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Autore: girlmoon    10/04/2017    0 recensioni
E' il diciottesimo compleanno di Clary. Simon e Renèe, i suoi migliori amici, le organizzano una festa a sorpresa nel locale Pandemonium in città, ma tutto quella notte cambierà per le due amiche. Verità nascoste, un mondo nascosto ed invisibile agli umani. Sarà solo grazie all'aiuto di Jace, che Clary riuscirà a ritrovare sua madre; e solo grazie a Renèe, se Alec riuscirà a capire il vero valore dei sentimenti umani.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Clary Fairchild, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nel pomeriggio, Izzy mi avvisa che sua madre, Maryse Lightwood, vuole parlarmi in privato, così mi rifugio in camera per darmi una sistemata.
Sono ancora scombussolata da ciò che è successo con Alec questa mattina, ma giuro che sto mettendo tutta me stessa per dimenticarmi di quel momento. Anche se a dirla tutta mi risulta molto, molto difficile.
Lascio la stessa acconciatura e lo stesso vestito della cerimonia di oggi, sistemo solo un po’ il trucco e dopo di che mi dirigo dritta dritta al cospetto della temutissima signora Lightwood.
Busso diverse volte alla porta e lei, al quarto rintocco, finalmente decide di aprirmi e lasciarmi entrare, con impeto.
-“Ho saputo che voleva vedermi.”- accenno ad iniziare il discorso, rimanendo in piedi difronte a lei.
La donna annuisce, sembra molto tesa, ma probabilmente è solo la sua solita espressione.
Si avvicina ad un mobile in legno, apre un cassetto e tira fuori una scatolina blu.
Tutto ciò, senza proferir parola.
-“Vorrei che prendessi questo, Renèe.”- mi porge lo scatolo tra le mani ed inizio a contemplarlo leggermente stordita.
-“Cos’è?”- le chiedo, osando parlarle.
-“E’ un gioiello molto importante per me, ho deciso di regalarlo a te, per dimostrarti che ora che purtroppo Dorothea è scomparsa, potrai contare su di me in qualunque momento.”-
Le sue parole mi stupiscono, talmente tanto, da trovarci qualcosa di sospettoso.
-“Perché proprio a me, Maryse? Non capisco..”- continuo io, aprendo il coperchio e guardando il bellissimo ciondolo.
-“Perché sei una ragazza molto coraggiosa, forte e valorosa. Spero tu possa accettare questo mio regalo, perché se non lo facessi..”- si allontana, dandomi le spalle. Si avvicina ad un tavolino basso e inizia a versare del wisky in un bicchiere di vetro molto raffinato. -“Ne rimarrei ferita.”- conclude non appena finisce di versare il liquido nel recipiente, lanciandomi un veloce sguardo.
So perfettamente di non aver iniziato bene il mio rapporto con i signori Lightwood e anche se tutto questo mi lascia stranita e mi turba, butto giù la saliva in eccesso, rilasso il volto e accetto il dono.
-“Non è mia intenzione ferirti Maryse, accetto con piacere.”- sorrido leggermente, avvicinandomi a lei per darle la possibilità di agganciare la collana al mio collo.
Mi fa voltare e sorride alla vista di quel gioiello sulla mia pelle cadaverica.
-“Ti dona.. è perfetto.”- scandisce bene, con uno strano tono.
Sorrido, come a ringraziarla, per poi abbassare lo sguardo ed osservare il ciondolo.
Effettivamente è veramente stupendo, ma perché darlo a me e non…che ne so… ad Izzy?!
Lo porto più vicino agli occhi, vedendo come quei brillanti e quelle perle luccichino alla luce.
-“E’ un fiore, vero?”- le chiedo, addolcendomi.
-“Non uno come tanti, è un fiore di pesco.”-
-“Cosa sta ad indicare?”-
-“Forza, fascino..”-
Qualcuno interrompe la nostra conversazione, bussando alla porta.
-“Avanti!”- Maryse alza il volume della voce, per farsi sentire da chi la desidera.
Irrompe nella stanza Jace, ancora vestito con la camicia bianca della cerimonia.
-“Jace, come posso aiutarti?”- gli chiede la donna vedendolo strano.
Per un istante mi soffermo a guardarlo in faccia e subito dopo è come se qualcosa mi inebriasse. Come se la mente mi si fosse offuscata.
Jace sbatte le palpebre degli occhi ripetutamente, per posare il suo sguardo su di me.
Non so cosa stia succedendo, ma è strano, mi sento terribilmente a disagio.
Deglutisco a fatica, notando i suoi occhi puntati sulla pelle che va dalla clavicola al collo. Istintivamente ci poggio una mano sopra, come a coprirmi, sentendo la pelle quasi bruciare sotto il suo sguardo attento.
Al mio gesto lui serra la mascella, per poi distogliere lo sguardo e lasciarmi ritrovare la tant’attesa pace.
-“Jace!”- lo richiama Maryse.
-“N-non.. scusatemi.”- esce velocemente dalla stanza, dopo aver farfugliato qualcosa di incomprensibile, lasciandosi dietro una me stranita e Maryse confusa.
-“Che strano ragazzo!”- esordisce lei, mozzando una risata.
-“Già..”- commento poco convinta.
-“Ti lascio ai tuoi doveri, puoi andare..”-
Faccio per uscire dalla stanza e dirigermi in camera, quando mi blocca.
-“E..ti prego, non levare mai il ciondolo, è importante per me.”- mi tiene il braccio, mentre con uno sguardo strano mi fissa.
Annuisco, per poi sorridere intimorita e sgattaiolare via.
Mentre torno verso il dormitorio, sento la voce di Alec, chiamarmi, dalla stanza dove si tengono tutte le riunioni.
Lo raggiungo e noto che in quel tugurio siamo solo in tre. Io, lui e Jace.
-“Cosa succede?”- chiedo non appena metto piede oltre la soglia.
-“Ci sarà un attacco demoniaco al Pandemonium, questa notte, dobbiamo avvisare gli altri.”- mi avvisa, abbastanza allarmato.
Mi avvicino ai due, mettendomi in mezzo a loro per osservare la mappa di Brooklyn da più vicino.
Focalizzo la mia attenzione sulle strutture e i palazzi, finché la sensazione di prima, mi pervade nuovamente.
Jace mi si avvicina fin troppo, prendendomi la mano e portandola, mentre è ancora attaccata alla sua difronte a me, indicandomi il punto preciso dove si trova il locale, sotto gli occhi di Alec, che si acciglia in un istante, osservando quasi sconvolto quel gesto, quel contatto tra me e il suo parabatai.
Ruoto la testa per vedere Jace, che si era posizionato dietro di me, osservando la mappa accostandosi sul lato destro della mia faccia. Lo guardo mentre osserva attentamente la struttura della città, probabilmente elaborando un piano per agire, finché non solleva lo sguardo, scoprendomi a fissarlo.
Un respiro mi muore in gola. Forse sarà stata la sua vicinanza, forse lo sguardo magnetico dei suoi occhi così diversi quanto affascinanti; che emetto un impercettibile sibilo, sentendo il cuore iniziare a galoppare all’interno del petto, quasi pronto ad esplodere.
Alec deve essersene reso conto, perché finge un colpo di tosse, che ci fa dividere immediatamente.
Jace esce dalla stanza, lasciandomi sola, in compagnia del mio spietatissimo carnefice.
-“Che cos’era quello?”- mi chiede, con un tono misto tra lo schifato e il divertito, rimanendo accigliato, senza però guardarmi negli occhi, ma fingendosi occupato.
-“Quello cosa?”- gli chiedo, temendo il peggio.
Mi lancia un’occhiataccia terribile, che mi ghiaccia il sangue nelle vene in due secondi.
Solleva le sopracciglia, come a chiedermi se gliel’avessi chiesto sul serio.
-“Niente, non era niente.”- rispondo a fatica.
-“Andiamo Renèe, sul serio? Ti basta così poco per cadere ai piedi di un ragazzo?”- sento dell’amarezza e del disprezzo nella sua voce.
-“Non sono caduta ai piedi di Jace!”- rispondo inviperita, difendendomi.
-“Si, certo..”- borbotta, per poi sbattere una mano sul tavolo e mettersi difronte a me. –“Cos’è successo tra di voi?”- sembra arrabbiato, ma non ne capisco il motivo.
-“Cosa? Alec ti prego, non iniziare, non mi va di discutere.”-
-“Rispondimi e questa conversazione durerà meno di quanto pensi.”-
-“Cosa vuoi che ti dica? Non è successo nulla!”-
-“E quella cosa di prima la chiameresti nulla?”-
-“Non capisco a cosa ti riferisci, mi ha solo indicato il pandemonium sulla mappa.”-
-“A parte quello, tu.”-
-“Io cosa?”-
-“Hai iniziato a tremare non appena ti si è avvicinato, quando ti ha messo gli occhi addosso.”-
-“Cosa vorresti insinuare, Alec?!”- gli chiedo stizzita.
-“Ti piace Jace, non è così?”- mi chiede, incrociando le braccia al petto e annuendo.
-“Come osi anche solo pensare una cosa del genere?”-
-“Perché è quello che sembra da come ti comporti non appena ti sfiora.”-
-“Tu sembri più geloso ché stranito, a dire la verità.”-
-“Geloso? Non farmi ridere Renèe..”-
-“E’ proprio così, ho ragione!”-
-“Non me ne potrebbe fregare  meno di te, sul serio.”- dice con tono serio, mettendo su una faccia inespressiva.
Scoppio a ridere, vedendolo guardarmi malissimo.
-“D’accordo, quindi se adesso facessi questo..”- porto le sue mani dietro la mia schiena e aggancio le mie dietro il suo collo, sollevandomi leggermente sulle punte per cercare di stargli più vicina.
Lui indietreggia, senza però mollarmi, finendo per sbattere su un armadietto grigio.
-“Non hai vie di fuga, se non ammettere che ho ragione. Solo a quel punto ti lascerò andare.”- gli dico a pochi centimetri dal suo viso, con tono vendicativo.
Lui solleva gli occhi al cielo, deglutendo freneticamente.
-“Sei così carino quando ti fingi indifferente.”- rido alle mie stesse parole, vedendolo in difficoltà. Di nuovo.
-“Forse ti deluderà, ma la tua vicinanza non mi provoca nulla.”- ribatte con difficoltà, tornando a guardarmi.
-“Allora respingimi, forza!”- dico con espressione ovvia, facendo spallucce.
Lui sbuffa rumorosamente, voltando la testa, per evitare il mio sguardo.
Lo afferro per la mascella e lo costringo a guardarmi. –“Ho detto, respingimi.”- insisto duramente.
Scuote la testa, proprio come immaginavo. Ha un sorriso affranto stampato in faccia, che svanisce non appena cerca di avvicinarsi maggiormente alle mie labbra.
Noto questo suo movimento improvviso, non credevo che cercasse sul serio di baciarmi. Mi faccio indietro con il busto, non aspettandomi quel suo gesto, rimanendo però attaccata al suo corpo.
Porto due dita sulle sue labbra, per evitare che tocchino le mie, e con l’altro braccio rimango ancorata al suo collo.
-“Non rovinare tutto..”- bisbiglio poggiando la mia fronte sulla sua.
Lui abbassa lo sguardo, annuendo, per poi lasciare la presa sul mio corpo e uscire in fretta dalla stanza.
Mi sento le ossa spezzate, non so cosa mi sia preso.
Perché l’ho sfidato, portandolo a cedere? Perché adesso Jace è così strano? Perché mi sembra di aver ferito Alec?
Lascio i miei pensieri turbarmi ancora per un po’, mentre cerco di sfogarmi disegnando e scarabocchiando sul diario, in camera, per poi fare una bella doccia rilassante prima di uscire in missione.
Izzy, che ha fatto una capatina in camera mentre mi preparavo ha già sistemato i vestiti che dovrò indossare sul letto: un tubino nero stretto, un chiodo di pelle bordeaux e dei tacchi vertiginosi.
C’abbino anche il trucco mettendo un rossetto rosso molto scuro, e tonnellate di mascara.
I capelli li lascio al naturale, ondulati, anche perché rischierei di arrivare tardi al punto di incontro.
Prima di uscire dalla stanza, lego la collana che mi ha regalato Jocelyn intorno al mio collo e subito dopo lascio la stanza.
Mi dirigo a passo svelto verso l’uscita dell’istituto, dopo aver recuperato le mie armi.
-“Avresti potuto aspettare dentro, non credi?”- la voce improvvisa di Jace, quasi mi spaventa.
-“Jace.. che ci fai qui?”-
-“Alec mi ha detto che vieni sempre qui fuori quando hai bisogno di stare sola.”- mi si avvicina, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-“Alec?”- gli chiedo con un tono di delusione.
Lui si limita ad annuire.
-“Jace che ci sta succedendo?”- gli chiedo improvvisamente, cercando chiarezza a quella strana situazione.
-“Sento di doverti stare vicino come mai prima d’ora. E’ anche colpa mia se Dorothea è morta e non smetterò mai di chiederti scusa per questo.”-
-“Jace, ascoltami. Tu non hai nessuna colpa, è chiaro? Accetto che mi voglia stare vicino, ma non usare come scusa la morte di Dot, ti prego.”- lo scongiuro, guardandolo supplichevole.
-“Non è una scusa, Renèe..”- mi accarezza la guancia lentamente, facendomi trasalire e provocandomi degli insoliti e stranissimi brividi lungo tutta la schiena.
Tutto questo è sconvolgente. Come abbiamo potuto passare da un rapporto di puro odio ad uno similissimo a quello che ho con Alec? Mi esplode la testa, com’è possibile tutto questo? Come posso stare ai suoi giochetti sapendo che Clary è innamorata di lui, o anche solo ricordandomi di ciò che stava per succedere con Alec a pomeriggio?
Queste mille domande mi occupano la mente in pochissimi secondi e per un istante penso di dovermi allontanare dal biondo, ma qualcosa di cui non conosco neppure l’entità mi costringe a rimanere vicino a lui.
-“Sei bellissima stasera.”- dice a voce bassa, probabilmente per paura che qualcuno oltre a me possa sentirlo.
Sgrano gli occhi, incredula, iniziandomi a domandare come sia possibile che Jace Wayland mi abbia detto una cosa del genere.
Le parole mi muoiono in bocca, così come la voglia di respingerlo per non far soffrire nessuno. Vedo che punta il suo sguardo sulle mie labbra, facendomi ribollire il sangue. Inizio a respirare freneticamente, già pensando a cosa potrà succedere nei prossimi secondi.
Sta per posare le sue labbra sulle mie, quando i fratelli Lightwood lo interrompono.
-“Jace, Renèe, dob..”- Izzy si ferma subito, assistendo alla scena.
Alec mi guarda deluso e questo mi fa sentire uno schifo, per poi lanciare uno sguardo di sfida a Jace, che accorgendosene, sposta lentamente la sua mano dalla mia guancia alla spalla destra, per poi allontanarsi gradualmente.
-“Che sta succedendo qui?”- ci chiede Isabelle con stupore nella voce, facendo risuonare la sua frase anche come un rimprovero.
Abbasso lo sguardo, oltrepassandoli e rientrando nell’istituto, mordendomi le labbra per la terribile figura.
Clary ci raggiunge e finalmente decidiamo di recarci nel locale.
Il tragitto è fin troppo silenzioso: Izzy sembra scioccata, Jace sembra far finta di nulla, a parte quando a volte parla con Clary e mi lancia occhiatine, mentre Alec mi ignora del tutto; e credo sia la cosa che mi fa più male.
Giunti al pandemonium ci dividiamo: io e Izzy, Jace e Clary e Alec da solo.
Mentre ci guardiamo intorno, fingendo e comportandoci da perfette umane, Isabelle mi inizia a fare domande riguardo poco fa.
-“Renèe cosa stavate facendo tu e Jace lì fuori?”-
-“Izzy ti prego, non anche tu, non lo so. Io non vorrei che Jace mi stesse così vicino, ma è da questa mattina che si comporta in un modo strano.”-
-“Come sarebbe a dire?”- mi chiede sospettosa.
-“Non so, ero da tua madre lui è entrato e mi ha puntato gli occhi sopra, a pomeriggio mi ha preso la mano davanti ad Alec ed ho avuto una reazione che non mi sarei aspettata di avere al suo tocco.”-
-“Davanti ad Alec?”- mi chiede sconcertata.
-“Izzy non so che sta succedendo, ho paura di ferire chi mi sta intorno in questo modo. A partire da Clary, poi Jace stesso, Alec, me!”-
-“Risolveremo tutto, ti aiuterò io.”- mi sorride dolcemente, consolandomi.
Il suo sorriso svanisce non appena vede il ciondolo al mio collo.
-“E questo?”- mi chiede, accigliandosi.
-“E’ un regalo che mi ha fatto tua madre questa mattina. E’ un fiore di pesco, bello, vero?”-
-“S-si, bello.”- è poco convinta e la vedo particolarmente turbata mentre osserva il gioiello.
Sentiamo delle urla provenire da una stanza abbastanza isolata rispetto alla pista da ballo e così ci dirigiamo sospettose verso quella direzione.
Jace e Alec sono stati atterrati da un gruppo di demoni, sono salvi, ma indolenziti.
-“Non ti avvicinare..”- corro verso quella creatura, che si avvicina sempre di più a Clary, sfoderando la spada angelica. –“..alla mia amica!”- grido a denti stretti, uccidendo il demone per difendere la rossa.
I due ragazzi si alzano e nel giro di pochi minuti, riusciamo a liberarci dei tre demoni che ci stavano per far fuori.
-“Siete tutti interi?”-chiede Isabelle, non appena l’ultimo demone viene fatto fuori da Clary.
-“Più o meno, si.”- mi lamento, osservando un graffio profondo procuratomi da una di quelle mostruose creature.
-“Fa vedere.”- Jace mi si avvicina, facendo insospettire Clary e facendo calare il silenzio nell’intera stanza.
Noto il volto teso della mia migliore amica, così mi faccio forza e controvoglia allontano il ragazzo difronte a me.
-“Jace non ora.”- bisbiglio. Alle mie parole lui lancia uno sguardo a Clary, che ci osserva quasi terrorizzata, poi annuisce e mi lascia un bacio sulla fronte.
Usciamo dal locale e per tutta la strada di ritorno la tensione è palpabile.
Rientriamo nell’istituto e non appena tutti sono nelle proprie camere, qualcuno bussa alla mia porta.
Infilo velocemente dei leggins ed una maglietta lunga grigia, che uso come pigiama, per poi andare ad aprire.
La figura di Jace mi si presenta davanti agli occhi, poggiata allo stipite della porta.
-“Jace, è tardi, cosa ti serve?”- gli chiedo, strofinandomi gli occhi.
-“Tu, mi servi tu.”- dice velocemente, per poi afferrarmi per il braccio e portarmi fuori dalla stanza.
Mi trascina fino fuori la camera di Alec.
-“Che ci facciamo qui?”- gli chiedo stranita.
Lui bussa forte sulla porta, che si apre dopo pochi secondi.
La faccia di Alec è un misto di emozioni contrastanti non appena ci vede.
-“Che volete?”- ci chiede con freddezza.
Jace mi spinge dentro la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
-“Mi spiegate perché avete invaso camera mia a quest’ora della notte?”- aggiunge scocciato.
-“Voglio che tu mi dica cosa provi per lei.”- gli ordina Jace, con serietà.
-“Che cosa? No, Jace,no!”- intervengo, sentendomi in trappola.
-“Come sarebbe a dire.. non essere patetico Jace.”- lo sguardo di Alec è a dir poco schifato.
-“Alec, non te lo ripeterò un’altra volta. Dimmi cosa provi per lei.”- insiste il biondo.
Mi sento in estremo disagio, considerando poi quest’inaspettata domanda.
-“Cosa ti interessa?”- gli chiede arrabbiato.
-“Dimmelo e basta!”- urla il biondo, facendomi tremare dalla paura.
-“Jace smettila, ti prego.”- lo scongiuro, mettendomi in mezzo fra i due.
Jace mi azzittisce, afferrandomi per le spalle con prepotenza e azzerando la distanza che c’era tra noi davanti agli occhi del suo parabatai.
Rimango immobile, sentendo delle emozioni contrastanti impadronirsi di me: la voglia di allontanarlo immediatamente e la voglia di lasciarlo continuare.
Si stacca con impeto dalle mie labbra, osservando Alec negli occhi.
-“Allora? Come ti senti Alec: ferito, deluso?”- gli chiede il biondo.
Alec è incazzato nero, gli si legge in faccia. Con due passi ci raggiunge e ci divide, tira un pugno a Jace per poi occuparsi di me.
Stringo gli occhi, convinta che mi voglia colpire proprio come ha fatto con il suo amico.
-“Vattene.”- bisbiglia e alle sue parole riapro gli occhi, non credendo alle sue parole.
-“Cosa? No Alec, posso..”-non mi fa neppure finire.
-“Esci da questa camera e sparisci dalla mia vita, ti prego.”- il suo tono di voce è carico di rabbia, disprezzo e dispiacere.
Gli occhi mi si riempiono in due secondi di lacrime. Non posso crederci che lo abbia realmente detto.
Cerco di obiettare, ma le parole non escono dalla bocca, così annuisco e mi rifugio in camera, sotto le coperte del mio letto, mentre ancora tremo per quelle terribili parole.
   
 
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