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Autore: Crilu_98    13/04/2017    4 recensioni
C'era una volta... Una bambina sperduta. Una ragazza innocente nelle mani di una crudele matrigna. Una fanciulla addormentata. Una sensibile lettrice dal cuore puro. Una bellissima principessa in cerca di libertà. Una valorosa guerriera.
O forse no.
C'era una volta un bosco oscuro, dove tutte le storie hanno inizio. Storie che narrano di segreti pericolosi ed antiche umiliazioni, ma anche di amicizia, d'amore e di magia. La lotta tra il bene e il male è più confusa di quanto siamo abituati a credere e la strada verso il lieto fine non è mai stata così tortuosa.
Siete pronti a scoprire le verità nascoste delle fiabe?
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Belle alzò il braccio e la brigata di soldati dietro di lei si fermò trattenendo il fiato, in attesa; la donna lupo allargò le narici e corrugò la fronte, cercando di capire cosa avesse realmente fiutato.
Era un semplice giro di ricognizione in un altopiano pressoché disabitato e battuto dal vento: lo sguardo poteva spaziare in tutte le direzioni, dalla foresta alle loro spalle al castello di Grimilde in lontananza. Sembrava il luogo meno adatto ad un’imboscata, poiché difficilmente i nemici avrebbero trovato posti per nascondersi o un modo per avvicinarsi senza essere notati.
Biancaneve osservò con curiosità una manciata di polvere che vagava nell’aria, trascinata dal vento, fino a quando non si posò a terra a poca distanza da lei. Con orrore, la ragazza in pochi istanti vide la cenere ricomporre la figura di un essere umano.
“Sembra il procedimento inverso della mia maledizione!” pensò, mentre attorno a lei i soldati rumoreggiavano spaventati. La creatura, la cui pelle conservava un colorito grigiastro, li scrutò con le orbite vuote prima di aprire la bocca ed emettere un lugubre lamento di richiamo. Dal nulla, una nube di polvere si addensò sopra al gruppo, per poi ricadere e dare vita ad altri esseri simili al primo.
-Spettri!- borbottò un soldato dai folti baffi rossi -Sono spettri!-
-Spettri?- chiese Aladdin, arretrando di un passo.
-Sì. Sono morti richiamati alla vita, impossibili da uccidere!-
-Questa è opera di Grimilde!- mormorò allora Belle -Ma perché mandarli contro di noi adesso, qui? Non ha senso!-
Le creature, intanto, si erano avvicinate, circondandoli e lanciando le loro grida animalesche; Jasmine represse a malapena un brivido nel vedere i denti aguzzi e gli artigli affilati. Ad un tratto le creature si diressero verso di lei, avanzando velocemente con un’andatura ciondolante ed inumana mentre la polvere continuava a cadere dal cielo.
-Non mi toccate!- sibilò la ragazza, troncando di netto la mano che l’aveva afferrata. Lo spettro agitò per un po’ il moncherino, finché da esso non spuntarono nuovi artigli pronti a ghermirla. In preda al panico, Jasmine continuò a lottare contro un numero sempre maggiore di spettri, che l’avevano separata dai suoi compagni, ma neanche la forza del djnn sembrava capace di contrastare quegli esseri invulnerabili. Udii Aladdin urlare di frustrazione e di dolore e Belle ruggire, ma non riusciva a vederli: attorno a lei ormai c’era una marea nera e grigia che l’afferrava da tutte le parti.
Avvertì l’emanazione di un potere magico alle sue spalle ed i mormorii stupefatti degli uomini: scalciando e spingendo riuscì ad innalzarsi sopra gli spettri e per un istante vide Biancaneve che con le dita macchiate di nero ritramutava le creature in cenere. Poi fu sbattuta violentemente a terra e perse i sensi.
 
“Non vedo più Jasmine!” pensò Biancaneve terrorizzata, continuando ad avanzare in mezzo agli spettri e disintegrandoli uno dopo l’altro. Le venature nere erano arrivate già ai polsi e si sentiva stanca, ma non poteva fermarsi: era l’unica in grado di portare tutti al sicuro al campo… Se solo fosse riuscita a raggiungere Jasmine! Non riusciva davvero a spiegarsi perché gli spettri di Grimilde avessero preso di mira proprio lei.
-Principessa, tornate indietro!- le gridò un uomo. Solo allora, guardandosi intorno, Biancaneve si rese conto di essere circondata da un gruppo di spettri arrabbiati e che non avesse importanza quanti ne distruggesse: non appena toccava il terreno, la cenere risorgeva di nuovo.
Barcollò all’indietro, mentre gli spettri tendevano le mani artigliate verso di lei. All’improvviso un corno da caccia risuonò sulla pianura e poco dopo la visuale della ragazza fu coperta dal manto lucido di uno stallone bianco. In sella ad esso, con suo sommo stupore, c’era il ragazzo che aveva assistito all’assassinio di William. La fissò con interesse, tenendo a bada i mostri roteando l’ascia e offrendole aiuto per montare a cavallo con l’altra mano:
-Ben trovata!- disse con un sorriso non appena Biancaneve fu salda dietro di lui -Era un po’ che ti cercavo, ragazza!-
-Cercavate me?- balbettò lei confusa, mentre il ragazzo, con un colpo di speroni, faceva allontanare il cavallo dagli spettri.
-Non sai che la Regina Grimilde ha messo una taglia sulla tua testa?- ridacchiò lui, salvo poi darle un buffetto sulla guancia quando la vide impallidire.
-Oh, andiamo, tranquilla! Sono un cacciatore di pelli, non di taglie!-
La trattava con una familiarità insolita che la stordiva.
-Perché mi cercavi allora, cacciatore?- chiese, tentando di riacquistare un certo contegno, ora che erano relativamente lontani dalla battaglia.
-Credevo avessi bisogno d’aiuto!-
Biancaneve stava per rispondere che aveva tutto l’aiuto necessario, ma le grida di Aladdin la strapparono alla conversazione: come il mare che si ritira durante la risacca, l’armata degli spettri ondeggiò, poi si trasformò in una fitta nebbia nera, si sollevò in volo e scomparve. Portando Jasmine con sé.
 
Grimilde osservò con occhio critico la ragazza svenuta ai suoi piedi, poi scosse la testa.
-Non so davvero cosa tu ci trovi in lei, Jafar!-
Lo stregone uscì dall’ombra, osservando Jasmine con occhi avidi:
-Potere, mia regina, un immenso potere. Forse quello che finalmente porrà fine alla mia ricerca…-
-Intendi dire che ti darà l’immortalità?-
-Esatto.-
-Allora cosa stai aspettando? Asserviscila a te e rinchiudi il suo djnn insieme agli altri!-
Jafar scosse la testa:
-Non così in fretta: nessuno ha mai tentato di imprigionare un djnn in un essere vivente prima d’ora, perciò neanche io posso sapere quali siano le conseguenze se tentassi di strapparlo dal suo corpo… Per quanto ne sappiamo, la creatura ne potrebbe anche morire ed io non intendo rinunciare a lei, né alla mia sposa!-
Grimilde si lasciò quasi sfuggire una risata compassionevole:
-Vuoi farmi credere che la sposerai davvero?-
-Certamente!- le lunghe dita nodose di Jafar accarezzarono il collo di Jasmine -Una volta che avrò scoperto il segreto dell’immortalità sarà mia per sempre: si pentirà dell’offesa che mi ha arrecato fuggendo da me! Ma prima c’è un’altra cosa che devo fare…-
-Cosa?- chiese la Regina, curiosa. Jafar si rialzò tenendo stretto tra le braccia il corpo esanime della ragazza e si allontanò in un frusciare di seta:
-Ho visto un’altra persona che devo punire: un miserabile ladro che ha osato rubare uno dei miei manufatti magici. Sento il suo odore addosso a lei e sono sicuro che verrà a cercarla...-
Sparì nei corridoi bui e Grimilde scosse la testa:
-Stregoni…- borbottò, contrariata.
-Gelosa, mia regina?-
La voce beffarda dello Specchio le fece scendere dei brividi lungo la schiena, ma non lo diede a vedere; si girò e lo fissò invece con aria sprezzante.
-Come ti viene in mente? Che Jafar faccia pure ciò che vuole con quella ragazzina! A me interessa solo Biancaneve!-
-Biancaneve, già…- mormorò lo Specchio.
-Hai visto cosa ha fatto ai miei spettri?- lo incalzò Grimilde -Può annientarli, Specchio, e tu non me lo avevi detto! So che lo hai sempre saputo, malefico pezzo di vetro, questa è la volta buona che ti distruggo in mille pezzi!-
-Oh, ma davvero?- chiese la figura, ridacchiando -E allora come farai con i debiti che hai nell’Oltretomba, mia regina? Tutte quelle anime, tutti quei corpi riportati in vita e mossi grazie al mio potere… Finalmente liberi, finalmente pronti per rivoltarsi contro di te!-
Grimilde si ritrasse tremando ed un lampo di soddisfazione brillò negli occhi chiarissimi dello Specchio:
-Biancaneve è il tuo Specchio, regina: è il tuo opposto, ma anche il tuo riflesso. Ciò che tu crei lei distrugge, ciò che tu soffochi con lei risorge… Eppure entrambe siete vincolate dal potere, siete maledette. Ed entrambe vendereste l’anima per saperne di più… Tienilo a mente, quando ti scontrerai con lei.-
 
Aurora entrò titubante nell’ampia Sala del Trono. Quel posto una volta la metteva a suo agio, perché era pieno di cortigiani e servitori che l’attorniavano; ora che era vuota, la ragazza ne coglieva la solenne e minacciosa austerità. Anche suo padre, che osservava meditabondo l’arazzo raffigurante la mappa dei vari Regni, le sembrava diverso: più vecchio, innanzitutto, e più autoritario.
Non sapeva se fosse un residuo della presenza di Malefica tra quelle mura o se fosse lei ad essere cambiata, ma Aurora si muoveva a disagio nel castello che prima era tutto il suo mondo.
-Mi avete chiamato, padre?-
-Sì, Aurora. Desidero parlare con te di una questione della massima importanza!-
Aurora sbarrò gli occhi, sbalordita: pur essendo l’unica erede del regno, suo padre non aveva mai ritenuto necessario metterla a parte degli affari di Stato e lei aveva avuto fiducia nel suo giudizio.
“Forse adesso ho la maturità per capire certe cose!” si disse, orgogliosa. Re Stefano la osservò con gli occhi stretti a due fessure:
-Sei legata a Filippo solo da una promessa verbale?-
-Come?- balbettò la ragazza, confusa.
-Ti sto chiedendo, figlia, se hai avuto un qualche atteggiamento compromettente con lui!- sbuffò suo padre, irritato e nervoso -Qualcosa che potrebbe compromettere la tua posizione con il tuo futuro sposo…-
-Il mio…? Ma padre, è Filippo il mio futuro sposo. So che voi non lo stimate e lo ritenete solo un giovane senza doti, ma io lo amo e vi assicuro che…-
-Non una parola di più, Aurora!- tuonò Re Stefano, alzando la mano come per colpirla. Poi ci ripensò e si massaggiò la fronte:
-Va’, va’ via: con voi donne anche il più facile dei discorsi diventa un’impresa! E tu avresti anche la pretesa di scegliere chi sposerai! Questa è bella!-
-Un giorno governerò questo regno…- pigolò Aurora, dando voce ai suoi pensieri più intimi per la prima volta in sedici anni di vita -Questo significa che sarò libera…-
Re Stefano scoppiò a ridere, sinceramente divertito:
-Sei una sciocca, Aurora, lo sei sempre stata! Tu non governerai mai, come potresti? Sarà tuo marito, il marito che io sceglierò per te, a reggere le sorti del mio regno! Alla tua mano si adatta l’ago da cucito, non certo uno scettro!-
-Siete ingiusto, padre!- sbottò Aurora con le lacrime agli occhi -Filippo…-
-Ancora! Non pronunciare mai più quel nome in mia presenza, capito? Non mi piace il tuo comportamento, Aurora. Prima dell’incantesimo eri molto più remissiva… Probabilmente sei cambiata nella foresta! Non ha importanza, comunque: se provi di nuovo a rivolgerti a me con questo tono arrogante ed oltraggioso, mi rifiuterò di appoggiare oltre l’impresa dei tuoi compagni: sarà difficile per loro conquistare un regno senza esercito e senza soldi per pagarlo…-
Aurora chinò umilmente il capo e si ritirò nelle stanze delle dame, troppo amareggiata ed umiliata per poter rispondere in qualche modo. Giunta nella sua camera osservò mogia le guance bagnate e gli occhi arrossati dal pianto, chiedendosi se fosse l’aspetto ancora fanciullesco a far pensare a tutti che fosse una bambina sciocca.
“No, non è questo. Forse sei infantile ed inesperta, ma non sei sciocca. E’ questo regno che non ha mai voluto una regina… Solo una principessa da maritare al miglior offerente!”
Si diresse verso il circolo di dame che stava ricamando accanto al fuoco, riflettendo sul fatto che l’avidità di suo padre avrebbe scoraggiato numerosi pretendenti. Impegnata nell’unica attività capace di calmarla e donarle sincere soddisfazioni, Aurora pensò, irritata:
“Soldi, soldi, sempre e solo soldi! Mio padre sembra non pensare ad altro! Soldi per pagare l’esercito, soldi per comprare la mia mano… Soldi che Filippo non ha…”
-Perché quell’aria affranta, principessa?- le chiese Gwena, una matrona robusta e gioviale -Il vostro fazzoletto da ricamo è un amore, ve lo invidio proprio! Ormai, con queste dita grassocce, non riesco più a manovrare l’ago bene come una volta…-
Aurora sbatté le palpebre e la guardò come se la vedesse per la prima volta.
“Dopotutto, un ago da cucito può anche diventare uno scettro…”
Sorrise amabilmente a Gwena, tendendole il fazzoletto con aria innocente:
-Ve lo cederei volentieri, ma mi è costato un bel po’ di lavoro, sapete? E queste pietre… Vengono dall'oriente. Non so se mio padre sarebbe felice di sapere che le ho regalate così, senza nulla in cambio!-
Con estrema soddisfazione, Aurora vide la cortigiana allentare i cordoni della borsa…
 
 
Angolo Autrice:
E' un capitolo un po' di passaggio, sebbene sia denso di avvenimenti… Primo tra tutti, il ritorno del misterioso cacciatore!
Cosa ne pensate del rapimento di Jasmine e delle minacce dello Specchio? E di Re Stefano???
Sto ultimando la stesura di questa storia, quindi spero di poter procedere più velocemente con i prossimi aggiornamenti : D
A presto!
 
Crilu 
   
 
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