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Autore: Fonissa    13/04/2017    2 recensioni
[Perjasico]
"L'amore è strano. L'amore è diverso e varia da persona a persona. Quando qualcuno si innamora, viene attratto da tutto: dagli occhi, dal viso, dal sorriso, dalla risata, dai gesti che è solito fare, dal carattere, dai periodi tristi e da quelli felici, dai difetti e dalle imperfezioni, ma soprattutto dall'anima. Che cos'è l'amore, se non un combaciarsi perfetto di anime? E chi ha mai detto che quelle anime possono essere solo due? Cosa ti impedisce di stare con due persone se quelle ti fanno sentire finalmente nel posto giusto? Niente, solo te stesso e gli ostacoli che ti poni."
Genere: Angst, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome
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Nobody sees – Nobody knows
We are a secret – can’t be exposed
That’s how it is – That’s how it goes
Far from the others
Close to each other​



Quando arrivarono a casa, la prima cosa che fece Percy fu fiondarsi in camera sua. Per quanto amasse il Campo Mezzosangue, gli era mancato il suo letto. Ma appena aprì la porta, si ritrovò a sorridere rimanendo fermo lì sulla soglia. A terra, proprio a fianco al suo letto, c’erano altri due materassi, con coperte e cuscini.
“Non ho potuto far altro, mi dispiace.” disse Sally, accennando un sorriso.
“Non fa niente mamma, va’ benissimo. Vero?”
Jason e Nico, alle spalle di Percy, annuirono sorridendo.
“Percy, stavo pensando, i tuoi amici in che scuola vanno?” esclamò Paul con leggerezza. I tre ragazzi si guardarono. Jason non aveva intenzione di tornare alla Scuola della Natura, e non sapeva nemmeno se lo avessero ammesso di nuovo, mentre Nico poteva ammettere senza difficoltà che la scuola era stata l’ultimo dei suoi pensieri e si, praticamente non ci era andato da quando Percy e Thalia lo avevano portato via da quella stupida scuola militare.
Paul doveva aver notato i visi sconcertati e colpevoli dei ragazzi, poiché disse:
“Vi piacerebbe venire nella stessa scuola di Percy? Io faccio l’insegnante di inglese, potrei anche fare qualcosa se avete problemi con l’iscrizione.”
“Si, per noi va benissimo. Vero, Nico?”  rispose Jason, guardando il minore negli occhi, che annuì. Percy sorrise, mettendo un braccio intorno alle spalle di entrambi. Non poteva fare di più, avrebbero festeggiato non appena sarebbero rimasti soli a casa. E l’occasione arrivò un paio di ore dopo, quando Sally e Paul annunciarono che sarebbero usciti per fare delle commissioni. Erano seduti sul divano, guardando la televisione, ma appena i due furono usciti e la porta di casa si chiuse, Jason e Nico saltarono entrambi sulle labbra di Percy, che all’inizio rimase stupito, poi ricambiò entrambi. Poco dopo le magliette di entrambi volarono via. Il figlio di Poseidone aveva l’intenzione di concludere il tutto nella sua camera, ma capì che gli sarebbe stato impossibile non appena Nico iniziò a lasciargli una scia di baci, sempre più giù, fino ad arrivare all’orlo dei pantaloni, mentre Jason, ormai privo anche dei pantaloni, si posizionava dietro di lui, facendolo sedere tra le sue gambe. Dovette muoversi un po', ma alla fine i pantaloni scesero fino alle caviglie, e da lì in poi fu solo un continuo accrescere di piacere.
 
“Perfetto, abbiamo inaugurato anche il divano. -esclamò Percy un’ora dopo, ancora con il fiatone- sarà meglio andare a fare una doccia, prima che tornino mia madre e Paul…”
Provò ad alzarsi, ma un dolore al fondoschiena lo costrinse a restare seduto. Gli bastò dare un’occhiata a Nico per capire che era nelle sue stesse condizioni.
“Cavolo, ci siamo andati giù pesante…”
Jason li guardò entrambi, per poi scoppiare a ridere.
“Ehy tu! Non ridere solo perchè questa volta sei stato solo attivo.” Gli urlò Nico, fingendosi arrabbiato.
“Tranquillo, la prossima volta ci penso io a lui.” disse Percy, sfoderando un piccolo ghigno. Jason accennò un sorriso non proprio innocente.
“Oh, non vedo l’ora. Ma per adesso, sarà meglio che vi aiuti.”
Percy alzò gli occhi al cielo.
“Penso di riuscire a camminare da solo fino al bagn-“ ma non riuscì a finire di parlare, che Jason lo prese in braccio a mo’ di sposa, fino a posarlo nella vasca da bagno, poi fece la stessa cosa Nico. Riuscirono ad uscirne puliti, anche se ancora stanchi, tanto che quando Paul e Sally tornare con la cena, li trovarono addormenti sui loro letti, ancora con i capelli umidi.
 
Erano circa le tre di notte quando Nico si svegliò di colpo, respirando a fatica. Gli altri due, sentendolo, si svegliarono qualche secondo dopo, e subito gli furono accanto.
“Nico, calmati, va tutto bene.” Gli sussurrava Jason, accarezzandogli i capelli.
“Sei qui, con noi.” Diceva invece Percy, strofinandogli la schiena. Al figlio di Ade gli ci volle qualche minuto per riuscire a riprendere a respirare con regolarità. Si portò le ginocchia al petto, affondandoci il viso.
“Un altro incubo?” chiese il biondo. Nico annuì. Da quando la battaglia contro Gea era finita, non era raro che avessero quei sogni malefici. Rivivevano tutte le loro disavventure, e molte volte dimenticavano che ormai era tutto passato tanto che sembravano veri quei sogni.
“Dormiamo insieme.” Disse con decisione Percy, prendendo il cuscino dal suo letto.
“Ma se dovessero vederci domani mattina…”
“Ci sveglieremo prima di Sally e Paul. Forza, uniamo i materassi.”
E così fecero. Unirono i due letti a terra e ci si stesero, con Nico in mezzo che ancora non si era ripreso completamente.
“Cosa hai sognato di tanto orribile?” chiese Percy tenendogli la mano.
“Il Tartaro.” fu la risposta secca del piccolo, che fece tremare gli altri due.
“Nico, ricordati sempre che ormai è passato, ci siamo noi con te e non lasceremo che ti succeda altro.” Disse Jason.
“Avremo una vita normale, ora. Beh, per quanto possa essere normale stare con due ragazzi contemporaneamente.” Aggiunse Percy. All’inizio Nico non rispose, così i due pensarono che sarebbe stato meglio andare a dormire e riprendere quel discorso un’altra volta, ma poco dopo lo sentirono sussurrare:
“Siete la cosa migliore che mi sia mai capitata.”


La mattina dopo furono svegliati dal suono della sveglia. Il loro piano era di tornare ognuno nel proprio letto e continuare a dormire, ma non riuscirono più a chiudere occhio, così si alzarono dirigendosi verso al cucina per fare colazione. La sera prima non avevano cenato essendosi addormentati subito e i loro stomachi stavano brontolando dalla fame.
“Domani si ritorna a scuola. -iniziò Percy con la bocca piena di pancake blu- oggi pomeriggio potremmo uscire, magari ci andiamo a prendere un gelato.”
“Ci stai proponendo un appuntamento?” mormorò Jason, sorridendo.
“Mh, può darsi.” Rispose l’altro con ironia.
“Io ci sto solo se smetti di parlare con la bocca piena. E’ disgustoso.”  disse Nico incrociando le braccia al petto. Percy inghiottì il tutto, per poi ridere.
“Va bene, allora è deciso!”
Quella era la loro prima vera uscita insieme. Avevano capito che sarebbe stato difficile far finta di nulla per la strada, in mezzo a tutte le persone che camminavano per le vie di New York. Più volte si ritrovarono a osservare le coppiette che si tenevano per mano, che si scambiavano baci affettuosi, mentre loro dovevano limitarsi a camminare uno di fianco all’altro, con le mani nascoste nelle tasche. Erano solo appena arrivati alla gelateria quando Percy iniziò a pensare che forse non era stata una buona idea. Sarebbe stato meglio rimanere in casa, al sicuro, a guardare qualcosa sul divano per poi magari finire come il giorno prima. Jason interruppe i suoi pensieri, posandogli una mano sulla spalla.
“Non possiamo mica restare chiusi per sempre tra quattro mura. Pensa che tra poco ritorneremo a scuola e dovremo sopportare lo sguardo di decine di persone per otto ore al giorno.”
“Hai ragione. Iniziate a sedervi, prendo io i gelati per tutti e tre.”
Una decina di minuti dopo erano seduti a un tavolino rotondo, mangiando i loro gelati.
“Stavo pensando -esclamò Nico all’improvviso, rigirandosi pensieroso il cono tra le mani- forse dovrei provare a parlare con Will. In fondo era un buon amico, anche se…”
“Anche se non era il tuo tipo?” suggerì Percy, con finta indifferenza. Nico alzò gli occhi al cielo, sospirando.
“Per quanto tempo me la farai pagare per quella frase?”
“Fino alla fine dei nostri giorni. E anche oltre.”
“Hai ragione, non era il mio tipo. Il mio tipo sono gli idioti.”
“Ehy! Ora che c’entro anche io?” esclamò Jason mostrandosi offeso.
“Anche tu sei idiota. Ma io stavo cercando di fare un discorso serio!”
“Va bene, continua.” Rispose Percy, continuando a mangiare il suo gelato al mirtillo.
“Stavo dicendo, mi piacerebbe chiarire con Will, ma vorrebbe almeno sapere perché l’ho lasciato…”
“Quando Annabeth irruppe in camera mia al campo chiedendo spiegazioni, io le dissi semplicemente che mi piaceva un’altra persona.”
“Ma non vi siete più parlati, giusto?”
“Già…”
“Forse anche io dovrei parlare con Piper… -sussurrò Jason- mi dispiace non aver più nessun tipo di rapporto con lei.”
“Jason, posso chiederti una cosa? -domandò Percy, guardando l’altro negli occhi- davvero hai lasciato Piper dicendole che sei stato con lei solo perché ti sentivi costretto dalla situazione?”
Jason sospirò, abbassando lo sguardo.
“Lo so, è stato squallido, ma non volevo dirle una completa bugia. All’inizio davvero mi sentivo costretto, con tutta quella faccenda dei ricordi ricostruiti… sempre meglio te che hai lasciato Annabeth senza nemmeno una spiegazione.”
“Giuro che mi ero creato tutto un discorso mentale, ma poi mi sono lasciato prendere dal panico.”
“Mi state dicendo che solo io ho lasciato il mio ex in un modo abbastanza decente?” s’intromise Nico.
“Ma se lo hai fatto piangere.” Gli ricordò Jason.
“Beh, voi vi siete beccati uno schiaffo.”
“Basta parlare di ex -esclamò Percy- è la nostra uscita, godiamocela.”
Tutti e tre si sorrisero, annuendo. Non appena finirono i loro gelati, si diressero verso un piccolo parco lì vicino. Erano riusciti a non sfiorarsi fino ad allora, ma quando videro una coppia sbaciucchiarsi davanti a tutti come se esistessero solo loro, corsero nel bagno più vicino, uscendone solo dieci minuti dopo con i capelli scompigliati e le labbra gonfie.
  
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