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Autore: rocchi68    10/04/2017    2 recensioni
Lui aveva sempre creduto che quello fosse il suo mondo.
Che tutto fosse destinato a rimanere com'era, senza possibilità di rifiuto.
Quell'ennesimo anno universitario non sarebbe stato poi troppo diverso dagli altri.
Rivisitazione di una mia vecchia storia già pubblicata e che ho migliorato.
Spero.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Scott per oltre 3 mesi aveva provato, anche con l’aiuto dei nonni, a riavvicinarsi a Dawn, fallendo puntualmente.
Quando era scappata dal suo appartamento, aveva intuito che non sarebbe mai tornata indietro e che sarebbe stato costretto a lottare per ottenere il suo perdono.
Tuttavia in questo periodo aveva collezionato solo fallimenti.
A scuola veniva ignorato o evitato il più possibile, senza mai riuscire a superare quella situazione orribile.
Aveva pure provato con la stessa tecnica della volta precedente, ma Dawn, immaginandosi una simile mossa, si faceva sempre accompagnare da qualcuno.
Non andava meglio nemmeno andava a visitare ogni pomeriggio la casa dove era ospitata.
Puntualmente si scontrava con la sua assenza e usciva poco dopo con testa bassa e coda tra le gambe.
E ogni volta le scuse erano le solite.
Non aveva mai tempo per un saluto.
Era sempre fuori con i suoi amici, oppure troppo impegnata nello studio per uscire dalla sua stanza.
Talvolta faceva intendere ai nonni di Scott che non voleva vedere nessuno e che in cima alla lista delle esclusioni vi era proprio il loro nipote.
L’unica cosa che consolava il rosso era sapere che non stava con Beverly, anche se la gelosia che provava, lo spingeva a credere che ogni ragazzo della scuola che frequentavano fosse, in realtà, un suo rivale in amore.
Stanca di quella situazione la nonna del rosso aveva deciso di risolvere la situazione.
Anche perché Scott non era l’unico a soffrire.
La stessa Dawn era distante, infelice e scostante.
E per questo la donna aveva deciso di metterci lo zampino.
Tutto si sarebbe risolto durante la festa che la ragazza avrebbe organizzato e poco le importava che suo nipote non fosse stato invitato.
Tanto alla fine, anche sotto minacce della loro ospite, lei aveva rivelato la verità a Scott, come se non sapesse che lui si sarebbe presentato comunque.
Il rosso era pronto a tutto per risolvere le cose con Dawn.
Se poi lei si fosse offesa e l’avesse messa sul piano delle chiacchiere, lui avrebbe ribattuto, affermando che era passato solo per caso.
Era una stupida fatalità se lui aveva scelto di far visita ai suoi nonni proprio nel giorno della festa che lei aveva organizzato.
Solo una sciocca fatalità che lui fosse vestito decentemente.
E solo una sciocca fatalità che lui si presentasse proprio alle 16 in punto.
Non lo faceva di certo per essere minacciato o che altro.
Lui non era diventato masochista in questo.
Lui voleva farsi perdonare.
Perché in quello stupido pomeriggio di qualche settimana prima, lui aveva sbagliato in pieno.
Aveva frainteso la sua domanda, aspettandosi altro e la sua risposta, vincolata alla sua sensazione iniziale, l’aveva fatta infuriare.
E lei era tornata a utilizzare quella stramaledetta tecnica che aveva sfruttato quando Courtney l’aveva minacciata.
Per un po’ Scott aveva creduto che cercasse di farsi desiderare, ma poi aveva notato che lei non si avvicinava in alcun modo per stuzzicarlo.
E quando cercava di parlarle e di scusarsi, lei se la svignava spaventata.
Il rosso però non avrebbe rinunciato a farle sapere la verità.
Se poi non fosse riuscito a convincerla, avrebbe lasciato perdere e avrebbe cercato altrove la felicità di cui aveva bisogno.
Si presentò quel pomeriggio, salutando i suoi anziani parenti e cercando con lo sguardo la festeggiata.
La torta era già stata mangiata e i regali tutti aperti.
Quelli ancora presenti stavano parlando tra loro, ma lei era assente.
Scott intuì che quello era il momento adatto per sistemare le cose e, infatti, salì le scale, avviandosi verso la sua stanza.
Silenzioso e inesorabile giunse sul pianerottolo e vide suo cugino Beverly alzare la mano verso qualcosa.
Nascosta dal fisico possente del ragazzo, vi era Dawn, che tremava come una foglia.
Probabilmente era stata notata da Beverly, che l’aveva seguita e che voleva approfittarsi di quel momento per rovinarle la vita.
Era quasi sul punto di colpirla che Scott bloccò le sue intenzioni, torcendogli il braccio e frapponendosi tra loro.
Con sguardo demoniaco rivolse la sua attenzione verso il cugino che tanto detestava.
“Vattene.” Gli ordinò con decisione, facendolo trasalire.
Beverly, dinanzi a quel cambiamento repentino, ritornò sui suoi passi e si dileguò.
Il rosso non aveva la certezza che tutto si fosse risolto, ma qualora quell’idiota avesse avuto intenzione di picchiare Dawn, allora lui avrebbe svuotato il sacco.
E se lui non sembrava capace di picchiare qualcuno, allora avrebbe delegato sua nonna che avrebbe agito a modo suo.
Nel pensare a ciò, si ritrovò a sorridere come uno stupido e si voltò verso la ragazza.
“Stai bene?” Le chiese.
“Scott.”
“Sono un vero idiota.” Borbottò il rosso, stringendola a sé, cercando di calmarla e di rallentare il suo tremolio.
“Ti avevo detto di non venire.”
“Tu hai sempre sperato il contrario.”
“Io…”
“So che sei ancora arrabbiata per quello che ti ho detto, ma ti giuro che ho frainteso ciò che volevi chiedermi.”
“Come?” Chiese, riuscendo a staccarsi da lui e invitandolo a entrare nella sua camera.
Quella era la prima volta che metteva piede nella sua ex stanza.
Conoscendo la casa dei nonni sapeva bene che Dawn era destinata alla sua vecchia tana e in fin dei conti ci sperava davvero tanto.
Dopotutto, da quando aveva chiuso quella porta erano passati alcuni anni, prima che qualcuno ne varcasse l’uscio con l’intento di farci qualcosa.
Aveva notato che i suoi pochi poster erano stati staccati e che alcuni suoi dvd erano stati spostati su un’altra mensola.
Inoltre i pochi libri delle superiori erano stati tolti dalla scrivania, anche se per il resto tutto era ancora al suo posto.
La foto sul comodino era rimasta lì, nonostante la ragazza potesse toglierla.
Perfino parte del suo disordine nel mobiletto dei libri era rimasto intatto.
In tutto ciò Scott sentì d’essere tornato indietro nel tempo, quando da bambino si rinchiudeva nel suo mondo.
Ora però quel suo mondo apparteneva a Dawn e mai scelta poteva essere più adatta, secondo la sua modesta opinione.
Dopo aver studiato la sua vecchia stanza per quasi un minuto, si adagiò pigramente sull’unica sedia presente, mentre Dawn si sistemò sopra il letto.
“Sembra più grande rispetto a quando ci vivevo.”
“Mi dispiace, Scott.”
“Non è mai stata colpa tua, Dawn.” Soffiò il giovane, stiracchiandosi appena.
“Non è vero.”
“Io sono un incapace che non sa riconoscere ciò che possiede, fino a quando non perde tutto.”
“Tu…”
“Quella sera, quando ti ho pregato di accompagnarmi, mi hai chiesto se quel bacio facesse parte di un mio piano.”
“Non lo era?” Domandò lei, studiandone la reazione.
“Certo che no.”
“Tu però hai detto…”
“Ho detto il contrario, come solo un idiota potrebbe fare.”
“Perché?”
“Non ho ascoltato con attenzione la tua domanda e di questa cosa me ne sono pentito amaramente in queste settimane.”
“Mi hai ignorato?” Chiese, facendolo negare appena.
“Credevo, senza volerlo, che mi chiedessi se ero felice d’essermi liberato di Courtney e invece ci sono cascato.”
“Tu non eri felice della realizzazione del tuo piano.” Si stupì la giovane, facendolo ridacchiare.
“Come potevo?”
“Tu…”
“Dawn tu non sei mai stata una parte del mio piano.”
“Però…”
“Credevo saresti stata tutto il mio piano, ma sei scappata prima che potessi dirtelo.”
“Scusami.”
“Ero così felice d’essere libero che non ho nemmeno ascoltato la tua domanda.”
“Credevo mi avessi preso in giro.”
“Come potrei ingannarti?” Chiese, rialzandosi e avvicinandosi a lei.
“Sono una stupida.”
“Sono passato oggi solo con l’intento di chiederti scusa.”
“E ti ho mostrato una volta di più d’essere incapace di farmi valere.” Sbuffò lei, sconsolata, ripensando a Beverly.
“Mio cugino è un disgraziato.”
“Io…”
“Tu lo ami?” Chiese nuovamente il rosso, risvegliandola e facendola sussultare.
“Me l’hai già chiesto.”
“Eri ancora una ragazzina e le persone cambiano spesso idea.” Ghignò, cercando di risollevarle il morale.
“Ora siamo pari come età.”
“Sei alla pari di un 24enne scapestrato.” Sorrise, facendola ridere nuovamente.
“E sconsiderato.” Aggiunse lei.
“Comunque non mi hai risposto.”
“Mi dispiace per te, ma io non sono mai stata interessata a Beverly.”
“Perché dovrebbe dispiacermi?”
“Non lo so, ma mi sembrava divertente dirlo.”
“Comunque non ti ho ancora dato il mio regalo.” Sbuffò il rosso, invitandola a rimettersi in piedi.
“Non importa.”
“Se mi segui, ti piacerà.” Riprese Scott, uscendo dalla sua stanza e sperando che lei facesse come aveva consigliato.
 
Fu nel scendere lentamente le scale che ebbe la sicurezza d’averla incuriosita.
Ora però veniva la parte difficile.
Dovevano sgusciare fuori da quella casa circondata da matti senza farsi notare da nessuno.
Sarebbe stato semplice se non si fosse trattato della festeggiata e di uno che sfociava una zazzera rossa.
Tuttavia con fatica e con l’aiuto di suo nonno, Scott e Dawn erano riusciti a svignarsela.
I due per i primi minuti restarono vicini e in silenzio.
Entrambi si chiedevano a cosa pensasse l’altro, senza sapere la verità.
Scott non vedeva l’ora di rendere felice la giovane, mentre quest’ultima si chiedeva cosa cercasse di nascondere.
“Spero ti piaccia.” Borbottò lui a un certo punto, sfiorando con la sua mano quella della ragazza.
“Ti sei impegnato tanto?”
“Abbastanza.”
“Spero solo non sia uno scherzo.”
“Affatto.” Riprese, giungendo davanti alla porta del suo condominio.
“Che ci facciamo a casa tua?” Chiese lei, salendo le scale.
“Ho dimenticato il tuo regalo.”
“Non raccontare bugie.”
“Puoi aspettare qualche secondo?” Domandò lui, cercando di calmare la sua curiosità.
“Io…”
“Non è una cosa tanto semplice.” Sbuffò, facendola entrare e chiudendo la porta alle loro spalle.
“Mi vuoi spiegare cosa nascondi?”
“Io non sono mai stato bravo con le parole.”
“Provaci comunque.”
“Io sono pieno di difetti e non riuscirò mai a risolverli da solo.”
“Non dire così.”
“Per quanto mi sforzi, non sono così bravo a rendere felice una persona, anche se spesso m’impegno al massimo.”
“Non ti stai descrivendo molto bene.” Lo punzecchiò, facendolo sorridere.
“Dawn io…”
“Che cos’hai?” Le chiese la giovane con sguardo amorevole, avvicinandosi appena.
“Io…”
“Mi stai facendo preoccupare.”
“Dawn, io ti darò metà della mia felicità, se tu mi darai metà della tua.” Tentò, arrossendo vistosamente.
Fu nel sentire quella strana promessa che Dawn sorrise.
Per un attimo aveva creduto che lui stesse scherzando, ma vedendolo serio si era convinta della bontà delle sue parole.
“Io non voglio la metà perché sono pronta a darti tutta la mia felicità.” Ribatté, arrossendo e stringendosi a lui.
“Vuoi venire a vivere qui con me?” Chiese il rosso, facendosi coraggio.
“E me lo chiedi?”
“Non sono un tipo semplice e potrei farti arrabbiare spesso.”
“Ed io potrei farti preoccupare senza motivo.”
“Se non mi preoccupo della ragazza che amo, sarei un idiota.” Riprese, baciandola delicatamente.
“Comunque…” Ricominciò la giovane, dopo essersi staccata dal suo ragazzo.
“Sì?”
“Sto ancora aspettando il mio regalo.” Sorrise, facendo ghignare il rosso che non sapendo come rispondere, la baciò nuovamente.
“È questo il tuo regalo.”
“Il migliore che abbia mai ricevuto.” Ammise, abbracciandolo e sentendosi finalmente in pace.
Con quello che avevano vissuto, il convivere era l’unica possibilità per crearsi una vita tranquilla e senza fraintendimenti.
Dopotutto entrambi avevano qualcosa di cui essere gelosi.
Scott, nemmeno con Courtney, aveva mai conosciuto la gelosia, ma da quando era comparsa Dawn e non stavano ancora insieme, lui non aveva passato giorno senza chiedersi come potesse stare senza di lei.
Allo stesso modo Dawn non l’avrebbe abbandonato.
Aveva sofferto tantissimo in quelle settimane e non avrebbe più abusato della poca felicità che gli era rimasta.
Avrebbero cercato di alimentare i sentimenti della rispettiva metà con la massima attenzione e senza dare più nulla per scontato.



Angolo autore:

La fine finalmente.
Non sono riuscito a seminare zizzania anche qui e Ryuk ha vinto.

Ryuk: Ricorda che la prossima volta tocca a te.

Giovedì.
Se ho voglia.

Ryuk: io sono davvero euforico.

Peggio delle pubblicità su pc.

Ryuk: Ringrazio quelli che hanno letto, recensito e che hanno lasciato consigli.
Alla prossima!
   
 
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