Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: ailinon    07/06/2009    1 recensioni
"Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto"
Questo potrebbe essere l'introduzione presa da Ariosto.
Siamo nel medioevo fantastico di una verde terra lontana, dove il rosso è il colore dell'ardore in battaglia, che si mischia con il porpora dell'amore e della gelosia. Dove non tutto è quello che sembra.
Questa è la storia del giovane Gawyn D'Evin, e del suo signore.
Spero vi piacerà.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
GAWYN D’EVIN

Parte 2

 

 

La serata proseguì piacevolmente.

Malgrado l’aspetto un po’ tenebroso del lord, questi era un abile oratore. Le sue doti politiche, si diceva fossero pari a quelle militari.

E se il giovane cavaliere non ricordava male, mai nessuno al campo militare, aveva mai osato ribellarsi o semplicemente, sbagliare, in sua presenza. Tutti ubbidivano a quell’uomo, senza osare discutere.

  «E’ senza dubbio un uomo carismatico» mormorò ser D’Evin al figlio.

Questi lo guardò sorpreso: «Chi padre?»

«Il nuovo lord» spiegò, senza smettere di mangiare e senza voltare lo sguardo. «E’ un uomo astuto. Sta legando a sé più nobili stasera, che durante tutta la guerra»

Gawyn non capì molto bene cosa intendesse il padre.

 «Sono molto felice che ti abbia preso in buona considerazione, figliolo, questa amicizia aiuterà molto la nostra famiglia, siine lieto ed abbine gran cura»

«Si, padre» annuì, fissando il genitore.

 In quell’attimo la voce del lord risuonò nella sala, portando subito il silenzio:

«Miei signori qui riuniti, vorrei rendere noto un fatto che da poco è accaduto, e che non tutti voi conoscono…» l’uomo si alzò in piedi e, dopo una lunga occhiata affinché fosse certo che tutti lo ascoltassero, riprese: «Durante l’ultima settimana di battaglia al confine nord, ero ormai convinto che il nemico fosse battuto, ma…Una fredda mattina, una delle nostre tipiche mattinate autunnali, il nemico tentò una sortita dalla roccaforte in cui si era asserragliato ormai da mesi…» spostò lo sguardo lungo l’uditorio: «Essendo ormai senza viveri aveva tentato l’ultima vana offensiva. Benché il campo fosse ben protetto, e sorvegliato, la nebbia coprì il primo attacco dei loro arcieri. Proprio in quel momento io stavo per montare il mio cavallo, quando le frecce mi scivolarono vicino, sibilando. Silenziose come serpenti, esse portavano la nera signora morte suoi miei uomini…Alcune frecce colpirono il mio cavallo…»

 «Mio lord!» sussultarono alcune dame, spaventate.

Einon sorrise mentalmente per il successo del suo racconto. «Il cavallo s’impennò di colpo e, scalciando, ricadde sul lato sinistro e, sulla mia gamba. Sentii il dolore diffondersi lungo il corpo» velocizzò il ritmo della descrizione: «Ma sapevo che il restare in quella posizione, indifeso, avrebbe significato la mia morte»

  «No!» un mormorio sommesso.

«Tentai più e più volte di uscire da sotto il mio cavallo, ma esso stava morendomi addosso, senza che io avessi la forza per spostarlo. Intanto vedevo le mie truppe, senza guida, disperdersi e andare alla sbando!Ero disperato. Tutto sembrava sfuggirmi dalle mani proprio nell’istante della mia gloria…Che fare?Che mai potevo fare?Tentare di gridare avrebbe soltanto richiamato il nemico su di me, indifeso.»

 Gawyn si sorprese a trattenere il fiato.

Quella storia la conosceva, ma quel modo di narrarla la rendeva come nuova.

Damodred si voltò di colpo: «D’improvviso alcuni nemici mi videro!Tutto era perduto!Riconoscendo i miei vessilli si gettarono su di me come lupi famelici! Tentai almeno di agguantare la spada, cadutami poco lontano, per una seppur minima difesa, ma era troppo, troppo, lontana. Tentai ancora ma…Una mano l’afferrò prima di me! Alzando lo sguardo vidi un ragazzino minuto stare in piedi di fronte a me. Chi era?Mi chiesi. Forse un nemico per uccidermi o un povero ragazzo che tentava di proteggere un indifeso?O forse, forse un inviato della divina provvidenza?»

 La gente li radunata parlottò sottovoce.

Il lord si passò una mano sul mento, poi proseguì: «Ricordo come se fosse oggi, quell’attimo…Quel ragazzo. Un essere spaurito dai lunghi capelli castani…Aveva due grandi occhi azzurri. Forse troppo grandi per un uomo. Più simili a quelli di un bambino, credo. Ma…Non vi era timore in essi! Con furia afferrò saldamente la spada e si lanciò tra me e gli assalitori!»

  Gli ospiti trattennero il fiato.

«Lo scorgevo brandire con foga la mia spada, alta quasi quanto la sua intera figura. Nell’impeto uccise due dei miei assalitori, ma altri tre uomini lo circondavano. Tentai, tentai ancora di uscire da sotto il cavallo, e gli gridai di andarsene ma, quel nobile cuore, saltò oltre il cavallo, e presa la balestra uccise un altro soldato nemico! Avendolo finalmente vicino…» fece scorrere gli occhi lungo la sala, per cercarlo: «Notai la disparità delle forze. Egli era Davide posto contro il fariseo Golia!Era uno scudiero; poco meno che un ragazzo ancora imberbe. Forse neppure addestrato da un maestro spadaccino! Eppure…Eppure lui mi difendeva a spada tratta, con il valore di cento cavalieri. Questo ragazzo che badava solo ai cavalli, era lì. Tra le lame e le frecce…»

Damodred tacque, passeggiando per un attimo tra i tavoli. In silenzio.

«I due uomini rimasti, lo attaccarono. Sentii il suo sangue cadermi sulla pelle, ma il suo braccio non tremava. Con l’agilità di un animale scivolò tra i due e colpì il gigante. Questi cadde. Ancora uno ne rimaneva.

Dalla camicia strappata del giovane colava ormai molto sangue, ma il suo braccio non arretrò. D’improvviso, il nemico, vedendo il nostro esercito allo sbando, fece ricaricare gli arcieri. Nuvole di frecce cadevano da ogni dove. Mi chiesi se era tutto perduto, malgrado quel coraggioso atto...Ma!Con la stessa provvidenziale velocità, il mio piccolo scudiero finì l’altro uomo, e lanciandosi sulla serra, afferrò il mio corno d’ariete, usato per dare ordini all’esercito, e come un grido divino, questo risuonò nell’aria, atterrendo il nemico e richiamando, come un sol uomo, i miei soldati! Sentii gli uomini correre e riorganizzarsi malgrado le frecce. Subito un gruppo tentò di raggiungerci, ma i dardi cadevano come neve e…L’ultima cosa che ricordo è il gracile corpo di quel giovane farmi da scudo contro di esse…»

  Un sussurro stupito si levò dalla folla.

Qualcuno guardò i nobili D’Evin.

Lord Damodred si fermò vicino al tavolo dove era seduto Gawyn e suo padre, poi riprese: «Quando mi liberarono dal peso del mio cavallo, il sangue imbrattava il mio corpo, ma era il sangue del  piccolo scudiero. Egli giaceva privo di sensi su di me. Una freccia gli aveva trapassato il braccio. Eppure, malgrado il dolore, lui era svenuto, continuando a farmi da scudo…» una pausa: «Appena libero, ordinai che venisse subito assistito dai miei cerusici

Mentre riprendevo il controllo del campo. In poco meno di mezzora il nemico fu vinto e la rocca di bois de Ghise, cadde, come ultimo baluardo dei facinorosi. La pace è finalmente scesa fra noi, ma io non potrei godermela se non per merito del coraggioso atto di ser Gawyn D’Evin!» esclamò, indicandolo con la mano.

Il giovane si alzò in piedi e, imbarazzato, fece un profondo inchino a lord Damodred: «Grazie, mio signore, non merito tanto onore»

Einon scosse il capo, sorridendo più ai nobili che a lui: «voglio che sia note nel ducato, l’investitura al titolo di cavaliere di quello scudiero così nobile. Gawain D’evin da ora in poi sarà un cavaliere della spada, e avrà il diritto di sedere alla mia destra, come pari tra i mie cavalieri più fidati!» decretò.

Gawyn sorrise incredulo.

La sua famiglia non era neppure mai invitata alle feste, se non a quelle più formali, a causa del loro scarso patrimonio, e ora…Ora avrebbe sempre seduto poco lontano dal sommo lord di Glamont!Era incredibile!Quell’uomo gli rendeva un tale onore!

«Grazie, grazie mio lord. Servirò la vostra spada con fedeltà e onore!» giurò, inchinandosi ancora.

Einon rise di gusto:«Ora basta convenevoli. Suvvia ragazzo, vieni a sederti al tuo tavolo!» così dicendo cinse le spalle al giovane e lo accompagnò al tavolo, a destra del seggio del lord. Poi fece lo stesso con il padre di Gawyn.

Intanto i servitori posizionarono velocemente alcuni scranni al desco.

 «Bene» annuì Damodred, tornando al suo posto: « E ora miei cari amici, proporrei un brindisi…» levò il calice, fissando Gawyn, e disse: «All’onore e alla fedeltà!»

Subito gli altri nobili lo imitarono, alzandosi: «All’onore e alla fedeltà!» urlarono.

 Gawyn sentì il gusto saporito del vino scorrergli in bocca. Non era un gran bevitore, ma quella sera c’era da sentirsi particolarmente euforici. Prima cavaliere, e ora seduti al tavolo d’onore!

Lord Damodred stava rendendogli grandi tributi malgrado lui fosse solo un ragazzo, e per di più di una casata minore.

Come avrebbe mai potuto sdebitarsi?

Avrebbe provato, per quell’uomo, sempre grande rispetto e devozione!

Così decise.

***

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: ailinon