Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: caterina_russo    12/04/2017    0 recensioni
Questo è il mio primo racconto, ambientato nel Rinascimento, epoca che amo.
Una storia d'amore d'altri tempi con finale a sorpresa!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quel grillo che ogni notte intonava il suo stridio, sicuro nel buio nascondiglio fra i cespugli, pure lui quella notte era ammutolito.
Si dorme poco in un accampamento: i soldati lo avevano dovuto imparare in fretta. Eppure i più tendevano a rifugiarsi nelle tende appena potevano, forse per l’illusione di essere al sicuro.
Attorno al fuoco un gruppo di temerari, quelli convinti di poter non dormire mai e riuscire comunque ad affrontare il nemico.
Quelli con la sete di avventura, con la smania di vincere.
Quattro uomini con la guerra negli occhi e nel sangue.
«Freddo stasera eh?» solito argomento per rompere il ghiaccio.
Un topo più in là, ansimante, correva verso la tana ma non riuscì a raggiungerla; una civetta, più veloce, lo teneva già tra le sue grinfie affamate.
«Ci fosse una donna a scaldarmi, saprei come ringraziarla!» Una sonora risata nel silenzio di quella notte guerrigliera.
Nessun boccale di vino, nessuna prelibatezza da cuocere sul fuoco. Solo le spade a far compagnia e gli scudi a dare conforto.
«Darei mille ducati per un buon prosciutto!» L’acquolina in bocca era sempre più presente man mano che passavano i giorni lontano da casa.
Casa... questo il pensiero fisso, il desiderio più grande. Tornare a casa significava aver vinto o perso la guerra e chi poteva dire quale preferiva delle due? «Mah! Chissà quando finirà questa guerra.»
«Dicono che gli ambasciatori siano riusciti a trovare un accordo.»
«Ma non lo firmeranno mai, almeno finché non avremo conquistato metà delle loro città!» e di nuovo giù a ridere...
Un altro soldato, timidamente, si avvicinò al gruppo. Più piccolo di statura e più segnato dalla guerra.
«Capitano, è arrivata la missiva che stavate aspettando.»
«Ah bene, grazie ragazzo» e alzandosi: «Signori, buona continuazione. Il dovere mi chiama!»
Gli altri accennarono il saluto militare ma senza impegnarsi troppo: l’ora tarda annulla i gradi.
Finalmente solo nella propria tenda, il capitano, libero della divisa, poté abbandonare la dura maschera da militare che era costretto a usare per farsi rispettare dai suoi sottordine. Non si fidava di nessuno e quella maschera era l’unica difesa; non poteva certo rivelarsi semplicemente un uomo innamorato. Quell’apparenza gli aveva salvato la vita già migliaia di volte.
Si lasciò cadere sulla branda da campo per poter godere di quei momenti in cui era veramente se stesso. Distese la pergamena e con la mente fu altrove.

<< Firenze, 6 agosto 1459
Mio amato Lorenzo,
ho ricevuto stamane la Vostra ultima missiva nella quale mi annunciate il Vostro ritorno imminente.
Ebbene, quale gioia più grande potevate darmi se non questa? La lontananza è ancora più dura da sopportare dei sotterfugi ai quali siamo costretti per incontrarci. Ma niente mi potrà scoraggiare dall’amarVi, neppure la minaccia del mio nobile marito.
Egli è sempre più sospettoso; mi spia, lo so. Non oso sottrarmi ai miei doveri di moglie, sarebbe una prova certa del mio amore per Voi.
Ma è così doloroso sottomettermi ai suoi violenti piaceri. Ieri ho sentito Vostro figlio muoversi dentro di me.
Tra poche settimane non potrò più nasconderlo, perciò Vi prego, mio signore, portatemi via, ovunque. Non ho paura di vivere in clandestinità, in povertà.
Ho solo timore per questa creatura che già vive e che non potrà avere un futuro legittimo, solo questo mi spaventa.
Ma ormai vive e dovrà accettare me come madre e Voi come padre. Fate in fretta, mio amato! Ho paura per la sua vita.
Sempre Vostra
Sofia >>

Lorenzo sospirò rumorosamente mentre si grattava la testa sperando che questo attivasse le idee.
Ci aveva pensato e ripensato ma nessun piano era sicuro come avrebbe sperato. Le sue conoscenze altolocate erano troppo vicine al Conte e quindi il rischio di venire scoperti era troppo grande; per cui doveva fare tutto da solo o forse pagare un mercenario.
Già... poteva essere un’idea. Perso nelle sue riflessioni non si accorse che nell’accampamento c’erano strani movimenti finché sentì le trombe suonare a morte.
Corse fuori dalla sua tenda con un pugnale stretto nella mano sinistra, la prima arma che aveva trovato. Eppure i soldati non sembravano prepararsi alla battaglia, tenevano le facce a terra e le mani congiunte quasi in una preghiera silenziosa.
Poi vide il ragazzo che gli aveva portato la lettera che teneva in mano quello che sembrava un documento importante, una comunicazione urgente. «Ragazzo!», attirò la sua attenzione col suo vocione imponente, «Cosa diavolo sta succedendo?»
«Mio signore», il ragazzo abbassò lo sguardo come se sapesse più di quanto aveva appena letto, «ecco, giungono notizie funeste da Firenze.»
Il capitano lo afferrò per il braccio in preda al panico. «E allora parla!»
«Sì, ecco, mio signore. La Contessa Sofia è morta.» Fece una pausa forzata da un singhiozzo incontrollato. «Avvelenata, signore.»
Il ragazzo continuò a parlare; si credeva fosse stato il nemico, che forse aveva un infiltrato a palazzo, che magari aveva pagato un mercenario. Ma il capitano non lo ascoltava già più perché lui sapeva che no, non era stato il nemico ma il Conte!
Aveva atteso troppo a lungo e i sospetti di quel marito/padrone erano divenuti certezza. Tutti lo sapevano capace di qualsiasi violenza ma uccidere la propria moglie era un fatto grave seppur motivato da un tradimento.
Lorenzo non poteva sopportare un affronto del genere, non poteva tenere a freno la rabbia che lo aveva assalito ogni volta che pensava la sua amata sotto quelle braccia brute. E allora “vendetta” fu la prima parola che gli venne in mente e subito dopo “figlio”. Quel figlio di cui nessuno sapeva nulla e che adesso era solo carne putrida e morta insieme alla giovane madre.
Vendetta, sì! ... e dopo? Che senso aveva più tutto? Tornare, vivere, combattere. Per chi? Per quale scopo?
Le lacrime, la frustrazione, l’uomo innamorato infine vennero fuori senza controllo. Era inutile continuare a fingere se non aveva più nessuno per cui lottare. Si diresse quindi verso il fiume vicino, con il pugnale ancora stretto in mano. L’acqua sembrava scorrere più veloce o era solo un’illusione della sua mente? Distrattamente, lo sguardo fisso sull’acqua, si inginocchiò.
E puntandosi il pugnale al petto disse a voce alta, rivolto alla luna: «Sofia arrivo.»

...dal diario del Conte:
<< Firenze, 27 agosto 1459
È fatta! Dopo mesi di umiliazione finalmente il traditore ha avuto ciò che meritava. E io finalmente avrò la moglie che merito. Il piano ha funzionato alla perfezione: il finto comunicato di morte ha messo fine alla vita di quel bastardo e non ho avuto bisogno di sporcarmi le mani. Adesso rimane solo da sistemare il problema del figlio non mio, ho già la soluzione. Basterà somministrare alla gravida adultera qualche infiorescenza di tanaceto così il “tutto” verrà espulso naturalmente, nemmeno lei sospetterà un mio intervento. Certo dovrò astenermi dal toccarla per qualche giorno ma è solo un piccolo sacrificio per un grande risultato. >>
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: caterina_russo