Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: rocchi68    13/04/2017    3 recensioni
Non poteva ancora crederci.
Ci era andato fottutamente vicino per 2 volte consecutive e in entrambi i casi la valigetta era andata a qualcun altro.
La prima volta era stato Cameron a fregarlo.
La seconda era finita male a causa di Mal e Zoey, ma dopo 3 stagioni era riuscito a vincere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non poteva ancora crederci.
Ci era andato fottutamente vicino per 2 volte consecutive e in entrambi i casi la valigetta era andata a qualcun altro.
La prima volta era stato Cameron a fregarlo.
La seconda era finita male a causa di Mal e Zoey, ma dopo 3 stagioni era riuscito a vincere.
Non sarebbe più passato per il fallimento che si fermava ad un passo dal successo e che poi veniva spinto nel fango.
Finalmente era risalito con il suo milioncino.
Dopo quasi 3 primavere a dannarsi il fegato con il cibo di Chef e a distruggere il proprio corpo con le sfide mortali di Chris, ora era felice.
Ricordava quel giorno di marzo, quando era salito sul treno con la speranza come compagna di viaggio.
Doveva eliminare qualche idiota e arraffare la valigetta del conduttore.
Nulla di più semplice per la sua mente.
Peccato che non avesse considerato l’ipotesi del fallimento.
E anche quando era caduto le prime volte, lui aveva sempre affermato che era tutto calcolato.
Che quella faceva parte della sua strategia.
Che l’apparire come l’eterno semifinalista che sbaglia l’occasione della vita era la mossa migliore per distogliere l’attenzione.
E poi era successo.
Aveva capito che l’impegno e l’invisibilità erano fattori essenziali per vincere.
Dopotutto, riguardando le vecchie puntate raffiguranti le torture di Chris ai danni degli altri campeggiatori, si era reso conto di una cosa.
Quelli che giocano pulito e che finiscono raramente in nomination hanno possibilità maggiori di vincere.
La frase che disse Heather durante la prima stagione gli restò impressa per molto tempo.
In quel periodo Leshawna era arrivata tra gli ultimi 5 e miss Perfidia aveva affermato che la sua fortuna era il non essersi inimicata quasi nessuno.
Le vittorie di Owen e Beth, non di certo quelli dotati di maggior forza o intelligenza, erano un sinonimo di quanto gli elementi, da lui snobbati, fossero essenziali per quel gioco.
E poco per volta aveva inserito quegli ingredienti nella sua ricetta.
 
Sedutosi nella carrozza, strinse a sé la valigetta e si osservò intorno.
Nonostante fosse in mezzo a molti pendolari, si sentiva costantemente fissato.
Inizialmente non ci fece caso, ma poi quella sensazione di gelo sulle spalle si fece sempre più pesante.
Era come se qualcuno volesse congelarlo e quello sguardo, impercettibile secondo le sue occhiate, era sempre più gelido.
Per un po’ aveva ignorato tutto ciò, adducendo quella sensazione alla stanchezza dovuta dalle molte ore di viaggio.
Autoconvintosi che quella era solo una suggestione e con ancora moltissime fermate da rispettare, lui si addormentò.
Perso nei suoi pensieri, si chiese, di nuovo, il perché avesse accettato quel supplizio.
Con i soldi che aveva vinto poteva anche noleggiare una limousine, ma quella soluzione gli sembrava ingiusta per come aveva intenzione di spendere il suo denaro.
Il suo denaro.
Era solo per quei bigliettoni verdi che lui aveva cominciato a viaggiare?
Per un po’ aveva accantonato quel sogno, ma ora che poteva concretizzarsi non c’era più bisogno di rimanere scettici.
“Correrai su per la collina?”
Dinanzi a questa domanda, lui era rimasto zitto.
Il perché lo sapeva solo lui.
In fin dei conti aveva sempre detestato quelli che promettevano mari e monti e che poi non riuscivano a mantenere la parola data.
Li considerava dei bugiardi che non meritavano il suo rispetto.
E, scontrandosi con questa curiosità, lui aveva preferito tacere.
Avrebbe tanto voluto urlare che le sue intenzioni erano quelle.
Che lui avrebbe ripercorso quel tragitto non una, ma un centinaio di volte.
Che lui avrebbe risolto la questione.
Molte promesse che però non dipendevano solo dalla sua persona.
Fu nel sentir un lieve scossone e la voce fastidiosa della speaker della fermata che si ridestò.
Ancora 10 minuti d’agonia e tutti quei sussulti sarebbero svaniti, donandogli il panorama desolante dell’adorata periferia.
Studiò ancora le persone che aveva intorno a sé, ben poche ad essere sinceri, e si sentì nuovamente puntato da uno sguardo intenso.
Un paio di occhi che si celavano, senza che lui se ne accorgesse, dietro un giornale.
Credeva che qualcuno lo stesse pedinando.
E quello stalker lo stava seguendo da quando, a essere precisi, Chris gli aveva consegnato la valigetta con il malloppo.
Di per sé quella situazione lo preoccupava leggermente.
Credeva che qualcuno l’avesse riconosciuto e che avesse intenzione d’ucciderlo per rubargli il milione che aveva faticosamente conquistato.
Convinto di questo, aprì per la prima volta la valigetta e constatò che le file con i pezzi da 100 erano perfettamente allineate.
Non c’era nemmeno una grinza su quelle banconote così tanto sudate.
Richiuse, quindi, la valigetta e si preparò a scendere.
Percorse i primi metri lentamente e poi si ricordò dello stalker.
Mai era scappato dinanzi ad un pericolo, Zanna escluso, e di certo non avrebbe cominciato quel giorno.
Infatti, si girò di scatto e notò una figura insistente di quelle ore.
Stanco di quel gioco assurdo, si avvicinò e lo prese in controtempo.
“Perché mi stai seguendo?” Chiese subito minaccioso.
“Ti stai sbagliando.”
“Tu…”
“È solo una coincidenza.” Farfugliò inutilmente.
“Non credo.”
“Non ti fidi della mia parola?” Domandò lei, ripiegando il giornale.
“Che vuoi da me, Dawn?”
“Come sai che sono io?” Domandò la giovane, facendo ghignare il ragazzo.
“Credi davvero, fatina, che sia così stupido da non riconoscerti?”
“Io…”
“Perché mi stai seguendo?” Chiese nuovamente, stringendo la valigetta.
“Tu…”
“Non mi dirai che ora che ho il milione, mi trovi interessante.”
“Voglio impedirti d’usarlo.”
“La cosa non ti riguarda.” La ignorò lui, riprendendo il suo cammino.
“Credi che non sappia che intenzioni hai?” Urlò lei, facendolo girare nella sua direzione.
“Tu non sai un fottuto niente di me.”
“Io…”
“Visto? Tu ricompari dal nulla dopo quasi 3 anni, mi affronti come l’altra volta e non sai nemmeno cosa ho passato.”
“Potrei se me lo dicessi.”
“E a che scopo? Quello di sentirmi dire…scusa Scott, non credevo avessi sofferto tanto.” Sbuffò, imitandola con tono civettuolo.
“Ma io…”
“Sentiamo ragazzina…quali intenzioni avrei secondo te?”
“Tu…”
“E non iniziare con il dirmi che sono aggressivo e che ho sofferto quando ero bambino: queste cose le sanno anche i sassi che schiacciavo a Pahkitew.”
“La tua aura mi dice che vuoi spendere il milione per fare del male.”
“Ecco di cosa parlavo, quando dicevo che nessuno può conoscere ciò che voglio fare.”
“Scott…non puoi mentire.”
“Se mi segui, forse capirai perché ho lottato tanto per i soldi.” Sbuffò lui, avviandosi lentamente verso la sua destinazione.
 
Dawn, nel sentire quella sorta d’invito, si affiancò al rosso e insieme uscirono dalla stazione.
Nello scorgere la campagna tutto intorno, la giovane stentò a credere che il treno passasse in un posto così desolato.
Si trattava di una stazioncina sperduta nel mondo e circondata dai campi da cui proveniva il compagno di sventure.
E nel vedere tutta quella natura indomabile, Dawn si sentì ancora più sicura d’aver fatto centro.
Dopotutto Scott, almeno per lei, non era cambiato per nulla.
Era lo stesso orribile individuo che l’aveva eliminata barbaramente la prima volta, gettandola in un sacco, e che non si era nemmeno degnato di scusarsi per il suo trattamento.
“Scott io…”
“Siamo quasi arrivati, se vuoi saperlo.”
“Credo d’aver esagerato un po’.”
“Ti sei messa a urlare come una pazza.” Le fece presente il rosso.
“Non ci crederai, ma non posso pensare che tu voglia spendere il milione solo per estinguere i topi della tua fattoria.”
“Estinguere?”
“La tua aura dice questo.” Borbottò Dawn, facendo scoppiare a ridere il compagno.
“Non ho mai sentito una sciocchezza come questa.”
“Tu…”
“Io e Duncan, anni fa, ci siamo fatti una promessa.”
“Quale?”
“Il primo di noi che avesse vinto il milione, avrebbe risistemato le cose.”
“Quali cose?”
“Oggi sarei dovuto passare con quell’idiota, ma dopo l’incidente con la villa di Chris, probabilmente sarà ancora in carcere.”
“E la tua aura?”
“Stando con uno come me, avrà imparato a mentire da sola.” Rise amaro il rosso, senza riuscire a contagiare la ragazza.
“Non la sai manipolare, vero?”
“È già tanto se ricordo la strada di casa e di certo non spreco il mio tempo con meditazione e cose simili.”
“Però…”
“Ascoltando ciò che dicevi, so per certo che l’aura ha diversi colori e che tu riesci a leggerli tutti.” Continuò Scott, fermandosi un istante e fissando l’irta salita che aveva davanti.
“Già.”
“Dev’essere faticoso.”
“Non più di tanto se li studi con calma.” Ammise la giovane, guardando la montagnola che si apprestavano a salire.
“Manca poco.” Borbottò Scott, cominciando la scalata e stringendo ancora più forte la valigetta.
“Lo immaginavo.”
“Correrai su per la collina?” Si chiese il rosso, ripetendo la frase che aveva ascoltato il giorno precedente alla partenza.
“Come?”
“Dawn tu avevi detto che volevo usare il milione per estinguere i topi, vero?”
“Sono ancora di questa idea.” Rispose sinceramente, facendo ghignare l’amico.
“Una piccola parte è vera.”
“Quale?”
“Perché devo risponderti, se possiamo fare una scommessa?” Chiese il rosso.
“Una scommessa?”
“Le aure non mentono mai e quindi tu sei convinta che sterminerò i topi, usando il mio milioncino.”
“Esatto.”
“Se dovessi avvicinarti, anche per poco, alla realtà, spartirò con te il premio finale.”
“Davvero?”
“A una condizione.” Borbottò risoluto Scott, fissandola negli occhi.
“Quale?”
“Se la mia scelta è lontanissima dalla tua sensazione, allora potrò chiederti una cosa in cambio.”
“Del tipo?” Chiese lei.
“Niente di troppo complicato.”
“Tu…”
“Se sei così sicura che la tua incrollabile abilità sia superiore alle mie bugie, non dovresti avere nulla da temere.”
“E sia.” Sospirò la giovane, facendo annuire l’amico.
“Ho la tua parola, Dawn?”
“Dovresti sapere che non mento mai.” Rispose lei, facendogli l’occhiolino.
 
Scott e Dawn giunsero così davanti ad un grande cancello in ferro battuto.
Le mura intorno erano coperte di crepe e l’edificio grigiastro rendeva quella parte della periferia assai tetra.
Subito il rosso suonò al campanello e dopo quasi un minuto una figura anziana corse loro incontro, aprendogli il vasto mondo in cui viveva.
La donna aveva circa 70 anni, capelli bianchi e il volto coperto di rughe.
Gli occhi erano di un azzurro molto chiaro e il sorriso sembrava la sua arma migliore per farsi obbedire.
Era vestita come una povera mendicante e tutto quello che riceveva, era subito donato a persone molto più bisognose.
Dopotutto lei stessa affermava che la sua vita, un po’ di cibo e un pizzico di felicità erano più che sufficienti per tirare avanti.
“Il piccolo Scott, vero?” Chiese, accompagnando i 2 verso il proprio studio.
“Direttrice.”
“La situazione non è migliorata in questi anni.”
“Lo vedo.”
“I bambini saranno felici che tu sia venuto a fargli visita.” Borbottò la donna, sorridendo appena.
“È per loro che sono qui.”
“Non ti sei ancora abituato all’idea che Thomas sia morto.”
“Già.”
“Forse è il caso di parlarne con calma nel mio ufficio.” Sussurrò l’anziana, aprendo la porta della sua stanza e invitando i 2 ragazzi ad entrare.
“Volete che vi offra qualcosa?” Chiese, facendo negare i suoi giovani ospiti.
“Vorrei sapere se il sindaco ha detto qualcosa riguardo quest’orfanotrofio.”
“Il sindaco vorrebbe solo demolire e costruire un’autostrada.” Sbuffò la donna, porgendo al rosso il giornale in questione.
“Tipico di quell’idiota.”
“Non parliamo di questo Scott.”
“Che cosa vuole sapere?” Chiese il rosso.
“Non ho ancora avuto il piacere di conoscere la signorina.” Tentò la donna, allungando una mano verso la ragazza che la strinse appena.
“Mi scusi, ma mi sono sentita fuoriposto.”
“Non si preoccupi.”
“Lei si preoccupa sempre troppo.” S’intromise il rosso, facendola arrossire.
“Non credevo che il piccolo Scott avesse già la ragazza.” Riprese l’anziana, fissando i 2.
“Le ho già detto tempo fa, signora, che lei legge troppi romanzi e che viaggia troppo con la fantasia.”
“Ma davvero?” Chiese, prestando la sua completa attenzione a Dawn.
“Io non sopporto i tipi rozzi e maleducati come lui.”
“Ed io non sopporto le ragazze fastidiose e impiccione come te.” Ribatté il rosso, scontrando il suo sguardo con quello tranquillo di Dawn.
“Non era mia intenzione creare dei contrasti tra voi.”
“Signora io sono qui solo per rispondere alla sua domanda.”
“Quale domanda?” Riprese la donna, firmando un documento e archiviandolo nel cassetto della sua scrivania.
“Correrò su per la collina.”
“Non hai mai perso la speranza, vero?” Continuò, facendolo annuire e versando qualche lacrima che scivolò lungo il tavolo in mogano.
“Questa valigetta è sua.” Borbottò il rosso, porgendola alla donna che la prese con qualche titubanza e risvegliando Dawn.
“Ma questo è…” Mormorò la ragazza.
“Il milione che ho vinto e che renderà felici molti bambini.” Concluse il rosso, accarezzando un’ultima volta il caldo metallo che aveva protetto le banconote.
“Te l’ho sempre detto, Scott, che eri speciale.” Sorrise la donna.
“Con questi soldi i bambini avranno un futuro migliore del piccolo Thomas.”
“La sua morte non è stata causa tua o di Duncan.” Ricominciò la donna con sguardo severo.
“Questo è il massimo che posso fare per voi.”
“Scott…mi dispiace…” Soffiò Dawn, rompendo il momento di silenzio che era sceso dopo la consegna del premio.
“Puoi uscire un attimo Dawn? Devo chiedere un’ultima cosa alla direttrice.” Borbottò il rosso, facendo annuire la giovane che, dopo aver salutato la vecchia direttrice, scivolò lentamente e mestamente fuori dalla stanza.
Sentita cigolare la porta alle sue spalle e sicuro che lei non potesse origliare i loro discorsi, Scott sprofondò sulla sedia.
E per qualche strano motivo, forse perché si vergognava di quanto fatto e di aver presentato una ragazza proprio all’anziana, si ritrovò ad arrossire.
Se fosse stato da solo, avrebbe distolto l’attenzione, almeno fino a quando il calore sulle guance non fosse svanito.
Ma quella vecchietta l’avrebbe sempre sgamato.
Lei avrebbe letto ben oltre le apparenze e l’avrebbe castigato, non nel vero senso della parola, per quell’ostinazione del nascondere le sue intenzioni.
“Ti piace, vero?”
“Neanche un po’.” Farfugliò lui.
“La cosa credo sia reciproca.”
“Probabile.” Nicchiò Scott, aggiungendoci una scrollata di spalle.
“Se ben ricordo le cose che non ti piacciono, sono quelle che ti attirano di più.”
“Del tipo?”
“Anni fa dicevi che quest’orfanotrofio non ti piaceva e, oggi, a distanza di molti anni, ti ripresenti qui con un sacco di soldi.”
“E allora?”
“Correrai per lei, Scott?” Domandò l’anziana, poggiando i suoi occhi stanchi sul giovane ospite.
“Neanche morto.” Sentenziò il rosso, concludendo la sua visita nella struttura.
Alzatosi in piedi e studiando un’ultima volta l’ufficio della donna, lei lo abbracciò appena e lui la ringraziò per quanto aveva fatto in quegli anni.
Per la speranza con cui imboccava i suoi giovani ospiti.
Per la pazienza e la fiducia dimostrata nei suoi confronti.
“Prima che me ne dimentichi, Scott.”
“Sì?” Domandò, girandosi.
“La prossima volta che Duncan verrà qui, posso prenderlo a bastonate per la faccenda del carcere?”
“Se riesce ancora a rincorrerlo nonostante l’età, non ho nulla da obiettare.” Sorrise lui, sentendo la lieve risata dell’anziana.
Richiusa la porta alle spalle sentì che il debito con il passato era stato appena saldato.
 
Tornati al freddo in rigoroso silenzio, il rosso fissò il cielo.
Non era passato poi molto, anche se il sole era già sceso parecchio.
Perché oltre alla visita alla padrona della struttura, lui aveva parlottato con alcuni bambini e ci aveva giocato insieme.
Tutto sotto gli occhi di Dawn che, vedendo l’amico correre avanti e indietro inseguendo il pallone, si ritrovò a sorridere alleggerita della sua considerazione rivelatasi poi fasulla.
Ora che erano fuori, lui si preparò per scendere la collina su cui erano saliti.
Nessuno dei 2 osava aprir bocca e solo la curiosità di Dawn era riuscita a vincere per lei.
“Scusami Scott…”
“E di cosa?”
“Non credevo partecipassi ai reality solo per aiutare l’orfanotrofio.” Ammise lei.
“In minima parte avevi ragione, Dawn.”
“Su cosa?”
“Sul fatto che io sia rozzo e maleducato e sul fatto che spenderanno parte del milione per uccidere i topi che infestano il giardino.” Affermò lui.
“Io…”
“Forse ti dovevo davvero parte del milione per come ti ho trattato in questi ultimi anni.”
“Ma io…”
“Non ti ho mai chiesto scusa e non mi sono mai preoccupato dei tuoi sentimenti.” Soffiò il rosso, voltandosi nella sua direzione.
“Capisco il tuo dispiacere, ma l’hai fatto a fin di bene.”
“Se tutti avessero saputo la verità, non avrei mai avuto il coraggio di continuare.”
“Non è una cosa di cui vergognarsi.”
“Lottare per qualcuno non lo è mai.” Borbottò Scott, facendola annuire.
“L’hai capito finalmente.”
“Ora però voglio lottare ancora.”
“Sei riuscito nel tuo compito e non vuoi fermarti?”
“Voglio lottare per averti come amica.” Riprese risoluto, facendola arrossire.
“E la promessa con Duncan?”
“La promessa che ho scambiato con lui riguardava il sostegno a questo posto e finalmente potremo dormire in pace.”
“Cosa centra Thomas?” Chiese la giovane, sperando di non toccare un tasto troppo delicato.
“Thomas era un bambino con cui giocavamo e che è morto anni fa perché non ha ricevuto le dovute cure mediche.”
“Mi spiace.”
“Anche a me.” Soffiò il rosso, stringendosi nel cappotto che indossava.
“Tu…”
“È ora che ti riaccompagni a casa.” Riprese Scott, fissando il cielo.
“E la tua scommessa?”
“Credevo non volessi accontentare uno come me.” Ghignò con una lieve nota di malizia nella voce e facendola, quindi, arrossire.
“Mi hai promesso niente cose complicate.” Balbettò lei, facendolo annuire.
“Infatti.”
“Allora?” Lo spronò lei.
“Lascia perdere Dawn…non importa.” Borbottò, allontanandosi di qualche passo e iniziando la difficoltosa discesa.
“È importante per me.”
“Se lo dici tu.”
“Io mantengo sempre la parola data.” Ribatté la giovane, affiancandosi all’amico.
“Su questo siamo simili.”
“Anche tu?”
“Io faccio di tutto per rispettare le mie promesse.” Riprese, girandosi verso di lei e fissandola intensamente.
“E allora chiedimi ciò che devi.”
“Non vuoi passare per bugiarda?”
“Voglio provare a fidarmi e a darti una seconda possibilità.” Sorrise, leggendo l’anima di Scott che tendeva verso un rosso intenso.
“Parli solo perché leggi la mia aura.”
“Non lo farò mai più.”
“Hai imparato che anche le auree mentono.” Ridacchiò il giovane, rallentando l’andatura e permettendole, quindi, di stargli vicino.
“Mi vuoi dire cosa devo fare?”
“Quanta fretta.”
“Se non c’è nulla, posso anche andare a casa da sola.” Lo minacciò, facendolo sussultare.
“Vorrei chiederti…” Sussurrò, interrompendosi.
“Sì?”
“Tu vorresti…”
“Cosa?”
“Uscire con me?” Chiese il rosso, mentre lei accelerava leggermente l’andatura.
Distanziatasi di alcuni metri, si voltò verso il rosso e sorrise.
“Non aspettavo altro.”
“Credevo volessi rifiutare Dawn.” Borbottò Scott, affiancandosi a lei.
“Me l’hai chiesto educatamente e senza doppi fini.”
“Andiamo allora.” Soffiò il giovane, accarezzandole il viso e riprendendo il loro cammino per raggiungere il lontano centro.
Nel vederla vicino e nel girarsi indietro per fissare un’ultima volta l’immenso orfanotrofio, lui aveva già trovato risposta alla domanda della direttrice.
“Correrai per lei, Scott?”
“Lo sto già facendo.” Sussurrò il rosso, sperando che Dawn, in futuro, lo aiutasse a ripercorrere quella faticosa collina.
 




Angolo autore:

Ryuk: Oggi sarà un giorno storico.

Maleducato.
Per prima cosa si saluta e si ringrazia chi legge e poi si parla.
Prendi me come esempio.

Ryuk: Che bell'esempio.

Come vi accennava scheletro deforme qui alla mia destra...

Ryuk: Hai imparato la differenza tra destra e sinistra in un solo giorno? Miracolo.

Che freddura infelice.
Come vi dicevo...oggi sarà un giorno storico.
Siccome sono stanco e tutto il resto e le long sono ancora distanti dalla conclusione, io e Ryuk abbiamo deciso (...rullo di tamburi...) di scrivere una one-shoot insieme.
Anche le sue long sono lontane, anche se la prossima dovrebbe essere la sua.

Ryuk: Sarà una storia che riguarderà qualcosa che avete già visto in Tv (con alcune aggiunte di mia proprietà).

Sempre che spoileri.

Ryuk: Ho dato solo un'indizio.

Lasciamo perdere.
Preferisco non ribattere.
Detto questo vi saluto e vi auguro una buona Pasqua.

Ryuk: Già...torneremo lunedì probabilmente.

E mi raccomando recensite per rendere felice un povero shinigami abbandonato.

Ryuk: Ma non ci sono shinigami abbandonati in città.

Tu dici?
Risolviamo subito.
Alla prossima!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: rocchi68