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Autore: lost in books    13/04/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Erano in viaggio da giorni ormai. Quando erano usciti dalla foresta, Leon si era recato al villaggio più vicino per procurarsi dei cavalli mentre Iliana e Sandir lo avevano aspettato appena fuori da esso. Avevano deciso che per ridurre i rischi solo uno di loro alla volta sarebbe andato in luoghi abitati in caso di bisogno e avevano anche stabilito un limite di tempo che, se superato, avrebbe implicato che qualcosa non era andato per il verso giusto e sarebbe stato il segnale per i due che rimanevano di andare a cercare il compagno mancante. Avevano deciso che se la situazione si fosse fatta troppo pericolosa per i due membri del gruppo rimanenti, allora avrebbero dovuto proseguire da soli, abbandonando il loro compagno al suo destino. La missione era più importante di uno di loro, su questo erano tutti d’accordo.
Per loro fortuna il viaggio era proseguito senza intoppi, tutto andava bene, anche troppo.
Sandir aveva notato come Leon e Iliana fossero in agitazione per quella situazione: era tutto troppo tranquillo, questo lo aveva capito anche lui, sapendo contro chi si trovavano. Gli adepti di Umbra erano tutti maghi di grande talento, per quanto dediti allo studio di magie considerate proibite dagli altri maghi, e quindi, nonostante le loro precauzioni, era strano che non fossero stati attaccati finora. Era logico pensare che puntassero alla loro stessa destinazione, allo stesso frammento.
Inoltre, anche se Iliana ci aveva provato, non riusciva a percepire nessuno che li stesse seguendo e per questo non escludeva che gli adepti stessero usando magie di occultamento come loro per non farsi trovare.
Però nonostante tutto non potevano fermarsi, se qualcosa doveva succedere sarebbe successa.
Così continuarono il loro viaggio, fermandosi occasionalmente in zone abitate per ciò che gli poteva servire, fino a che non giunsero nei pressi di una foresta.
I tre avevano precedentemente lasciato i loro cavalli nell’ultimo villaggio sul loro cammino come avevano deciso all’inizio del loro viaggio, poiché la maga li aveva avvertiti che gli animali non nativi di quel luogo tendevano ad agitarsi nel percorrere il tragitto tra quella foresta e le zone abitate dagli spiriti.
“Siamo quasi arrivati” disse Iliana.
“Così è questa…?” disse Leon mentre osservava la foresta che si stendeva davanti ai suoi occhi.
Finalmente erano giunti nel luogo considerato punto di accesso alle terre degli spiriti.
 Tutto quello che Sandir sapeva era che quella foresta veniva comunemente definita dagli uomini la foresta degli spiriti e niente altro, ma giunto lì avvertì una strana sensazione, come se quel luogo non fosse una comune foresta ma nascondesse qualcosa di più.
Il giovane non si rese conto di essersi incantato a contemplarne l’ingresso finché non sentì la voce della maga che lo chiamava.
“Non vieni?”
“Sì, arrivo” le rispose e, risistematosi sulle spalle la sacca che portava con sé, si affrettò a raggiungere i suoi due compagni.
Sandir non ne era certo e in quel momento lo considerò solo una sorta di illusione per la stanchezza ma gli era parso di vedere una luce bluastra apparire e scomparire nel punto che stava osservando prima di ricongiungersi con gli altri.
 
Stavano camminando da un po’ quando la maga disse a entrambi “Mi raccomando non fate niente che possa arrecare danno a questo luogo, specialmente da questo punto in poi”
“Perché?” chiese Sandir incuriosito dalla richiesta della maga.
“Cosa sai di questo luogo?” gli rispose con un’altra domanda la maga “La stessa domanda è rivolta anche a te ovviamente” aggiunse rivolta a Leon.
“So solo che fa parte del territorio degli spiriti” disse Sandir.
“Ho sentito delle voci su questo posto ma niente altro…” disse il cavaliere guardando a terra.
“Che tipo di voci?” insistette Iliana guardando l’uomo con un sorrisetto inquietante.
“Solo che questo luogo è infestato dai fantasmi” disse lui.
Dopo qualche secondo di completo silenzio la donna scoppiò a ridere e Sandir si ritrovò a spostare lo sguardo tra la maga e il cavaliere, che era rimasto impassibile e aspettava che lei si calmasse.
“Ci sono davvero i fantasmi?” chiese il giovane un pochino irrequieto ora. Gli era tornato in mente quello che gli pareva di aver visto prima di avventurarsi nella foresta e, viste le nuove informazioni in suo possesso, stava cominciando a pensare che non fosse stato un effetto ottico dovuto alla luce e alla stanchezza.
“Non preoccuparti. Non hai nulla da temere” gli disse la maga una volta calmatasi “Mi sa che è il caso che vi parli di questo posto, vista la vostra scarsa conoscenza.
Come già sapete questa foresta fa parte delle terre degli spiriti ma non è una semplice foresta.
Immagino sappiate anche che la durata della vita di uno spirito supera di gran lunga quella di un umano”
“Sì. Gli spiriti possono vivere anche per più di mille anni, giusto?” si intromise Sandir.
“Esatto. Nell’arco della mia vita mi è capitato di incontrare spiriti che avevano raggiunto la veneranda età di duemila anni. Anche per loro è un’età avanzata. Ma il punto di tutto questo discorso è che, nonostante vivano molto più a lungo degli umani, anche gli spiriti ad un certo punto cessano di esistere” la maga fece una pausa per controllare che i suoi due interlocutori la stessero seguendo. Entrambi erano seri e attenti, pronti ad ascoltare il seguito del suo discorso “Quando uno spirito passa a miglior vita lascia dietro di sé qualcosa”
“In che senso?” chiese Sandir, la voce bassa. Neanche si era reso conto di aver parlato.
“Immagino che quello che intenda dire sia che anche gli spiriti lasciano una sorta di corpo senza vita come noi, ma questo già lo sapevo. Non ho mai visto uno spirito morire ma mi è capitato di leggerlo su un libro” disse Leon.
“Già, era questo che intendevo. Una volta era una conoscenza comune ma negli ultimi anni non sono molti gli spiriti che si trovano nelle terre abitate dagli umani ed ora questa è una conoscenza che solo alcuni possiedono.
Comunque se degli umani rimane il corpo, per quanto riguarda gli spiriti la questione è un po’ diversa.
Sapete già che ci sono varie categorie di spiriti a seconda del loro elemento. Ad esempio ci sono spiriti del fuoco, dell’acqua, della terra…
A seconda del loro elemento ciò che rimane di loro è diverso: nel caso degli spiriti della terra, alla loro morte quello che accade è che le loro spoglie si trasformino ad esempio in alberi; nel caso degli spiriti dell’acqua quello che rimane è appunto dell’acqua e così via… semplicemente si ricongiungono alla natura, al loro elemento”
“Oh, ora ho capito dove vuoi arrivare” disse improvvisamente il cavaliere; Sandir invece non aveva capito.
“Io no? Potresti spiegarti meglio?”
“Speravo ci arrivassi da solo. Ti ho dato tutti gli elementi per capire…” La donna aveva tutta l’aria di essere delusa, come se il giovane avesse appena fallito un test.
“Questo luogo non è semplicemente una parte del territorio degli spiriti ma un luogo sacro.
Loro stessi lo chiamano la foresta del riposo, è il loro cimitero” concluse la donna.
Sandir rimase immobile per qualche secondo a metabolizzare le informazioni ricevute, per poi esplodere “Mi stai dicendo che tutto ciò che ci sta attorno ora è composto da ciò che rimane di spiriti defunti?! Ad esempio quell’albero lì” e indicò un albero a caso “era uno spirito elementale?”
“Adesso calmati. Non proprio tutto quello che si trova qui era uno spirito. La foresta esisteva già prima che loro la utilizzassero come cimitero. Semplicemente all’inizio è stata questa foresta ad attirare i primi spiriti a farli stabilire qui. A quanto pare l’energia di questo posto ha un effetto positivo su di loro e successivamente è diventato il loro luogo sacro.
Gli spiriti sentono quando sta arrivando la loro ora e ovunque si trovino si sentono attratti da questo luogo. Questo è quanto” gli disse la maga.
“Quindi è per questo che abbiamo fatto scorte di acqua e cibo anche se qui ce né in abbondanza” aggiunse Sandir.
“Già, sarebbe irrispettoso arrecare qualsiasi tipo di danno al luogo sacro di chi ci ospiterà prima del viaggio di ritorno, non credi?”
Eccome se sarebbe stato irrispettoso, si ritrovò a pensare Sandir, che avrebbe preferito sapere tutto quello prima. Fu in quel momento che ripensò di nuovo a quello che gli sembrava di aver visto in precedenza.
“Ora che ci penso, prima di entrare nella foresta mi era parso di vedere una luce bluastra…”
“Come quella?” chiese la maga indicando un punto alla sinistra del giovane che si girò puntualmente dove lei stava indicando e si ritrovò a fissare una sorta di piccolo fuoco bluastro.
Ovviamente la sua prima reazione fu molto eroica: si mise ad urlare e cadde a terra scatenando l’ilarità di Iliana.
Leon si prodigò subito ad aiutare il poveretto che ora era tremendamente rosso in volto, una maschera di imbarazzo.
“Quello viene comunemente definito fuoco fatuo ed è ciò che rimane di uno spirito del fuoco. Di solito compare quando si fa buio. Si può anche dire che è colpa sua se la gente crede che questo posto sia infestato dai fantasmi” disse la donna seguendo con lo sguardo il fuocherello che si stava muovendo tremolante intorno a loro. Sembrava quasi che li stesse osservando con curiosità.
“I fuochi fatui sembrano quasi senzienti ma come vi ho già spiegato non è così. In passato la gente che attraversava questa foresta per recarsi dagli spiriti si è imbattuta in loro e probabilmente si sono fatti suggestionare e li hanno scambiati per dei fantasmi. Alcune testimonianze in passato hanno affermato di aver visto i fuochi fatui cambiare forma e assumere le sembianze di un loro caro estinto ma questo è quanto. Non hanno mai dato segno di poter comunicare, semplicemente stanno immobili senza fare niente, questo è ciò che dicono le testimonianze. Come ho già detto non si tratta veramente di fantasmi, sono solo allucinazioni di gente dalla fervida immaginazione. Tempo fa c’erano persone che addirittura si spingevano fino a qui con lo scopo di incontrare i loro cari, alcuni addirittura ritennero di esserci riusciti.” ora Iliana aveva un’espressione e un tono di voce stizzito.
“Ma tu non ci credi…” interpretò il giovane.
“I fantasmi non esistono. Se esistessero veramente non credi che ne avrei già incontrato uno?”
Questa fu la sua risposta, poi si voltò “Si è fatto tardi. È meglio se ci accampiamo per la notte. Per quanto riguarda il fuoco da campo ci  penso io con la magia per stasera” e si incamminò alla ricerca di un punto adatto per accamparsi, seguita da Leon.
Così Sandir si affrettò a seguirli, il piccolo fuoco fatuo sulla sua scia per poi sparire senza lasciare traccia.
 
Dopo essersi rifocillati il gruppo decise i turni di guardia. Anche se potevano contare sulla  magia di Iliana per scovare eventuali pericoli la prudenza non era mai troppa con chi avevano a che fare. Il primo turno sarebbe toccato a Sandir, per la sua gioia. Era parecchio stanco, erano giorni che non dormiva bene e sperava di non averlo dato a vedere, visto che non voleva far preoccupare Leon e innervosire Iliana.
Quella sera Leon, dopo aver comunicato con Serena tramite il libro ed essersi assicurato che tutto stesse andando come doveva nell’accampamento della Resistenza, si mise subito a dormire, visto che il suo sarebbe stato il turno successivo, lasciando il giovane in compagnia della maga, ancora sveglia.
Quel giorno gli aveva rivolto la parola più di quanto avesse fatto in tutto il resto del viaggio, e si rese anche conto che la donna lo stava osservando.
“Ho qualcosa in faccia per caso?” le chiese; non riusciva a capire perché lo stesse osservando e la cosa lo stava mettendo in agitazione.
“No, è solo che volevo parlarti in privato…” guardò il terreno per poi riportare lo sguardo su di lui “riguardo a quello che è successo quando stavo per andarmene dall’accampamento”
Sandir aveva paura che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Se prima di quel momento già non aveva un’alta stima di lui, dopo lo aveva praticamente estraniato.
Comunque, se doveva essere sincero, per quanto temesse un confronto, sperava di riuscire a chiarire il perché lo stava trattando a quel modo.
“So che non sono la miglior compagna di viaggio che si possa desiderare e non è giusto lasciarti completamente all’oscuro del perché ho reagito in quel modo.
Devi sapere che sono successe tantissime cose nel mio passato, ho incontrato molte persone sul mio cammino e tu in quel momento mi hai ricordato una di esse”
“E immagino sia un ricordo doloroso…”
“È…complicato. Ho visto che eri turbato dalla situazione. Leon non dice niente ed è chiaro che ha deciso di rispettare i miei spazi, non pretende spiegazioni a meno che non sia io a volerle dare. Ma tu non sei come lui. Non ti racconterò quello che mi è successo in passato ma ti volevo dire questo, solo questo. Semplicemente, per un attimo mi hai spiazzata. Ero arrabbiata e mi sentivo in conflitto con me stessa e quando sei arrivato tu, con la tua richiesta, è stato troppo. Avevo bisogno di stare da sola e riflettere, mi dispiace di averti messo così a disagio. Mi hanno già fatto notare in passato il fatto che non sono brava a comunicare con le altre persone, non lo sono mai stata”
Adesso era Sandir quello che era rimasto spiazzato. Si era aspettato di tutto: che si mettesse ad urlargli contro, che gli scagliasse contro qualche magia, tutto ma non quello. Si stava scusando.
“No. Se devo essere sincero ero io quello che si voleva scusare con te. Ti ho chiesto di far parte di questa missione senza dare troppo peso a ciò che devi aver passato. Non posso neanche immaginare quello che devi aver visto e fatto”
“Già, non puoi… Bene, ora che ci siamo chiariti, buonanotte” e si coprì con la sua coperta, lasciandolo l’unico sveglio a sorvegliare il campo.
Era una notte abbastanza calda da poterla passare sotto le stelle, pensò alzando lo sguardo verso il cielo e incontrando le fronde degli alberi.
 
Sandir si svegliò di soprassalto. In un primo momento non capì dove si trovava, ancora intontito dal sonno, ma poi ricordò. Si trovava nella foresta degli spiriti e vicino a lui, addormentati, si trovavano i suoi due compagni, il fuoco magico di Iliana fievole ma ancora presente.
Fu in quel momento che realizzò che si era addormentato durante il suo turno di guardia.
Non era stato in grado neanche di svolgere un incarico semplice ed era stato fortunato che  non fosse successo niente.
Era tutta colpa dei suoi incubi; era da diversi giorni che continuava a fare sempre lo stesso. Quando si addormentava si ritrovava di nuovo nel villaggio dove tutto era caduto a pezzi, dove aveva perso per sempre Bog. Nel suo incubo tutto si ripeteva uguale: lui e il suo padre adottivo uscivano dalla locanda e venivano attaccati dai soldati di Anthemis e anche se voleva salvare Bog per quanto ci provasse non ci riusciva. Delle catene lo bloccavano a terra nel punto in cui si trovava ed era costretto a vedere il ripetersi dell’orribile scena della morte dell’uomo. I soldati poi venivano verso di lui e lo accusavano di essere inutile, che uno come lui non sarebbe mai riuscito a salvare nessuno, poi si svegliava, madido di sudore, e non riusciva più ad addormentarsi per paura di rivedere di nuovo quella scena. Ormai aveva paura di addormentarsi, crollava per sfinimento ed era stato fortunato che i suoi due compagni di viaggio non si fossero ancora accorti di niente.
Quell’incubo ricorrente gli aveva dato da pensare parecchio in quei giorni, sapeva cosa rappresentavano quelle catene: la sua paura che gli aveva impedito di agire quando Bog stava combattendo e anche il suo timore di non essere pronto ad affrontare un vero scontro. Nonostante tutto quello che aveva fatto per cercare di diventare più forte, nonostante la sua scelta, aveva ancora paura. Di non essere all’altezza, di sbagliare, di non essere abbastanza forte, di essere ucciso. Si sentiva debole.
Stava fissando il terreno quando improvvisamente esso si rischiarò di una luce bluastra.
Alzò gli occhi davanti a sé e si trovo davanti al volto un fuoco fatuo. Sandir allungò una mano vicino a quella fiamma, quasi vicino abbastanza da toccarla. Non sembrava emanare calore come il fuoco vero e proprio.
Improvvisamente come era comparso il fuoco fatuo si allontanò da lui fino a fermarsi, come ad aspettarlo.
Sandir sapeva che era una cosa stupida e non sapeva perché sentisse di doverlo fare, ma  decise di alzarsi e seguire quella luce, ovunque lo volesse portare.
Il fuoco fatuo si muoveva rapido per la foresta e Sandir riusciva a seguirlo a fatica ma infine arrivò nei pressi di un piccolo lago. Quel luogo era pieno di fuochi fatui come quello che lo aveva condotto fino a lì. Era un posto bellissimo, i fuochi sembravano danzare tutto intorno a lui. La luce che emanavano era eterea e rischiarava l’area del lago, rendendo la scena davanti a lui magica.
Si sedette a contemplare ciò che aveva davanti e per un attimo sembrò dimenticare i suoi problemi ma la pace non durò a lungo, la sua mente tornò ai suoi incubi.
Si specchiò nell’acqua del lago: vide un ragazzo che pensava che non sarebbe mai riuscito a liberarsi dei suoi incubi, che non sarebbe mai riuscito a combinare niente, una persona inutile…
Colpì l’acqua con una mano, distorcendo l’immagine che aveva davanti e si alzò, incamminandosi per tornare dai suoi compagni.
“È maleducazione andare via senza salutare un vecchio amico”
Quella voce lui la conosceva bene. Credeva che non avrebbe più avuto modo di sentirla.
Si voltò nuovamente verso il lago, con gli occhi che bruciavano e lo vide.
Davanti a lui sospeso sopra il lago, avvolto in una luce bluastra e circondato dai fuochi fatui , la lunga barba e la veste in cui lo aveva visto per l’ultima volta, stava la persona a cui teneva di più al mondo: Bog.
Non riuscì a trattenere le lacrime che cominciarono a scendere copiosamente dai suoi occhi e si mosse verso di lui.
“Bog…” disse con la voce strozzata dal pianto “Mi dispiace…”
“Fai bene a dispiacerti. È solo colpa tua se sono morto”
Sandir si bloccò.
“Mi hai abbandonato, non hai combattuto al mio fianco come sarebbe stato giusto da parte tua. Non ero un padre per te?”
Improvvisamente si alzò il vento tutto intorno, i fuochi fatui cominciarono a muoversi freneticamente, le foglie degli alberi facevano un rumore assordante; Sandir si riparò gli occhi e quando finalmente riuscì a guardare davanti a sé vide che ora all’altezza dello stomaco dell’uomo si trovava una ferita, proprio come quella che lo aveva ucciso.
“Hai ragione. non sono riuscito a salvarti. Sono…”
“Debole!” completò per lui l’etereo Bog.
L’aria intorno all’uomo sembrò tremolare e vicino a lui si materializzarono tre uomini. Erano dei soldati di Anthemis, proprio come quelli dei suoi incubi e stavano venendo verso di lui, le spade sguainate.
Sandir arretrò e cadde a terra. Era come nei suoi incubi, solo che stavolta le catene non erano materiali ma erano le sue paure, invisibili ma presenti.
No, non poteva bloccarsi così. Doveva reagire, non aveva preso lezioni perché finisse in quel modo, lo aveva fatto per reagire, per combattere, per fare in modo che quello che era successo non accadesse di nuovo.
Certo, non sarebbe riuscito a sbarazzarsi di tutti i suoi timori da un giorno all’altro, ma aveva deciso di combattere.
In fondo non era l’unico ad avere paura: Leon aveva paura di perdere Serena e i suoi amici della Resistenza e di non poterli proteggere, Iliana temeva di affrontare il difficile viaggio che aveva intrapreso già una volta in passato, ma ciò che li accomunava era l’aver scelto di affrontare le loro paure. Non poteva essere da meno.
I soldati eterei lo avevano quasi raggiunto ormai. Guardò alla sua destra e vi trovò un bastone, grande quanto la spada che usava negli allenamenti e lo raccolse, sperando di non recare una grossa offesa a quel luogo sacro agli spiriti.
Quando uno dei soldati fu abbastanza vicino agì, le catene invisibili che lo avevano sempre bloccato spezzate.
Il bastone aveva trapassato il soldato etereo all’altezza del cuore. Il soldato sembrò cadere a terra ma prima di raggiungere il suolo si dissolse.
Ora ne rimanevano altri due.
Corse verso di loro e utilizzando le sue nuove conoscenze mise presto fuori gioco uno dei due, restando a combattere con un unico avversario. Si era presto accorto che il bastone sembrava avere la stessa resistenza e forza delle armi dei soldati.
Il suo ultimo avversario era più tenace dei precedenti ma grazie a delle buone parate e allo studio delle sue mosse riuscì a mettere a segno il colpo vincente. Anche quel soldato si dissolse e così rimase da solo con Bog.
Ansimando lasciò cadere il bastone e si diresse verso di lui, che dal centro del lago si era spostato vicino alla riva.
L’acqua gli arrivava ai polpacci quando lo raggiunse.
“Mi dispiace, non sono riuscito a proteggerti. Ma non permetterò più alla paura di fermarmi. Combatterò, anche per te e per tutti quanti” disse solenne.
Bog lo fissò e infine sorrise “Era proprio questo che volevo sentire. Addio Sandir” e si dissolse anche lui lasciandolo completamente da solo.
“Addio Bog” disse calmo, le sue lacrime silenziose a infrangere la superficie dell’acqua.
Ora l’area del lago era tornata calma come prima e Sandir rimase lì per qualche minuto cercando di riprendersi da quanto era successo: secondo quello che gli aveva detto Iliana ciò che aveva visto non doveva essere il vero Bog ma una sorta di allucinazione, però era convinto che non fosse così, d'altronde aveva parlato con lui, cosa che la donna aveva detto non essere possibile.
Per quanto lo riguardava era contento di aver avuto l’occasione di comunicare un’ultima volta con lui, potersi scusare e togliersi il peso del senso di colpa che lo attanagliava. Inoltre, anche se lo aveva attaccato, aveva capito che il suo vero intento era quello di scuoterlo e farlo reagire e per questo gli era grato.
Incamminatosi per tornare dai suoi compagni prima che si accorgessero della sua assenza, decise di tenere quello che era successo per sé, tanto sapeva che anche se avesse raccontato la sua avventura non gli avrebbero creduto comunque, specialmente la maga convinta com’era che quello che gli era successo fosse impossibile.
Arrivò al campo guidato da alcuni fuochi fatui che, una volta arrivato abbastanza vicino da vedere la flebile luce del fuoco magico di Iliana, puntualmente sparirono lasciandolo da solo a percorrere l’ultimo tratto.
Finalmente ricongiuntosi ai suoi compagni, stava fissando il fuoco in attesa che il suo turno di guardia finisse, quando sentì dei lamenti provenire dalla maga.
Probabilmente stava avendo un incubo, si ritrovò a pensare Sandir, che ne sapeva qualcosa.
Sentiva che si stava muovendo nel sonno agitata e così decise di andare a svegliarla.
Si alzò, ma quando spostò lo sguardo verso di lei si bloccò: seduta accanto a dove stava riposando la donna ora si trovava una sagoma, con il capo chino, che lui non riusciva a distinguere. La figura eterea allungò una mano verso il capo della maga e la accarezzò e immediatamente la donna sembrò calmarsi. Come era comparsa la figura scomparì.
Sandir si risedette accanto al fuoco e sorrise: quel luogo gli aveva riservato grandi sorprese e ora era convinto che Bog avrebbe sempre vegliato su di lui e a quanto pare non era il solo a farlo, ma, come aveva già deciso, lo avrebbe tenuto per sé. 
 
 


Salve a tutti, qui lost in books.
Volevo avvisare che la settimana prossima non garantisco ci sarà un capitolo.
Tra pasqua e altri impegni non avrò molto tempo libero ma cercherò di fare il possibile.
Spero passiate tutti un buon fine settimana e una buona pasqua.
Al prossimo capitolo.
 
   
 
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