Videogiochi > Undertale
Segui la storia  |       
Autore: Sameko    10/04/2017    1 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 16: Rivelazione
 
 



Al mattino appena sveglia, ciò che la aveva accolta appena aver aperto gli occhi ed essersi stiracchiata per bene, era stata la vista di un Sans che – per qualche ragione a lei non nota? – era scomodamente appollaiato su una delle sedie della cucina vicino al divano, invece che sul divano. Le bastò girare di poco la testa per accorgersi che ad occupare il posto di Sans vi era bensì Chara, appisolata con le braccia lungo i fianchi e la testa reclinata leggermente sulla spalla.
Ancora meno le era occorso – un breve sguardo tra lei e Sans a dirla tutta – per figurarsi la scena che doveva aver portato a quel cambio di sistemazione. Lo scheletro suo amico, tuttavia, non le era parso infastidito, solo un po’ assonnato e rigido per l’appoggio non proprio confortevole che quella sedia gli aveva offerto. A giudicare dalla mancanza di ostilità da lui dimostratele, le cose dovevano essersi risolte più o meno pacificamente, visto che nulla in salotto le era parso fuori posto.
Di lì a poco, era stato infine il turno di Chara di svegliarsi ed indirizzarla al piano di sopra per iniziare la routine mattiniera con cui entrambe stavano prendendo confidenza.
Aprendo la finestra della camera di Papyrus nel frattempo che Chara rifaceva il letto, ciò che avevano danzato davanti agli occhi di Frisk erano stati i tardivi fiocchi di una abbondante nevicata, che aveva portato con sé almeno trenta centimetri di neve quella notte.
Gli occhi le si erano illuminati di gioia al vederne così tanta ammucchiata sul davanzale, sul terreno, sui rami degli abeti scuri, che la vestivano come uno scialle soffice e fibroso.
Il suo primo pensiero era stato, ovviamente, quello di chiamare Chara per farle ammirare tutto il ben di Dio che c’era ad aspettarle una volta tornate dall’allenamento con Undyne… ma proprio Undyne, quella mattina, aveva deciso di assegnare loro un compito un tantino differente.
‘Siete di pattuglia a Waterfall oggi, teppiste! Se volete far parte di questa comunità, lavorare sodo è il primo lasciapassare!’ aveva infatti scritto loro la guerriera nell’sms che avevano ricevuto all’ora di colazione e che aveva decretato il loro drastico cambio di programma per quella giornata.  
Raggiungere Waterfall, cercando di destreggiarsi come potevano nella neve che arrivava loro fino al ginocchio, erano quello che stavano ora facendo appena fuori città, con alti e bassi soprattutto da parte di Chara.
« Seriamente, perché proprio noi? Non aveva nessun altro da spedire in capo al mondo in mezzo a questo pantano? » Brontolò di fatto quest’ultima, un po’ più indietro rispetto a Frisk mentre, impacciata, tentava di starle al passo; i suoi stivali affondavano nella neve con impietosa velocità, tanto che ad ogni falcata innervosita si doveva ancora una volta districare da quel mare bianco, pastoso e assolutamente disagevole da percorrere. Doveva proprio nevicare così tanto quella notte?
Non appena richiuse bocca, sentì il suo equilibrio venir pericolosamente meno. Già preparandosi mentalmente per la rotolata nel nevischio che sarebbe seguita, si stupì di sentirsi ritirata in piedi da Frisk, che la aveva prontamente afferrata per il maglione prima che ciò accadesse.
La minore sorrise in risposta al stupore che doveva essere comparso sul suo viso e Chara distolse lo sguardo, seccata dalla sua stessa goffaggine.
« Come riesci a camminare così disinvolta? » Domandò, dando voce alla domanda che le stava ronzando nel cranio praticamente da inizio camminata.
« Ci sono abituata, eh eh. » Ridacchiò la più piccola, piccole nuvolette di aria che uscivano dalla sua bocca ridente per disperdersi nel venticello invernale. « Persino le condizioni più impervie non possono fermarmi ora! E questi posti meravigliosi devono poter essere apprezzati sempre e comunque! »
Chara storse leggermente la bocca, non vedendo da parte sua tutta la bellezza di cui aveva appena parlato Frisk – solo una montagna di neve e degli stivali che, presto o tardi, sarebbero stati impossibili da asciugare per quanto erano bagnati –, ma la loro recente chiacchierata la spinse a tentare almeno una mediazione tra quei suoi pensieri di disagio e la positività che Frisk stava tentando di ispirarle per quel giorno. Doveva almeno provare ad adattarsi, a vivere la vita degli abitanti di quelle zone di periferia, ad essere la persona migliore che, Frisk le aveva detto, potrebbe diventare.
« Tieni duro ancora per un poco, le caverne sono davanti a noi. » La incoraggiò Frisk, notando il calo d’umore in atto in quel momento dalle parti di Chara.
Ricevette solo un cenno d’assenso non tanto convinto dall’amica, ma ripresero comunque a camminare dopo breve, mano nella mano, così che potessero supportarsi a vicenda qualora una delle due avesse avuto altre difficoltà.
Giunte davanti all’ingresso di Waterfall, il percorso si fece ovviamente meno accidentato in mancanza di neve che potesse ostacolare il loro cammino. L’umore della maggiore, di conseguenza, non poté che migliorare nettamente una volta che sentì il terreno pietroso e soprattutto stabile delle caverne scorrere sotto le suole.
Sole, senza nessuno a disturbare la quiete della loro compagnia reciproca ad eccezione dello scrosciare delle cascate in lontananza, Chara decise che era il momento adatto per discutere di quanto avevano scoperto sul conto dello scheletro.
« Frisk, senti… per ieri sera… »
« Hai sentito tutto, vero? » Le domandò immediatamente Frisk, volendo assicurarsi di non dover informare l’amica di qualche dettaglio che le era potuto sfuggire mentre era in ascolto.
Chara annuì, lasciando cadere la sua lieve insicurezza nel tirare fuori quell’argomento.
Allo stesso modo, anche il sorriso con cui Frisk la aveva pazientemente aiutata non molto prima a camminare nella neve abbandonò il suo viso, ora spento sotto un’apprensione e una perplessità che era sempre stata lì, nascosta sotto il suo sorriso socievole e gentile. Non aveva avuto così tanto tempo per riflettere su ciò che aveva appreso, su quante e quali parole dette da Sans avrebbe dovuto focalizzare la sua attenzione… l’ora tarda, certamente, aveva giocato a suo favore per spingerlo a rivelare più di quanto non avesse voluto intenzionalmente confessare, ma adesso era lei a trovarsi in una situazione svantaggiosa, vista la sua difficoltà nel riordinare correttamente la montagna di idee e supposizioni che la avevano attraversata in quei minuti.
« Tu cosa ne pensi? » Chiese alla maggiore, sperando di ricevere un parere da una mente probabilmente più fresca della sua.
Chara corrugò le sopracciglia severamente calate sui suoi occhi, le pupille lattee che guardavano il soffitto della caverna con fare pensoso.
« Che non è normale, questo è certo. » Replicò, con in verità la risposta più banale che poteva venirle in mente. Se Frisk era persa esattamente come ipotizzava che fosse, allora, lei non era certo da meno. Poco di quello che lo scheletro aveva rivelato si salvava dall’essere completamente privo di senso o di una ragione logica, i suoi pensieri a riguardo non erano perciò abbastanza definiti per il momento. « Soffre d’insonnia quindi, o no? »
« No, a quanto pare no… non in questo momento almeno... non ho idea di quali siano i suoi normali ritmi di sonno. » Chiarì Frisk, arricciando leggermente le labbra dall’incertezza. « Non può dormire, solo questo ha detto. »
Chara distolse dunque lo sguardo, ricordando bene quella parte della conversazione, in cui Frisk aveva sapientemente girato e raccolto le carte sul tavolo e nella sua mano per lasciar sfuggire allo scheletro quella breve, fondamentale dichiarazione – diavolo se aveva provato una discreta ammirazione verso di lei in quel particolare frangente, tuttavia il solo pensiero di renderlo noto a Frisk la imbarazzava alquanto.
« Le possibilità sono due: o qualcuno glielo sta impedendo… » Espose, alzando un dito per quella prima ipotesi espressa. « O, semplicemente, è lui che se lo impone. » Concluse, alzando un secondo dito.
Frisk stirò un po’ sconfortata le labbra. Nessuna di quelle possibilità la allettava particolarmente, date le implicazioni a cui ciascuna delle due poteva portare, ma riconosceva, purtroppo, che tesi alternative non avrebbero potuto spiegare in maniera esaustiva ciò che stava accadendo a Sans.
« Chi potrebbe volere una cosa così? E per quale motivo? » Disse, ponendosi fra sé e sé quegli interrogativi.
« Non credo ci sia dato sapere entrambi. » Rispose Chara, l’impulso di incrociare le braccia al petto malamente frenato dal suo tenere per mano l’altra ragazzina. « Onestamente, mi interessa di più sapere il come. Cosa si usa solitamente per impedire a qualcuno di dormire? »
« Uhm… caffè? Altre sostanze? » Ci pensò su la minore.
« Droghe? »
Frisk strabuzzò gli occhi di fronte all’esempio di Chara.
« Non… penso quaggiù ci sia roba del genere… spero… » Bofonchiò e non tentò nemmeno di nascondere quanto l’idea le apparisse profondamente estranea e disagevole. « Non avrebbero dovuto esserci altri sintomi, in… tal caso? »
Chara sospirò silenziosamente, stringendo la mano di Frisk nel tentativo di spazzare via quel brutto disagio dall’espressione dell’altra ragazzina. Forse, avrebbe dovuto essere più sensibile e attenta a quello che diceva, ora che le persone con cui doveva ogni giorno rapportarsi erano cambiate. Lo scheletro non le andava a genio, non le andava per nulla a genio, ma Frisk teneva a lui e Chara riconosceva che determinati argomenti dovevano essere toccati con una certa cautela, soprattutto in discorsi delicati come quello.
« Oppure, come ho già detto, forse è solo lui che si impone di non dormire. » Riprese il discorso la maggiore, dato che comunque la prima pista sembrava portare ad un punto morto, impaziente inoltre di distogliere l’attenzione di Frisk dalla sua supposizione azzardata.
« Forse… sembrerebbe così, infatti. » Concordò con lei la più piccola. « Però… perché dovrebbe? »
« Ha ancora paura di noi e si tiene sveglio per controllarci? » Ipotizzò nuovamente Chara, esponendo l’unica ragione a suo parere plausibile.
Frisk, tuttavia, non sembrava convinta neppure di quell’ultima tesi.
« Non credo… abbiamo parlato, io e lui… sembrava essersi tranquillizzato da allora… »
Non poteva essere quello il motivo dietro al comportamento così irragionevole di Sans, non poteva… giusto? Lui si fidava di lei e lei si fidava di lui, altrimenti la Sintonia della sera prima non si sarebbe mai verificata se una fiducia reciproca era proprio ciò che tra di loro mancava.
Quando tornò a rivolgere il proprio sguardo verso l’altra ragazzina, il nero degli occhi di Chara sembrava aver assunto una tonalità persino più acre del normale, in netto contrasto con la carnagione chiara dell’altra giovane.
« Sei sicura che non ti stesse ingannando? »
Frisk schiuse le labbra, scuotendo piano la testa, le parole momentaneamente incastrate in gola. No. Non era così, Sans non le aveva mentito, o… se ne sarebbe resa conto, vero?
« Sì. Sono sicura. » Affermò, facendo dissipare la tensione che aveva sentito pesarle su cuore e anima in seguito a quella dura domanda. Basta dubitare di Sans, basta dubitare dei suoi amici.
Chara la fissò in silenzio, stringendo appena gli occhi colmi di diffidenza… una diffidenza che la minore fu in grado di leggervi perfettamente.
« Chara, per favore, fidati di me… »
« È di lui che non mi fido, Frisk. » La interruppe brusca la più grande, il sospetto adesso persino più aspro nel suo sguardo. « Ci sono parecchie cose inspiegabili qui sotto e molte di queste riconducono a quello scheletro. Coincidenza? Non penso proprio. Magari entrambi i fratelli sono in combutta e se la ridono alle nostre sp- »
« Chara! » La interruppe Frisk, scandalizzata, prima di riabbassare la propria voce al solito tono più mansueto. « Hai ragione, ci sono fin troppe cose che ancora non riesco a spiegarmi persino dopo così tanto tempo trascorso qui. Ma… ma se c’è una cosa che ho imparato, è che il non avere fiducia verso gli altri a lungo andare danneggerà te e chi ti sta attorno, molto più di quanto potrebbe fare il suo opposto. »
« Aspetterai, dunque, che quello scheletro vuoti il sacco? » Le domandò prontamente Chara, come se fosse quasi in procinto di roteare gli occhi da un lato, ma si stesse astenendo più che poteva dal farlo.
La minore sospirò, annuendo.
« Sì. Mi ha detto che lo farà. Ha… forse, ha solo bisogno di tempo. »
« Tempo per cosa, esattamente? » La interrogò l’altra ragazzina, alzando scettica un sopracciglio.
Frisk si strinse leggermente nelle spalle. Rispondere a Chara senza mostrare le sue stesse insicurezze stava diventando, per lei, sempre più complicato.
« Non lo so. » Confessò, con una punta di amarezza. Nemmeno lei aveva la risposta a quella domanda. Sans era in difficoltà, era evidente che era in difficoltà e che aveva un problema ma, ogni qualvolta aveva provato a farlo aprire, lui si era chiuso sempre più in sé stesso, rimproverando, dissimulando, nascondendo. Perché quella riluttanza nell’accettare l’aiuto altrui? Cosa aveva da perderci?
« Deduco che, prima d’ora, non si sia mai comportato in questo modo. » Considerò ad alta voce Chara, cercando al contempo una conferma assoluta da parte della compagna.
« Sì… ma… » C’era un ma. « Su questioni troppo personali, è sempre stato abbastanza riservato. Da una parte, questo suo atteggiamento non è una vera e propria novità per me. È solo che… » Non poté impedire alle sue labbra di piegarsi tristemente all’ingiù. « … non credo di avervi mai dato il giusto peso... »
Ma perché proprio in questa linea temporale stavano venendo a galla tutti quei problemi? Aveva provato in passato a non resettare per più dei quattro giorni di cui generalmente necessitava per attraversare tutto l’Underground e Sans, in ciascuna di quelle linee temporali, era sempre stato il normale, divertente sé stesso che Frisk si stava rendendo conto di voler sempre più indietro ad ogni giorno trascorso.
« Sono convinta che quel tipo ci farebbe ammazzare tutti pur di non dir nulla. A certi glielo si legge in faccia. » Borbottò Chara con una smorfia irritata, nel frattempo che lei era persa in quelle ultime considerazioni e amari rimpianti. E sospirò, decidendo di lasciar correre invece di rimproverare ancora Chara, ma non poté non chiedersi come avrebbe fatto a far andare tutti d’accordo in quella casa, considerando anche che due elementi su quattro non volevano proprio saperne di andare d’accordo. Non poteva, purtroppo, cercare una sistemazione alternativa, non più, non con i recenti e preoccupanti avvenimenti. Di conseguenza, le alternative erano solamente due: o convivere pacificamente… o sopportarsi pacificamente ( scatenare un conflitto all’ultimo colpo di cannone magico per una parola di troppo non era, ovviamente, un’alternativa ammissibile ).
« Chara… e se fosse… Flowey? » Ipotizzò tutto ad un tratto, guardando l’altra ragazzina con occhi turbati.
Chara corrugò vistosamente la fronte, prima di scuotere piano il capo.
« No. Non è sicuramente lui. »
“ Non è possibile sia lui… ” Aggiunse nella sua testa con un flebile ma rammaricato pensiero, il labbro leggermente arricciato. “ Non oserebbe… non dopo… quello… ”
« Come fai ad esserne sicura? » Le domandò Frisk, con un margine di stupore misto a perplessità.
Chara allargò un poco gli occhi, prima di chiuderli con più forza di quanto avesse voluto, e fu rifuggendo ostinatamente lo sguardo dell'altra che rispose.
« L'ho... spaventato, alle rovine... non dovrebbe essere lui... credo lo scheletro ce lo direbbe in tal caso, non gli converrebbe tenercelo nascosto. » Mormorò dapprima, poi con voce rinnovata di sicurezza man mano che il fulcro del discorso si spostava nuovamente su Sans. « Non pensi? »
Aveva timore ora di alzare gli occhi e ricevere un'espressione di biasimo e duro rimprovero da parte di Frisk. Tuttavia, quando l'altra ragazzina le diede ragione, non riconobbe nessuna di quelle emozioni da lei temute nel suo tono.
« Lo penso... » Sussurrò la più piccola, annuendo vagamente, i suoi pensieri non impegnati nell’individuare il particolare momento in cui Chara poteva aver visto il fiore nelle rovine, ma nel cercare di trovare un’altra spiegazione, un’altra pista da seguire, anche un singolo indizio che potesse tornarle utile. Non riusciva a credere che potesse essere un abitante dell’Underground la causa di quanto stava accadendo a Sans, i mostri erano creature buone e gentili, dalla natura generalmente pacifica e accogliente, fare una cosa tanto spregevole ad un loro simile significava… significava andare contro natura, contro la natura mite della loro razza. Non dava ovviamente per scontato che non esistessero eccezioni, mostri che probabilmente erano meno scrupolosi di altri – molto meno scrupolosi di altri – e che tendevano ad avere comportamenti non proprio accettabili nei confronti dei loro simili, ma nel profondo delle loro anime erano sempre il bene e la giustizia ad avere il predominio sulla corruzione del male, nonostante le azioni potessero dimostrare tutt’altro. Crimini orribili come quelli che gli umani a volte commettevano nei confronti dei loro stessi fratelli non avrebbero mai potuto verificarsi in una comunità di soli mostri… anche ammettendo che la causa fosse una persona fisica, c’era davvero un mostro dietro a tutto? O… qualcosa di totalmente diverso da un mostro?
« -isk…? Ehiii… »
Con un piccolo scatto, voltò la testa in direzione di Chara, la cui voce era uscita dai denti serrati dell'altra ragazzina come un sibilo. Frisk comprese immediatamente il motivo di quel comportamento tanto innaturale e teso quando notò, con la coda dell’occhio, uno sprazzo di giallo non troppo lontano da loro.
La minore sorrise nel momento in cui, girandosi, vide il piccolo Monster Kid intento ad annusare un neonato Fiore dell’Eco appena germogliato dal terriccio, con le zampette piegate e il nasino a poca distanza dalla corolla luminescente.
« C’è il… coso, Frisk. » Le bisbigliò nuovamente vicino all’orecchio Chara, con un’urgenza e un’ansia quasi tragicomica.
« È un bambino, Chara. » Puntualizzò la minore con un sorriso sghembo, di fronte a cui la sua amica mise su un profondo cipiglio.
« Consolante... » Brontolò di disappunto la maggiore, stringendosi leggermente contro la spalla della più piccola, in un istintivo tentativo di nascondersi dal cucciolo nel caso si fosse reso conto della loro presenza. Se già i bambini non le andavano tanto a genio in generale, figuriamoci quando si trattava di quel bambino, il marmocchio a causa del quale Frisk aveva dovuto subire una bella aggressione verbale da parte della donna-pesce. Quando si dice che gli incontri migliori sono baciati dalla fortuna, o voluti dal destino – o qualche altro detto altrettanto stupido.
« Ti assicuro che è un amore di bimbo, se solo impari a conoscerlo. » Le bisbigliò scherzosamente Frisk, allargando il proprio sorriso quando Chara le rivolse un’occhiata titubante. Posò la mano sopra quella della maggiore e gliela strinse dolcemente, allontanandola dal suo avambraccio con un gesto incoraggiante. « Vedila in questo modo: i bambini fiutano la paura anche ad un miglio di distanza. Essere naturali è il modo migliore per rapportarsi con loro, sii te stessa e non avrai nulla da temere! »
La maggiore stirò un angolo della bocca in una smorfia, lasciando ricadere il proprio braccio lungo il fianco.
« Io… non ho paura… »
« Sei già un passo avanti, allora. » Si congratulò con lei l’amica, facendole muovere un passettino con una lieve e giocosa pacca sulla spalla. « Letteralmente. »
Chara si strofinò gli occhi con un mugugno rauco.
« Dovevi proprio, Frisk? » Le chiese, con seppur un sorriso accennato che non poté contenere. Era una battuta pessima, ma se pronunciata da una bocca amica era… diverso, in un certo senso… persino divertente, se voleva esagerare.
« Riuscirò a non farti rabbrividire prima o poi, contaci! » Replicò Frisk, alzando i pugni come per sottolineare la sua accanita e adorabile convinzione.
Chara sollevò un angolo del labbro dietro la mano che le stava coprendo parzialmente il viso… non poté farne a meno e chissà perché... forse, perché quella ragazzina era davvero troppo incredibile per essere reale. Eppure, non c’era stato niente di più reale di Frisk nel suo mondo in questi ultimi giorni, sin da quando si svegliava e la prima cosa che vedeva era lei, fino a quando si addormentava e l’ultima cosa che sentiva era la sua voce. Erano passati tanti anni da quando… quando aveva avuto un simile rapporto così stretto con qualcuno… o da quando aveva avuto un rapporto in generale. E aveva il timore tanto inconscio, tanto irrazionale, che tutto ciò che stava vivendo era solo un lungo sogno, un delirio che la sua stessa mente stava costruendo per lei nel buio della disperazione e dell’odio, che le si erano chiusi addosso nel momento in cui aveva percepito il frantumarsi dell’anima di Asriel… avrebbe voluto avere una conferma, che ogni cosa di cui stava facendo esperienza era reale e non un’amara illusione... ma, se lo avesse fatto, si sarebbe così svegliata, rovinandosi con le sue stesse mani?
Erano pensieri assolutamente insensati, ma la loro assurdità non poteva cancellare il freddo terrore che, così maligno, si insinuava nel suo animo ogni qualvolta concedeva loro un po’ di attenzione. Doveva imparare ad ignorarli, se andare finalmente avanti era ciò che davvero voleva.
« YO! Come andiamo voi laggiù? »
Chara sollevò la testa solamente per vedere il marmocchio zampettare verso di loro con un sorriso entusiasta. Sembrava davvero contento di vederle e... e non sapere come reagire correttamente ad una simile manifestazione di felicità la fece sentire turbata, confusa. Rispondere ad un saluto era una cosa normalissima, persino davanti ad incontri sgraditi le persone riuscivano quanto meno a forzare un sorriso sulle proprie labbra – ma lei non era ‘le persone’, lei non era gli altri, lei non era… loro. Lei non era capace di fingere, nemmeno per convenienza.
Fu Frisk ad intervenire al posto suo, piegandosi sul bambino per riceverlo in un abbraccio e salvarla così dal fare altrettanto.
« Stiamo benissimo, piccolino! » Gli rispose Frisk, quasi spupazzandoselo come se fosse un peluche morbidissimo. « Abbiamo in programma di controllare se a Waterfall è tutto in ordine, saremmo felicissime se ti unissi a noi! »
« Vuoi dire che farò un giro di ronda proprio come Papyrus?! » Domandò eccitato Monster Kid, quasi fremendo fra le braccia della ragazzina.
« Assolutamente sì. » Annuì Frisk, scostandosi per vedere il cucciolo aprire la bocca in una grande ‘O’ estasiata, i suoi occhioni luccicanti mentre pronunciava un enorme Woah. « E sai qual è il tuo primo incarico da sentinella? »
« Quale, quale? Qualunque compito sia, lo porterò a termine! » Domandò eccitatissimo il piccolo, con sguardo di piena determinazione.
« Dovrai far breccia nel muro di granito che è la nostra compagna qua di fianco. » Gli svelò Frisk, con un sorrisetto a malapena contenuto di fronte all’improvviso, sottile panico dell’amica. « Agisci bene e con cautela! »
Chara si sentì come tradita dalle parole di Frisk quando vide il marmocchio guardare lei soltanto con quegli occhi così grandi e ricolmi di innocente curiosità. In che cosa la aveva cacciata Frisk, proprio Frisk fra tutti, perché mio dio.
« Non temere, compagna! Se le caverne ti spaventano, ci sarò io ad indicarti la strada! » Dichiarò il piccolo, ritto sulle corte zampette, uno sguardo tanto spavaldo e coraggioso che la ragazzina più grande impegnò ogni briciolo della sua volontà per non roteare gli occhi, nonostante una parte dentro di lei ben sapesse quanto quella spavalderia e quel coraggio non fossero una mera facciata. « Rimani vicino a me e non ti accadrà niente! »
E, prima che Chara potesse fare qualunque cosa per mettere distanza tra lei e il cucciolo, Monster kid le aveva preso fra i denti un lembo della manica e la stava tirando per spingerla a riprendere il cammino.
Chara spalancò immediatamente gli occhi.
« F-fermo… » Sussurrò, impettita sui propri piedi, mentre veniva spostata di un passo dalla sua posizione congelata. No, non la manica, non la manica...!
Sentì la bocca seccarsi, i suoi occhi dilatarsi fino all’inverosimile, il tempo scorrere troppo lentamente e troppo velocemente nel medesimo momento, i suoi respiri sarebbero presto diventati ansiti, il resto del mondo sparito e solo l’inesorabile alzarsi della manica del suo maglione era rimasto e non riusciva a fissare altro, non doveva, non la sua manica!
« Fermo! » Gli ordinò, strattonando il braccio per liberarsi dalla presa del piccolo e portandoselo stretto contro il petto, raccogliendo tutto il suo corpo in protezione di quel singolo arto tanto tremante.
Smise di vedere qualunque cosa, come cieca di fronte a qualsiasi immagine, prima di sentire Frisk affiancarla e chiamarla per nome, facendo diradare almeno la patina di nebbia che le aveva messo fuori uso l’udito e la vista.
Non percepì il tocco dell’altra ragazzina finché non mise a fuoco il suo polso offeso completamente scoperto, la manica abbassata quasi all’altezza del gomito, la mano della più piccola che glielo stava sorreggendo davanti agli occhi con un’accorta, paziente prudenza.
« Chara, guarda, guarda, stai bene, non c’è nulla… »
Chara strizzò le palpebre, le spalle rigidamente raccolte le si ridistesero nel momento in cui espirò bruscamente, una, due volte.
« È tutto a posto, Chara. Sei qui… Guarda. »
Il sorriso rilassato, confortante di Frisk fu la prima cosa su cui si focalizzò, prima di recepire il significato delle parole che la sua amica aveva appena pronunciato: guarda, le era stato detto.
Lo sguardo le cadde con una lentezza meccanica sul suo polso, sulle dita delicate di Frisk, poi sulla sua pelle. E… non c’era nulla, lì. Era perfetto, era pulito, era… come nuovo.
Chara sospirò ad occhi socchiusi, deglutendo leggermente. Era il suo nuovo corpo questo, era un corpo da mostro, non un corpo umano, non il suo vecchio corpo. Non c’era niente da coprire, niente da nascondere, nessun ricordo da non associare, nessuna memoria tattile che bruciava come un coltello incandescente… lei era lì, era reale come le dita di Frisk chiuse delicatamente intorno al suo braccio, come l’odore di neve mescolato a quello dell’umido delle caverne, come il sollievo che stava ora sentendo. La sua mente non avrebbe mai potuto immaginare tutto questo, non avrebbe mai potuto rendere così vivo e vero un sorriso che non le era mai stato rivolto prima… Non aveva abbastanza fantasia per farlo.
Frisk schiuse le dita per lasciarle il polso e Chara procedette a riabbassare con discrezione la manica, non curandosi se il bordo non le copriva il braccio fino a quasi metà del palmo della mano. Doveva smetterla di credere che tutto ciò che ora aveva le sarebbe stato portato via senza che lei potesse far nulla per impedirlo, doveva convincersi che lei non era più dall’altra parte, ma qui, in mezzo a colori, suoni e sensazioni, non nel buio, non fra i sussurri della sua mente deviata, non nel silenzio in cui morivano le sue urla straziate, non… sola.
Incontrò lo sguardo di Frisk non appena ebbe sollevato il capo e l’altra ragazzina le rivolse un largo sorriso, i suoi occhi ambrati placidamente socchiusi.
« Hai una mappa per caso, Chara? Credo di essermi appena persa nei tuoi occhi. »
Chara sentì le sue stesse labbra contorcersi in una via di mezzo tra una smorfia e un cipiglio.
« Ci stai provando con me, Frisk? »
« Non ci sto provando. » Replicò la sua amica, portandosi una mano contro il petto, come a sottolineare la sua completa innocenza e incredulità di fronte alla sua ‘accusa’. « Sono solo particolarmente gentile con una persona particolarmente attraente! »
Alzò un sopracciglio davanti allo sguardo ammiccante di Frisk, prima di rivolgerle un piccolo sogghigno, l’atmosfera più tollerabilmente rilassata grazie all’intervento tempestivo della sua preziosa amica.
Tuttavia, il suo sogghignare ebbe vita breve, perché il ridivenire cosciente della presenza di Monster Kid ridusse le sue labbra alla normale linea sottile che era la sua espressione naturale. Il cucciolo, rannicchiato dietro la schiena di Frisk esattamente come lo era stata lei, la stava fissando con la testa sollevata in direzione del suo viso, lo smarrimento e la mortificazione nei suoi occhioni.
Dedicò un rapido sguardo a Frisk, al quale la più piccola replicò con un lieve cenno del mento.
Chara sospirò internamente. Va bene, lo avrebbe fatto.
« E-ehi… tuuu… » Coso, animaletto, nanerottolo...? « Piccoletto… non ti sarai spaventato per quello… vero? »
Monster Kid richiuse la bocca davanti alla sua domanda esitante, scuotendo vagamente la testa in segno di negazione.
Chara trasse un mezzo sospiro, cercando di darsi la sicurezza necessaria per proseguire. Era un bambino, era solo un bambino, poteva farcela.
« Ne ero sicura… sei… un ragazzo coraggioso. »
Più coraggioso di quanto lui stesso, forse, veramente credesse.
Il bambino inclinò la testina da un lato, staccandosi con una ragionevole gradualità dal fianco di Frisk. Dopo pochi secondi in cui Chara aveva nervosamente atteso da quel viso paffutello un segnale che, per grazia di dio, potesse confermarle che non aveva fatto qualcosa di sbagliato di nuovo, una ritrovata convinzione e fiducia ricomparve nello sguardo di Monster Kid.
« Grazie, signorina. Anche te sei molto coraggiosa. »
Chara schiuse leggermente le labbra, reprimendo l’impulso di portarsi una mano contro il petto per mettere silenziosamente in discussione, con quel gesto, quanto le era stato appena detto.
La sua lingua non aveva parole da formare, appiccicata com'era contro il palato, e annuire fu l’unica risposta che si sentì di poter dare a quel piccolo.
« Posso ancora essere la tua guida? » Le chiese il bambino, con occhi tremendamente simili a quelli di un cucciolo supplicante.
Chara abbassò le palpebre, ovviamente intrappolata in quella situazione senza vie di fuga, perché la risposta sarebbe dovuta essere una soltanto, o i suoi recenti progressi con quel bambino sarebbero stati miseramente vanificati.
« . »
Il cucciolo si mise all’istante a saltellare sul posto, la sua felicità talmente spontanea e genuina che la ragazzina ebbe difficoltà nel processare che quella gioia era nata proprio grazie alle sue azioni.
Guardò Frisk, sperando di trovare nell’espressione dell’altra giovane istruzioni, una spiegazione: sul viso di Frisk c’era uno splendido, orgogliosissimo sorriso, in cui Chara si sentì di poter quasi affogare dentro.
Sei stata fenomenale, Chara, pareva volesse dirle, congratulandosi con una gioiosa sincerità.
E la maggiore si ritrovò ad annuire impettita per la seconda volta in pochi secondi – ma non poté nascondere a sé stessa la soddisfazione, condita con un lieve ma non tanto spiacevole imbarazzo, che stava germogliando nel suo animo.
Sì… lei era qui, dove sarebbe rimasta a dispetto delle sue colpe, dove poteva ancora dare un senso alla sua esistenza… dove qualcuno la desiderava e la voleva così com’era.
 

« Ed eccoci qua. » Disse fra sé e sé Sans, non appena sentì i flussi temporali ristabilirsi e cessare di vorticare e distorcersi intorno alla sua figura.
Odore di chiuso e stantio, polvere a gogo, pareti in cui anche un respiro rimbombava come un urlo; sì, era tornato a casa, casa dolce casa, solo un po’ più tetra, deserta e maleodorante rispetto a quanto la ricordava.
Era passato davvero troppo tempo da quando aveva messo piede nell’una volta operativo laboratorio dell’Underground, che nei suoi tempi d’oro era stato pullulato dalle menti più brillanti che il regno aveva da offrire. Ora, invece, era solo un’ombra di quello che era stato il luogo in cui aveva trascorso gli anni della sua infanzia e adolescenza, tra scartoffie e ampolle che contenevano liquidi dall’aspetto bizzarro, tra il bianco asettico dei corridoi e l’odore di gesso e di inchiostro che impregnava l’aria.
Sospirò, infilandosi ben in tasca le mani e percorrendo corridoi che avrebbe potuto seguire ad occhi bendati, tanto gli erano familiari, il suono ovattato delle sue ciabatte contro le piastrelle era attutito dal silenzio assordante della solitudine, della sofferenza, della morte, che qualunque anima dotata di almeno uno stralcio di sensibilità avrebbe potuto avvertire. Per quanto si fosse sforzato di dimenticare quei capitoli della sua vita, per quanto ci avesse provato, alla fine era di nuovo qui, qui tra i sussurri di conversazioni rimaste scolpite solo nella sua memoria, qui dove immagini di volti inghiottiti dalle sabbie del tempo diventavano un miscuglio indistinto… un miscuglio da cui ne emergeva uno soltanto.
Digrignò i denti debolmente, sorpassando distratto un distributore automatico di sua conoscenza, cercando di non pensare. Era qui solo per consultare i vecchi appunti di Gaster, raccogliere nuove informazioni, rimetterli esattamente dove si trovavano e andarsene. Questo era tutto ciò su cui doveva concentrarsi…
Arrestò la sua camminata innaturalmente lesta solo per evitare di incappare in una delle creature che infestavano quel vecchio laboratorio, uniche abitanti di quei muri che un tempo avevano ospitato un intero team di scienziati, tra i più geniali che la loro razza avesse mai visto.
Alzò lo sguardo, solo per vedere torreggiare su di lui un'imponente massa di liquame, la cui sagoma ricordava appena vagamente quella di un enorme, paffuto cagnolone.
Il latrato infelice che i mostri disciolti emisero fece rabbrividire la sua anima dal dispiacere e… dalla colpa. Se avesse saputo cosa Alphys aveva in mente di fare… lui avrebbe potuto impedire che tutto questo accadesse, avrebbe potuto impedire a questi poveri mostri di vivere una vita del genere – sempre se poteva essere così chiamata un’esistenza tanto miserabile. Non aveva potuto salvare Alph, così come non aveva potuto salvare molti altri, così come aveva rinunciato a salvarne altri ancora durante i reset di quell’erbaccia maledetta… e persino prima, quando non era stato solo uno dei giocattoli più interessanti a cui quel fiore poteva avere accesso. Ma la consapevolezza che ogni sua azione non aveva mai portato a nulla di buono faceva morire troppo presto il rimpianto che avrebbe potuto provare verso la sua passata indifferenza… perché curarsi di certe cose, dare importanza ad altre, o anche solo preoccuparsi? Perché, se da una sua possibile presa di posizione non ne sarebbe venuto nulla di b-buono?
Con un'abbondante dose di auto rimprovero, si costrinse a zittire quella parte di lui – una delle tante, in verità – che in questi anni si era nutrita e rinforzata sempre più a causa di dispiaceri lontani e vicini, della sfiducia che per molto tempo era stata la sua compagna più prossima. Era vero, era completamente vero che non sarebbe bastato un libro per raccogliere tutti i suoi fallimenti, ma era anche vero che, finalmente, qualcuno stava cercando di far andare le cose per il verso giusto, riuscendo dove lui non era stato capace di giungere con le sue sole forze. E lui, da parte sua, avrebbe regolato vecchi conti in sospeso che lui soltanto poteva regolare. Era il minimo che potesse fare…
Si avvicinò all’Amalgamate, la mano tesa in avanti in un gesto di rassicurazione. Vedendo il cagnolone privo di ritrosia nei confronti del contatto che gli stava preannunciando, gli accarezzò quello che indovinò poteva essere il suo stomaco, le falangi che si destreggiavano con minima repulsione tra peluria e sostanze disciolte.
Il cagnolone guaì confortato in risposta alla sua carezza, reazione che fece contrarre impercettibilmente le estremità del suo sorriso.
« State tranquilli. La piccola arriverà prima di quanto possiate immaginare... lei saprà aiutarvi. » Mormorò, con voce calma, distesa, la mano che continuava ad accarezzare il manto liquefatto. « Solo un altro po’. » 
Frisk aveva già aiutato loro ed Alphys in passato e li avrebbe certamente aiutati anche in questa linea temporale. La sua presenza lì, in fondo, era inutile quanto quella di un calorifero piazzato nel bel mezzo di Hotland: assolutamente, indubbiamente inutile.
A malincuore, dovette arretrare dall’Amalgamate scodinzolante e proseguire per portare a termine il suo attuale compito, prima che si ritrovasse circondato da tutti gli altri abitanti del laboratorio. In gruppo non erano esattamente facili da gestire, meglio quindi sbrigarsi prima che si radunassero.
Seguendo le indicazioni che i ricordi di Frisk gli avevano fornito, raggiunse senza esitazione il locale adibito ad archivio, dove si augurava avrebbe trovato più risposte che domande ai suoi interrogativi. Gli appunti di Gaster sulla Sintonia erano esattamente dove si aspettava di trovarli, conservati insieme ai risultati di molte altre sue ricerche, ad alcune carte che mostravano la progettazione di particolari settori del Core, alle osservazioni e sperimentazioni sulle anime degli-
Oh, guarda un po’, i fogli erano già tutti in perfetto ordine, non era necessario cercare oltre.
. . .
Idiota, idiota che non riusciva nemmeno a controllare il filo dei suoi pensieri abbastanza da non finire con lo stilettarsi da solo e dolorosamente l’anima. Idiota
Si passò una mano sul volto, sospirando stancamente attraverso lo spazio tra le sue dita. Va bene, doveva restare concentrato, doveva imporselo, niente più distrazioni.
Con i fogli sottobraccio, si lasciò scivolare con la schiena contro una delle pareti, non curandosi del pavimento incrostato di impietosa polvere – non sarebbe stata la prima né l’ultima volta che avrebbe avuto i vestiti sporchi o macchiati, poteva tranquillamente convivere con le lamentele di Paps fino al prossimo giorno del bucato.
Inspirò leggermente e concentrò una parte della sua rinnovata magia all’interno della sua orbita, affinché essa potesse sprigionarsi e consentirgli di leggere senza difficoltà nella penombra. Luce soffusa, azzurra e dorata, illuminò in pochi istanti i simboli scritti a mano sui fogli, rischiarando al contempo anche il resto dell'ambiente.
Cominciò a leggere.
Le prime pagine di appunti furono quelle che, dopo averci buttato un occhio sopra, scartò immediatamente, in quanto contenevano nozioni davvero basilari sulla Sintonia e che persino la piccola aveva potuto leggere senza troppe difficoltà. Erano le parti rigorosamente in Wing Ding che gli premeva leggere al più presto, quelle che solo uno scheletro o, comunque, qualcuno familiare con quella forma di comunicazione poteva decifrare. Era una delle ricerche più nascoste e segrete che Gaster aveva condotto, era naturale che avesse voluto celare le informazioni più importanti agli occhi più indiscreti o non fidati. Anche negli appunti in Wing Ding ci sarebbero sicuramente state parti ridondanti, doveva perciò fare attenzione a non lasciarsi sfuggire nulla per disattenzione o fretta.
Nella sua mente, ogni rigo di scrittura scorreva perfetto e nitido, mentre cercava la conferma che lo avrebbe rassicurato sulla non pericolosità che un trasferimento di Determinazione tra due anime poteva porre. Dubitava avrebbe trovato informazioni precise, o informazioni in generale, ma se voleva evitare che Gaster si impossessasse del suo corpo come aveva detto di voler fare, allora, doveva almeno provare a cercarle. Per il bene di suo fratello, di Tori, ma anche di Frisk.
 
EX S REGISTRAZIONE 007: Occorrono due anime per formare una Sintonia, ma potrebbe essere possibile legarne in maggior numero contemporaneamente? Quanto potrebbe essere il limite e quale il procedimento? Testare su larga scala è la soluzione più adatta  Le risorse al momento in mio possesso non mi consentono di verificare oltre, un permesso dal re non sarà mai ottenibile.
 
Sans stirò leggermente un’estremità del suo sorriso. Come se avesse potuto esserci anche solo una remota possibilità che Asgore avrebbe accettato di rischiare l’incolumità di decine di mostri, o anche più, per delle vaghe supposizioni – Gaster e il suo disinteresse verso chiunque tranne che sé stesso e le sue folli macchinazioni. Ed ecco lì il punto morto che non aveva fatto proseguire quella ricerca, individuabile a giudicare dal modo in cui gli appunti proseguivano ancora a lungo dopo quella cancellatura. La mancata collaborazione di Asgore doveva essere probabilmente stato il punto fermo che aveva fatto desistere Gaster e abbandonare quegli studi, ma solo dopo averli condotti per un certo periodo di tempo.
Riprese a leggere.
 
EX S REGISTRAZIONE 008: Necessito urgentemente di soggetti su cui condurre i primi test, collaborativi e disposti ad essere tenuti sotto costante osservazione. Risultati concreti dovranno essere raggiunti al più presto e debitamente registrati.
Aggiornamento: nessun soggetto disponibile. Soluzioni drastiche dovranno essere impiegate.
 
Le volute della sua magia tremolarono inquiete dopo quell’ultimo rigo e Sans fu costretto ad interrompere momentaneamente la lettura per calmarle e tornare a farle sprigionare fluidamente dal suo occhio, l’azzurro che gli accarezzava l’osso dell’arcata sopraccigliare per poi sfumare e dissolversi nella nebbiolina. Erano solo parole nero su bianco, non c’era niente di cui dovesse preoccuparsi o da cui mettersi in guardia... ma da certi istinti, dopotutto, non ci si può mai separare.
 
EX S REGISTRAZIONE 009: Due soggetti disponibili, a cui d’ora in avanti mi riferirò con le denominazioni Soggetto 1 e Soggetto 2. Le sperimentazioni possono avere inizio come da programma.
Legame stabilito e nessuna complicazione durante i primi minuti successivi al legame. La prima fase è andata a buon fine. Nessun cambiamento visibile nello stato fisico e mentale di entrambi i soggetti. Maggiore tempo sarà necessario per verificare i cambiamenti che il legame porterà in un immediato, o lontano futuro.
 
EX S REGISTRAZIONE 010: Chiari segni dimostrano che il legame è in costante sviluppo persino quando le anime di Soggetto 1 e Soggetto 2 non sono in contatto. A distanza di pochi giorni, si è rafforzato incredibilmente lo scambio di percezioni emotive, sempre attivo da ambedue le parti.
Forti percezioni emotive negative sembra si trasmettono, per il momento, con maggior facilità rispetto a percezioni emotive positive. Forse, la carente sensibilità emotiva di Soggetto 2 non consente di fornire dati sufficientemente certi e oggettivi, dunque Soggetto 2 potrebbe essere in grado di meglio percepire solo ciò con cui è più familiare, ovvero percezioni emotive meno confortanti. Non è comunque da escludere che questa mia ipotesi potrebbe rivelarsi errata.
Lo scambio di percezioni emotive non sembra tuttavia migliorare o affliggere direttamente il benessere mentale dei soggetti. È come se entrambi i soggetti potessero ‘osservare’ le emozioni altrui, senza poter prendervi parte. Mi chiedo se questo scambio potrebbe portare ad un graduale fondersi delle loro percezioni emotive, al punto che una linea di demarcazione tra le emozioni di Soggetto 1 e Soggetto 2 si annullerebbe.
 
Si ritrovò a stirare leggermente un angolo della smorfia assorta con cui aveva fino ad allora letto quell’ultimo paragrafo. Tipico di quel megalomane trattare e catalogare le emozioni altrui come un esperimento in provetta, sottovalutandone l’estrema importanza e il danno che potevano recare, se maneggiate e distorte da qualcuno che non aveva il minimo scrupolo nel farlo, qualcuno di insensibile, cinico, carente in qualsiasi forma di empatia. Di certo, Gaster non ci aveva pensato due volte ad eliminare quella parola, mh?
 
EX S REGISTRAZIONE 011: Tentato il primo contatto tra anime dopo la formazione del legame. Soggetto 2 ha potuto accedere ai ricordi di Soggetto 1, ma solamente dopo aver ottenuto il consenso di Soggetto 1. Confermata l’ipotesi dell’esistenza di questo aspetto del legame, grazie a cui ho accertato l’attendibilità delle fonti da cui ho attinto fino ad ora le mie informazioni.
Ho notato, inoltre, che lo scambio di percezioni emotive è largamente più stabile ed efficace rispetto a quando i due soggetti sono ‘separati’, maggiori sfumature emotive possono essere colte se le due anime entrano in contatto.
 
EX S REGISTRAZIONE 015: Soggetto 2 ha tentato la modifica di ricordi basilari di Soggetto 1-
 
Che cosa intendeva adesso con ‘ricordi basilari’?
Con la sua anima nel petto scossa da un brivido di timore, Sans riprese immediatamente il filo per sapere cosa diavolo avesse ancora combinato quel pazzo.
 
…così da non rischiare un danno di grossa portata nella memoria di Soggetto 1. Per il momento, la memoria di Soggetto 1 non ha avuto ripercussioni visibili e il soggetto non dimostra di ricordare l’avvenuto modificarsi delle sue memorie, né tantomeno di poter ripristinare i ricordi modificati al loro stato originale.
Le mie sperimentazioni su questo aspetto del legame dovranno essere ridotte al minimo indispensabile per evitare lo sconvolgimento della memoria di Soggetto 1.
 
Sans rilasciò un sospiro innervosito. Nessun accenno a quali ricordi avesse modificato, nemmeno nel paragrafo successivo, ovviamente. Sembrava pensarle tutte in anticipo, com’era possibile?
 
EX S REGISTRAZIONE 017: A distanza di ventidue giorni dall’instaurarsi del legame, lo scambio di percezioni emotive è sempre più elevato. Soggetto 1 sembra mostrare ora segni di lieve sconforto di fronte alle percezioni emotive negative di Soggetto 2. Questo sviluppo va contro le mie precedenti previsioni e mi chiedo se sia possibile sospendere momentaneamente o permanentemente lo scambio di percezioni, o addirittura interromperlo all’occorrenza.
Sono ormai certo che i ricordi sono facilmente trasferibili. Potrebbe essere dunque possibile trasferire materiali di differente natura?
 
EX S REGISTRAZIONE 018: Tentato un trasferimento di sola magia dall’organismo di Soggetto 2 all’organismo di Soggetto 1. Soggetto 1 ha accolto adeguatamente la magia estranea offertagli, ma nessuna abilità è stata ereditata da Soggetto 1, poiché la magia che ha ricevuto ha costituito per lui semplice magia supplementare. La permanenza all’interno del suo organismo della magia supplementare ha, di conseguenza, avuto termine quando ne ha fatto direttamente uso.
Se si tentasse un trasferimento di magia direttamente nell’anima di Soggetto 1, Soggetto 1 potrebbe ereditare permanentemente abilità proprie di Soggetto 2? Funzionerebbe con qualsiasi mostro, indipendentemente dalla sua specie?
Sul piano emotivo, Soggetto 1 mostra visibile afflizione sconforto venendo di recente esposto con sempre maggiore frequenza alle percezioni emotive negative di Soggetto 2. Dovrò ricercare un metodo per arginare questo problema impellente.
 
EX S REGISTRAZIONE 022: Tentativo di trasferimento di magia dall’anima di Soggetto 2 all’anima di Soggetto 1 avvenuto con successo. Soggetto 1 ha acquisito abilità di Soggetto 2 non appena la sua anima si è adattata all’introduzione della magia estranea, il risultato che speravo di ottenere. Nessuna ripercussione al momento visibile.
 
Trasferimento di magia… nell’anima di…? Era così che...?
 
EX S REGISTRAZIONE 023: Soggetto 1 lamenta dolori persistenti a distanza di sole tre ore dal trasferimento. Ho provato a somministrargli qualche antidolorifico, ho fiducia nel fatto che la situazione si stabilizzerà a breve.
 
“ E invece, come da manuale… ” Pensò sarcasticamente Sans, roteando per un istante gli occhi.
 
EX S REGISTRAZIONE 024: Le condizioni di Soggetto 1 non migliorano a distanza di cinque ore dal trasferimento. Il suo malessere sembra peggiorare sta peggiorando. Il fatto che la magia di Soggetto 2 è contaminata da DT sta, forse, determinando questa reazione di rigetto da parte dell’anima di Soggetto 1?
Una cura deve essere trovata al più presto immediatamente.
Ho commesso un errore.
 
EX S REGISTRAZIONE 025: Cancellato dalla memoria di Soggetto 1 il ricordo dell’instaurarsi del legame e ogni ricordo direttamente o indirettamente collegato al legame.
Legame interrotto.
Le condizioni di Soggetto 1 si sono stabilizzate gradualmente, non essendo più la sua anima costantemente rifornita dalla magia contaminata di Soggetto 1 persino in assenza di contatto tra le due anime. La magia che ha ricevuto da Soggetto 2 persiste tuttavia all’interno della sua anima, così come le nuove abilità acquisite.
Sarebbe possibile un trasferimento di DT pura tramite il legame, ora che l’anima di Soggetto 1 sembra essersi adattata alla presenza della magia contaminata di DT di Soggetto 2? Non verificabile.
Mi serviranno nuovi soggetti su cui condurre ulteriori sperimentazioni, evitando fallimenti indesiderati.
 
Una leggera smorfia fece allora capolino sul volto di Sans. Bene, Gaster quantomeno aveva ipotizzato la possibilità di un trasferimento di Determinazione tramite la Sintonia prima di interrompere il legame, ma non aveva potuto verificare se fosse effettivamente possibile e quali conseguenze avrebbe potuto avere.
La cosa non lo consolava per nulla ma, basandosi su ciò che aveva letto, poteva tranquillamente arrivare a delle supposizioni da solo.
Nel caso del trasferimento di ‘magia contaminata da Determinazione’, Gaster aveva riportato il sorgere di complicazioni all’incirca tre ore dopo il trasferimento. Beh, lui aveva ricevuto solo Determinazione dalla piccola ed erano passate ben più di tre ore da allora. Inoltre, non sentiva di star ricevendo costantemente altre dosi di Determinazione dall’anima di Frisk persino ora che non stavano avendo un contatto, come gli appunti attestavano… forse, il fatto che le anime degli umani e le anime dei mostri erano differenti e non compatibili in circostanze normali, gli stava facendo da scudo da quell’effetto collaterale tanto dannoso, dovuto probabilmente ad un sovraccarico di Determinazione? O per quella ragione, o per un’altra non di sua conoscenza, non cambiava il fatto che stavano entrambi bene e che nessuno dei due aveva riportato alcun tipo di danno.
Trasse un sospiro di sollievo, rilassando un poco la sua postura nervosamente tesa. Se le sue supposizioni erano corrette, lui e la piccola non avrebbero corso alcun rischio ripetendo quell’operazione in futuro. Una preoccupazione in meno, per fortuna.
 
EX S REGISTRAZIONE 026: L’interruzione del legame sembra essere solo apparente. Soggetto 2 ne percepisce distintamente la sua ancora attiva presenza, dimostrando che il legame è davvero difficile da cancellare. Potrebbe, dunque, essere ristabilito in qualunque momento? Soggetto 2 potrebbe avere ancora qualche potere su Soggetto 1, sui suoi ricordi e percezioni emotive ? L’ipotesi non sembra essere al momento plausibile, tuttavia nemmeno scartabile date le circostanze sfavorevoli per confermarla appropriatamente.
 
EX S REGISTRAZIONE 029: Nessun soggetto ancora disponibile per nuove sperimentazioni. Nell’attesa di trovare altri volontari, ho formulato nuove teorie che attendono una conferma, o una smentita.
Ad esempio, quanti legami potrebbe intrattenere singolarmente con più individui un soggetto soltanto? C’è un limite effettivo? Due individui legati allo stesso soggetto potrebbero, a loro volta, avere un qualche genere di legame impercettibile proprio grazie al soggetto con cui hanno in comune il legame? Potrebbero influenzarsi a vicenda, pur non essendo direttamente legati?
 
Sans strizzò gli occhi, rileggendo quell’ultimo paragrafo con una fervente attenzione, prima di passare subito alla nota successiva, sperando con tutto sé stesso di ricevere una risposta a quegli interrogativi che Gaster si era posto.
 
EX S REGISTRAZIONE 030: Nessun potenziale e concreto utilizzo del legame per beneficiare il regno scoperto e/o verificato. Il legame non può costituire un mezzo per infrangere la barriera, né sembra possa essere utilizzato come risorsa in una futura guerra contro gli umani.
Ricerca interrotta.
 
Ricerca interrotta… come aveva dapprima temuto, gli appunti si concludevano lì.
Sbuffando leggermente attraverso il naso, placò le volute di magia che ancora stavano danzando all’interno della sua orbita sinistra, prima di strofinarsi quel lato del volto con una mano, cercando di riordinare tutte le nuove informazioni che aveva recuperato, di assimilarle il più possibile e pensare di conseguenza.
Avrebbe dovuto essere più cauto in futuro ogni qualvolta adoperava la Sintonia, c’erano aspetti di quel legame di cui non aveva mai saputo l’esistenza prima di leggere quegli appunti e altri possibili aspetti di cui nemmeno Gaster sapeva l’esistenza. Non c’era assolutamente da rischiare, anche un piccolo errore di valutazione avrebbe potuto essere fatale e quelle annotazioni glielo avevano fatto ben comprendere. Non doveva sottovalutare nulla, nemmeno il più piccolo accenno di anomalia.
Abbassò la mano dal proprio volto, lasciando vagare lo sguardo sui fogli che reggeva ancora in quella opposta. Doveva rimetterli nella loro collocazione originale, perché non aveva idea se Alphys sarebbe entrata in tempi recenti nell’archivio del laboratorio. Meglio non lasciare in giro tracce del suo passaggio, o la scienziata si sarebbe decisamente insospettita e non ci avrebbe impiegato più di qualche secondo per realizzare che qualcuno aveva rovistato tra quelle vecchie registrazioni.
Quando percepì tempo e spazio piegarsi e distorcersi intorno a lui e avvolgerlo, fu ben felice di imboccare la scorciatoia per casa e lasciarsi alle spalle il laboratorio sotterraneo.
Non doveva sottovalutare nulla d’ora in poi.
Nulla. 






Sameko's side
Qui Sameko che sgattaiola fuori dagli antri dell'inferno in cui si era rifugiata, passo! ^^"
Scusate tantissimo se sono sparita per un po', ho passato tutto lo scorso mese su questo capitolo soltanto, posso dire che fino ad ora è stato in assoluto il più difficile da scrivere di tutta la fanfiction... beh, c'erano sviluppi importanti in ambedue le parti in cui è diviso, quindi non potevo prendermela tanto comoda, in effetti. Per risolvere la mia situazione di stallo, ho chiesto infatti ad un mio amico di farmi cortesemente da beta reader e il suo aiuto è stato davvero fondamentale ( grazie senpai, sei sempre il migliore <3 ). Suo è anche il titolo di questo sedicesimo capitolo, perché ero in crisi persino lì. Tutti i crediti a lui perché, altrimenti, avrei dovuto spostare la data di pubblicazione ancora più in là. v.v
Con questo aggiornamento, posso infine annunciare la fine del secondo arco narrativo della storia. Alleluia, ragazzi, ce l'abbiamo fatta! Da parte mia, sono carichissima per iniziare il prossimo, spero quindi di riuscire a portarvi il capitolo 17 in tempi ragionevoli. :D
Buona serata a tutti voi!
Baci!!

Sameko 

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Undertale / Vai alla pagina dell'autore: Sameko