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Autore: Lady Five    12/04/2017    5 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le parole dell'interlocutrice dimostravano che non sapeva della fine di Lavinia. Ma i tre, vagliata quella eventualità, avevano scartato subito l'idea che Gudrun si spacciasse per lei, sarebbe stato troppo rischioso.
“Non sono l'agente Edera - disse la Mazoniana, come concordato - Edera purtroppo è stata scoperta e si è uccisa per non cadere nelle mani di Raflesia. Sono una sua collaboratrice...”
Dall'altra parte ci fu un lungo silenzio.
“Infatti ci chiedevamo come mai non si facesse più sentire. Ma non eravamo al corrente che avesse dei collaboratori...”
Il tono era sospettoso, ma anche questo era stato messo in conto.
“Lo so. Ma negli ultimi tempi Edera temeva che stessero per scoprirla e si era decisa a chiedere il mio aiuto. Temo però che non abbia fatto in tempo a rivelarmi tutto... Sono comunque a vostra completa disposizione. Il mio nome in codice è Armida.”
Ci fu un'altra pausa. La notizia doveva aver spiazzato la donna all'ascolto.
“Devo riferire alle autorità. Ci faremo vivi noi.”
La comunicazione venne chiusa bruscamente.
Raflesia era delusa. Sperava che da quel contatto avrebbero potuto evincere qualche informazione in più, invece, di fatto, erano allo stesso punto di prima.
“Mi dispiace - disse Gudrun - Non devo essere stata abbastanza convincente...”
“No, non è colpa sua - intervenne Harlock - La loro diffidenza è pienamente comprensibile. Adesso però sappiamo che Lavinia non aveva fatto in tempo a contattarli prima di morire, e questo è un punto a nostro favore. Inoltre, ora è dimostrato che Lavinia non aveva complici, altrimenti quelli non si sarebbero stupiti così. La sua intuizione quindi, Gudrun, si è rivelata esatta. Non ci resta che aspettare le loro prossime mosse... E temo che dovremo attenderle tutti e tre insieme, sperando che si spiccino...”
“Potete accomodarvi qui - disse Gudrun - Se vi accontentate...”
Raflesia assentì con gratitudine. L'alloggio non era enorme, ma confortevole e, soprattutto, provvisto anche di una piccola cucina. Forse così avrebbero potuto permettersi un pasto decente, e senza paura di finire avvelenati, e magari, a turno, un po' di riposo.
“Avviso i miei ufficiali della situazione” disse semplicemente Harlock uscendo nel corridoio.
prima che mi piombi qui di nuovo Kei e mi veda dividere la cabina con due Mazoniane!
In effetti la bionda piratessa non fu affatto contenta della novità e si sfogò con Yattaran.
“Non vedo l'ora che tutta questa maledetta storia sia finita!”
Yattaran se la rideva sotto i baffi.
“È meglio se ti armi di pazienza, mia cara: credo che siamo solo all'inizio!”

Gudrun si offrì di preparare qualcosa da mangiare e Raflesia volle a tutti i costi aiutarla.
Harlock era stupefatto. Non avrebbe mai nemmeno immaginato di vedere, un giorno, l'altera regina di Mazone trafficare ai fornelli! Ma qualcosa doveva saper fare, perché si mise a pelare e tagliare delle strane... cose, simili a verdure, con insospettabile abilità.
Anche lui avrebbe voluto rendersi utile, anche se non sapeva come, ma, con suo sollievo, le due donne lo cacciarono dalla cucina.
“Tu fa' la guardia al comlink - gli ordinò Raflesia - Quelli potrebbero chiamare da un momento all'altro.”
In poco tempo poterono mettersi a tavola. Nelle ciotole fumava una specie di zuppa, i cui ingredienti Harlock non seppe identificare, ma che aveva comunque un profumo invitante. La situazione era alquanto insolita, per tutti loro, quindi aleggiava un certo imbarazzo. Dopo gli apprezzamenti di rito e i complimenti alle cuoche, nessuno parlò per un po'.
“Darragh non ci raggiunge?” chiese il capitano, per spezzare il silenzio, proprio lui che non era certo un chiacchierone!
“No, a pranzo preferisce mangiare qualcosa di veloce e tornare subito al lavoro. A cena qualche volta mangia con me, quando non è di turno, o preferisce stare con i suoi amici.”
“Qui abbiamo cercato, per quanto possibile - intervenne Raflesia - di creare delle condizioni di vita normali, soprattutto per i più giovani. Abbiamo delle scuole, delle sale giochi, dei luoghi di incontro... Loro sono il nostro futuro.”
“Già. Deve essere molto fiera di lui, Gudrun.”
“Infatti, sì, è così” disse la donna con un sorriso che rispecchiava tutto il suo orgoglio materno.
Harlock avrebbe voluto chiedere notizie del padre di Darragh, ma non voleva essere indiscreto. Ricordava poi, vagamente, che le Mazoniane avessero sistemi riproduttivi … diversi da quelli terrestri, ma ne ignorava il meccanismo preciso, e non gli sembrava opportuno affrontare l'argomento proprio ora. In passato, aveva anche sospettato che i maschi non nascessero o venissero soppressi... Ma la presenza di Darragh e degli studiosi che stavano lavorando con Clarice, per fortuna, dimostrava il contrario. Semplicemente, a differenza che sulla Terra, non si occupavano di politica e di arte militare. E forse, visti i risultati laggiù, era meglio così...
Gudrun le chiese a sua volta di Mayu e di Clarice, e così, un po' per volta, l'atmosfera si fece più distesa e quasi familiare. Nessuna gli domandò nulla di Kei... non seppe dire, però, se fosse per discrezione o perché non ce n'era bisogno, essendo la situazione più che chiara.
“Come fate ad avere cibo fresco?” chiese il capitano, indicando i piatti, ormai vuoti.
“Non è proprio fresco - spiegò la regina - È stato raccolto in grandi quantità su Mazone, prima della nostra partenza, e conservato con metodi che ne mantengono a lungo le caratteristiche, come se lo fosse davvero. Per un po' abbiamo anche avuto delle serre, sulla Dorcas, ma poi... consumavano troppa energia e abbiamo dovuto chiuderle...” aggiunse con amarezza.
Harlock pensò che probabilmente presto si sarebbe reso necessario qualche altro arrembaggio. Le risorse depredate nelle precedenti sortite non sarebbero durate per sempre, le bocche da sfamare erano davvero tante. Ma finché non avessero risolto l'enigma dei “cugini” mazoniani, era fuori discussione che l'Arcadia si allontanasse da lì.
Mentre Gudrun versava nei bicchieri un liquore dai riflessi violacei, del tutto simile a quello che Raflesia gli aveva offerto su Ades, il capitano non resistette alla curiosità.
“E tu dove hai imparato a cucinare, Raflesia?”
“Guarda che io ho ricevuto una durissima educazione militare... ho fatto corsi di sopravvivenza e campi di addestramento, so cavarmela in ogni situazione. E poi a palazzo era mio compito approvare i menù dei pranzi ufficiali, quindi dovevo per forza capirci qualcosa...”
Per un attimo la mente di Raflesia sembrò vagare tra i ricordi di un passato glorioso, in cui era la potente sovrana di un florido regno... e anche più giovane e piena di speranze... Ma la donna si riprese subito e si mise a sparecchiare per darsi un contegno.
“Visto che non sappiamo quanto dovremo aspettare, propongo di fare dei turni di riposo. Gudrun, cominci lei, che è convalescente. La sveglieremo, se quelli dovessero chiamare.”
Gudrun esitava, ma Raflesia la incoraggiò con un cenno del capo e così si convinse ad andare a distendersi un attimo.
Rimasti soli, Harlock e Raflesia si sentirono entrambi inspiegabilmente a disagio. Era come se, dopo aver condiviso dei momenti di vita quotidiana, i ruoli si fossero confusi. La regina era scesa dal piedistallo e gli appariva ora solo come una donna qualunque. Eppure, in quelle settimane, l'aveva vista spesso aggirarsi per l'astronave, quasi in tuta da lavoro, in mezzo ai suoi sudditi, a condividere i loro bisogni. E solo il giorno prima aveva vegliato il suo sonno nei suoi appartamenti...
Harlock cercò di scuotersi di dosso quelle sensazioni, che non giovavano certo alla loro concentrazione, e di riacquistare freddezza e lucidità. Le propose di rivedere ancora una volta il piano.
Quando Gudrun prese il posto di Raflesia, Harloch altrettanto inspiegabilmente si rilassò. Provava un'istintiva simpatia per lei: non parlava molto, come lui, ma era molto attenta e le sue osservazioni erano sempre acute e preziose. Nel suo legame con il figlio, poi, così insolito ai suoi occhi, per una Mazoniana, vedeva un punto di incontro con lui. Fu lei stessa a parlare del padre di Darragh. Non era Mazoniano, ma apparteneva a un popolo alleato con Mazone, i Corelliani1. Era un militare di alto rango e purtroppo era morto in uno scontro contro una colonia ribelle, quando Darragh era molto piccolo. Poco dopo avevano cominciato a organizzare la loro migrazione. Si poteva dire che il ragazzo non avesse conosciuto altra realtà al di fuori della Dorcas e di quell'interminabile viaggio senza meta. Questo rendeva ancora più ammirevole la sua decisione di dedicarsi ai più deboli e nello stesso tempo spiegava quel suo sguardo limpido e un po' malinconico. Harlock osò allora, vergognandosi un po', fare a Gudrun la famosa domanda su come le Mazoniane si procurassero una discendenza. La donna arrossì lievemente.
“Beh, dipende... Le Mazoniane pure, che hanno una fisiologia simile a quella delle piante, possono scegliere: chi non ha o non vuole un compagno, può ricorrere alla partenogenesi. Ma molte di noi discendono da incroci con altre popolazioni e hanno perso questa facoltà.”
Harlock si concesse una battuta maliziosa.
“Meglio per loro, no?”
Gudrun, che evidentemente apparteneva alla seconda categoria, rise di gusto. Harlock si trovò a pensare che probabilmente la stessa cosa valeva per Raflesia, e che prima o poi la regina avrebbe dovuto pensare alla successione. Ma non fece in tempo a domandarlo a Gudrun, perché proprio in quel momento il comlink prese a squillare. La donna corse a svegliare Raflesia e poi rispose.
“Qui Alphaville. Puoi parlare, Armida?”
“Sì, posso parlare.”
“Zenobia2, sovrana dell'onnipotente Mazone, ha deciso di fidarsi di te.”
A quelle parole, i tre all'ascolto trasalirono e gli occhi di Raflesia si riempirono di sdegno. Stava per dire qualcosa, ma Harlock con un gesto secco della mano le intimò di tacere. Per quanto furibonda, lei comprese che non poteva permettersi di rovinare tutto. Si limitò quindi a stringere i pugni con rabbia e ad ascoltare il resto.
“Finora la vostra regina ha respinto tutte le nostre proposte. Edera non è riuscita a convincerla ad accettare un colloquio con la nostra.”
Harlock guardò seccato Raflesia con aria interrogativa. Proposte? Colloquio? Perché nessuno me ne ha parlato?
Ma l'altra cadeva dalle nuvole esattamente come lui e alzò le spalle scuotendo la testa. Non ho assolutamente idea di cosa stiano dicendo!
Non avevano contemplato quella possibilità nel loro piano. Ma Gudrun, pur agitata, mantenne la freddezza necessaria a rispondere.
“Me ne rammarico. Lasciate che ci provi io. Non conosco però i particolari dei vostri precedenti abboccamenti con Edera...”
“Non è necessario che li conosca! Quello che vogliamo ormai è ben chiaro a tutti, compreso quel pirata spaziale che si ostina a mettersi in mezzo! E, visto che abbiamo bisogno della stessa cosa, ci conviene trovare un punto d'incontro. Tu provvedi a convincere Raflesia, il resto non è un problema tuo.”
“Farò tutto il possibile. Vi chiamerò io appena avrò notizie.”
“Cerca di fare in fretta. Non ci rimane molto tempo!”
Con queste oscure parole Alphaville chiuse la comunicazione.
I tre si guardarono sgomenti. Harlock era a sua volta abbastanza irritato da come era stato definito …quel pirata spaziale che si ostina a mettersi in mezzo! Ma come si permettevano quelli?
Ora però i problemi da affrontare erano ben altri!
Raflesia prevenne le sue domande.
“Ti assicuro, Harlock, che nessuno mi ha riferito le loro proposte o mi ha chiesto di parlare con la loro sedicente regina!”
“È così, capitano!” confermò Gudrun.
“Secondo loro, è Lavinia che avrebbe dovuto farlo. O meglio, loro si aspettavano che lo facesse. Ma così non è stato, giusto?”
“No, assolutamente! Nessuno di noi sapeva che lei avesse contatti con loro!”
“La domanda allora è: perché Lavinia, che lavorava chiaramente per loro, non ha eseguito i loro... chiamiamoli ordini? Perché ha permesso che si arrivasse a questo stato di caos e tensione?”
Le due donne erano troppo scioccate per cercare una spiegazione a un comportamento incomprensibile. E mille altre domande si affastellavano nelle loro menti: come aveva fatto Lavinia a entrare in contatto con loro? Perché aveva deciso di fare da intermediaria? E perché non aveva detto niente a Raflesia o al Consiglio Supremo? Domande che probabilmente non avrebbero mai trovato risposta.
“Temo che Lavinia facesse una sorta di doppio gioco, o forse anche triplo. Alla fine non ha fatto né i loro interessi né i vostri, come se perseguisse un terzo fine... Ma quale? Ha impedito che voi vi parlaste, come se temesse che trovaste un accordo...”
Alla luce di quella rivelazione, molti altri particolari assumevano un altro significato.
“Raflesia - proseguì Harlock - nel tuo messaggio olografico dicevi che queste persone erano violente, pericolose e senza scrupoli... come facevi a esserne così sicura?”
“Io... io mi basavo sui rapporti e sui documenti che mi forniva sempre... Lavinia! Lei, tra le altre cose, si occupava di servizi segreti, quindi aveva accesso a informazioni riservatissime. Non avevo alcun motivo di dubitare di lei.”
“Abbiamo sempre pensato che fossero stati loro ad assassinare il professor Daiba e a massacrare l'equipaggio del cargo... ma in realtà non ne abbiamo nessuna prova.”
“Sì, però in ben due occasioni hanno attaccato l'Arcadia, e una volta sia io che Lavinia eravamo a bordo!” obiettò Raflesia.
“Sì, è vero. Ma quegli attacchi mi hanno sempre lasciato perplesso... non avevano alcuna speranza di avere la meglio su di noi, era come se non volessero davvero colpirci.”
Dopo alcuni minuti di silenzio, durante i quali ognuno cercò di elaborare per proprio conto la situazione, Raflesia parlò:
“Continuare a rimuginare tra di noi non ci porterà da nessuna parte. Dobbiamo parlare con loro. Gudrun, devi chiamarli e dire loro che accetto di parlare con questa Zenobia!”
“Aspetta, non così in fretta - la interruppe il capitano - altrimenti sospetteranno che eravate già d'accordo! Aspettiamo un po'...”
“Hanno detto una strana frase, prima di chiudere - osservò Gudrun - Hanno detto di sbrigarci, perché non rimane molto tempo... Cosa avranno voluto dire?”
“Glielo chiederemo, ma a questo punto non credo che qualche ora in più o in meno faccia una grande differenza. Piuttosto, stabiliamo le modalità del colloquio. Non ritengo prudente che vi incontriate di persona, per ora.”
“No, infatti - sospirò Raflesia - Nella sala del trono ho il mio... canale di comunicazione privato. Parlerò lì con Zenobia. Ma solo in presenza di voi due, nessun altro. Voglio capire che cosa vogliono, prima di coinvolgere il Consiglio Supremo.”
“Cosa vogliono lo sappiamo: il Voynich. Però è significativo che abbiano parlato di un punto di incontro. Evidentemente pensano si possa arrivare a un accordo e quindi sono disposti a dare qualcosa in cambio...”
“Non cederò il Voynich a degli sconosciuti, lo sai!” scattò Raflesia.
Intanto il codice fisicamente ce l'ho ancora io!
“No, certo che no. Comunque, sono ragionevolmente sicuro che tu non corra più alcun pericolo sulla Dorcas, Raflesia. Io vado a vedere che cosa sta combinando Clarice. Ci rivediamo qui tra... facciamo tre ore?”
Le due donne annuirono e Harlock imboccò il corridoio.

 

 

 

 

Nota dell'autrice
Colgo l'occasione per augurare a tutti una Pasqua serena!


 

 

 

 

1 Omaggio ad Han Solo. Un paio di estati fa ho fatto delle buone letture: la trilogia di Han Solo (di A.C. Crispin, Multiplayer edizioni), che consiglio alle fan dell'affascinante contrabbandiere e ribelle (vero, Briz65?). Beh, insomma, lì ho scoperto che lui è originario del pianeta Corellia (non so se anche nei film si fosse accennato a questa cosa).

2 Omaggio alle grandi regine terrestri (di origine mazoniana, secondo la tradizione, ormai consolidata, delle mie storie). Zenobia fu regina del regno di Palmira dal 267 al 272 d.C. Proclamò l'indipendenza del suo regno, rendendolo ricco e potente, e diede parecchio filo da torcere ai Romani, finché fu sconfitta dall'imperatore Aureliano e condotta a Roma prigioniera (fonte Wikipedia). Non si sa poi che fine abbia fatto. Un tipino tosto, comunque.

  
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