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Autore: Eilan21    12/04/2017    7 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
Capitoli:
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Mentre l'esercito proseguiva la sua marcia verso Uppsala, il tempo cominciò a peggiorare. Dapprima fu una pioggia leggera, che cadeva con ancora il cielo limpido sullo sfondo. Dagli alberi e dal terreno si levava un buon profumo di terra umida e di aghi di pino. Poi divenne più insistente e fastidiosa: grandi gocce di acqua tiepida che inzuppavano il terreno e gli abiti dei soldati.

Credi che continuerà ancora a lungo?” aveva chiesto Arianrhod a Östen.

Temo di sì, in questa stagione i temporali sono normali. Dovresti essere contenta che non sia una fredda pioggia invernale. In quel caso le gocce d'acqua sembrerebbero aghi gelati. Questa è calda, non ti sembra?”

Arianrhod aveva teso il palmo aperto a catturare qualche goccia e aveva dovuto dare ragione a Östen. L'acqua che pioveva dal cielo era tiepida e veniva giù in grandi scrosci che non duravano più di una manciata di minuti. Una pausa, e poi il ciclo ricominciava.

Speriamo solo che il morale dei soldati resti alto”, aveva concluso, alzando le spalle.

Le speranze di trovare Hogne e i suoi ribelli si affievolivano sempre più. Tutti avevano questa sensazione, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta voce.

Durante il sesto giorno di marcia, durante una pausa dalla pioggia, il duca Fjölnir che era in testa al corteo alzò una mano per arrestare la colonna. Tutti frenarono i propri cavalli e Ragnhild chiese: “Cosa succede?”

Shhh”, la zittì Fjölnir, portandosi l'indice alle labbra. Poi fece un cenno ai cavalieri che gli erano più vicini.

C'è qualcuno”, disse indicando gli alberi alla propria sinistra. “Non siamo soli.”

Ragnhild afferrò il braccio di Arianrhod, sporgendosi sul cavallo, spaventata. Gareth e alcuni altri cavalieri e soldati si avvicinarono al punto indicato dal duca. Östen dovette rimanere indietro suo malgrado, a causa della ferita al braccio.

I cavalieri si aspettavano di vedere uomini in divisa, soldati armati fino ai denti, forse perfino cavalli, ma quando gridarono: “Chi è là?”, dal folto del bosco cominciarono ad uscire uomini a piedi. Non erano soldati, questo era chiaro. Alcuni portavano lunghe barbe bionde e rossicce, quasi tutti possedevano armi e armature rudimentali. Casacche di cuoio cucite alla meglio, bastoni appuntiti, archi ricavati da rami ricurvi, rozze spade di pietra.

I cavalieri tennero pronte le armi, ma i nuovi arrivati abbassarono le loro, mostrando di non avere intenzioni ostili.

Uno degli uomini si fece avanti e si arrestò davanti ai cavalli dei comandanti. Doveva essere sulla mezza età e portava un'ispida barba bionda. Nel silenzio generale si inchinò poggiando un ginocchio a terra e si rivolse ad Arianrhod.

Percependo la solennità del momento, e rassicurata dalla piega che gli eventi stavano prendendo, Ragnhild lasciò il braccio dell'amica.

Mia regina...”, disse l'uomo con il capo chino e lo sguardo fisso a terra.

Chi siete?” chiese Arianrhod con voce decisa.

Il mio nome è Hogne, mia signora. E questi sono i miei uomini. Abbiamo saputo del vostro arrivo in Svezia ed è da molto che vi aspettiamo.”

Siete davvero voi!” esclamò la principessa, scoccando un'occhiata sollevata al duca, il quale la ricambiò. “Vi abbiamo cercato in lungo e in largo.”

Mi dispiace, ma non possiamo mai allontanarci troppo dalla nostra base. È molto pericoloso.”

Chiedi ai tuoi uomini di deporre le armi”, ordinò lei. “Già una volta siamo stati ingannati da un uomo che si spacciava per uno di voi.”

Hogne si alzò in piedi e ordinò ai suoi di lasciar cadere le armi a terra, cosa che tutti fecero prontamente. Un centinaio di bastoni, spade e archi caddero producendo una catena di rumori sordi.

Vi unirete a noi?” chiese Fjölnir sforzandosi di non parlare troppo velocemente. Si era accorto che Arianrhod, non ancora padrona della lingua, aveva dovuto sforzarsi per comprendere tutto ciò che Hogne aveva detto. Ma aveva fatto enormi progressi durante il viaggio, grazie alle lezioni che le erano state impartite. La memoria della lingua natia stava rapidamente tornando in superficie.

L'uomo si batté al petto e gridò il suo assenso, imitato dai suoi uomini all'unisono.

Non abbiamo atteso altro per quattordici anni, altezza. Dateci solo la possibilità di aiutarvi a riprendere ciò che è vostro e scacciare l'usurpatore.”


***

Era il pomeriggio dell'ottavo giorno di marcia, quando i comandanti decisero di appostare il campo base sul fianco di una collina, riparati dalla strada principale che le truppe nemiche avrebbero probabilmente percorso. Furono allestite poche tende, perché la rapidità era essenziale. Gli esploratori erano tornati il giorno prima, riferendo che l'esercito di Ale si trovava a una giornata di marcia da loro.

Arianrhod e i suoi comandanti erano rimasti in piedi fino a notte tarda per discutere la strategia della battaglia.

Dovremmo affrontarli frontalmente, mandando avanti la cavalleria”, propose Östen.

Non avremo vantaggi in questo modo”, ribatté Vanlande. “Meglio tenere la cavalleria di riserva o non avremo appigli se le cose dovessero andare male.”

Il problema è che restiamo comunque numericamente molto inferiori ad Ale”, disse Hrolf. Un momento di sconfortante silenzio cadde sull'assemblea dopo questa affermazione.

Arianrhod si alzò per osservare più da vicino la cartina stesa sul tavolo.

Questo cos'è?” chiese indicando il lato della strada.

Gli altri comandanti non lo sapevano, ma si fece avanti Hogne.

Noi conosciamo molto bene questo territorio”, disse, “mentre Ale no. Raramente si è allontanato da Uppsala. Noi invece dobbiamo conoscerlo a menadito se vogliamo sopravvivere nei boschi. Quella è una gola che divide la collina in due.”

E dove porta?”

Sbocca nella vallata alle nostre spalle.”

Potremmo usarla a nostro vantaggio, se loro non la conoscono”, intervenne Morcant, rimasto silenzioso fino a quel momento. Hogne, che non aveva conosciuto lo strano uomo che per pochi giorni, lo guardò con la diffidenza del forestiero.

No, se la battaglia verrà combattuta nella valle”, gli fece notare il duca.

E se non fosse così?” propose Arianrhod.

Cosa intendi dire?” chiese Gareth.

Loro sono più numerosi, giusto? Ma non gli sarà utile se li bloccheremo in un luogo più stretto. Come la strada che passa tra le due colline. È abbastanza ampia per una battaglia, ma non abbastanza per consentire grandi manovre.”

Così resteremo bloccati anche noi” disse Domaldr. “Sarà una carneficina!”

Ma noi conosciamo l'esistenza di questa gola. Potremmo dividere l'esercito in modo che una parte li attacchi dal fianco. Non se lo aspetteranno...”

E se lo prevedessero? Se se ne accorgessero per tempo? A quel punto avremmo diviso l'esercito per niente e saremo ancora più indeboliti”, obiettò Vanlande, sentendosi più competente di Arianrhod sulle questioni militari.

Lo sguardo del duca cominciò a illuminarsi mentre rifletteva su quella proposta. “Può funzionare...” disse lentamente. “E' azzardato, ma credo che non abbiamo molta scelta.”

Io e i miei uomini potremmo attendere nascosti oltre il fianco della collina”, propose Morcant. “La valicheremo solo quando saranno presi tra le due forze e li attaccheremo con le frecce, restando sulla cresta.”

Arianrhod emise un sospiro tremolante. “Che sia così”, decise.

Ma, mia signora...” tentò di protestare Vanlande. Arianrhod lo interruppe.

Comprendo le tue obiezioni, ma abbiamo la possibilità di un vantaggio a fronte di un rischio. E ho deciso di coglierlo. Non avrebbe senso avere Hogne e Morcant con noi se non ne facessimo il miglior uso che possiamo.”

La riunione si sciolse e tutti raggiunsero i loro giacigli per cercare di dormire qualche ora prima della battaglia.

Arianrhod”, la chiamò Gareth mentre camminava accanto a Ragnhild diretta alla loro tenda. Entrambe si voltarono.

Arianrhod gli sorrise debolmente. “Suppongo che ci siamo. Il momento è giunto.”

Non sei obbligata a combattere, lo sai. Potresti rimanere qui con Ragnhild e Gerda... ”

Nel sentirsi nominare Ragnhild scoccò un'occhiata fugace e speranzosa ad Arianrhod. Era chiaro che era d'accordo con Gareth.

Come puoi chiedermi questo?” disse Arianrhod, notando a malapena che Ragnhild si allontanava con discrezione, lasciandoli soli. “Non sono ferita, come Östen che è costretto qui anche se vorrebbe con tutte le sue forze essere sul campo di battaglia, domani.”

Perdonami, non intendevo insinuare che tu non sia pronta per questo. Lo sei, è hai tutto il diritto di volerlo. Sono solo preoccupato per te. Se ti accadesse qualcosa… non potrei vivere senza di te.”

Arianrhod gli sorrise dolcemente. “Anch’io non resisterei in questo mondo senza di te. E proprio per questo, pensi che potrei lasciarti andare a combattere senza fare anch’io la mia parte? E lo devo anche ai miei uomini. Io sono la loro regina e non li abbandonerò.”


***

Vedo qualcosa in lontananza!”, annunciò Domaldr, indicando l’orizzonte, dove una nube di polvere si sollevava al passaggio di quello che, evidentemente, era un grosso esercito.

Arianrhod alzò una mano verso i suoi uomini, per fargli cenno di fermarsi. I fanti si arrestarono subito dopo di lei, e i cavalieri che li seguivano fecero altrettanto.

Ci siamo”, disse il Duca Fjölnir con calma. “Erano giorni che aspettavamo che Ale facesse la sua mossa, ed eccolo lì. E’ uscito allo scoperto finalmente… evidentemente rappresentiamo una certa preoccupazione per lui.”

Il duca tirò le redini del suo bel cavallo, per accostarsi a quello bianco di Arianrhod. Gli altri comandanti stavano al suo fianco, ognuno saldamente ritto sulla propria cavalcatura.

Fjölnir spostò lo sguardo paternamente benevolo da suo figlio alla sua regina. Non poteva negare di avere provato rabbia e delusione quando aveva scoperto cosa c'era tra di loro, ma le parole che Gareth gli aveva lanciato addosso lo avevano fatto vergognare di se stesso, di come lo aveva trattato. Certo ciò che aveva fatto Gareth era sbagliato sotto molti aspetti, ma chi era lui per giudicare quando aveva commesso gli stessi errori e non lo aveva fatto neppure per amore? Erano giorni che cercava le parole, e soprattutto il coraggio, di parlare a suo figlio, ma ancora non ci era riuscito. Gareth sembrava davvero ferito, distante, e Fjölnir temeva davvero di averlo perso.

L’avvicinarsi di due cavalieri al galoppo lo riportò alla realtà, distogliendolo dalle sue considerazioni. C'erano cose più urgenti a cui pensare. A riparare ciò che aveva danneggiato avrebbe pensato quando tutto fosse finito.

Veniamo da parte di re Ale”, disse uno dei due, fermatosi di fronte ad Arianrhod.

Re?”, commentò lei in tono sarcastico. “Non sapevo che bastasse auto proclamarsi re per esserlo a tutti gli effetti. Di questo passo i contadini affermeranno di essere duchi e non si potrà far nulla per smentirli…”

Gareth, Domaldr, Fjölnir e gli altri ufficiali dovettero reprimere a stento una risata.

I due messaggeri invece si fecero rossi in volto, umiliati per la prontezza con cui erano stati zittiti da una donna.

Volete ascoltare il messaggio che vi porto, signora?”, chiese irritato il cavaliere, fingendo di ignorare le occhiatine di scherno che gli venivano lanciate dai presenti.

Dite pure. Non sia mai detto che la regina non ascolti un suddito che ha qualcosa da comunicargli.”

Il mio signore Ale vi manda a dire che non muoverà guerra contro di voi e i vostri uomini, nemmeno contro i traditori che hanno disertato il suo esercito, se lascerete immediatamente la Svezia per non farvi più ritorno.”

Il sorriso di scherno sul viso di Arianrhod si spense di colpo, sostituito da un’espressione gelida. Sembrava mandare lampi dai profondi occhi azzurri quando, con un piccolo incitamento al cavallo, si portò più vicino al messaggero.

Lo guardò negli occhi, mentre involontariamente il cavaliere indietreggiava di un passo.

Quando parlò la sua voce era un sussurro minaccioso.

Vorrei che fosse chiara una cosa, cavaliere. Questi uomini non facevano parte del suo esercito, ma del mio. A dire la verità quel porco del tuo padrone non può reclamare neppure la proprietà di un singolo filo d’erba sul suolo di questo paese… e pagherà per ogni singola goccia di sangue dei miei sudditi che ha versato in questi anni, mentre li terrorizzava con la violenza, la repressione e la miseria. Quindi riferisci pure al “re” - o con qualsiasi titolo fasullo voglia farsi chiamare - che noi siamo pronti e che non ha che da aspettarci. Hai capito bene?”

Il cavaliere serrò le labbra, cercando di non dare a vedere come quella ragazzina lo avesse impaurito.

Bene”, disse con tutta la dignità che riuscì a racimolare. “Riferirò il vostro messaggio.”

E i due uomini si allontanarono al galoppo in una nuvola di polvere.

Gareth osservava Arianrhod con espressione fiera e ammirata, imitato dagli altri ufficiali.

Poi lei si voltò verso il suo esercito, schierato per la battaglia, e fece un respiro profondo prima di iniziare a parlare a voce alta, in modo che tutti potessero sentirla.

Uomini! So che probabilmente è la prima volta che obbedite agli ordini di una donna, ma io vi prego oggi di non considerarmi tale. Oggi io sono una di voi e combatterò al vostro fianco!”

Dalle truppe si levò un grido di approvazione, mentre migliaia di mani sollevavano le spade e le lance verso il cielo.

Ricordate il nemico che avete di fronte”, continuò Arianrhod, spronando il cavallo a muoversi al trotto lungo tutta la prima linea dell’esercito. “Ricordate che quest’uomo ha oppresso la Svezia per anni, affamando le vostre famiglie e ammazzando i vostri cari. Se volete che la giustizia e la pace tornino a regnare nella nostra amata terra natia, oggi non abbiate nessuna pietà per quel nemico! Combattete al mio fianco!”

I soldati lanciarono grida ancora più assordanti, mentre Arianrhod sguainava la spada del drago e la teneva in alto in modo che tutti potessero vederla rilucere nel sole accecante. La terra sembrò tremare del boato che si levò dall’esercito.

Poi, guidati dalla Regina e dai comandanti, i soldati cominciarono ad avanzare verso l’esercito nemico.

Il Duca Ale si vide arrivare contro le truppe avversarie, e aspettò il massiccio scontro frontale a cui il suo esercito era già stato preparato.

La battaglia ebbe inizio con la collisione delle due forze di fanteria. L'esercito di Arianrhod, inferiore di numero, non poteva avere la meglio, e infatti cominciò presto a perdere terreno. Ale, nelle retrovie, si chiese come quella ragazzina avesse potuto essere così sprovveduta. Ghignò, pregustando già la facile vittoria. Quella donna gli era costata notti intere di sonno, anni di ricerche e mesi di intrighi: ora finalmente l'avrebbe fatta finita per sempre con lei e avrebbe governato la Svezia indisturbato.

E' il momento?” gridò Arianrhod al duca, per farsi sentire al di sopra del fragore. Lui annuì e fece cenno a Vanlande di dare il segnale. Il comandante sventolò una bandiera dal colore rosso acceso, e proprio quando l'esercito nemico si sentiva sicuro della vittoria, grida selvagge si levarono dal fianco della collina, e dalla gola comparvero migliaia di altri cavalieri e fanti che si schiantarono contro il fianco dell'esercito di Ale. Poi indietreggiarono senza preavviso e, ad un altro segnale, una pioggia di frecce cadde sui nemici, seguita immediatamente da altre raffiche. Il Piccolo Popolo tirava con una precisione letale, e dalla loro posizione di vantaggio aveva la totalità dei loro nemici a portata di freccia.

Arianrhod e il duca, che si trovavano l'uno accanto all'altra, si scambiarono uno sguardo di sollievo nello scorgere lo sbalordimento sul volto dei nemici, che non si aspettavano una simile mossa. Ora erano attaccati da due forze separate, una di fronte e una sul lato sinistro, e sottoposti a un fuoco di frecce. Con una buona dose di fortuna la loro tattica aveva funzionato.

L’esercito di Ale subì molte perdite senza riuscire a riportare la battaglia nelle proprie mani.

A quel punto i fanti con le picche, spingendoli ancor più verso il centro ristretto del campo di battaglia, riuscirono a circondarli completamente.

Arianrhod, che era rimasta indietro insieme al resto della cavalleria, diede l’ordine e i fanti cominciarono a ritirarsi. Ma all’esercito nemico non fu concesso nemmeno un momento per riprendere fiato, perché subito dopo dovette affrontare lo scontro diretto con la cavalleria pesante, guidata dalla regina e dai suoi comandanti, che si lanciò su di loro falciando uomini e cavalli al suo passaggio.

Arianrhod brandiva la Spada del Drago con maestria letale, abbattendo un nemico dopo l’altro. Anche Hrolf, che si trovava a combattere accanto a lei, si stava comportando con coraggio, nonostante fosse la sua prima vera battaglia, e Arianrhod avrebbe voluto che suo padre e suo fratello avessero potuto vederlo in quel momento.

Improvvisamente la giovane si trovò faccia a faccia con un grosso cavaliere con il capo celato dall’elmo. Stava per alzare la spada su di lui, quando l’uomo la sorprese usando la sua di piatto per disarcionarla. Arianrhod sentì il duro impatto con il terreno, mentre il suo cavallo continuava la sua corsa attraverso il campo di battaglia senza di lei. Rotolò su se stessa e si rimise faticosamente in piedi, constatando che, a parte qualche ammaccatura, non aveva niente di rotto.

Il cavaliere nemico si avvicinò rapidamente a lei, brandendo la spada. Quella di Arianrhod era rotolata a poca distanza, e lei fece appena in tempo ad afferrarla e ad alzarla a protezione del viso, mentre l’arma nemica si abbatteva su di lei.

Ma l'uomo era molto più grosso di lei e non sarebbe riuscita a bloccarlo ancora a lungo. Improvvisamente il cavaliere fece un sussulto e il sangue cominciò a macchiargli le labbra. La punta di una spada gli spuntava dal petto, e l'uomo riuscì a guardarla per un attimo, prima di accasciarsi a terra. Dietro di lui comparve Domaldr con la spada ancora sguainata in pugno e l'espressione quasi sbalordita per ciò che era appena riuscito a compiere. Arianrhod gli fece un cenno di ringraziamento, poi si rimise in piedi.

L’esercito nemico era ormai quasi completamente sconfitto, e il clangore delle spade e le urla del combattimento si andavano affievolendo. Tuttavia qualche sacca di resistenza ancora sopravviveva, e fu lì che Arianrhod si diresse. Attraversò il campo di battaglia, assestando qualche rapido fendente ai pochi che cercavano di fermarla. Dov’era Ale? Che fosse già scappato?

Arianrhod pregò vivamente che non fosse così. Doveva ucciderlo, ad ogni costo, o non sarebbe mai finita.

Improvvisamente un urlo si levò alle sue spalle, e lei si voltò appena in tempo per vedere un uomo avventarsi contro di lei, brandendo una spada. Colta di sorpresa, Arianrhod si preparò all’impatto della lama su di lei.

Arianrhod!”, le parve di sentire la voce di Gareth che la chiamava.

Con uno slancio disperato, il giovane cavaliere si gettò fra lei e la spada nemica. L’arma gli aprì un profondo squarcio lungo tutto il fianco, lasciandolo a terra agonizzante, mentre il cavaliere, rendendosi conto di aver mancato il bersaglio designato, fuggiva via con le ali ai piedi.

No!”, urlò Arianrhod gettandosi in ginocchio accanto a lui. Gareth le stava dicendo qualcosa e lei dovette chinarsi per riuscire a sentirlo.

Quello è Ale… inseguilo! Devi ucciderlo!”

Io non ti lascio!”

Va', ho detto!”

Arianrhod obbedì, troppo sconvolta per protestare. Si lanciò all’inseguimento di Ale, ma quando si accorse che il suo nemico era troppo lontano per raggiungerlo a breve, ricorse a una mossa disperata.

Sollevando la spada del drago con entrambe le mani, la lanciò verso l’uomo che gli dava le spalle poco avanti a lei, ormai solo e abbandonato dal suo esercito.

Arianrhod lanciò la spada con tutta la forza che fu capace di racimolare, appellandosi alla sua abilità di arciere per centrare il bersaglio. Era un tentativo disperato, perché l'arma era pesante, ma in quel momento non aveva altra scelta. Il pugnale di pietra non era abbastanza affilato per poter penetrare la carne a quella distanza.

La spada roteò nell’aria e, come se fosse pervasa dallo spirito dei re della stirpe del drago che l’avevano brandita in passato e a cui Ale aveva fatto torto, lo colpì alla schiena.

Ale lanciò un grido e si accasciò a terra. Arianrhod si avvicinò a lui e, poggiandogli un piede sulla schiena, sfilò l’arma dalla ferita., per poi piantargliela nel corpo, ancora e ancora. Non provò la pietà che aveva provato per Owainn e non si fermò finché l'usurpatore non smise di muoversi.


Quando tornò di corsa da Gareth, Fjölnir e Domaldr erano accanto a lui e il duca gli sorreggeva la testa.

Altri cavalieri erano andati ad approntare una barella per poterlo trasportare via dal campo di battaglia.

Il terreno era coperto dei cadaveri degli uomini uccisi, e l’aria pervasa dall’odore della morte e del sangue. Qualche ferito ancora si lamentava, sotto la pioggia che aveva cominciato a cadere e i corvi che volavano in cerchi sempre più bassi nel cielo. Arianrhod diede ordine a un ufficiale di provvedere a che tutti i feriti ricevessero le cure esperte del Piccolo Popolo, poi si chinò su Gareth.

Il duca si fece da parte, cercando di nascondere le lacrime che gli riempivano gli occhi e che minacciavano di sopraffarlo. Vedere il figlio giacere al suolo in fin di vita, con il sangue che sgorgava dalla profonda ferita al fianco, era talmente doloroso da fargli perdere il suo abituale autocontrollo. Anche Domaldr era preoccupato e angosciato, ma rimase in silenzio.

Arianrhod invece aveva il viso inondato di lacrime e non si preoccupava di nasconderle. Teneva la testa del suo amato in grembo e gli accarezzava i capelli con infinita tenerezza.

Amore mio…”, mormorò. “Amore mio, perdonami. E’ stata tutta colpa mia. Ma perché lo hai fatto? Perché ti sei messo in mezzo?”

Gareth riuscì a sfoderare un sorriso. “Ti avevo promesso che ti avrei sempre protetta, no?”

Tieni duro, sta arrivando la barella. Ti prego, resisti!”

Arianrhod evitava di guardare la profonda ferita che gli deturpava il fianco. Il cuore le batteva nel petto come una carica di cavalleria, mentre pregava con tutte le sue forze che i soccorsi arrivassero in tempo. Gareth teneva gli occhi chiusi, ma lei poteva vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi nel respiro.

Improvvisamente le tornò in mente la profezia di Viviana. Una parte di essa si era già avverata: la scelta difficile che aveva dovuto compiere in Danimarca, il tradimento di Owainn... ma la terza parte era quella che in quel momento suonava più minacciosa. La dea l'avrebbe visitata nell'aspetto della morte. Il gracchiare di un corvo le giunse all'orecchio proprio in quel momento, facendola rabbrividire. Morcant corse di persona da lei, accompagnando la barella.

Puoi aiutarlo, Morcant? Ti prego, aiutalo!” gridò Arianrhod.

L'uomo esaminò brevemente la ferita di Gareth.

Proverò aman madhad. Farò tutto il possibile, ma non ti nascondo che è grave.”

Arianrhod…”, la chiamò d’improvviso Gareth con voce flebile, aprendo gli occhi.

Lei si chinò prontamente su di lui. “Sono qui, Gareth. Sono qui, non avere paura… non ti lascio solo.”

Gli occhi… non riesco a tenerli aperti.”

Arianrhod gli prese la mano e gliela strinse convulsamente.

Credo che non ce la farò…”, continuò Gareth.

No!”, gridò Arianrhod, con le lacrime che le scendevano lungo le guance. “Non farlo! Non lasciarmi sola, resta con me!”

Gareth la fissò per un momento negli occhi azzurri e disse: “Ti amo…”

Poi chiuse gli occhi e tutto divenne buio, e non udì più Arianrhod piangere e chiamare il suo nome.




Angolo autrice: Ciao a tutti! Lo so mi odierete per aver lasciato un momento drammatico così in sospeso, ma spero di pubblicare il prossimo aggiornamento già settimana prossima, quindi ci sarà da aspettare meno del solito... non odiatemi, plz!^^ Avrete notato anche che il capitolo è il più lungo fin'ora, ed il motivo è che non volevo lasciare la battaglia a metà, mi sembrava di distruggere il climax.

Domaldr si è rivelato utile alla fine... un po' si sta redimendo, che dite? E Hrolf? Meglio di come era sembrato all'inizio? Forse aveva solo bisogno di un'occasione^^

Vi annuncio anche che manca poco alla fine della storia. Un capitolo, al massimo due e sarà conclusa.

E niente, aspetto di sentire i vostri pareri!

Alla prossima

Eilan


   
 
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