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Autore: iker     10/04/2017    6 recensioni
La storia di un giovane uomo che è stato costretto a fare qualcosa che non era mai stato il suo sogno: il medico. Leggerete del suo tormento e del suo disgusto. Vi chiedo un favore: leggete e commentate, che siano recensioni positive o negative non è importante, ogni recensione è utile per migliorarsi e per crescere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella mia grande casa, seduto al altrettanto grande tavolo del salone, sorseggio il primo caffè della giornata. Anche questa mattina tutto è perfetto. Tutte le mattine della mia vita sono sempre state perfette.

“ Dottore, tra mezz'ora l’aspettano all'ospedale”

Annuisco alla mia cameriera e mi alzo per dirigermi all'ospedale.

Il mio grande e nuovissimo ospedale.

Fare il medico non è mai stato il mio più grande sogno.

Ho ancora un ricordo nitido della mia prima esperienza medica. Avevo sei anni quando vidi per la prima volta mio padre ricucire il braccio della mia piccola sorellina. Ricordo le lacrime silenziose di mia sorella, la mano di mio padre che si muoveva veloce e senza remore e io che tenevo una mano piccola e tremante, costretto a guardare, pronto quasi per dare di stomaco.

Per non parlare del sangue. Svenivo ogni volta che vedevo anche una piccola goccia di sangue.

Ma non potevo venire meno alla tradizione.

Non sei libero di inseguire i tuoi sogni quando tuo padre è medico, e così il padre di tuo padre e ancora il padre del padre di tuo padre.

E non importa che tu non senta nessunissima passione per la medicina, non importa che dentro le tue vene non scorra il fuoco sacro della medicina e non importa neanche che qualche volta, quando vedi un po' di sangue in più, tu ti senta ancora quel piccolo bambino pronto a svenire o dare di stomaco.

Non importa, lo supererai.

Non importa, ti passerà.

A mio padre interessava solo che diventassi medico. Il resto non aveva importanza. Dovevo diventare medico e dovevo diventarlo al più presto.

"Guai se non superi l'esame" un pugno allo stomaco

"Guai se mi dovrò vergognare di te" un altro pugno allo stomaco

e soprattutto "Non voglio mai più vedere quella dannatissima macchina fotografica"

Il colpo più forte che abbia mai ricevuto. Dritto al cuore.

Qualsiasi tentazione si fosse posta tra me e la sua ambizione di fare di me un medico doveva essere eliminata.

Anche quella dannatissima macchina fotografica che mi aveva regalato proprio lui per il mio tredicesimo compleanno. La mia amatissima macchina fotografica. Non l'ho più rivista dal giorno in cui iniziai l'università di medicina. Ancora oggi mi chiedo dove l'abbia messa.

L'ho odiato.

Ho odiato lui e la sua aspirazione perché mi hanno distrutto pezzo per pezzo. Mi hanno distrutto, poi hanno ripreso in mano i pezzi e hanno fatto di me un medico.

Oggi, infatti, sono un medico. Il più caro e famoso cardiologo della città. E tutto questo grazie a mio padre.

Mi capita ancora di incontrare quel ragazzino impressionato dal sangue.

Lo vedo allo specchio quando mi sistemo la cravatta prima di raggiungere l’ospedale, cammina al mio fianco lungo i corridoi del reparto, gioca a calcio con una pallina fatta con il mio ennesimo elettrocardiogramma.

Lo vedo, con i suoi occhi pieni di sogni, guardarmi disgustato.

Non ho mai tradito mio padre.

Non ho mai tradito il padre di mio padre.

Ma ho tradito lui.

Certe volte sono occhi giovani a guardarmi disgustati.

Altre volte, le volte peggiori, sono i miei stessi occhi a guardarmi disgustati.

Occhi stanchi e delineati da occhiaie profonde.

Poi prendo il camice, lo indosso e volto le spalle.

A me, ai miei sogni, ai miei piccoli pezzi di anima. Io sono pronto. Pronto ad iniziare un’altra bellissima giornata nella mia bellissima vita.

Io sono un medico.


 

  
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