Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: lalwl    10/04/2017    0 recensioni
La vita degli adolescenti è sempre difficile. Ma quella di Jungkook non è vita. È attesa della morte. Fin quando non si intravede una luce blu in fondo al tunnel. Min Yoongi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi fa male la testa. Apro gli occhi. Sono a casa di Tae e lui è addormentato sul mio petto. È mattina. Ma non riesco a fare nulla o a pensare a nulla così mi riaddormento. Quando mi sveglio di nuovo Tae non è con me. Mi alzo a cercarlo e non è difficile trovarlo nella cucina della piccola casa. Siede al tavolo fissando il vuoto. Si riscuote quando mi vede e mi sorride, ricambio e mi siedo vicino a lui senza staccare un attimo lo sguardo da lui. «Come va?» chiedo «È ok. Grazie» «Sono io quello che ha dormito a casa tua dovrei essere io a ringraziare» «Zitto stupido. Sto meglio quando ci sei tu» Gli prendo la mano dal tavolo per un attimo. Di solito non ci scambiamo così tante effusioni come la sera prima. Ma quando crolliamo non possiamo fare a meno di rifugiarci l'uno nelle braccia dell'altro creando il nostro piccolo mondo di consolazione. Passiamo il resto della giornata in giro. Senza parlare. Abbiamo entrambi finito la scuola ma Tae non è ancora riuscito a trovare lavoro, io lavoro al bar di una discoteca vicino casa. Ieri ho dato buca senza preavviso quindi oggi farei meglio a presentarmi. Per quanto non voglia. La giornata trascorre lenta camminiamo tutto il giorno senza meta. Tae sembra assente. Dopo averlo accompagnato a casa, alle dieci di sera vado a lavoro senza nemmeno passare da casa (non sono sicuro che i miei si siano tranquillizzati). Mentre mi preparo e mi metto la divisa intravedo dalla porta il capo che parla con uno strano tizio, costui ha la pelle bianchissima e i capelli di un blu molto scuro quasi da sembrare nero. Sono molto vicini e borbottano quindi non riesco a capire cosa stiano dicendo fin quando il capo si allontana leggermente e sussurra un 'va bene', dopo di che volge lo sguardo allo spiraglio della porta aperto e mi nota, faccio finta di niente e finisco di allacciarmi il grembiule. Vado al bancone dove la notte procede tranquilla. Il capo non ha fatto riferimento al fatto avvenuto prima. Continuo a servire drink in maniera quasi robotica, ho la testa come sempre rivolta ad altri pensieri ma questa sera in particolar modo non riesco a smettere di pensare a Tae. Noto che durante il corso della serata mi si sono avvicinate un paio di ragazze tutte e trucco e sorrisini maliziosi, hanno cercato di parlarmi e hanno abbozzato qualche occhiolino. Ci sono abituato e di solito, anche se non sono interessato, dialogo con loro e sorrido ma stavolta non riesco a far caso a ciò che dicono e le fisso senza proferire parola fino a che queste si innervosiscono e marciano via. Smonto alle 2:00 e quando vado a cambiarmi incontro il capo il quale mi fa un cenno con la mano invitandomi ad andare nel suo ufficio. Mi dirigo in quella direzione già sapendo che mi sgriderà per aver origliato la sua conversazione. Lui però mi stupisce: «C'è qualcosa che non va?» va subito al sodo «...no, tutto apposto grazie. Perché?» «Sai un paio di clienti si sono lamentate. Dicevano che stasera eri assente e che ti sei comportato un po' da maleducato. So che non ti interessano ma per il bene del locale cerca almeno di sorridere e annuire un po'.» Ha ragione. Non posso permettere che la mia vita privata metta a repentaglio il mio posto di lavoro. Devo cercare di fare più soldi possibile per andare via di casa. Infondo sono maggiorenne quindi posso. «Si mi scusi, ha totalmente ragione. Il fatto è che oggi è stata una giornata dura, ma cercherò di non ripetere i miei errori» «Va bene, ora vai. Buona serata Jungkook» «A lei signore» Mi avvio verso la porta sollevato quando mi sento richiamare. Ecco ora me lo dice. «Ah, senti Jungkook, da domani avrai un nuovo collega, avrete lo stesso turno quindi all'inizio spetterà a te insegnarli le basi. È il ragazzo che hai visto prima nel mio ufficio. Si chiama Suga» Suga...... «Oh si, a proposito di quello giuro che io non volevo..» «Non preoccuparti, la curiosità non è sempre un male. Ora vai» Esco imbarazzato dalla stanza e, dopo essermi cambiato, dal locale. L'aria fuori è davvero molto fredda. Siamo a gennaio. Mi alzo il bavero della giacca e alzo il passo verso casa mia non molto distante. Arrivato all'uscio però mi blocco. I miei battiti cardiaci aumentano. Prendo un profondo respiro ed entro. Mamma è seduta sulla poltrona davanti alla tv. Papà è alla finestra che fuma. Sapevo che li avrei trovati ad aspettarmi. Rimango immobile qualche istante, mamma si volta e abbozza un sorrisino, poi torna alla tv. Espiro sollevato e mi dirigo in camera mia. Ho la mano sulla maniglia quando mio padre parla «Dimmi perché non sei tornato a casa ieri notte Jungkook.» Salto un battito «Ehm..io.. io sono andato a casa di Taehyung e sono rimasto a dormire lì» «Kim Taehyung? Il prostituto dici?» Stringo i denti e serro ancora di più la mano attorno alla maniglia. «Non lo chiamare in quella maniera per favore. È stato violentato» Scoppia in una sonora risata. «Ah si! Certo! Svegliati Jungkook, in città lo sanno tutti che è stato lui a volerlo, gira voce che abbia fatto uccidere la madre dal suo cliente perché lei lo aveva scoperto. E quel poverino è dovuto fuggire oltre frontiera per fare un piacere a un bambino goloso di cazzi!» Succede tutto in un attimo e ora mio padre è a terra col sangue che sgorga copioso dal suo naso. Mi fischiano forte le orecchie e mi fanno male le nocche. Respiro pesantemente. Ma quando mi rendo conto di ciò che ho fatto mi sale un paura tremenda. Mi paralizzo. Lui si alza furioso, con le guance rosse, i denti digrignati e la faccia impiastrata di sangue. Con uno scatto afferra la bottiglia di vodka vuota sul lavandino e me la spacca in faccia. Il dolore è tremendo. Mi pulsa la testa è sento caldo su tutto la faccia. Non vedo dall'occhio destro. Mi sento dolciastro e pesante. Sono accasciato sul pavimento. «Tu...» bisbiglia puntandomi la bottiglia rotta alla gola «Piccolo sporco ricchioncello, ti proibisco di vedere quel rifiuto del tuo amichetto. È colpa sua se ora sei così malato. Mi fai schifo. Ma guardati, cosa pensavi di poter fare?! Eh?! Testa di cazzo. Frocio» Stacca la bottiglia dal mio collo e torna a fumare alla finestra come se nulla fosse. Striscio sul pavimento pieno di sangue e vetri e cerco di raggiungere il bagno. La mamma è sempre al suo posto in silenzio. Riesco a raggiungere il bagno mi chiudo e resto appoggiato alla vasca dieci minuti per riprendere fiato. Non sento assolutamente nulla. Quando mi alzo e mi guardo allo specchio però esplodo. Piango a fiumi. Mi brucia la testa. Mi pulsa tutto. Sono coperto si sangue. Sgorga tutto da un unico taglio profondo sulla guancia, credo che abbia bisogno di punti ma non mi importa. Non mi importa avere un taglio gigante in faccia. Non mi importa avere un occhio nero e gonfio. Non mi importa sentire solo fischi nelle mie orecchie. Non mi importa vedere tutto annebbiato. Mi importa che faccio schifo dentro. Sono completamente marcio, talmente schifoso da non riuscire nemmeno a guardare il riflesso dei miei occhi nello specchio per più di due secondi. Sono malato. Mio padre ha ragione sono un frocio. Mi piacciono i maschi. E mi faccio schifo. Non provo rabbia. Solo ribrezzo per quella persona nello specchio. --------------------------------------------Shiao persone. Eccomi qui con il secondo capitolo. Sinceramente non ne sono molto soddisfatta, nonostante abbia sudato molto per scriverlo (ho avuto un blocco e poco tempo), non ne è uscito fuori granché. Vaaaaabene in realtà non ho niente da dirvi tranne recensite, recensite, recensite!! Con tutto ciò che rimane del mio cuore, ~Rage.
   
 
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