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Autore: oceano_intempestalu    13/04/2017    2 recensioni
College!AU dove Louis ha paura d'amare, ma non riesce a fermare Harry, con i suoi modi di fare. Ma c'è sempre il passato pronto, proprio dietro di lui, a tornare da lui.
E, a quel punto, cosa succederà a Louis?
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Your love was handmade for someone like me.


 
 
 
Lou, per stasera?
John, x.

Era questo che recitava il messaggio che Lou, ovvero Louis, aveva ricevuto da un po’ di tempo, forse anche qualche ora. Ma non è che non volesse rispondere, è che non sapeva davvero come declinare, ancora una volta, un invito.
Chiariamoci, Louis Tomlinson non è uno che se la tira (in realtà sì, ma non così tanto come credono tutti i suoi compagni), ma più sta lontano da quell’ ambiente, meglio sta. Detta così sembra che si stia parlando di un qualcosa di pericoloso, ma no, signorine/i, non è quel tipo di ambiente da cui il nostro ragazzo dagli occhi di ghiaccio, così come viene soprannominato da tutti, cerca di stare lontano.
Lui fugge l’Università, o meglio, gli universitari.
Per un po’ di tempo è stato in giro, si è fatto vedere dalla maggior parte delle persone, ma dopo Tom ha deciso che no, gli universitari non sono una cosa per lui. Ha deciso che preferisce uscire in posti diversi rispetto a quelli che converrebbero ad un ragazzo della sua età, posti in cui si incontra gente un po’ più grande e che non lo illuderà, perché sa perfettamente cosa aspettarsi da loro. Una notte e via, giusto per calmare i bollenti spiriti, quando il suo corpo proprio non ne può più di auto soddisfarsi.
E’ così che funziona Louis da un paio di anni a questa parte, e non c’è verso di fargli cambiare idea. C’ hanno provato a lungo i suoi amici a convincerlo, a portarlo anche di forza a queste feste che si tengono nel College, ma lui scappa ogni volta. Ne è terrorizzato. Non vuole che accada di nuovo la stessa cosa, non vuole che qualcuno possa farlo innamorare di lui, per poi dirgli “Guarda che eravamo solo scopamici, niente di serio”. Perché Louis sa come si comporta quando è innamorato. Arriva quasi ad annullarsi per l’ altra persona, farebbe di tutto per compiacerla, la ama troppo. A volte, ama per entrambi. Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, ha un cuore che, una volta morso, esplode nella tua bocca e ti fa desiderarne di volerne ancora, fino a che non lo divori tutto e poi, boom, accade la tragedia. Il cuore del ragazzo è completamente rovinato e tu, tu che l’ hai mangiato, tu che l’ hai divorato, ormai non te ne fai più niente e lo abbandoni lì, distrutto dai tuoi stessi denti.
Louis rimette il cellulare in tasca e proprio mentre sta per entrare a lezione, un ragazzino, che può avere sì e no 19 anni, lo ferma per un braccio: -Prendi questo volantino e sembra interessato a quello che sto per dirti. Non importa se non verrai, ma almeno non farò la figura dell’ idiota con i miei amici- dice velocemente, quasi fatica a stargli dietro, indicando con la testa qualcuno dietro di lui. Louis si gira, cercando di non farsi notare e vede che c’è un gruppetto di ragazzi e ragazze che li sta osservando, sicuramente gli amici del ragazzo che gli ha appena rivolto la parola e che ridacchiano tra loro.
-Ma siamo al liceo?- gli viene da pensare, mentre si sta voltando verso il ragazzo, che lo ha praticamente supplicato di starlo a sentire.
A quel punto si trova costretto ad alzare lo sguardo, facendo nascere spontaneamente sul suo volto un sorriso: -Va bene, dimmi quello che devi e fai veloce.
Il riccio di fronte a lui ha uno sguardo pieno di gratitudine e Louis ne rimane folgorato; perché non l’ ha mai visto in giro, si domanda. Eppure lui è un tipo che osserva tutti, non si lascia sfuggire nessuno, ma questo qui deve essere davvero nuovo. Ma, ancora, si chiede come possa non averlo notato in mensa, anche per sbaglio. Ha dei capelli che sembrano essere così morbidi e profuma-.. un momento. Quello che sente non può essere odore di lavanda, vero? Vorrebbe tanto sbagliarsi, ma ha come l’ impressione che sia come pensa lui. Quel ragazzo odora di lavanda, ha dei capelli che sembrano quasi scolpiti per via della perfezione con cui ricadono sul suo volto e, oddio, gli occhi. Louis ha appena guardato quegli occhi e “No no, non è possibile”, si ripete in mente, mentre è completamente ipnotizzato da un verde che non crede di aver mai visto, nemmeno in qualcuno di quei dipinti strani che gli piacciono tanto. Sembra che lo tengano fermo lì, come se avessero esercitato un incantesimo su di lui, per tenerlo fermo. Sente il suo cuore battere, sa di star respirando, ma allora perché non riesce a muoversi?
Il ragazzo riccio continua a parlare, ma senza che Louis gli presti attenzione, attento com’è a memorizzare ogni dettagli su quel volto, che le uniche cose che ha di umano sono un paio di fossette e alcuni brufoli, qua e là.
-[..] E comunque io sono Harry-, finisce il discorso, sorridendo e mettendo in mostra quelle fossette, che se prima Louis credeva che fossero un qualche dettaglio umano, ora pensa che contribuiscano a renderlo simile ad un angelo.
Louis non risponde al saluto, anzi, dopo avergli sorriso si precipita in classe, senza proferire parola, al suo solito posto.
Non vuole correre il rischio di iniziare a parlare di ciò che ha appena visto, di quanta voglia abbia di continuare a parlare con lui, perché, cazzo, la sua voce è bellissima. E’ profonda, ma non incute timore, anzi, sembra quasi che potesse proteggerlo, in un modo che non è dato capire.
Non vuole correre il rischio di continuare a pensare a lui, di cercare il suo sguardo tra tanti altri, non vuole correre il rischio di dare una seconda possibilità al suo cuore.
-No, non è possibile-, ripete ancora una volta, prima di prendere posto tra i banchi dell’ aula, che era quasi piena, attendendo solo che il professore iniziasse la lezione.
 
 
Il resto della giornata passa come se niente fosse, Louis è troppo occupato ad arrivare in orario per preoccuparsi di altro (ovvero Harry), ma non appena ha finito di seguire tutti i corsi che doveva, si ricorda di dover ancora rispondere a John. Immagina che il ragazzo sappia già la sua risposta e mentre porta la mano alle tasche posteriori dei pantaloni, per prendere il cellulare, sente distintamente la carta contro il suo palmo. Aggrotta le sopracciglia, perché che cavolo ha in tasca?, si domanda. Prende il foglio, insieme al cellulare e oh, quello è il volantino di Harry.
Tutto quello avvenuto durante il loro incontro, ritorna alla sua mente, e, non sa come, sente di nuovo profumo di lavanda. Che strano scherzo è questo? Il destino si sta divertendo a giocare con lui? No, perché Louis non ha nessuna voglia di giocare. E’ stanco, è pressato contro un sedile dell’ autobus, perché non sia mai che lui faccia un viaggio tranquillo, vuole solo tornare a casa, togliersi le scarpe e stendersi sul letto.
Dovrebbe accartocciare quel foglio senza pensarci troppo, come ha sempre fatto con ogni volantino che gli veniva dato, ma non sa cos’è, forse la lavanda, forse quegli occhi che ritornano come flash nei suoi ricordi, o forse John che gli ha appena riscritto:

Lou, dai. E’ solo una sera, dopo ti lascerò in pace.
John, x.

Non sa cos’è che gli fa digitare una risposta affermativa, per la prima volta dopo anni, che poi invia al suo amico, il quale è incredulo a ciò che legge e pensa che qualcuno abbia rubato il telefono a Louis. Dopo poco, però, il ragazzo invia un altro messaggio, dove dice:
Sì, ma andremo a questa festa.
(immagine)
Lou

E il suo amico John, che si è strappato i capelli per anni, cercando di invitarlo a qualcosa che potesse attirare la sua attenzione, non se la sente di discutere, quindi mentre esulta, come se il Manchester avesse appena vinto il campionato, risponde a Louis con una serie di emoji che esprimono tutta la sua felicità, facendo ridere il ragazzo, che è ancora nel bus.
Rimette il telefono al suo posto e legge con più attenzione il pezzo di carta che ha in mano, vedendo che la festa è quel sabato, quindi niente di troppo impegnativo o distruttivo. Sospira, mentre si accorge di essere arrivato alla propria fermata, pensando che, per una volta, forse, può andare bene. Ma solo una, non ce ne saranno altre, parola di lupetto, pensa, anche se non è mai stato negli scout.
Louis passa i giorni seguenti a cercare con lo sguardo il ragazzo-volantino, perché lui con i nomi non va d’ accordo, si incasina anche con quello delle sue stesse sorelle, figurarsi. Però ce la mette tutta a trovarlo, questo bisogna riconoscerlo. Non sa nemmeno perché si è fissato così tanto con lui, visto che c’ha parlato sì e no dieci minuti, lo sapeva che sarebbe finita male, lo sapeva. Louis ha come una calamita per queste cose: è attratto non dai ragazzi dolci, che lo farebbero sentire importante, dai ragazzi con cui tutto sarebbe davvero più facile, è attratto da completi stronzi, da persone che si fanno vedere una volta e poi spariscono, nemmeno fossero dei fantasmi.
Si ritrova a sospirare ancora una volta, chiedendosi se è stata davvero una buona idea dire al suo amico che sarebbero andati a quella festa, ma poi pensa che si sta facendo davvero troppe paranoie per un tipo che nemmeno conosce, che ha visto di sfuggita, di cui non conosce praticamente niente, se non il nome che ha già dimenticato. Nei giorni seguenti, quindi, decide di non pensare ad Harry, ai suoi occhi e ai suoi ricci, anche se è difficile. Decide di pensare solo alla festa, non a chi lo ha invitato, perché ha fatto impazzire John con le sue paranoie da ragazzina liceale, (nemmeno le sue sorelle sono così).
Arriva il venerdì sera e Louis è davvero tentato di mandare un messaggio al suo amico e dirgli che l’ha preso un brutto virus intestinale e non riesce a staccarsi dal cesso e che, quindi, ovviamente, non riuscirà ad andare alla festa di domani. Sta per farlo, sta per scrivergli il messaggio, ma poi la voglia di rivedere quelle fossette e il sorriso su quel volto, che nemmeno conosce, lo fanno desistere, come se Harry gli stesse accanto e lo pregasse di andare a quella festa. Quindi no, alla fine non manda nessun messaggio e con un sospiro, l’ ennesimo di quella settimana, si abbandona sul letto, con l’ ansia ad attanagliargli lo stomaco, senza un motivo ben preciso. Non sa nemmeno se lo vedrà, Harry, domani sera. Non ha davvero motivo di essere in ansia, non è nemmeno un appuntamento, ma non può farci niente.
Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, con cui nessuno ormai ci prova da anni, perché sanno che è inutile, si addormenta, sperando che sia proprio Harry a provarci con lui, sebbene non lo conosca minimamente.
 
 
Arriva il tanto agognato sabato sera e Louis ha perso ormai il conto di quante docce si sia fatto. Non è colpa sua, insomma, vuole apparire al meglio quando farà la sua apparizione ad una delle tante feste dell’ Università, dopo così tanto tempo. Anzi, ha addirittura paura di essere fuori dal giro, ma dopo aver preso un bel respiro, si dirige verso l’ armadio, con già in mente ciò che dovrà mettere.
Un paio di skinny neri e la maglia dei ‘Buffalo Bills’ rossa e blu, andrà bene, anche perché mostra anche alcuni dei suoi vari tatuaggi. Ha anche quello scollo che a Louis piace tanto, perché mette in mostra le sue clavicole, ma non eccessivamente. Pensa che tutto ciò possa aiutarlo a far concentrare gli occhi di Harry solo su di lui, perché, ehi, Louis Tomlinson sa giocarsi bene le sue carte, quando deve.
Dopo aver sistemato anche i capelli ed essersi spruzzato un po’ di profumo, decide che sì, ora è pronto e può finalmente scendere dal suo piccolo appartamento, che si è guadagnato alternando il lavoro allo studio, cessando l’ attesa di John, che non si è permesso di lamentarsi. Sanno entrambi che è un miracolo divino se Louis ha deciso di presentarsi ad una di quelle feste.
Una volta sceso, saluta John che lo guarda con uno sguardo da “mi devi qualche spiegazione” e Louis è come se lo leggesse: -Ti dirò tutto dopo la festa, promesso.-, gli dice con un sorriso che si dipinge sul suo volto, prendendo sottobraccio il suo amico, aggiungendo: -Forza, andiamo a questa festa!- con la sua solita voce acuta e piena di brio, che ti fa sorridere, anche se non ha detto nessuna delle sue divertenti battute.
Una volta arrivati al luogo della festa ciò che si trova davanti è un insieme di ragazzi e ragazze con in mano quei soliti bicchieri di plastica rossi, tipici delle feste. Non c’è bisogno di dire che c’è già qualcuno che è bello che andato in un altro universo.
Louis, a quella scena, sospira e, ormai non più affiancato dal suo amico, entra, dopo anni, in un locale simile. Una casa di qualche confraternita, che nemmeno sa come si chiami. Una di quelle in perfetto stile americano: con tavoli da biliardo e scale che portano alle stanze di coloro che vi abitano, ma che, per quella sera, avranno una funzione ben diversa. Non c’è davvero bisogno di specificarlo, vero?
Sente come se ogni ragazzo presente alla festa si sia girato verso di lui, per vedere chi fosse il nuovo arrivato e una volta riconosciuto il famoso Louis Tomlinson, il ragazzo che non va mai alle feste universitarie, lo abbiano iniziato a fissare. In un modo abbastanza inquietante, oserebbe dire, se solo glielo chiedessimo. Per questo motivo sbuffa e, roteando gli occhi al cielo, si dirige in cucina, incurante di quegli sguardi che gli bruciano la schiena e riesce a sentirli su di sé anche ora che è dietro la porta della cucina. Si passa una mano sul viso e si avvicina al tavolo in legno, dove sono posati tutti gli alcolici.
Non vuole ubriacarsi, tranquilli, vuole solo rilassare i nervi per potersi godere meglio la festa, senza pensare molto se tutto quello che fa va bene o meno. Sta per versarsi in un bicchiere, per la maggior parte pieno di coca-cola, un po’ di Rum, ma ne fa cadere un bel po’ sul tavolo perché una voce roca e dolce allo stesso momento, bisbiglia: -Non ci credo, sei venuto-. Il tono che aveva usato non può essere descritto meglio di sorpreso, perché lo era davvero.
Louis non lo sapeva, ma i suoi amici lo avevano sfidato ad invitare il ragazzo di ghiaccio alla sua festa e lui aveva vinto, anche se non credeva di avere alcuna possibilità, perché, dai, lo sanno tutti che Louis non partecipa alle feste da anni.
Il ragazzo-volantino, o meglio Harry, si avvicina a Louis e lo abbraccia, facendo restare quest’ultimo inebetito, con le braccia mezze aperte e con la bottiglia di Rum aperto.
Adesso, nota Louis, non profuma di lavanda, ma di fumo, non che gli dia fastidio, comunque.

-Perché, non dovevo venire?- chiede, guardandolo con le sopracciglia alzate, posando la bottiglia contenente il liquore sul tavolo, perché non si sa mai. Harry sembra in procinto di dire qualcosa, ma è come se ci ripensasse e scuote la testa, optando per:-Sono contento che tu sia qui.-
Ormai l’ abbraccio è finito e Louis ha pronto il suo drink, che ha già iniziato a bere, dopo averlo mescolato..e non sa cosa dire. Il che è davvero molto strano perché lui è logorroico, non finisce mai di parlare, ma adesso non sa cosa gli è preso che non riesce nemmeno a spiccicare parola. E’ troppo strano tutto questo, non è da lui.
-Non ti ho mai visto in giro, sei nuovo?- gli chiede, dandosi subito dello stupido perché si vede lontano un miglio che ha ancora 19 anni, se non 18. Insomma, chi andrebbe in giro con una bandana in testa, se non un ragazzino?
-Sì, mi sono trasferito da un’ altra università, perché mia madre ha deciso di traslocare. Ho vent’anni e devo ancora stare dietro a quella donna- risponde alla sua domanda, non riuscendo a nascondere un piccola risatina.
Beh, alla fine, Louis non si è sbagliato così tanto, il suo istinto ancora non l’ ha tradito, a differenza del suo cervello, che sta iniziando a fare strani pensieri sul ragazzo davanti a lui, pensieri su come sarebbe camminare insieme, passare del tempo insieme. Insomma, sta dando vita a dei film degni del premio Nobel, perché dai, come potrebbero mai uscire insieme? Sono troppo diversi.
Harry odia le feste e sta partecipando a questa solo perché è stato obbligato, Louis le adora, checché se ne dica in giro. Il ragazzo volantino è silenzioso, il ragazzo di ghiaccio una volta ingranata la quarta, non smette più di parlare.
Harry s’innamora facilmente, Louis non ci crede più, nell’ amore.
Loro due continuano a parlare, però, incuranti di tutto ciò che accade attorno a loro, finchè l’ amico con cui Louis era andato alla festa si presenta da loro, ubriaco marcio e si aggrappa al collo del suo amico:-Hai fatto amicizia, Loueh?- gli chiede, strascicando le parole e con un alito che sa fin troppo di alcool, per i gusti di Louis.
Il ragazzo evita di rispondere, incitando John a mettersi in piedi, ma quando vede che il suo amico è completamente andato, senza nessuna possibilità di recupero, decide che è meglio portarlo a casa sua, non vuole certo essere definito irresponsabile.
-Mi sa che devo abbandonarti qui, alla noia.- dice ad Harry, perché sì, grazie al cielo, dopo che il ragazzo gliel’ ha ripetuto un milione di volte, a Louis è entrato in testa. In fondo, non è colpa sua se fa così schifo a ricordare i nomi; ma il ragazzo riccio fa una cosa che Louis non si sarebbe mai aspettato, si propone di portare a casa entrambi.
Louis pensa che sia il tipico ragazzo che si preoccupa per tutti, senza nessuna distinzione e che lo stia facendo perché fa parte del suo dolce animo aiutare le persone in difficoltà, nemmeno fosse un principe su un cavallo bianco, non per passare altro tempo con lui. Lo sguardo sul volto di Louis esprime tutta la sua sorpresa, ma poi un sorriso si fa strada anche nei suoi occhi di ghiaccio, rendendoli più dolci, per poi ritrovarsi ad accettare la proposta del ragazzo che ha appena conosciuto. Non può di certo negare che una mano gli farebbe davvero comodo e non ha nessun motivo per rifiutare.
Lo strano trio va verso la macchina di Harry, con John che straparla, senza sapere nemmeno lui ciò che dice, ma a nessuno importa molto, non a Louis e al riccio, almeno. Tranne quando, senza che nessuno dei due se ne accorga, l’ amico ubriaco dice, dopo aver guardato prima uno e poi l’ altro:-Voi due stareste bene insieme-, per poi vomitare tutto l’ alcool ingerito. Nessuno dei due presta particolare attenzione a ciò che dice, ma sul loro volto compare un sorriso, un sorriso complice, il primo dei tanti che si ritroveranno a condividere, ma nessuno lo sa, ancora.
Harry porta i due ragazzi fino a casa, lasciando che il ragazzo ubriaco si sieda al suo fianco, sebbene preferisca la compagnia di Louis, ma non si può avere sempre tutto. Si accontenta di guardare il ragazzo dagli occhi di ghiaccio dallo specchietto retrovisore, cosa che lo porta a sorridere, fin quando i loro sguardi s’ incrociano ed Harry, come se fosse stato beccato a fare chissà cosa, distoglie subito lo sguardo, riportandolo sulla strada, mentre sente una leggera risata da parte di Louis, che starà sicuramente pensando che sembra un ragazzino stupido. Ma no, Harry non sa che Louis sta pensando che sia davvero tenero e vorrebbe passare più tempo con lui.
Una volta arrivati a destinazione spegne la macchina, aiutando John a scendere dalla macchina.
-Grazie mille, Harry. Ti devo un favore- gli dice mentre sorregge con difficoltà il suo amico, che sta riversando ancora una volta tutto l’ alcool ingerito sul marciapiede della loro abitazione.
-E’ un piacere stare con te, Louis- risponde a sua volta il riccio, per poi ritornare in macchina, mettere in moto e dirigersi verso la sua, di abitazione.
Louis rientra nel loro appartamento, lasciando John su divano, con un secchio di fianco, nella speranza, però, che non vomiti più; non ha decisamente voglia di pulire, mentre il sorriso che è nato sul suo volto dopo la frase di Harry non ne vuole sapere di andare via. A dire il vero, sta cercando di non pensarci, ma è difficile togliersi quegli occhi verdi dal cervello, anzi, è difficile togliersi dal cervello tutto quel ragazzo, perché sembra che tutto ricordi lui: dal colore dei mobili, che riporta ai suoi capelli color cioccolato, fino alle sue pantofole verdi.
 
 
Passano diversi giorni in cui il ragazzo dagli occhi di ghiaccio non fa altro che pensare ad Harry, ma non lo vede da nessuna parte, anche perché è domenica, quindi, magari è tornato a casa dalla madre. La prova del nove sarà lunedì, quando Louis diventerà una piccola spia, sperando di non risultare troppo ridicolo. Almeno, questo è quello che pensa, o almeno spera di riuscire a fare.
 
 
Lunedì arriva in men che non si dica, e Louis non è pronto per due motivi: alzarsi presto e vedere Harry. No, non è decisamente pronto, ma vorrebbe davvero rincontrarlo. Deve ringraziarlo del favore e sdebitarsi, sia chiaro, solo per quello, mica per altro.
Partecipa alle lezioni con la solita flemma del lunedì, ma non appena si accorge che sta arrivando la pausa pranzo è come se si rianimasse e non appena il professore conclude la spiegazione dell’ ultimo argomento di quella giornata, Louis non fa nemmeno in tempo a capire quali capitoli ha spiegato, che è subito fuori dall’ aula ed è diretto verso il bar della città universitaria, nella speranza che possa trovarsi almeno lì, anche se non crede sia possibile. Harry non è il tipo che si mischia alla massa in questo modo, anzi, ha la netta sensazione che lui sia il tipo che preferisce mangiare verdure, frullati vegetali e tutte queste cose alternative.
Ma forse qualcosa o qualcuno è dalla sua parte, perché Harry è proprio lì, dietro il bancone che rivolge un sorriso cordiale a tutti i clienti che sta servendo. Harry è fin troppo gentile, pensa Louis, ma spera che con lui continui ad essserlo, perché a Louis tutta questa gentilezza non dispiace. Rimane imbambolato a fissarlo, come se fosse la prima volta che lo vede, ma non è colpa sua se gli fa quell’ effetto.
-Sei in fila?- gli chiede qualcuno accanto a lui, ma Louis non si disturba nemmeno a girarsi per rispondergli, cosa che sarebbe buona educazione fare, a dire il vero, ma non vuole perdersi nemmeno un momento di ciò che fa Harry, come se ogni sua azione fosse oro per il ragazzo dagli occhi color ghiaccio.
-Sì- riesce a dire, mentre la fila avanza e Louis spera davvero di riuscire a spiccicare qualche parola in più davanti a lui, altrimenti chissà che figura.
Mentre lui è occupato ad osservalo in ogni minimo particolare: da come ha i capelli raccolti in una bandana, a come sorride, senza le fossette, ad ogni cliente. Se Louis fosse un poeta, pensa, avrebbe sicuramente scritto di che spettacolo è Harry Styles mentre serve al bar dell’ università un cappuccino che fa davvero schifo.
Una volta arrivato il suo turno di ordinare, Louis deve essere caduto in una specie di trance o qualcosa di simile, perché dopo il  solito: -Cosa desidera?- da parte del riccio, senza una risposta, lui alza la testa e quando vede Louis sorride. Ma ehi, è un sorriso con tanto di fossette, quindi nessuno lo può biasimare se adesso non riesce nemmeno più a pensare lucidamente e, come volevasi dimostrare, dice ciò che, magari, avrebbe dovuto dire in un altro modo, in un altro luogo.
-Vuoi uscire con me?-, ma se ne rende conto solo dopo averlo detto. E’ tentato di portarsi una mano alle labbra o scappare, addirittura, ma ormai il danno è fatto.
Harry lo fissa con gli occhi spalancati e le guance un po’ arrossate, mentre si guarda in giro abbastanza imbarazzato. Insomma, non si conoscono per niente, è normalissima la sua reazione. Hanno parlato due volte, sì e no. Per questo Louis, ma anche per togliersi dall’ impiccio che aveva creato aggiunge, dopo un colpo di tosse: -Un cappuccino, grazie-.
Benissimo, adesso la voglia di sotterrarsi è ancora più alta. Tutti sanno che il cappuccino del bar fa schifo, anche coloro che ci lavorano dentro e, quindi, adesso è palese che la sua fosse solo una scusa. Una patetica scusa.
Allunga le monete sul bancone, per pagare la sua ordinazione e Harry compie tutti quei gesti in modo meccanico, mentre cerca di nascondere un sorriso che è pronto ad esplodere, ma che nessuno nel mondo è pronto a ricevere, forse solo Louis, ma chissà se riuscirebbe a sopravvivere.
Prende il suo scontrino, mettendolo in tasca, andando verso il bancone per aspettare la sua ordinazione, che sarà costretto a bere, e magari si sentirà anche male.
Non sa come diavolo gli è uscita quella frase dalle labbra, visto che si è ripetuto più volte di non cascare nella trappola dei ragazzi. Era diventato un asso, in questo, altrimenti perché era stato soprannominato in quel modo? Doveva esserci un motivo. Ma no, è arrivato quel ragazzo con tutti quei ricci, quegli occhi verdi che t’incantano e quelle labbra che sono la porta del peccato, o del paradiso, a seconda di come voglia essere visto. Gli ha sconvolto tutto; Louis prima stava bene, non aveva nessun problema, nessun problema di fare figuracce, perché erano gli altri che le facevano con lui, mentre adesso gli sembrava che tutti lo stessero guardando.
Harry arriva davanti a lui qualche minuto dopo con una tazza, ma oh, quello non è cappuccino, è una tazza di tè, e va bene, si dice Louis, questo deve essere uno scherzo.
-Sì- mormora Harry, con le guance tutte rosse e gli occhi che non hanno la forza di incontrare quelli del ragazzo davanti a lui, ma Louis ha sentito benissimo e quasi sente le ginocchia tremare, ma vuole avere un’ ulteriore conferma.
-Sì, cosa?-Harry sta pensando che Louis Tomlinson, il ragazzo di ghiaccio, è un vero stronzo, perché dai, si vede che è imbarazzato, perché peggiorare la situazione, in più, sembra che tutti nel bar li stiano osservando, aspettando di captare la risposta del riccio.
-Sì, voglio uscire con te- gli dice, alla fine, alzando lo sguardo su di lui pochi secondi, giusto per sentire il suo stomaco quasi brontolare, o sono forse farfalle, quelle? Lui non lo sa, ma adesso non può pensarci, deve tornare al suo lavoro. Molla Louis lì, al bancone, andando verso la cassa con un sorriso che mette in mostra anche le fossette, che Louis crede che potrebbero bucargli la pelle da quanto profonde sono, ma sa benissimo che quel sorriso è per lui, solo per lui e c’è qualcosa che sente nel suo cuore, ma meglio non dire cos’è, è troppo presto, ancora. O almeno pensa che sia così.
 
Non c’è bisogno di dire che Louis prende posto ad un tavolino nel bar, aspettando che il turno del ragazzo finisca, mentre si bea della sua visione. Non c’è nemmeno bisogno di dire che si scambiano qualche occhiata e anche qualche sorriso, durante il turno di lavoro di Harry, che vorrebbe davvero togliersi il grembiule che ha addosso e sedersi insieme a Louis. Si ricorda che parlare con lui, alla festa, non è stato difficile, anzi. Avevano sempre qualcosa di cui parlare, la conversazione non aveva mai un punto morto, che fosse per merito suo o per merito di Louis, entrambi erano interessati a sapere sempre di più l’uno dell’ altro.
Non c’è stato bisogno di parole, in realtà. Quando Harry ha finito di pulire il bancone e ha messo al loro posto tutte le sedie, seguito da Louis, che ha messo a posta la sua, sono entrambi usciti dal locale, con le guance un po’ rosse e in tremendo imbarazzo.
-A questo punto dovresti lasciarmi il numero, sai, per uscire insieme- ha il coraggio di dire Louis, mentre Harry che annuisce solo col capo, estrae dalla tasca dei pantaloni il proprio telefono e lo dà in mano a Louis, come se fosse un tacito invito a lasciare il numero lì. Il ragazzo liscio non si fa pregare e subito registra il suo numero, per poi chiamarsi, in modo da avere anche quello di Harry registrato.
-Ecco fatto- dice, poi, alla fine, ridandogli il telefono, con tanto di sorriso, contornato dalle rughette che si formano attorno ai suoi occhi, quando Louis è davvero felice.
Ci sono così tanti segni che sono fatti per stare insieme, che è impossibile non cogliergli.
-Grazie per essere rimasto- confessa Harry, quando stanno quasi per salutarsi.
-Sono io a dover ringraziare te. Hai evitato che morissi con il cappuccino.-, dopo quella frase entrambi ridono, ma la loro risata è leggera, che quasi vola. Ma se potesse davvero volare, andrebbe in ogni parte del globo e porterebbe con sé felicità, tranquillità e leggerezza. Sarebbe in grado di strappare un sorriso a chiunque, quella risata, anche alla persona più burbera al mondo, perché no, non si può resistere a quel suono. E’ un suono che ricorda i bambini e tutti si sciolgono davanti ai bambini, anche perché tutti siamo bambini, anche se a qualcuno piace pensare di essere adulto. Ma non c’è nessun adulto, nessun anziano, siamo tutti bambini, in realtà.
Dopo aver portato quella ventata di leggerezza nei loro cuori, i due ragazzi si salutano, non sapendo ancora quando vedersi, dove e come e soprattutto, senza sapere come andrà a finire tutto quello che nei loro cuori sta iniziando a nascere. Ma, soprattutto, sono entrambi pronti a tutto quello che ne conseguirà? Sono entrambi pronti a seguire il loro cuore, senza lasciarsi ingannare dal passato?
 
 
 
Passano vari giorni, Louis vi direbbe che va tutto come sempre, anche Harry darebbe la stessa risposta, se solo glielo chiedeste, ma non è tutto normale. Parlano costantemente via messaggi, i due, e se ne avessero la possibilità, non i staccherebbero nemmeno un momento da quelle scatolette tecnologiche. Ormai, sembra che le lezioni e il lavoro siano solo un intervallo tra il momento in cui non si sentono e quello in cui riprendono a farlo, quando dovrebbe essere il contrario. Ma se, per loro, tutto questo è normale, allora noi che possiamo fare?
Anche se non lo sanno sono stati presi e trasportati in un uragano di emozioni che è capace di distruggerti e metterti insieme, senza nemmeno che tu te ne accorga. E loro ci sono cascati con tutte le scarpe.
Louis è passato dal dimenticare dove lasciava il telefono a stare con questo sempre in mano o in tasca, mentre Harry è passato dal tenere il telefono sempre in modalità silenziosa, a tenerlo col volume al massimo, quasi. Non sia mai che perdesse un messaggio da parte di Louis.
Nessuno di loro due sa cosa sta succedendo, stanno solo lasciando scorrere le cose come vanno, anche perché nessuno dei due si aspetta qualcosa. Louis non si aspetta niente, perché la promessa che si era fatto anni fa, dopo Tom, risuona ogni sera nella sua testa. Harry, dal canto suo, non pensa di poter interessare a Louis. In più, si ricorda, che quell’uscita è solo un modo per sdebitarsi, per il favore che gli aveva fatto. Si ritrova a sospirare, il ragazzo dagli occhi verdi, mentre spegne il telefono e lo posa sul comodino, pensando che potrebbero essere davvero dei buoni amici.
Louis, intanto, visto che ormai non può tirarsi indietro e che ormai l’invito l’ha fatto, dopo avergli mandato la buonanotte, gli scrive un altro messaggio, che Harry leggerà solo la mattina dopo.
 
 
“Sono un uomo di parola; che ne dici di Venerdì sera al pub all’ angolo? Ho troppa voglia di hamburger.
E non fare come tuo solito, Har, grazie babe. xx”

 
Harry lo avrebbe letto solo la mattina seguente, rischiando quasi l’infarto, ma Louis questo non lo sa e non lo dovrà mai sapere, anche il coinquilino di Harry, Ethan, minaccia di dirglielo, perché così non si può più continuare. Harry lo lascia perdere, anzi, gli dà anche un bacio sulla guancia, perché tanto entrambi sanno benissimo che non lo farebbe mai.
 
 
 
Entrambi i ragazzi portano avanti la loro vita, continuano a sentirsi ogni giorno ed entrambi non vedono l’ora che sia finalmente venerdì sera, perché hanno bisogno di più di cinque minuti insieme: quelli che Louis o Harry riescono a rosicchiare dal loro studio e matto disperatissimo, visto che i loro professori hanno deciso di fare test tutti nella stessa settimana. Per fortuna che studiano nella stessa facoltà e che Louis è più avanti di Harry, almeno il loro vedersi di continuo ha, quantomeno, una scusa. Scusa che usano con i loro amici, ma non ce ne sarebbe bisogno, perché loro hanno già capito tutto, mancano solo Louis ed Harry a fare il passo successivo.
 
 
Ringraziando il cielo quella settimana infernale finisce presto e il venerdì sera sembra una vera e propria benedizione.
Hanno deciso di incontrarsi direttamente al pub, così avrebbero potuto prepararsi con tutta calma, anche perché Louis dopo il pomeriggio passato a studiare come un matto, ha bisogno di mettere in ordine la sua testa, prima di iniziare a parlare solo e soltanto dei suoi argomenti di studio. Odia davvero tanto quella parte dell’ anno. Odia un po’ meno il venerdì sera, soprattutto questo.
 
In men che non si dica, l’orario dell’ appuntamento è arrivato e Louis è già vicino al pub, che aspetta Harry, con un sorriso divertito sulle labbra: lo sapeva benissimo che avrebbe fatto tardi.
Dopo dieci minuti passati a smanettare col telefono, sente delle mani posarsi sui propri occhi ed è quasi tentato di staccarsi da chiunque si stia prendendo gioco di lui, ma poi sente il solito odore di lavanda, che comunque gli fa un certo effetto.
-Mmmnh, chi potrà mai essere?- chiede ad alta voce, mentre prende ad accarezzare le mani del ragazzo, come se avesse bisogno di altre certezze, come se non l’ avesse già riconosciuto. Harry si morde il labbro inferiore mentre cerca di trattenere una risatine, perché sa che Louis l’ha riconosciuto, ma lui è un bambinone e gli piace fin troppo giocare.
-Vediamo.. chi è che profuma di lavanda ancora a vent’anni?- chiede retorico, mentre Harry lascia cadere le mani dal viso di Louis, sbuffando.
-Uffa, Lou! Continuerai ancora per molto tempo?-
-Tutta la vita, darling!-, gli dice, predendolo per il polso e trascinandolo all’interno del locale, mentre una risata, trattenuta davvero per troppo tempo, si liberava dalle sue labbra. Ed Harry non poteva fare a meno di sorridere, perché era quello l’effetto che faceva la risata di Louis. Portava felicità, porta gioia, come quella di un bambino e Louis lo era, almeno in parte, anche se non lo voleva mai ammettere.
Presero posto in uno dei tavoli liberi che vi erano, per poi ordinare: Louis un hambuger con formaggio e bacon ed Harry uno vegetariano. Louis avrebbe potuto ucciderlo con l’ occhiata che gli aveva mandato, ma avevano già affrontato questo discorso, molte volte e in modo anche acceso, ma il ragazzo rimaneva fermo sulle sue convinzioni.
 
 
Passano la serata parlando e gustando ognuno la propria cena, anche se Louis ci prova a fargli assaggiare il suo hamburger, ma con scarsissimi risultati, anzi, proprio nulli. Harry sa essere testardo quando vuole, Louis l’ha imparato a sue spese: si ricorda benissimo quanto lo avesse spronato a dare l’esame di neuroanatomia, sebbene Louis continuava a ripetergli che quelle cose non riuscivano ad entrargli in testa. Ma riccioli d’oro, come lo chiamavano i suoi amici, si era fissato sul fatto che Louis poteva fare tutto e, di conseguenza, anche quell’esame. Alla fine l’ha passato con il minimo, ma l’ha passato e solo Dio sa quanto Harry gliel’abbia rinfacciato successivamente.
-Dai, questa volta pago io-, prova ad offrire Harry, ma senza successo, perché Louis si è già alzato dal suo posto, col portafoglio alla mano.
-Non fare lo stupido. Ti ho invitato io e pago io, non sento obiezioni.- dice, senza possibilità di replica dal più piccolo, che sbuffa.
 
Alla fine, Harry è riuscito almeno a dargli la sua metà di soldi, solo ricattandolo con: -Guarda che dalle prossime volte non ti faccio il cappuccino speciale, bevi la stessa merda di tutti- e allora lì, Louis, si trova alle strette e allunga la mano, prendendo i soldi del ragazzo.
Mi dispiace, ma è umano e non può rinunciare al suo cappuccino speciale, che lo aiuta ad andare avanti durante le lezioni. La sua unica salvezza.
 
Continuano a passeggiare tranquillamente in quella fresca sera di fine autunno, dove si avverte già l’imminente arrivo dell’ inverno, alle strade coperte di neve, al freddo che piano piano inizia ad entrare sempre di più nelle ossa. Si avverte quell’odore di pioggia nell’aria, quello che sembra ricordare chissà quale scena romantica, chissà quale paesaggio di quale romanzo.
Continuano a parlare, non si fermano mai, e anche quando lo fanno, non è assolutamente imbarazzante. Ormai sono amici da qualche tempo e hanno legato così tanto in così poco tempo e sembra strano ad entrambi, ma non si pongono troppe domande. Ad entrambi piace la compagnia l’ uno dell’ altro e che male c’è nel passare del tempo insieme? Che poi non sia solo del tempo, ma sia molto tempo, questo è un qualcosa che entrambi hanno deciso di ignorare. Che non vogliano ancora vedere? Forse.
 
 
Non sanno nemmeno come, ma si ritrovano sulla strada che porta a casa di Louis e non appena arrivano davanti al condominio dove Louis vive, Harry si ferma e inizia a dondolarsi sui propri talloni, cosa che fa quando è in imbarazzo e non sa cosa fare.
E, in realtà, pensa che non dovrebbe sentirsi così, non con Louis, perché con lui non c’è niente, sono solo buoni amici, ma non riesce a fermarsi dal mordersi il labbro e dal dondolarsi.
Non può vederlo, ma Louis lo guarda intenerito e vorrebbe alzarsi sulle punte dei piedi e lasciargli un bacio sulle labbra-.. momento. Un bacio sulle labbra? No, non può, non può assolutamente pensare una cosa del genere. Con Harry non può finire male, se l’è promesso che non si sarebbe innamorato, che non l’avrebbe completato, ma è successo senza che nemmeno se ne accorgesse.
Scuote la testa, come a togliersi quel pensiero dalla testa, anche se rimarrà fermo lì, nascosto da qualche parte.
Harry, intanto, spinto da chissà cosa, va verso Louis, sempre più vicino e inizia ad accarezzargli dolcemente i capelli, spostando poi la mano sulla guancia, beandosi di quella sua pelle così morbida. Si sta avvicinando alle sue labbra, ma qualcosa, o meglio, qualcuno, lo blocca.
-Louis?- chiede una voce maschile, più matura e più bassa di qualsiasi loro amico.
Il ragazzo in questione aveva poggiato la mano su un fianco di Harry, come se lo stesse incoraggiando ad avvicinarsi ancora di più, a completare quell’ azione che entrambi non sapevano di voler compiere fino a qualche minuto fa.
Louis si raggela, sentendo quella voce, ma pensa che sia solo nella sua testa, come se lo stesse ossessionando ancora, come se volesse ricordargli, ancora una volta, l’impatto che ha avuto su di lui. Capisce che non è nella sua testa quando anche Harry si ferma e si volta verso chi ha parlato e lo guarda in modo alquanto confuso.
Louis sospira, stringendo la presa sui fianchi di Harry, come per darsi coraggio, prima di alzare lo sguardo e ritrovarsi quegli occhi di ghiaccio, così simili ai suoi dal colore, ma che nascondevano un vero e proprio stronzo.
-Tom.. che ci fai qua?- chiede, allontanandosi da Harry e mettendosi al suo fianco, non pensando nemmeno più a quello che stava per succedere qualche minuto fa.
Istinto, ha giustificato Louis nella sua testa. Insomma, erano troppo vicini, era normale quello che era accaduto.
Adesso il suo sguardo era rivolto unicamente a Tom, che si stava avvicinando ancora di più a loro e Louis non sapeva cosa fare, la sua mente era andata in corto circuito, ma non c’ era da meravigliarsi, verso che succedeva ogni volta che era vicino a Tom. Odia e odiava il potere che quel ragazzo aveva e, a quanto pare, ha ancora.
Dio, non è possibile, si ripete nella sua testa più e più volta, mentre deglutisce, sentendo un qualcosa bloccato in mezzo alla sua gola che non ne vuole sapere di scendere.
 
Tom si avvicina a Louis, non degnando nemmeno di uno sguardo Harry, che adesso si sente davvero in imbarazzo. Vorrebbe solo scappare, andare via, a casa sua, da Ethan, che sicuramente lo abbraccerebbe e lo farebbe ragionare in modo razionale, forse.
Si vergognava per il loro quasi bacio, che era stato interrotto da Tom, da quel Tom. Harry sapeva qualcosa su di lui, qualcosa che Louis gli aveva detto. Sapeva che era il suo ex e che era rimasto abbastanza scottato da quella relazione, tanto da non averne avute e volute altre per così tanto. E dannazione, stavano per baciarsi, ma Harry è uno sfigato cronico, lo sa. Lo sa che la sfiga lo ama troppo per lasciarlo andare per così tanto tempo.
 
Si era estraniato dalla realtà, aveva sentito solo le ultime parole del discorso di Tom: -..mi sei mancato Louis.- e questo non aveva fatto altro che farlo sentire ancora peggio.
Momento. Fermi tutti. Perché doveva sentirsi peggio? Louis e Harry erano solo amici, ottimi amici, giusto?
 
-Io vado, Lou..- trova il coraggio di dire, anche se ormai sembra che sia Louis che Tom ormai siano entrati in un’ altra dimensione, dove a lui non è concesso entrare.
Louis, però, si volta verso di lui e annuisce, dicendogli che si sarebbero visti domani, anche se non gli sta prestando davvero attenzione.
Dannazione a Tom ed ai suoi occhi del cazzo, pensa Louis, mentre si fissano negli occhi, Louis mordendosi il labbro e Tom con un sorriso sornione sul volto.
Louis è sempre stato debole con lui, ha sempre avuto qualche problema, o forse più, a mettere le distanze tra loro. Non poteva e non può erigere un muro contro di lui, perché il ragazzo che sta davanti sa esattamente come sconfiggerli tutti. Lo sa eccome e lo fa ogni volta, anche in questo momento lo sta facendo.
Sta distruggendo tutte le sicurezze su cui Louis si era basato da quando aveva ricominciato, come le aveva distrutte allora, quando Louis era solo un novellino, assolutamente convinto che nessuno potesse vedere oltre il suo muro.
-Anche tu mi sei mancato.- ammise, voltandosi verso la porta di casa e tirando fuori le chiavi, aprendo la porta.
-Vuoi entrare?- aggiunse, voltandosi verso di lui, ancora e mettendosi di lato.
Tom entrò, con ancora quel sorriso sornione che Louis aveva sempre visto sul suo volto, quel sorriso che diceva “Io posso prendermi tutto ciò che voglio.” ed era davvero così. Non c’ era modo di fermarlo.
 
Mentre loro due entrano nell’ appartamento di Louis, Harry osserva tutta la scena dalla fine della strada, come nelle peggiori commedie romantiche, perché lui è anche masochista e gli piace da morire vedere cose che potrebbero fargli ancora più male.
Male? No, lui e Louis sono solo amici.
Un momento, però. E’ normale preoccuparsi per i propri amici, no? Harry è solo preoccupato per Louis, sa quello che Tom ha fatto e detto a Louis e anche come lui ha reagito.
E’ solo preoccupato per un suo amico, continua a ripetersi, mentre con le mani in tasca va verso il proprio appartamento, sentendo una strana sensazione all’ altezza del petto, ma si dice che magari ha solo mangiato troppo. Sarà sicuramente quello.
 
-Ho fatto una sbaglio anni fa, Louis. Me ne sono pentito subito dopo, ma ormai la frittata l’avevo fatta e sapevo che dopo ciò che ti avevo detto, tu non avresti accettato di tornare con me, quindi ho lasciato perdere- confessa Tom, con una tazza di tè bollente tra le mani, perché tutti e due sanno che Louis ne va matto e che ne berrebbe a litri, se solo potesse. Tom conosce le abitudini di Louis e vicerversa. Sono stati insieme per così tanto tempo che è anche normale tutto ciò, non c’è nulla di strano.
Ma Louis si stupisce di come Tom lo ricordi così bene, in fondo, gli aveva detto che erano solo scopamici, no? Anche se durava da tanto, per Tom era soltanto quello.
-Tu mi hai detto che mi hai usato solo per il sesso, T. Secondo te, è una cosa facile da dimenticare? Su cui passarci sopra così tanto facilmente?- si stava decisamente alterando, Louis. Si era alzato dalla sua sedia, che era posizionata accanto a quella del ragazzo, per mettersi di fronte a lui, con le mani sul bordo del tavolo e il resto del corpo sporto in avanti. I suoi occhi, che, di solito, sembravano uguali a quelli di un cielo privo di nubi, adesso avevano il fuoco dentro. Quasi si potevano le fiamme scoppiettare al loro interno. Ma come biasimarlo? Stava riversando su Tom tutto ciò che aveva dovuto tacere, tutto ciò che aveva provato dopo che lui era completamente sparito dal mondo.
-No, Louis, mi dispiace.- Tom allunga le proprie mani per prendere quelle di Louis tra le sue e accarezzarle. –Quelle cose le ho dette per allontanarti da me. Perché nemmeno io volevo provare tutto ciò che tu mi stavi facendo provare. Ero spaventato. Volevo tornare il Tom di prima, non volevo avere vincoli.-
Louis lascia che un sospiro esca dalla sua bocca, prima di riprendere il proprio posto e continuare a bere dalla propria tazza, senza dire nemmeno una parola.
-Ma adesso sono cambiato e sono tornato da te.- Tom si alza, mentre Louis è completamente rigido sulla sedia, si potrebbe persino dubitare che respiri. –Non ti ho mai dimenticato, Louis. In questi anni ho cercato di non pensare a te, di andare avanti, ma ogni persona con cui provavo ad avere un rapporto più intimi, veniva paragonata a te. Al tuo modo di fare, di essere ed è lì che ho capito… Ho capito che sono sempre stato innamorato di te e adesso sono abbastanza forte e maturo da poterlo ammettere anche davanti a te.- mentre dice tutto ciò, si è alzato dalla sedia ed è andato vicino a quella di Louis. Si è chinato su di lui, gli ha preso il mento tra l’indice e il pollice, alzandolo.

Una volte finito di parlare, guardando Louis negli occhi, si china ancora di più verso di lui, posando le labbra su quelle del ragazzo. Bacia il suo labbro superiore, gustandosi il sapore di Louis, che quasi aveva dimenticato, mentre quest’ ultimo è ancora paralizzato e non sa cosa fare. Il suo cervello non risponde assolutamente.
Tom non si sposta, continua a baciare le labbra di Louis, fino a quando questo non ricambia.
Molla la tazza con il tè dentro sul tavolo, alzandosi in piedi, per riuscire a baciare meglio il ragazzo, mentre porta le mani tra i suoi capelli e le incastra lì, completamente travolto dalla passione.
Tom lo prende dalle cosce e lo fa salire sul tavolo, mettendosi tra le sue gambe. Ha i palmi sulle sue cosce che stringe, mentre le loro lingue ormai sono incastrate tra loro, ed è come se stessero riprendendo da dove avevano lasciato anni fa, come se nulla fosse cambiato.
Louis sente qualcosa all’ altezza dello stomaco, ma decide di ignorarla, non ci dà peso. Continua a baciare Tom, inclinando il capo, per dargli più possibilità d’accesso alla sua bocca.
Quando si stacca dalle sue labbra, entrambi hanno il fiatone, non si guardano negli occhi e continuano ad essere travolti dalla passione. Il ragazzo dagli occhi uguali a quelli di Louis inizia a baciargli e mordergli il collo. Succhia la sua pelle, quasi a lasciarci un segno, come se volesse far capire che Louis è di nuovo suo. Quest’ ultimo inarca la schiena, spingendosi contro di lui, sospirando.
-Camera, T.. camera- suggerisce, mentre gli toglie la maglietta che aveva e la butta per terra, senza badare nemmeno dove sia caduta. A Tom basta quello per andare ancora di più fuori di testa. Ringhia contro il suo collo e lo morde, portandolo verso la sua camera, dove lo butta sul letto e lo guarda sorridendo, mentre si sbottona i jeans che aveva messo quella sera.
-Sai Lou, non sei cambiato per niente. Sei sempre bellissimo- gli dice, gettando i pantaloni per terra, mettendosi su di lui di nuovo.
-Tu nemmeno. Sei il solito coglione..- mormora sorridendo sulle sue labbra, prima di baciarlo e farsi prendere di nuovo dalla passione.
Passa poco tempo e Louis si ritrova completamente nudo sul suo letto, con Tom sopra di lui, che è pronto a penetrarlo, dopo essersi occupato della sua preparazione e di avere la protezione.
Si spinge dentro di lui e sulla faccia di entrambi si fa spazio un’ espressione contrita. Di piacere per Tom e di un leggero dolore per Louis, visto che ormai non era abituato a fare sesso in questo modo. Dopo Tom non ha più voluto cedere il comando a nessuno. Lui era stato il suo primo e Louis voleva che restasse tale.
Le spinte iniziano a divenire più veloci e profonde, mentre Louis si aggrappa alle spalle del ragazzo, graffiandole, perché quello che sta provando in quel momento è troppo e deve sfogarsi in qualche modo. Riesce a trovare il punto di massimo piacere di Louis e continua a spingersi contro di esso, facendo gemere Louis ad alta voce, come non faceva da tempo, perché gli altri erano solo uno sfogo, non era un piacere così puro ed intenso come con Tom.
Dopo qualche spinta, più profonda ed intensa di altre, Louis si riversa tra le loro pance, inarcando la schiena e stringendosi attorno al membro del ragazzo dentro di lui. Non appena Tom sente tutto ciò e lo vede davanti ai suoi occhi, si spinge dentro Louis e si lascia andare, riempiendo il profilattico infilato in fretta e furia prima.
 
 
Louis sospira e si rilassa di nuovo sul letto, sentendo la spossatezza data dall’orgasmo prendere possesso del suo corpo. Tom, proprio come se fossero tornati a qualche anno fa, se lo stringe addosso, dopo aver pulito entrambi, gli dà un bacio sulla fronte, che fa sorridere Louis e poi, entrambi, si mettono a dormire.
 
Harry, però, è nella sua camera, qualche strada più in là, che cerca di non immaginare cosa quei due stiano facendo e a sperare che Louis stia bene e stia attento, perché quel Tom non gli è per niente piaciuto: non gli piaceva come sorrideva a Louis, come gli parlava, come si muoveva attorno a lui.
Harry vorrebbe odiarsi, perché si preoccupa sempre troppo per i suoi amici, figurarsi per Louis, con cui ha legato in così poco tempo,
 
Quella è la prima notte in cui né Harry né Louis si mandano la buonanotte e non si danno il loro solito appuntamento al giorno successivo.
 
 
Passano i mesi e le scuse di Louis verso Harry aumentano di giorno in giorno; c’è sempre un  motivo per cui non riescono a vedersi: vuoi per l’Università, vuoi per gli esami, vuoi per i vari impegni, ma Harry immagina già quale sia la verità: Tom.
Tom è il vero problema del loro allontanamento, Harry lo sa, ma preferisce non dire nulla a Louis, perché ogni volta che hanno affrontato questo discorso è sempre finito con Louis che andava via, fin troppo incazzato. Non parlavano per giorni e, alla fine, tornavano l’uno dall’altro, come se davvero non potessero stare separati, come se ci fosse sempre qualcosa che li riportava dall’altro, come in un elastico.
Tom non approva tutto ciò, diceva che erano troppo legati.
Ethan diceva ad Harry che era strano che Louis, dopo pochissimo, fosse così legato a lui. Era strana l’amicizia che avevano, perché loro due, c’avevano messo anni ed essere in quel modo, mentre lui e Louis avevano legato in così poco tempo da stupire tutti quanti.
 
-Lou, mi manca stare insieme..- dice Harry, dal nulla, mentre sono sul prato dell’Università e sommersi dai libri, col cielo che minaccia pioggia da un momento all’ altro.
Era arrivato l’autunno e dopo aver passato le vacanze estive con i propri parenti e amici, ognuno nella propria città natale.
Louis era quasi scomparso, ma era colpa della sua immensa famiglia, Harry lo sapeva, anche perché sapeva che Tom non sarebbe stato con lui durante quelle vacanze. Si era informato bene. Certo, con discrezione, ma doveva saperle certe cose, o non sarebbe stato tranquillo e sua madre avrebbe fatto fin troppe domande a cui lui non avrebbe voluto rispondere e non sapeva cosa rispondere. Perché Harry poteva mentire a tutti, a se stesso, ma sua madre faceva troppe domande, domande che lo facevano riflettere troppo su cose che non dovevano nemmeno sfiorare la mente del riccio.
Ovviamente gli scrive il messaggio di auguri, visto che il compleanno del più grande cade il due Agosto e, giustamente, Harry ci tiene a farglieli a mezzanotte precisa. E’ stato anche uno tra i primi, e questo lo fa sorridere così tanto, che sua madre è quasi preoccupata che abbia preso un colpo di freddo.
 
Louis passa le vacanze circondato dalle sue sorelle, dai suoi amici che aveva lasciato al paese e non ha davvero il tempo di stare al telefono. Gli mancava tutto questo, gli mancava davvero troppo, ma poi pensa a tutto quello che è riuscito ad ottenere da quando studia in città, pensa a tutti i suoi amici di là, pensa ad Harry e, mentre un sorriso si fa largo sul suo volto, senza che lui se ne accorga, pensa che no, non potrebbe resistere senza tutto il suo giro che si è creato in tutti quegli anni.
Passa il tempo facendo tutto ciò che faceva tutti i giorni qualche anno fa, ma ora lo fa con molta più voglia, perché sa che ormai ha solo quella possibilità di farlo, non è più come prima. Ma gli va bene così, lui è felice così.
Non si domanda perché solo Harry si faccia sentire, mentre Tom è completamente scomparso, anche perché non può di certo biasimarlo, visto che è il primo ad essere sparito.
Louis non si fa tante domande, non è il tipo. Louis si fida di Tom, come potrebbe non farlo? Insomma, lo conosce da sempre, che motivo avrebbe di dubitare di lui? Non ci pensa nemmeno a farlo. Si fida completamente di Harry e lo conosce solo da qualche mese, insomma, sarebbe incoerente non farlo.
 
 
-Anche a me manchi, Haz.. ma sai che con Tom, con l’Università, gli esami e tutto il resto, non riesco mai ad organizzarmi per ben-..- si ferma, prima di completare quella frase, perché vede una cosa che non pensava potesse mai succedere proprio a lui.
-Lou, ehi, che c’è?- chiede Harry, avvicinandosi al viso del ragazzo, non rendendosi conto di ciò che succede alle sue spalle.
Louis si è completamente estraniato, non sente più Harry parlare. Guarda solo Tom che sta camminando per il campus universitario con il braccio sulle spalle di una ragazza. Li vede che sono troppo vicini per essere amici. Lo vede come si guardano, come se si conoscessero in ogni dettaglio, come se sapessero ogni cosa che l’altro fa.
Louis sente che loro si conoscono a dei livelli che lui e Tom, nonostante il tempo passato insieme, non hanno ancora raggiunto.
Al ragazzo dagli occhi di ghiaccio, quelli che tutti definivano impenetrabili, manca il fiato. Sente che qualcosa non va nel suo corpo, che la sua trachea si è decisamente chiusa.
Sa che dovrebbe respirare, altrimenti sviene lì, ma non ci riesce. Ha gli occhi fissi su i due ragazzi, che sembrano essere anche fuori da quel campus. Sembrano essere fuori da tutto, sembrano immersi nel loro mondo, un mondo che Louis non ha mai creato con Tom.
 
Louis, si alza, ancora incerto su come si respira correttamente, si avvicina a Tom. Si mette davanti a loro e con gli occhi lucidi, gli molla uno schiaffo in pieno viso, prima di lasciarlo fermo lì, come uno stoccafisso, mentre lui trascina Harry con sé, verso il suo appartamento.
Si impone di non piangere, non davanti a tutti, perché non vuole fare ancora più scena, e poi lui è il ragazzo di ghiaccio, per la miseria. Lui non piange, lui non soffre per i ragazzi.
Per Tom sì, però, dannazione.
Lo sapeva, lo sapeva Louis che qualcosa di strano doveva esserci per forza, stava andando tutto fin troppo bene. E Tom era fin troppo strano, spariva sempre, ma Louis non si chiedeva niente, perché lui non chiede mai.
Dannazione, nemmeno pensava di doversi preoccupare. Avevano anche affrontato quel discorso e, cavolo, Tom sembrava davvero cambiato e Louis gli aveva creduto. Perché non avrebbe dovuto?
Dannazione a lui e al suo fidarsi di tutti, senza eccezioni. Al suo donarsi, senza mezzi termini, perché tanto che senso ha donarsi per metà? Che tanto la vita è una e bisogna buttarsi, almeno così gli avevano detto.
Ma allora com’è che ogni volta che si butta, finisce per farsi male? Finisce col piangere e girare per casa come uno zombie per mesi? Finisce come un’ automa, che fa tutto meccanicamente? Finisce per essere fin troppo diffidente, finisce per non volere un qualcosa di simile ad una relazione per mesi?
 
 
Harry è proprio dietro di lui, che sta guardando Tom in un modo che probabilmente non dovrebbe essere legale, perché potrebbe aver immaginato anche mille per ucciderlo, visto che segue così tante serie tv di quel genere, che potrebbe ucciderlo e cancellare le proprie tracce, senza che nessuno se ne accorga. Nessuno, nemmeno Sherlock, ovviamente interpretato da Benedict Cumberbatch, lo smaschererebbe. Forse.
Si avvicina a Louis, mettendo un braccio attorno alle sua spalle, che sono scosse da singhiozzi silenziosi, e lo attira a sé, in modo tale da proteggerlo da tutti quegli occhi curiosi. Fin troppo curiosi.
Gli dà un bacio tra i capelli, come a fargli capire che lui è lì, proprio accanto a lui.
Louis, col viso mezzo nascosto nel petto di Harry, mentre tira su col naso, stringe un suo fianco, come a ringraziarlo, mentre la porta del suo appartamento si fa più vicina. Per fortuna, pensano entrambi i ragazzi.
 
Louis riesce, più o meno, ad aprire la porta ed Harry la richiude, andando a stendersi accanto a Louis, sul suo letto, rannicchiato in posizione fetale. Vuole proteggersi, vuole cercare di proteggersi da tutto quello che ciò che ha fatto Tom comporta. Vuole diminuire i danni, il più possibile.
Harry lo stringe a sé, mentre gli lascia un bacio sulla spalla coperta da un maglione azzurro pastello, che gli dona da morire, aggiungerebbe, se solo Louis glielo chiedesse.
Rimangono così per un tempo indefinito, ma poi Harry si stacca da lui e Louis subito si volta, spaventato da quel cambiamento. Ma poi guarda la sveglia e nota che è ora di cena, perciò pensa che il ragazzo voglia finalmente tornare a casa sua, farsi da mangiare e dormire. Perché, alla fine, a lui non è successo niente e non lo biasima nemmeno, se volesse farlo.
Louis diventa muto, quando gli succedono queste cose. Non parla per giorni, se non per le comunicazioni essenziali, ecco. Giusto per non far capire di essere davvero muto e che quindi non devono comunicare con lui a gesti, rendendosi davvero ridicoli.
Tra parentesi, gli è successo davvero, quando ha rotto la prima volta con Tom.
 
-Vado a preparare la cena. E tu mangerai!- gli dice, mentre gli lascia un bacio sulla guancia, che fa sorridere Louis, almeno un po’, prima di sparire in cucina.
Il ragazzo liscio sospira e vorrebbe davvero rimanere così, ma si sforza di andare a fare la doccia e mettersi il pigiama, visto che così non può rimanere. Decisamente no.
Spera, anche, con la doccia possa riacquistare almeno la capacità motoria e sociale, così da non far sentire Harry un perfetto idiota che parla con un muro.
Louis spera che quella doccia possa portare via un po’ del dolore che sente in questo momento, causato dal fatto di essersi fidato nuovamente di Tom, di colui che è stato la sua prima storia davvero importante, di colui di cui pensava di potersi fidare davvero questa volta.
Pensava che questa volta sarebbe stata diversa, pensava che questa volta sarebbe andato tutto bene, per il verso giusto. Louis, fin dal primo momento, era sempre stato convinto che era Tom l’uomo con cui avrebbe dovuto passare tutta la sua esistenza.
Insomma, quello che provava per lui, come si sentiva insieme a lui, doveva pure significare qualcosa, no? Non poteva essere solo un amore da niente, così come lo faceva sembrare lui, ogni volta che lo lasciava, facendolo sentire come se ci fosse sempre qualcuno di più importante prima di lui.
Diciamo pure che Louis era abituato a sentirsi in questo mondo, insomma, in una famiglia così grande, come avrebbe potuto essere al centro di tutto, quando vi erano sempre dei nuovi neonati a cui prestare attenzione? Eppure sua madre ci provava a farlo sentire importante, ma Louis aveva questo disagio fin da sempre. Un disagio che, piano piano, era riuscito a combattere, ma era bastato il ritorno di Tom a farlo sentire un ragazzino.
A farlo sentire meno importante, a sminuirlo. Era bastato il suo ritorno di pochi mesi, per farlo tornare ciò che era quando aveva appena iniziato l’Università: un ragazzino indifeso, che si era affidato interamente a quel ragazzo più grande, che faceva promesse e diceva belle parole, come se niente fosse, come se gli venissero naturali. Ma quello stesso ragazzo era in grado di distruggerlo anche solo con uno sguardo, ed era proprio per questo che Louis si era allontanato da quell’ ambiente, perché non voleva più sentirsi in quel modo.
Ma Dio, quanto era stato stupido, adesso? Era di nuovo bastata qualche parola, qualche bacio, e lui era caduto di nuovo ai suoi piedi.
 
Continua a darsi dello stupido Louis, anche appena uscito dalla doccia, mentre si mette una tuta e raggiunge Harry in cucina, che ha già messo nei piatti di entrambi un’ abbondante quantità di pasta.
Louis non ha chissà quanta fame, per questo storce la bocca e lo sta quasi per dire a dire ad Harry, che però si è già seduto e prima di mettere il primo boccone tra le labbra, gli dice:
-Mangerai tutto, non sento nessun ma, nessuna preghiera. Siedi e mangia, Lou.-
Lou, allora, si siede e inizia a mangiare, con un sorriso sulle labbra; è un sorriso sincero. Ma il problema è che con Harry non riesce a non farlo, non riesce a sorridere della sua gentilezza, della sua dolcezza, del suo essere puro. Non può non sorridere, sebbene senta ancora le lacrime incrostate sul proprio viso, anche se l’ha lavato varie volte sotto la doccia. Non gli importa nemmeno che senta la pelle tirare, quando lo fa. Lo fa e basta, perché Harry semplicemente se lo merita.
 
 
Quella notte Harry si ferma a dormire dal ragazzo e si addormentano esattamente come erano stati tutto quel pomeriggio: Louis rannicchiato in posizione fetale e Harry proprio dietro di lui, che lo tiene stretto a sé con un braccio poggiato su i suoi fianchi.
Tutto questo, poi, si ripete per il giorno dopo e quello dopo ancora.
Passano le settimane, ma a nessuno dei due importa. Perché sembra che le cose debbano andare così. Sembra che sia naturale trovare i vestiti di Harry nell’armadio di Louis, le sue scarpe strane in giro per casa, dormire, mangiare, fare qualsiasi cosa insieme. Sembra che sia naturale che Harry lo aspetti fuori dalle sue lezioni per andare a mangiare insieme, che poi lo fa per assicurarsi che Louis mangi, ma questi sono dettagli.
Ethan dice ad Harry che forse ci tiene un po’ troppo a quel ragazzino e che passano davvero un sacco di tempo insieme, ma al ragazzo riccio importa poco. Si è sempre preoccupato e preso cura dei suoi amici ed è quella la scusa che si rifila e rifila a tutti, ogni qual volta qualcuno gli pone qualche domanda strana.
Loro non si pongono domande, portano avanti tutto questo con la massima naturalezza, perché è così che doveva essere.
Escono anche insieme. Harry fa da spalla a Louis a cui ogni tanto concede di bere un po’ più di una birra e deve dire che è davvero divertente farlo.
Il liscio diventa davvero un coccolone quando inizia a bere ed Harry non può perdersi lo spettacolo di Louis che quasi fa le fusa contro il suo petto, perché gli passa le mani tra i capelli; o di lui che si arrabbia e gli tira la camicia, se non lo stringe tra le braccia e pensa a parlare con qualcun altro.
Harry è felice così, ad Harry piace prendersi cura dei suoi amici e di Louis, che ormai è diventato parte della sua quotidianità.
 
 
 
Passano i mesi e non sentono parlare di Tom, fino a che, una sera di Gennaio, dopo le vacanza di Natale, che hanno rigorosamente passato insieme, in città, nel loro appartamento; trovano una lettera posata sull’uscio della loro porta.
Louis riconosce subito la calligrafia del suo, ormai, ex ragazzo.
 
Caro Lo-
Lou,
 
Mi sento veramente uno stupido a scriverti questa cosa, mi sentirò ancora più stupido quando verrò a dartela, ma forse deciderò semplicemente di lasciartela infilata sotto la porta e poi scapperò, come il più vigliacco tra i vigliacchi. Perché è quello che sono.
Meriti delle spiegazioni, ed è arrivato il momento di dartele.
 
Non ti ho preso per il culo, quando ti ho detto quelle cose davanti e dentro casa tua. Mi eri davvero mancato. Solo che-
 
Laurel è stata la mia prima ragazza, la mia prima volta, il  mio primo amore. Il mio primo qualsiasi cosa. E non nascondo che nel mio cuore, c’è sempre stato un posto per lei, un posto d’ onore. Un posto che avevo dimenticato di avere, fino a quando non l’ ho vista quest’estate, durante le vacanze.
E’ stato come se fossi stato investito da quello che provavo per lei, come se fossi tornato indietro nel tempo. E lei ha quello sguardo a cui non si può davvero resistere, che se lei decide che devi essere suo, sei suo e basta. Non hai nemmeno le forze per combattere, per tornare indietro. Ti trascina con lei ed entri in quell’uragano che, alla fine, è proprio lei e non puoi farci niente. Non ne esci più e così è stato per me, ancora una volta.
Ho cercato di lasciar perdere, perché avevo te, ma non ce l’ho fatta.
Ti ho ignorato per tutta l’estate e anche dopo anche per questo motivo. Per Laurel.
 
Non volevo che vedessi Harry perché ero geloso, all’inizio, perché avevo visto che stavate per baciarvi quella sera, quando mi sono presentato da te e vedevo il modo in cui vi guardavate, il modo in cui comunicavate. Vi bastava poco, anzi quasi nulla, per capirvi.
Lo stesso che succedeva a me con Laurel.
 
Avrei dovuto lasciarti e raccontarti come stavano le cose, ma ero talmente preso da lei, talmente dentro l’uragano, che ormai esisteva solo lei per me. Non ho nemmeno pensato alle conseguenze di quel mio gesto, ti prego di credermi.
 
Mi dispiace, mio piccolo ghiacciolo, avresti meritato più rispetto ed io non te l’ ho dato, di nuovo.
 
Spero potrai perdonarmi, un giorno.
Tuo,
 
Tom xx
 
Louis arriva alla fine della lettera con le lacrime che cadono sul foglio, ma si accorge solo quando Harry gli asciuga le lacrime che sta, effettivamente, piangendo.
Si volta verso di lui e si nasconde nell’ incavo del suo collo, inspirando il suo profumo, che lo fa calmare. Che gli permette di fermare quelle lacrime, le ultime che versa per lui, si promette.
Quella lettera la stava aspettando, anche se non lo ammetterà mai, nemmeno sotto tortura. Ha avuto le sue risposte a quelle domande che aveva in mente da un bel po’ di tempo e ha capito che non è colpa sua, che non è che c’è sempre e per forza qualcuno migliore di lui. Semplicemente le cose dovevano andare in quel modo, dovevano lasciarsi. Tom doveva ritornare dal suo primo amore, che è quello che durerà per tutta una vita, almeno Louis lo spera per lui e Louis, lui doveva semplicemente affidarsi ad Harry. Doveva semplicemente stare con lui e condividere ogni parte di sé con lui.
 
Harry lo stringe e gli dà un bacio tra i capelli, mentre sfrega le mani sulle sue braccia e lo dondola leggermente.
Toglie quella lettera dalle sue mani, la poggia sul divano, da qualche parte e porta Louis sopra le sue gambe, facendolo nascondere completamente, facendolo sentire al sicuro.
 
Dopo qualche minuto passato in quella posizione, Louis prende un bel respiro e si mette dritto. Ha gli occhi leggermente arrossati, per via di quel pianto liberatorio, però ha un sorriso sulle labbra e, anche questa volta, è un sorriso sincero.
Louis si sente libero, adesso. E’ libero di avere un’ altra relazione, è libero di andare avanti e lasciare che Tom riposi in un cassetto, che adesso non deve più nascondere. Perché adesso sa e a lui va bene così.
 
Passano quella serata a vedere un film e a riempirsi di coccole, come al solito e poi vanno a dormire, ancora una volta insieme, perché ormai è così che va e che deve andare e nessuno dei due si fa troppe domande.

 
Siamo, finalmente, a Marzo e Louis sente un’aria decisamente frizzantina che gli attraversa il giubbino di pelle che ha indosso e lo fa rabbrividire leggermente.
-Ti avevo detto di mettere qualcosa di più pesante..- gli fa presente una voce, che adesso ha portato le proprie braccia attorno al suo busto e lo costringe a dondolare sul posto, facendolo ridere sommessamente.
-Oh, e dai! E’ primavera, praticamente!- esclama il liscio, voltandosi nell’abbraccio e posando le mani sulle spalle del ragazzo più alto, che adesso è davvero vicino, ma non è assolutamente un problema.
-Lou, è il primo marzo, dove la vedi la primavera?- gli chiede, allontanandosi di poco da lui, guardandolo con un sopracciglio alzato, ad esprimere tutto il suo dubbio verso l’affermazione del ragazzo.
-Quanto rompi..- mormora, sciogliendo l’abbraccio e iniziando a camminare per la strada che porta verso l’Università, mentre sente la risata del ragazzo dietro di sé e anche i suoi passi.
Sente la sua mano sul proprio polso che lo stringe e lo costringe a fermarsi. Lo riporta indietro da lui, facendolo sbattere contro il suo petto.
Gli prende il mento tra l’indice e il pollice, facendolo alzare, prima di lasciargli un bacio a stampo su quelle labbra che sono fredde, ma mandano a fuoco il cervello del ragazzo più alto, che ora vorrebbe solo tornare a casa di Louis e chiudersi di nuovo dentro e passare un’altra notte come quella appena passata. Una notte dove non hanno quasi smesso di fare l’ amore, di baciarsi, di esplorare l’uno i corpi dell’altro, di donarsi. Di legarsi ancora di più.
-Questo si chiama barare..- mormora Louis, prima di schiudere la bocca su quella del ragazzo, lasciando che le loro lingue si intreccino, si tocchino più e più volte, facendo desiderare ad entrambi di essere ancora più vicini, sempre più vicini, proprio come quella notte.
 
Dopo qualche minuto si staccano, leccandosi le labbra, assaporando l’uno il sapore dell’altro, ancora una volta.
Louis prende la mano del ragazzo che pende dalla propria spalla, dove è poggiato il suo braccio.
-Ma quale barare, ma fammi il piacere!- esclama il ragazzo accanto a lui, che lo tiene stretto a sé come se fosse uno dei tesori più importanti del mondo, e tutti devono sapere che è solamente ed esclusivamente suo.
-Tutti lo sanno che tu bari sempre, Haz.- decreta, alla fine, Louis, lasciando sbuffare il più piccolo, ma finendo entrambi per ridere, mentre si dirigono in Università, pronti ad affrontare un altro giorno in quella mura, anche se sanno ormai come si concluderà: loro due, a casa di Louis, che ormai è casa loro; a fare l’amore più e più volte, perché non sarà mai abbastanza. Vorranno sempre stare attaccati, sempre a condividere qualcosa di fin troppo importante, qualcosa che finirà per legarli ancora di più di quanto lo sono ora.


 
 






Lu here!
Oh mio Dio, è davvero un'etermità che non pubblico qualcosa.
Questa storia è la mia bambina e ne sono così tanto gelosa che mi ci sono voluti mesi per pubblicarla.
Volevo ringraziare tutte le persone dietro questa storia, soprattutto Ilaria, che ha avuto la pazienza di rivederla e darmi un parere. 
Thank u so much, babe. <3
Se ci sono ancora errori, ve ne prego, fate finta di nulla, hahaha!
Sarei felice di sapere cosa ne pensate.
Potete trovarmi su twitter per insultarmi o anche per vedere la mia parte più disagiata, sono @oceaylu.

P.s. Grazie anche a te Bì, per avermi dato una mano con tutto il resto.
 
 
   
 
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