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Autore: MadogV    11/04/2017    1 recensioni
Mery Bate ha fatto un sogno che riguarda il suo esilio e ci saranno conseguenze come morti e tradimenti e duelli e cose così.
Genere: Avventura, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Mi sono trovato negli ultimi tempi sempre più spesso a vagare con la mente oltre l'arido orizzonte sabbioso.

Mi capita soprattutto quando il vento di Mishtral, l'impetuoso e rovente vento locale, diventa l'Isht, una tiepida brezza che mi spinge fino a Ghison, il confine ultimo della mia tribù.

In realtà non appartengo a questa terra, ma la tribù degli Ibdú mi ha accolto nel mio esilio.

Qui ho trovato una nuova casa, una nuova vita, ma resta sempre la vita di un esule, di un ramingo che nonostante tutto ancora sente forte la nostalgia di casa.

La nostalgia del Verde Oceano, pascolo di focosi fulvi cavalli, di Rebastopoli, capitale maestosa di nobili re, di Paytol, la mia città natale affacciata sul mare, e di Vastiterra tutta, terra di eroi che combattono fianco a fianco contro altri eroi, terra dove echeggia il clangore della spada, il sibilare della lancia ed i coltelli scintillano nella notte nera.

Come può un uomo che ha cavalcato con i più valorosi, che ha mangiato e bevuto con i più nobili e ha visto la morte ad ogni carica, come può vivere nella pace?

Il mio animo, nonostante l'età che avanza, è ardente come e più dello stesso Mishtral.

Ed è questo ardore che mi spinge fino a Ghison, ma poi il pensiero dei miei figli e dei miei nipoti frena ogni anelito e torno ombra tra le ombre al mio accampamento, umile uomo del deserto e i ricordi diventano racconti incredibili e lontani.

Il rombo del tuono e il tintinnare della pioggia, due suoni così familiari e mai uditi in queste terre aride, risuonano alle mie orecchie e forse gli occhi si ingannano, ma non sono quelle le possenti belle mura di Rebastopoli dai tetti d'argento.

Il lampo e il tuono.

Indietreggio inorridito.

Il riflesso nella pozzanghera non sono io, o meglio non è il mio io attuale, ma l'ombra, il fantasma che fui.

Un altro fantasma avanza fra le nebbie dei sogni e nel riconoscerlo rimango senza fiato.

Mi sorride come non aveva mai fatto in quegli anni lontani e mi porge il suo arco, Il Corno Nero che io spezzai perché nessun altro potesse usarlo.

Poi qualcuno mi scuote e mi desta: è Idu la mia sposa.

"Marito mio -dice- ti ho sentito gridare nel sonno e mi sono preoccupata. Chi è Rysh, che chiamavi gridando nel sonno?"

Sto per risponderle, quando mi ricordo che Idu, la mia amata Idu, la ridente, son sette anni che è morta.

E lei mi sorride con amore.

Poi mi sveglio e l'arido orizzonte sabbioso mi abbaglia, mentre il placido belare delle pecore è l'unico suono che accarezza le mie orecchie.

Di fronte il mio piccolo nipote Sfrh mi osserva con i suoi grossi occhioni neri.

"Nonno tutto bene?" Mi chiede preoccupato.

Gli scompiglio i capelli per gioco e poi gli dico di chiamare suo fratello Enmenunna perché badi al pascolo.

Mi alzo e torno all'accampamento per parlare con il vecchio Ur Shtar, il nostro k'alicha.

La sua tenda è piccola, ma allo stesso tempo accogliente e appena entro, come è buona regola fra gli Ibdú, mi offre della frutta secca e dell'infuso aromatico.

In qualità di k'alicha, cioè saggio della tribù, non deve pascere le greggi o andare a caccia, ma vive delle offerte che gli vengono fatte a ragione dei consigli che dispensa a chi glieli chiede.

Pago il mio obolo con una pelle di pecora ben lavorata e pongo la mia domanda.

Ur Shtar si alza e mi invita a seguirlo fuori, poiché, a suo dire, la risposta è là fuori.

Di fianco alla sua tenda c'è un recinto quadrangolare delimitato da un gruppo di  pietre poste ai quattro angoli dello stesso.

Entriamo e ci sediamo poi Ur Shtar mi parla.

"Mery Bate il tuo sogno, per quanto complesso, è semplice: un messaggio, un lieto messaggio sta giungendo dal tuo passato e poiché Il sogno doppio è prossimo ad arrivare."

Rimango stupito, perché fammi uscire quando una risposta del genere poteva darmela già nella tenda?

Poi sento levarsi il vento e vedo Ur Shtar afferrare con la mano alcuni granelli di sabbia, che si porta alle labbra.

Il suo tono ora è più cupo:" fra quattro lune tornerà a soffiare il Mishtral, appena si sarà placato prendi la cavalcatura più veloce che hai, non perdere tempo a sellarla, e corri a Ghison. Li troverai la risposta al tuo sogno."

Detto ciò tace e io ringraziandolo me ne vado un po' confuso.

Sono lunghi sessanta giorni di attesa, anche per un tipo paziente come me, soprattutto quando non sai cosa aspettarti.

Il mio passato mi avrà trovato, ma come? E soprattutto che forma avrà?

   
 
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