti, e stavano imparando sulla loro pelle che il tempo e la volontà non bastano sempre a guarire tutte le ferite.

Erano passati quasi sei mesi dalla loro ultima rottura. Beck ripensò al periodo immediatamente successivo, a quando non riuscivano nemmeno a stare nella stessa stanza, senza che uno dei due si innervosisse e se ne andasse sbattendo la porta. Comportandosi così, stavano facendo preoccupare anche le persone a loro più care. Tori, Andre e Cat assistevano al tentativo dei loro migliori amici di distruggersi a vicenda, e non sapevano più che fare. Era come se si sentissero in dovere di scegliere tra l’uno e l’altro, e questa era l’ultima cosa che volevano fare. Sembrava impossibile anche parlare in maniera civile, tanta era la rabbia e la sofferenza che si portavano dietro.

Era servito un miracolo, per far riacquistare loro una sorta di stabilità, comunque pericolante per ogni scossa potesse passarci vicino. Avevano ricominciato a frequentare gli altri, e finalmente anche ad accettare di stare vicini.

- Credevo partecipassi anche tu al progetto di Andre. Non gli dai una mano? – fece Jade, alzando gli occhi dalla rivista.

Beck colse una punta di provocazione in quelle parole. L’espressione si fece cupa e la voce si abbassò. – Lo sai che ho lasciato quel mondo da quando è successo… quello che è successo. –

Non aveva più messo piede in un teatro da quel giorno.

Il ricordo si aggirava ancora vivido nella sua mente. La suggestione che gli aveva pervaso il corpo appena varcata la soglia per la prima volta, con la sensazione che tutto ciò che aveva intorno appartenesse a lui. Folgorato dalle luci del palco deserto, con le vertigini alla vista della sterminata distesa di sedie vuote, pronte ad essere occupate da centinaia di persone che lo avrebbero solo applaudito. Camminare tra i corridoi del backstage, sognando di poterlo fare, prima o poi, anche a Broadway.

Aveva tutte le carte in regola per essere qualcosa di grande, di veramente importante per lui e per Jade.

Non poteva però immaginare che tutto quello avrebbe portato a uno dei giorni più brutti della loro vita.

Il momento in cui avevano realizzato che le cose non potevano funzionare, e che forse non lo avrebbero mai fatto.

Nessuno dei due aveva dimenticato. Perché da allora, la parola “teatro” era sinonimo di dolore per Beck, e di tradimento per Jade.

 

*****

 

Quel pomeriggio Andre aveva chiamato Cat per parlare anche con lei del suo progetto.

Aveva in mente un paio di idee per il videoclip, ma prima di tutto doveva sapere su chi poter contare. Poteva essere praticamente certo di Tori, malgrado non gli avesse dato una vera e propria conferma, così come era sicuro che Beck stavolta non sarebbe stato dei suoi.

A Jade invece non aveva provato nemmeno a chiederlo: la riteneva un’incognita, capace magari di accettare entusiasta all’inizio, per poi mandarlo al diavolo un attimo dopo. E una scheggia impazzita era forse l’ultima cosa di cui aveva bisogno.

Quel concorso era più importante di quanto volesse ammettere agli altri.

Esattamente come nel caso di Beck e Tori, anche la carriera di Andre stentava a spiccare il volo. Dopo il diploma aveva provato a proseguire gli studi autonomamente, frequentando un corso di musica, da cui però non aveva ottenuto niente di più di un semplice attestato.

Erano seguite le prime collaborazioni con la Hollywood Arts, sotto forma di colonne sonore composte per spettacoli scolastici o motivi per le classi di musica.

Poi era arrivato il periodo, per la verità piuttosto breve, dei jingle pubblicitari. Tori era riuscita a trovargli un aggancio ad una compagnia che cercava qualcuno che componesse i motivetti per i loro spot. Ne aveva realizzati quattro, e quello poteva essere definito il punto più alto della sua carriera, fino ad ora.

Da allora, non c’era stato più niente per Andre Harris a Los Angeles. Da tre mesi a questa parte andava avanti solo grazie a lavoretti saltuari e al denaro di sua nonna. Per questo il videoclip rappresentava un’opportunità di rivalsa, e lui era quello che tra tutti ne aveva più bisogno.

Come previsto aveva dovuto rispiegare a Cat tutto da capo, prima di poterle esporre ciò a cui stava pensando.

- Potremo ambientare le scene in un locale, qualcosa tipo anni ’60, mentre uno di noi è al piano e l’altro sul palco a cantare. E intanto intorno a noi si intrecciano varie storie, che ne dici? –

- Sì, appariremo in tv! – esclamò Cat, con una reazione del tutto estemporanea.

Andre aggrottò le sopracciglia: lui era convinto di cosa aveva appena detto, ma era possibile che la sua voce suonasse diversa alle orecchie di quella ragazza ancora così stramba?

- Certo… - proseguì rassegnato. – Che ne dici, allora, ci stai? –

- Ho sempre adorato cantare! –

- Potremmo vederci. Io, te e Tori e… -

- Però un video musicale è un bel po’ di lavoro! –

Il giovane scosse la testa di fronte a quello sproloquio. – Non capisco, ci stai o no? –

Stavolta la voce della rossa si fece attendere. – Cat, mi rispondi? –

Niente, era come se stesse parlando da solo. Almeno finché, d’un tratto, Andre non cominciò a sentire del trambusto all’altro capo del telefono. Prima gli squilli di una suoneria lontana, poi una sedia mossa in fretta, e infine un tonfo sul pavimento.

Adesso ne aveva abbastanza: era già la seconda persona che gli riattaccava in faccia quel giorno. – Cat, sei ancora lì? -

Trascorsero alcuni secondi di silenzio, prima che Jade raccogliesse lo smartphone dell’amica da terra. – Andre. –

- Jade? –

- Sì. –

- Dov’è Cat? –

- E’ dovuta scappare in camera. –

- Ma perché… lasciamo perdere. – Sarebbe stato come combattere contro i famosi mulini a vento, e sentiva già un accenno di emicrania.

- Meglio per te. – evidentemente c’era qualcuno di più importante, ma non c’era bisogno che Andre lo sapesse. – Comunque, se te lo stai ancora chiedendo: la risposta è sì. -

- “Sì”, cosa? –

- Ci sta. –

- Come lo sai? –

- Lo so perché lo so. -

Andre smise di porsi troppi interrogativi e tirò un lieve sospiro di sollievo. – Ok, perfetto. –

C’era tuttavia ancora una domanda, e dovette pensarci su un po’ prima di formularla. – E tu invece, Jade… -

Un click interruppe bruscamente la comunicazione. Come non detto.

E con quella facevano tre.

 

*****

 

Sam stava trascorrendo una tranquilla serata a casa, dopo una giornata di lavoro e senza molta voglia di uscire. Erano finiti i tempi in cui Sam Puckett passava intere ore a poltrire sul divano guardando la tv e a rimpinzarsi di pollo. Adesso si rimpinzava di pollo solo durante i pasti, e aveva persino trovato un impiego nel centro città. Era nel reparto marketing di un’azienda di elettrodomestici, una posizione che lei aveva ritenuto abbastanza divertente da mantenere.

Sam stava sfogliando una rivista al tavolo della cucina, con un bicchiere di succo in mano, mentre il suo ragazzo, seduto vicino a lei, stava tentando invano di riparare il telecomando.

La bionda alzò il capo. – E’ rotto, Gabriel. Buttalo. –

– Così dovremmo restare senza tv, stasera. – sbuffò lui, accigliandosi.

- Almeno impari a non lanciarlo più durante le partite di basket. Non ti sentono dal Minnesota, lo vuoi capire? –

- Prima o poi lo faranno. –

- La prossima volta lancia la lavatrice. – si divertiva a prenderlo in giro la sua passione per la pallacanestro, senza però mai esagerare o sfociare in battute troppo cattive. Era cambiato anche quel lato di lei.

Vide che Gabriel continuava ad armeggiare con i circuiti. – Buttalo, amore. – ripeté. – Domani andiamo a ricomprarlo. –

Lui non demordeva. – Posso ripararlo. –

- No, non puoi. – E mentre lo diceva, una presenza si insinuò nei suoi pensieri, facendole sfuggire un sorriso. Forse lui l’avrebbe saputo riparare.

- Freddie è tornato in città, sai? –

Questo fu sufficiente a far staccare Gabriel dal telecomando. – Quel tuo amico di Seattle? –

Sam annuì. Ecco come Gabriel conosceva Freddie: l’amico di Seattle.

Non gli aveva mai raccontato tutta la storia, i trascorsi che avevano avuto, il passato che c’era tra loro e che si stava intrecciando di nuovo con la sua vita. Gabriel non avrebbe capito.

Era sempre stato un rapporto estremamente fragile, quello tra lei e il giovane Benson. Una volta c’era Carly a fare da collante tra quei due poli, opposti e talmente potenti da attrarsi e respingersi senza sosta. Ma da quando l’amica se n’era andata, le cose tra lei e Freddie non avevano potuto fare altro che precipitare.

E adesso, averlo lì come non fosse successo niente, come se gli anni trascorsi lontani non fossero mai esistiti, significava rimettere in discussione la loro amicizia, se poteva essere chiamata tale.

Un equilibrio nato già maledettamente complicato in origine, e che sapeva sarebbe stato ancora più difficile da mantenere. Come camminare su un filo, la cui integrità avrebbe potuto spezzarsi da un momento all’altro.

- Giusto per curiosità - fece Gabriel, – questo Freddie com’è? –

Un altro motivo per cui Sam non gli aveva rivelato tutto: se c’era un difetto in particolare in Gabriel, era la sua gelosia per chiunque gravitasse intorno a lei. E proprio perché lo conosceva, sapeva che, a torto o ragione, la presenza di Freddie avrebbe potuto scatenare la sua paranoia.

– Beh, Freddie è… - distolse lo sguardo per riflettere, ma il sorriso scappò per la seconda volta al suo controllo. – Freddie è sempre Freddie. –

 

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Victorious / Vai alla pagina dell'autore: Son of Jericho