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Autore: Dream_eyes    10/04/2017    2 recensioni
Monoma era sempre stato un grande amante della Francia.
Ne aveva da sempre apprezzato la cultura, la cucina, l’arte ed i fumetti.
Era un suo piccolo segreto, una passione che custodiva fin dalla più tenera età, tenendola nascosta da occhi indiscreti: gli altri non l’avrebbero mai potuto comprendere.
Era da sempre stato il suo più grande sogno andare a Parigi, sorseggiare un buon Cognac e leggere tutti i suoi fumetti preferiti.
Monoma era sempre stato un grande amante della Francia, ma non parlava il francese.
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{Monoma Neito x Yuuga Aoyama}
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Neito Monoma, Yuga Aoyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che sia questo l’amore?
Les enfants qui s'aiment ne sont là pour personne
Ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit
Bien plus haut que le jour
Dans l'éblouissante clarté de leur premier amour
Ore 7:34
La sveglia suonava insistentemente ormai da alcuni minuti ma dovettero scorrerne altri prima che il biondo stese pigramente il braccio da sotto le coperte verso il comodino spegnendo quell’aggeggio infernale e decidendo di alzarsi per evitare l’ennesimo ritardo a scuola con annessa strigliata da parte del professore.
 
Svogliato ed assonnato con un balzò scese velocemente dal letto stiracchiandosi per svegliare i muscoli ancora intorpiditi, velocizzando il trauma giornaliero di abbandonare il tepore invitante delle coperte; odiava doversi alzare così presto. Si avvicinò sbadigliando alla finestra dove, attraverso le tende, filtravano leggermente i raggi del sole che illuminavano la stanza gettandola in una tetra  penombra.
 
Spalancò con un gesto secco  le ante per poi sporgere fuori la testa godendosi la brezza fresca mattutina che, come fosse una tenera carezza, gli sfiorava delicatamente il viso facendolo rabbrividire. Il primo sole, non ancora caldo, brillava in un cielo blu e terso, nessuna nuvola neanche all’orizzonte; nonostante l’ora dalla strada si sentiva un chiacchiericcio continuo, mille voci diverse insieme ne formavano una che l’orecchio del biondo percepiva come un ronzio fastidioso; dall’alto le persone gli apparivano come tante formichine che facevano avanti ed indietro e per un momento si immaginò di riuscirle a schiacciare semplicemente con due dita.  
Stranamente si sentiva particolarmente positivo, non era sicuro del perché.
Sarebbe stata una giornata perfetta per distruggere i membri della classe A, per far vedere a quegli spocchiosi arroganti del cazzo come la classe B fosse nettamente superiore a loro.
Con quel pensiero nel viso di Neito si dipinse un enorme sorriso accompagnato da una risatina mentre si dirigeva in cucina per fare colazione. I suoi genitori, come al solito, erano usciti presto per lavoro lasciandogli tutto pronto sul tavolo accompagnato dal tipico bigliettino:
 
 -Ti vogliamo bene, la colazione è pronta.
Torniamo tardi, non aspettarci per cena.
Xxx da mamma e papà-


Neito era quasi sicuro che avessero delle copie infinite di quel foglietto visto che le parole di giorno in giorno erano sempre le stesse; sempre la stessa grafia frettolosa, quasi incomprensibile, come se lo scrivessero per dovere, per sentirsi dei bravi genitori, più che per dimostrare il proprio affetto al ragazzo.
Afferrò titubante il foglietto, osservandolo con amarezza, sospirò, per poi accartocciarlo e gettarlo nella spazzatura senza stare troppo a pensarci; si sedette al tavolo bevendo la tazza di latte ormai fredda per poi posarla dentro il lavello.
Non aveva bisogno di affetto o altro, poteva stare benissimo così, senza amici, senza genitori; la solitudine non lo spaventava, ormai ci era abituato. L’unica cosa che gli importava era distruggere la classe A e diventare un eroe; almeno credeva.
Dopo essersi preparato ed aver indossato la divisa scolastica prese la cartella e si diresse verso la porta finché non notò, accanto all’uscio, un piccolo pacco chiuso con del nastro adesivo. Sopra, in nero, l’enorme scritta AMAZON con accanto il logo dell’azienda.

“E questa cos’è?”

Si chiese il ragazzo, ignorando completamente di parlare da solo.Osservò per un paio di secondi il pacco, come se stesse aspettando una risposta, per poi correre verso la cucina afferrando un coltello. Ritornò velocemente alla scatola e si inginocchiò accanto, strappando il nastro adesivo tirandone fuori, con uno scatto di emozione, dei fumetti nuovi ancora imballati: Asterix, Le avventure di Tintin, Lucky Luke erano alcuni dei titoli presenti.
Si fermò un attimo per sentire il profumo della carta fresca stampata e della plastica; felice come un bambino ne prese un paio posandoli con cura dentro la cartella per poi riporre gli altri, a malincuore, all’interno della scatola.
Decise di leggerne un paio a scuola, magari durante la pausa pranzo, non voleva aspettare di tornare a casa. Controllò l’orario per poi uscire chiudendo a chiave la porta.
--
Ore 13.15
Dopo sei noiose ore di lezione finalmente la campanella era suonata segnando, con sua grande gioia, l’ora di pranzo.
Uscì velocemente dalla classe dirigendosi verso la sala mensa, senza aspettare i suoi compagni, e si sedette in disparte, in un tavolo più lontano degli altri posto strategicamente accanto all’angolo della stanza e fissando male chiunque provasse a sedersi.
Notò da lontano un altro tavolo occupato con alcuni membri della classe A, riconobbe il testone dai capelli verdi, la sua troietta ed il suo amichetto del cazzo, scosse il capo emettendo una risatina nervosa per poi tirare fuori dalla cartella il primo fumetto, non aveva tempo per mangiare. La copertina lucida, sopra disegnato un bambino con accanto un cane.
˚Les aventures de˚
Rin Tin Tin
La sèrie originale, version colorisèe, 32 èpisodes
 
Gli occhi grigi brillarono mentre apriva il fumetto con l’intenzione di leggerlo, sentiva le mani sudaticce dall’ansia  ma… era in francese. Completamente scritto in francese.
Monoma era sempre stato un grande amante della Francia.
Ne aveva da sempre apprezzato la cultura, la cucina, l’arte ed i fumetti. Era un suo piccolo segreto, una passione che custodiva fin dalla più tenera età, tenendola nascosta da occhi indiscreti: gli altri non l’avrebbero mai potuto comprendere.
Era da sempre stato il suo più grande sogno andare a Parigi, sorseggiare un buon Cognac e leggere tutti i suoi fumetti preferiti.
Monoma era sempre stato un grande amante della Francia, ma non parlava il francese.
Quei caratteri incomprensibili sembravano ballare di fronte agli occhi del ragazzo che, a furia di fissarli per provare a capirci qualcosa, avvertiva le tempie pulsare dal dolore.
 Che idiota era stato a non controllare più attentamente l’ordine, a non fare caso alla lingua. Aveva speso del denaro inutilmente e-
 
"Vous parlez français?"
 
Trillò allegramente una voce zuccherina alle sue spalle. Neito, allarmato, si voltò velocemente, cercando di nascondere il fumetto schiacciandolo contro il petto, per ritrovarsi davanti un ragazzo della sua età che lo fissava sorridendo.
Neanche il tempo di rispondere che, con tutta la tranquillità del mondo, si era seduto accanto a lui e continuava a sorridere mentre si avvicinava.
 
“Pensavo di essere l’unico a parlare francese, je suis très heureux ! Je m'appelle Aoyama, au fait.

Concluse ridacchiando il biondino mentre porgeva amichevolmente la mano. Il ragazzo nel frattempo era sbiancato leggermente ascoltando la chiacchierata veloce dell’altro, capendo ben  poco di quello che aveva detto.
 ‘Aoyama, eh?’ pensò socchiudendo lo sguardo. Non era la prima volta che sentiva quel nome ed anche  quel volto gli era familiare. Cercò di fare mente locale su chi fosse.

“Tu… sei uno dei membri della classe A!”

Il tono della sua voce apparve più aggressivo di quello che pensasse nonostante l’apparente aria pacata ed il solito sorriso, tanto che il francesino spalancò confuso gli occhi facendo un leggero cenno con la testa.

Oui oui, ma ti avevo visto solo e…  tu devi essere monsieur Monoma, non?

Sembrò riprendersi per poi continuare a sorridere ma allontanò impaurito la mano.
Monoma si chiese il motivo di quelle attenzioni, di quella cortesia e di quel sorriso da beota stampato in faccia ed arrivò velocemente ad una conclusione: quel tipo dall’apparenza ingenua ed innocua era una spia della classe A, sicuramente, doveva essere così.
 Ecco perché sapeva il suo nome! Era stato mandato dai suoi compagni per spiarlo in modo da poter conoscere i suoi punti deboli e superare definitivamente la Classe B.
Ah! Ma lui non era un idiota, avrebbe giocato d’astuzia, sarebbe stato lui quello a ricavare informazioni da quel moccioso; ghignò leggermente per poi rispondere in maniera più tranquilla.
 
“Sono io, posso fare qualcosa per te?”
 
Decise di sembrare cortese ed accaparrarsi la fiducia del francese che sorrise indicando il fumetto che il ragazzo stringeva gelosamente contro il petto.
 
Non, non, ho visto le parole in francese e pensavo potessi parlarlo.”
 
“Ho sbagliato ad ordinare, pensavo fosse giapponese, non parlo francese.”
 
Ridacchiò nervosamente sentendo il coltello entrare più a fondo nella piaga: la lurida spia sapeva dove colpire.
Aoyama emise un ‘Oh’ per poi abbassare mortificato lo sguardo aggrottando le sopracciglia mentre si mordicchiava leggermente il labbro inferiore pensieroso. Improvvisamente il suo viso si illuminò, nel senso più letterale del termine, e riprese a sorridere.
 
“Posso tradurlo io per te, anzi te lo potrei leggere! Non mi faccio mica problemi, oui oui, così sarà.”
 
Aoyama rideva ed anche Neito si trovava a ridacchiare nella maniera meno finta possibile.
La spia ci è cascata.
 
--
 
2 mesi dopo, ore 13:25
 
Neito ormai conosceva bene la sua spia.
Sapeva tutto su di lui nonostante il ragazzo, per quanto amasse vantarsi, non parlava troppo di se.
Sapeva che era nato a Parigi il 30 Maggio, che amava come lui la cucina francese ed usciva pazzo per i croissant alla crema caldi, che il suo colore preferito era il viola, che adorava tutto ciò che luccica e mille altre curiosità più o meno rilevanti su di lui.
 Ma la cosa che lo spaventava era che anche lui si era aperto con Aoyama: gli aveva raccontato della sua passione per la Francia e della sua condizione familiare.
La spia ci sapeva fare, eh? Merda, lo aveva ingannato.        
Quella spia poi era bravissima, un attore nato. Appena Monoma si metteva a parlare di cose serie smetteva immediatamente di sorridere e si fermava ad ascoltarlo con attenzione, osservandolo con fare serio ma stranamente protettivo. Appena finiva aveva sempre una parola di conforto per lui, come se gli importasse davvero, come se per qualcuno contasse qualcosa.
I due si incontravano spesso, era raro che Monoma parlasse con qualcuno che non fosse lui, ovviamente per poter indagare su Aoyama; anche dopo la scuola si vedevano qualche volta per trascorrere un pomeriggio insieme chiacchierando un po’ o per studiare francese -la spia gli aveva offerto delle lezioni gratuite, stranamente la proposta non gli era dispiaciuta; ovviamente per studiare, non per stare con il ragazzo-.
Anche se, da un paio di giorni, l’idea della spia stava iniziando a crollare miseramente; aveva osservato attentamente come la classe trattava il ragazzo e semplicemente Aoyama non stava mai con loro oppure veniva semplicemente ignorato, come se tutto ciò che dicesse valesse meno di zero.
Quando gli aveva chiesto al francese come mai non parlasse spesso con i suoi compagni il ragazzo rimase interdetto per qualche secondo per poi sorridendo rispondergli:
 
“ Tanto ci sei tu, perché parlare con altri? “
 
Quella dichiarazione lo aveva fatto arrossire come non mai e preferì non rispondere al ragazzo.
Perché gli batteva troppo velocemente il cuore?
In quel momento gli avrebbe voluto fare tante, troppe domande, ma ce ne era una in particolare che gli ronzava continuamente in testa:
“ Perché ti importa di me?”
 
--
1 settimana dopo, ore 17:46
 
L’idea della spia si era rivelata un mero fallimento frutto della sua fretta eccessiva visto che il ragazzo non sembrava essere interessato alle vicende della classe B quanto a Monoma stesso.
Ed allora perché gli importava di lui? Aveva un piano ancora più cattivo in mente?
Neito aveva provato ad allontanarlo, ma era stato tutto inutile.
Più pensava a come trattarlo male e come insultarlo più dalla sua bocca uscivano parole quasi gentili nei suoi confronti.
Doveva essere una specie di maledizione. Ne era sicuro.
 
Dopo la fine delle lezioni lui ed Aoyama erano andati in un parco vicino per riposarsi, erano entrambi seduti su una panchina più vicini di quanto Neito avesse mai potuto osare.
Il francese, stranamente in silenzio, osservava il cielo senza muoversi di un millimetro, il viso rilassato mentre canticchiava qualcosa nella sua lingua madre.
Neito lo fissava ormai da cinque minuti buoni cogliendo ogni dettaglio di lui che fino a quel momento gli era sfuggito.
I capelli color miele più lunghi dei suoi gli incorniciavano perfettamente il viso leggermente ovale, le labbra rosee e sottili dolcemente schiuse. Gli occhi di un violetto così profondo da poterci annegare circondati da lunghe ciglia bionde e-
 
“ Neito?”
 
Lo chiamò a bassa voce Aoyama voltandosi verso di lui, un espressione divertita mentre notava il  rossore sule sue guance che il ragazzo provava inutilmente a nascondere.
 
“Cosa?”
Rispose Monoma ridacchiando nervosamente, evitando di pensare come possa essere adorabile il suo lieve accento francese quando pronunciava il suo nome.
 
“Nulla.”
Ridacchiò per poi appoggiare la testa sulla sua spalla, silenziosamente, godendosi la posizione comoda socchiudendo gli occhi.
Neito spalancò i suoi confuso mentre percepiva un buon profumo di gelsomini diffondesi dentro le sue narici. Poggiò timidamente una mano intorno a lui, stringendo quel piccolo corpicino a se sentendo il cuore battere sempre più forte.
Che sia quello l’amore di cui tutti parlano?
Maledetto bastardo.
 
 
 
“Ehi…”
“Mh?”
“Usciresti con me?”
“…”
“…”
“Certamente.”
“ Odio ancora tutti i membri della classe A, sappilo.”
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Storia senza pretese su una coppietta che trovo personalmente adorabile.
Se vi è piaciuta o avete bisogno di spiegazioni fatemelo sapere con una recensione, in futuro potrei scrivere altro su di loro o su My hero accademia in generale.
Grazie per la lettura.
Baci Dream
 
Storia dedicata alla moglie ed anche a panda – lo so che li odi ma io tevebe’-
  
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