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Autore: DonnieTZ    11/04/2017    7 recensioni
[Destiel] [Dystopian!AU]
In un universo in cui tutto è controllato - perfino l'arte e le relazioni - si racconta della leggendaria connessione che collega le anime gemelle quando esiste la possibilità concreta che il loro amore si realizzi. Cas, con la sua fede nel rigido sistema che governa tutto, è un pittore solitario; la voce che improvvisamente sente una sera qualsiasi, invece, è quella di Dean, un cantante che il sistema lo odia.
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Avrebbe voluto essere in grado di chinare la testa, di sottostare alle regole, ma c'era qualcosa nella sua anima che non voleva saperne. C'erano passioni e tormenti e incubi dietro le palpebre quando arrivava l'alba e lui andava a dormire. Cantare rendeva tutto così evidente da fare quasi male. Ma quella sera c'era il vago pensiero di dover ricacciare indietro la malinconia, perché non era solo a sentirla vibrare nella mente.
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Non aveva davvero idea di cosa stesse dipingendo, non riusciva a carpire un'immagine completa, ma sapeva che riguardava Dean. C'erano angoli più scuri, sfumature che si incupivano fino a diventare nere, ma il verde smeraldo brillava al centro della composizione, come una luce lontana.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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7. Nero come un addio
 
Crowley – la sua firma parlava di un Fergus Roderick, ma lui aveva insistito per farsi chiamare così – aveva l'aria distinta dell'assicuratore, arricchita da una particolare furbizia negli occhi. A Cas sarebbe piaciuto farne un ritratto e cercare di catturarla, ma il cliente era lì per ritirare finalmente il quadro commissionato. Cas posò la tela sul cavalletto, asciutta e brillante in tutte le sue sfumature di rosso. Crowley la osservò, avvicinandosi incuriosito. Il silenzio si dilatò per un tempo infinito, finché il cliente non si decise a parlare, abbozzando un sorriso che sembrava più un ghigno.
“Molto bene. Almeno questa tua aria da pittore disperato non fa promesse a vuoto, eh?” disse, la voce roca e l'accento marcato.
Cas si rilassò.
Mentre incartava il quadro, però, venne colpito dall'idea che l'uomo potesse aver avuto un'anima gemella – idea a cui aveva pensato dal loro primo incontro, ma che ora aveva molta più importanza – e si fermò a guardarlo.
Non ci pensare neanche, Cas. Questo damerino finirà per denunciarti. Correresti un rischio inutile.
Dean doveva essersi svegliato da poco, perché i suoi pensieri erano leggermente annebbiati e si rincorrevano piano.
“Dean, non c'è pericolo. Se anche lui ha avuto un'anima gemella, allora...”
No. Sono serio, Cas. No.
«Posso farti una domanda?» disse invece Cas, d'istinto.
L'uomo in questione stava camminando per lo studio, le mani nelle tasche dell'elegante abito scuro e l'espressione attenta dipinta in viso. Quando si sentì chiamare, si voltò verso il pittore.
«Questa è stata una commissione molto interessante. Mi chiedevo...» Cas cercò le parole per qualche istante, «mi chiedevo se ci fosse dietro una storia altrettanto interessante.»
Cas...
“Ho tutto sotto controllo, Dean.”
Sì, certo.
Cas ignorò la risposta sarcastica che gli balenò nella mente, specchiandosi nello sguardo indagatore di Crowley. Improvvisamente, un lampo di consapevolezza attraversò gli occhi dell'uomo, che si aprì in un sorriso divertito.
«Ah» disse soltanto.
«Se è possibile parlarne, ovviamente» specificò Cas.
«Tecnicamente, no» fu la risposta di Crowley. «Ma potrei fare un'eccezione, viste le circostanze straordinarie.»
Lo sa. L'ha capito. Quanto credi ci metterà a sputtanarti, eh? Cazzo, cazzo, cazzo...
“Calmati, Dean.”
«Stai discutendo con lei, ora? Cos'è meglio fare, darling, credi dovremmo chiederlo? No, assolutamente no, è pericoloso! Ma lui potrebbe sapere qualcosa!» recitò Crowley, esibendosi in quel dialogo fantasioso con tanto di voci diverse.
«Lui.»
La correzione sfuggì alle labbra di Cas, subito seguita dal pugno che Dean riservò alla parete con forza. Cas sobbalzò, nella realtà, ma fu subito percorso da un brivido di preoccupazione.
“Ti sei fatto male?”
Fottiti.
«Ah, lui, capisco. Qualche anno fa mi è successa la stessa cosa. Un lui, niente meno» confessò Crowley, sedendosi sull'alto sgabello di Cas, mentre la sua espressione si trasformava impercettibilmente e acquisiva una sfumatura amara.
«Cos'è successo?» domandò Cas, sempre attento alle reazioni dall'altra parte della connessione.
Dean intanto era andato a prendere un sacchetto di surgelati da posare sulla mano, ma dentro aveva tutto un mondo di agitazioni e tensioni che sembravano annodargli l'anima. Cas lo visualizzò andare a sedersi sul bordo del letto.
«Qualcuno ha fatto in modo che la questione venisse risolta.»
Cas ascoltò quelle parole, paralizzato senza sapere bene da cosa.
«Risolta?»
Gliel'hanno ammazzato? chiese Dean dall'altra parte.
«È difficile mantenere qualcosa di così invasivo un segreto. Un mio rivale, in ufficio, lo venne a sapere e lo usò contro di me per riprendere il posto che ricoprivo. E che ricopro ancora, nonostante il suo breve tentativo di usurpazione» spiegò, con un sorriso stranamente soddisfatto. «Si rivolse alle autorità e loro sistemarono la questione modificando il mio chip.»
L'uomo alzò il braccio, spostando la manica della giacca e sbottonando il polsino della camicia. C'era una cicatrice, lì, e il chip pulsò una piccola luce verde sottopelle quando Crowley ci passò sopra il dito.
Cosa cazzo significa?
«Cosa vuol dire?» domandò Cas, facendo eco alla domanda di Dean.
«Significa che questa connessione che senti non è altro che un malfunzionamento del chip, qualcosa che capita. Siete connessi come in una rete privata. Non è nulla di speciale, nulla di trascendente, nulla di divino» sbottò Crowley, alzandosi sbrigativo. «Posso avere il mio quadro, ora?»
Cas si sentiva male, una nausea strana gli risalì dallo stomaco e un peso scomodo gli si adagiò sul petto. Era sbagliato. Era tutto sbagliato.
Un... un malfunzionamento?
“Dean...”
Un dannato malfunzionamento? È questo che siamo? È questo che sta succedendo?
Cas porse il quadro incartato a Crowley, la postura abbattuta, e lo accompagnò fino alla porta dello studio, tentando di ignorare la rabbia di Dean, la sua incontenibile incredulità pervasa di amarezza. Quando l'uomo fece qualche passo in strada, però, Cas sentì la domanda premergli sotto la lingua e allora la liberò, istintiva.
«Com'è stato?» domandò, con urgenza.
Crowley si fermò e lo osservò con l'espressione vagamente confusa.
«Com'è stato quando non l'hai più sentito?» chiese nuovamente Cas, più specifico.
«Come farsi amputare un arto perfettamente funzionante.»
 
C'era stato del silenzio, dopo. Non che i pensieri fossero quieti; anzi, erano tanto caotici e sovrapposti da essere impossibili da leggere per entrambi. Dean si era abbandonato sul letto, le nocche doloranti e qualcosa più a fondo che non voleva smettere di scalciare e premere e strappare.
Non sapeva neanche perché si sentisse così. Avrebbe dovuto essere contento: potevano andare all'Ufficio Gestione Microchip e Lettori e farsi controllare; potevano smetterla con tutte quelle cazzate e tornare alle loro vite. Era una bella notizia, una grande notizia. Cas poteva finalmente liberarsi di lui.
Dean...
“Dimmi che non ci hai pensato! È così, potresti tornare al tuo sacrosanto sistema. Niente più anima gemella, niente più drammi.”
Se ci avessi pensato, l'avresti saputo.
“Già, il malfunzionamento” rispose mentalmente Dean, acido.
Cosa cambia, Dean? Anche se si trattasse di questo, cosa cambierebbe, per noi?
“Non capisci? Non c'è nessun noi, Cas. Non c'è mai stato.”
Si accorse subito che quel pensiero – fatto di rabbia e tristezza e senso di perdita – aveva ferito Cas, che gli era penetrato a fondo e gli aveva fatto sanguinare l'anima. Se ne accorse, ma non sapeva come utilizzare quella consapevolezza per farne dei punti di sutura con cui ricucire. Si sentiva abbandonato prima ancora di esserlo davvero e non c'erano vie d'uscita da quella sensazione.
Non sei solo. Hai me. Mi avrai finché vorrai.
“Abbiamo continuato a chiederci se ci fosse un modo per non correre rischi, beh, eccolo! Eliminare la questione alla radice.”
Ancora, un altro affondo nell'animo di Cas, un altro colpo e un altro fiotto di sangue, ma Dean non sembrava in grado di fermarsi. Cas lo avrebbe lasciato, come avevano fatto tutti per forza o per volontà. Ed era meglio così, era giusto così, solo così ci si poteva salvare dal veleno che era la sua esistenza. Benny, lui non ne era uscito vivo. La sua morte – aveva cercato di non pensarci, Dean, ci aveva provato sul serio – ricadeva sulla sua coscienza, era un masso legato alle caviglie che lo trascinava fondo. Non poteva permettere che anche Cas finisse nello stesso modo, non lo avrebbe sopportato, sarebbe stato semplicemente troppo difficile continuare a respirare. Basta. Se potevano farla finita, tagliare il filo invisibile che li collegava come due meccanismi dello stesso motore, allora andava fatto.
Questa è la tua decisione, Dean?
La domanda che scivolò dalla mente di Cas alla mente di Dean non aveva note di rabbia, solo e soltanto resa. Dean si girò su un fianco, nel letto, stringendosi come poteva, mentre la mano pulsava dolorosamente e qualcosa andava in pezzi dietro lo sterno.
“Sì.”
D'accordo, Dean. Tutto quello che vuoi. Domani...
“No, lo farò io. Tanto dovevo comunque andare all'Ufficio Analisi Relazionali per farmi affibbiare una compagna.”
L'ultimo colpo, un proiettile sparato a distanza ravvicinata.
 
Cas restò immobile in mezzo allo studio, ferito a morte.
Sapeva che erano legati, sentiva tutto quello che passava per la mente di Dean, che gli scorreva dentro come un fiume in piena, ma non poteva opporsi a una richiesta tanto esplicita. Che l'altro lo facesse per il senso di colpa, per la paura, perché pensasse di non meritarsi altro che sofferenza non importava. Lo voleva, Cas poteva sentirlo. Voleva che quel legame si spezzasse e sparisse. Avrebbe trovato una compagna, avrebbe vissuto la sua vita, e Cas non ne avrebbe fatto parte. Si sarebbe limitato a tornare a confondersi con sfondo, come aveva sempre vissuto, solo fra tutti gli altri, guidato dal sistema che tanto gli aveva dato e che tanto gli stava togliendo.
Avrebbe voluto avere la forza di convincere Dean, sapeva di poterlo fare perché provavano lo stesso ruvido sentimento, ma non sarebbe stato giusto.
“D'accordo” ripeté con la mente, intingendo il pennello nel denso grumo di colore nero che macchiava la tavolozza.
Poi posò il pennello sulla tela e iniziò a dipingere la sua sofferenza.



 
SCUSATE per gli eventuali errori, ma l'ho riletto poco e male perché continuo ad avere la tentazione di cambiarlo e farli essere felici. T___T
Quando sarà finita cercherò di revisionarla tutta per bene.

Cercerò di mantenere gli aggiornamenti costanti, ma mi sto dedicando al CampNano per quanto possibile e vorrei riuscire a portare avanti anche i progetti originali. Quindi può essere che l'aggiornamento scivoli di qualche giorno, però cercherò di fare in modo che non ne trascorrano troppi.
GRAZIE a chi mi fa sapere cosa ne pensa, a chi continua ad esserci e leggere. <3
Alla prossima (e odiatemi con moderazione che sono delicata XD).
   
 
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