Confronto
«E quindi sei diventato uno sbirro,
eh? E ti sei preso pure la briga di venire a dirmelo.»
Non era stata esattamente una sua
idea, ma non poteva dirgli che era stata una certa coniglietta dagli occhioni viola a insistere che andasse di persona a
riferirgli questa novità. Perché pensava, Judy, che il suo amico Finnick ci sarebbe rimasto male, se fosse venuto a
scoprirlo da chiunque altro.
Nick le aveva spiegato che lui e Finnick non erano propriamente amici o almeno non come
intendeva lei il concetto di amicizia.
Erano soci d’affari, nulla più di
questo, nonostante si conoscessero da tanto tempo; erano davvero tanti anni –
una vita ormai! – che lavoravano insieme per guadagnare quegli agognati
duecento bigliettoni giornalieri, per poi spartirseli.
Lui era una volpe e lui un fennec,
quindi la tattica di fingersi padre e figlio per accaparrarsi la materia prima
per poi rivenderla funzionava sempre alla grande.
Finnick non faceva domande e non si aspettava
delle risposte a differenza di una Carotina di sua
conoscenza.
A pensarci bene, non sapeva nulla di Finnick, se non quello che aveva intuito da solo – e
probabilmente anche quello faceva parte di informazioni che il fennec
accettava, suo malgrado, di fornirgli.
Non ci aveva mai pensato, ma era
probabile che anche lui apparisse nella stessa maniera agli occhi di Finnick.
Per questo erano andati subito
d’accordo.
Tu non fai domande a me e io non ne faccio a te.
Più semplice di così. Per lui – e
infatti gli era andata a genio – ma non per una come Judy. Figurarsi, lei
avrebbe contravvenuto subito, dopo pochi secondi, al patto – ci avrebbe
scommesso tutto quello che aveva!
Dato che non poteva rivelargli i suoi
pensieri, Nick fece spallucce e affondò le zampe nelle tasche dei pantaloni.
Finnick non sapeva cosa pensare. Era rimasto
sorpreso dalla visita di Nick, l’aveva dato ormai per disperso; non erano più
in contatto – e succedeva che poteva passare del tempo prima di pianificare un
nuovo affare, quando si sentivano particolarmente braccati – , erano delle
settimane, ormai, che non lo scorgeva neppure di sfuggita per la città.
Tutto era cambiato da quando si era
messo a lavorare per quella coniglietta poliziotta – quando l’aveva vista la
prima volta, aveva subito pensato che quella tipetta
portasse guai.
E si erano finalmente palesati: nella
prima volpe poliziotto della città di Zootropolis.
Un pensiero carino, il suo, quello di
avvisarlo della sua promozione – anche se avrebbe messo una zampa sul fuoco che
non era tutta farina del suo sacco –, ma non riusciva a trovarne l’utilità:
l’avrebbe comunque scoperto la prima volta che l’avessero arrestato.
«È da un po’, in effetti, che non ci
si becca.»
La sua era una semplice affermazione.
«Sono stato occupato con
l’addestramento. Non è stata proprio una passeggiata, ma ce l’ho fatta.»
Il fennec fece una smorfia
contrariata, che non passò inosservata alla volpe.
«Perché quella faccia?»
«Perché immaginavo un’altra
conclusione alla tua frase.»
Nick gli lanciò uno sguardo
perplesso.
«Ma due grandi occhi viola mi
aspettavano» lo prese in giro il piccolo mammifero.
Era vero: per Judy si era arruolato
in polizia, ma non solo per questo. Finalmente poteva dimostrare di essere
qualcuno di diverso da quello che tutti vedevano – perché era una volpe – e credevano
che fosse, poteva finalmente liberarsi da tutti gli stereotipi che la società
gli aveva cucito addosso.
Proprio perché Carotina
era stata la prima a vedere oltre l’apparenza e avere fiducia in lui.
Ma non credeva che il suo ex socio in
affari potesse capirlo, preferì quindi rimanere in silenzio, incassando il
colpo.
Era strano che non controbattesse,
proprio lui, a cui non mancavano mai le parole.
Infatti, di solito accadeva
l’inverso: era proprio Nick che lo stuzzicava con quelle sue battutine idiote.
Cosa mi tocca fare.
«Quella coniglietta ti tiene al
guinzaglio, eh?»
La battuta non piacque per niente a
Nick, lo vide, perché il suo sguardo s’incupì, ma ancora una volta optò nel
tacere.
Finnick si stava spazientendo. E non sapeva
nemmeno perché, cosa gli desse realmente fastidio nel suo comportamento.
Aveva ancora un colpo in canna e, se
dopo questo, non abboccava, avrebbe lasciato perdere.
«E la prossima volta mi porti personalmente l’invito al vostro
matrimonio?» lo sbeffeggiò.
«Ti pare! Non potrei mai fare a meno
del mio testimone di nozze» gli rispose con lo stesso tono l’altro.
«Ma stai scherzando, vero?»
Perché non ne era, poi, così tanto
sicuro.
«Ovvio. Dai, si parla di fantascienza.
Una volpe e un coniglio!»
Anche se con Judy aveva imparato che
niente era impossibile, ma forse un’eventualità simile era troppo anche per lei
– e non solo per tutta Zootropolis.
Si stupì, pur tuttavia, a non
trovarla un’idea così assurda, se si concentrava riusciva persino a vederla,
quella volpe vestita di tutto punto, di fianco a quella piccola creaturina grigia dalle lunghe orecchie, ammantata di
bianco, davanti all’altare.
Scosse mentalmente la testa per
scacciare quei pensieri, appuntandosi di analizzarli in un secondo momento, e focalizzò nuovamente la propria completa attenzione al dialogo con Finnick.
«Devo dedurre che ti sei divertito a
fare lo sbirro» lo disse con velata ironia, che Nick riconobbe all’istante.
«Se togliamo le parti in cui ho
rischiato di morire, beh… non è stato niente male.
Dovresti provare sul campo, sai?» minimizzò la volpe, accompagnando il suo
invito con un ghigno divertito.
«No, grazie. Non ci tengo proprio!»
Non era un’esperienza che faceva al
caso suo. Probabilmente sarebbe rimasto sempre al lato opposto della legge. Non
c’era motivo che cambiasse, che rigasse dritto come era successo a Nick, perché
per lui non c’era nessun coniglio che lo convincesse a intraprendere la strada
della legalità. Ma era sicuro al cento per cento che non si sarebbe messo in
discussione, in nessun caso; sarebbe rimasto fedele a se stesso.
Non capì cosa avesse spinto il suo
compare a prendere tale decisione.
Quando ci si mettono di mezzo le femmine…
Forse in quel momento iniziò a comprendere
veramente cosa comportasse quella svolta nel loro rapporto.
«E gli affari?» gli chiese la volpe
del deserto, dopo attimi di silenzio.
Nick alzò le spalle, come a dire che
non sapeva cosa ne sarebbe stato, perché in fondo se ne era tirato fuori, la
decisione ora spettava solo a Finnick.
Non era sicuro, ma gli parve di percepire
in quella domanda molta incertezza, quasi che il fennec potesse sentire la sua
mancanza.
No, non può essere…
Quel pensiero gli sembrava sbagliato, inverosimile per uno come il
suo piccolo e scorbutico compagno di malefatte.
«Guarda un po’! C’è qualcuno che si
sente perso senza una guida paterna!»
ironizzò Nick.
Finnick roteò gli occhi al cielo,
infastidito.
«Non iniziare» lo minacciò.
«Hai ragione. Scusa» disse, alzando
le zampe in segno di resa.
Calò un breve ma denso silenzio, che
venne rotto dalle parole di Nick.
«Potresti lavorare con qualcun altro»
gli propose.
«Con chi, per esempio?»
«Con Duke Donnolesi?»
la buttò lì Nick.
«Ma se si è fatto prendere dalla tua
coniglietta!» esclamò il fennec, oltraggiato.
Nick sorrise, ricordando l’accaduto.
Era una storia molto divertente, almeno dal suo punto di vista, che girava sia
in polizia, sia nella malavita; si poteva dire che la donnola avesse perso
molto della propria dignità di criminale – non che fosse molto considerato
nemmeno prima –, non poteva essere
altrimenti dopo essere stato acciuffato con una insegna a forma di ciambella.
Aveva constatato con i propri occhi,
quanto Duke non fosse proprio affidabile; era bastata una semplice minaccia di
«freddura» da parte di Mr Big perché lui cantasse
come un usignolo.
«Magari potresti metterti in affari
con Mr Big?» rifletté Nick.
«Nah, non
voglio invischiarmi in cose così losche.»
Nick si trovava d’accordo. E lui,
purtroppo, sapeva bene come inimicarsi un grande boss come Mr
Big, bastava davvero poco per far infuriare gente di tale calibro; non
l’avrebbe augurato nemmeno al suo più acerrimo nemico.
Ma fortunatamente, grazie a Judy,
poteva mettere una pietra sopra al disonore che aveva arrecato alla famiglia
del potente toporagno con la vendita del tappeto di pelliccia di fondoschiena
di puzzole e, fino a che stava nelle vicinanze della coniglietta, poteva
definirsi immune alla sua possibile vendetta. Perché sapeva che non ci avrebbe rinunciato così facilmente: non tutti
erano come Judy, pronti a perdonare il prossimo per pura bontà di cuore.
«Andrà bene. Ti inventerai qualcosa.»
Non si sarebbe mai immaginato di dire
frasi del genere a Finnick, perché non era
assolutamente un tipo che aveva bisogno di rassicurazioni. Quella conversazione
era la più strana che avesse mai avuto con il suo socio.
E tutte quelle stranezze, si ritrovò
a considerare la volpe, si erano mostrate dopo aver conosciuto Judy Hopps e Nick era sicuro che molte altre ancora l’avrebbero
atteso, in futuro.
«Già. Sarà così» acconsentì, poco
convinto, il fennec.
Ancora una volta il silenzio fece da
padrone, perché i due canidi non sapevano cosa dirsi, come congedarsi; era una
situazione del tutto nuova e non avevano idea di come gestirla al meglio.
Nick si soffermò a osservare il
fennec e notò come percepisse quel loro incontro come un addio, aveva la
certezza che non si sarebbero mai più rivisti, ma Nick non era dello stesso
avviso: aveva come il presentimento che le loro strade si sarebbero ancora
incrociate.
Eccomi di nuovo qui! :D
L’avevo detto che sarei tornata, no?
Ammetto che forse questa non è chissà
che gran cosa, ma ho sentito il bisogno di scrivere un possibile dialogo tra
Nick e Finnick, perché non mi sembrava giusto che non
avessero un qualche confronto. Perché dopo tutti quegli anni, penso che
potrebbero essere diventati quasi
amici, in fondo – dico molto in fondo
– tengono l’uno all’altro. E il fatto che le cose cambino così drasticamente,
senza che Finnick ricevesse una qualche spiegazione
non mi sembrava corretto. u.u
Ecco tutto. C:
Probabilmente, come sempre sono OOC,
ma vi posso assicurare che mi sono impegnata a fare in modo che non lo fossero,
almeno non eccessivamente. I swear.
Direi che possa essere considerato un
missing moment, perché questo dialogo potrebbe avvenire
prima della celebrazione pubblica in cui Nick viene ammesso in polizia, ma
anche dopo, perché non ci vedo Finnick prendere parte
a una cerimonia del genere. XD
Non ho potuto fare ameno di inserire quel piccolo accenno
Nick/Judy, perché qui sarebbe troppo presto per una sua consapevolezza di
amarla. E forse l’immagine del loro possibile matrimonio è troppo, ma quando la
ship chiama, bisogna rispondere, no? XD
In caso, spero possiate perdonarmi…
Mi piace come Judy, seppur non sia
presente, riesca a farsi sentire. E far fare quello che vuole a Nick. :D XD
Nick dovrebbe sentire la puzza di
guai e invece… XD
Che altro posso dire?
Commenti, osservazioni, consigli e
critiche costruttive sono sempre ben accetti.^^
Grazie del vostro tempo. ♥
Alla prossima!;)
Selly