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Autore: thequeens    13/04/2017    1 recensioni
Questa è la storia di due anime sole che, incontrandosi, scopriranno valori di cui non avrebbero mai immaginato l’esistenza e diventeranno, l’una per l’altra, più importanti di quanto si aspettassero.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nei giorni seguenti alla dipartita di Dazai, l'intera organizzazione della Port Mafia fu in subbuglio: era appena scomparso uno tra i suoi più importanti​ membri e ciò aveva provocato non pochi problemi, che furono, fortuna loro, risolti rapidamente.

Il problema principale di Chuuya, però, non si era affatto risolto: il suo compagno era, molto probabilmente, morto. Questa convinzione gli aveva provocato un'enorme tristezza per alcuni giorni, che ostacolò molto il suo lavoro: aveva sempre lavorato con lui, quindi dover fare tutto da solo richiedeva il doppio dell'impegno, senza considerare che, ovviamente, anche i sentimenti facevano la loro parte.

Quella malinconia per la sua scomparsa durò due anni, finché non venne improvvisamente a sapere da Akutagawa che Dazai era ancora vivo, affiliato ad un'agenzia di persone dotate di poteri.

Inutile dirsi che a quella notizia la malinconia si trasformò rapidamente in rabbia, innanzitutto perché Dazai aveva tradito la Mafia, fingendosi morto e tornando magicamente in vita come suo nemico; ma la ragione principale della rabbia di Chuuya era, fondamentalmente, perché lo aveva abbandonato; da quel momento in poi gli venne voglia di ucciderlo, torturarlo e farlo soffrire atrocemente.

Quei pensieri omicidi facevano capolino principalmente la sera, quando era da solo ma, a volte, scomparivano, lasciandogli una profonda amarezza che solo un buon bicchiere di vino rosso avrebbe potuto fargli passare.

Quella sera era una di quelle; era quieta e tranquilla, e Chuuya camminava per le strade ormai buie di Yokohama. 

Si stava dirigendo a casa dopo una lunga e stressante giornata e, proprio per quel motivo, aveva deciso di evitare le strade rumorose e trafficate del centro della città, e si ritrovava a percorrere, invece, quelle del porto. 

L'aria salmastra gli riempiva i polmoni e il brusio in lontananza, proveniente dal viavai di macchine, accompagnava i suoi passi, gli occhi socchiusi fissavano la strada davanti a loro, ma non le prestavano seriamente attenzione. La sua mente era impegnata a chiedersi se la sensazione che continuava ad attanagliargli lo stomaco, da anni ormai, fosse solitudine. 

Scacciò rapidamente quel pensiero; non aveva motivo di sentirsi solo in quel momento, né lo aveva mai avuto in passato. Anche quando i ricordi di tutti i bei momenti passati con Dazai riaffioravano, non avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso che gli mancava. 

(La mia vita è mille volte meglio da quando non c'è lui. Niente più bende ovunque, carrello della spesa pieno, prese in giro, perdite di tempo...)

Ma quelle consolazioni suonavano così inutili e vuote che nemmeno lui ci credeva.

Quando iniziò ad avvicinarsi a casa sua, infilò le mani più a fondo nelle tasche, alla ricerca delle chiavi di casa. Aprì la porta ed entrò nell'appartamento: "Sono a casa" disse, non aspettandosi una risposta. Non ce n'era più stata una per anni. 

"Bentornato."

Chuuya quasi lasciò cadere le chiavi che ancora teneva in mano e imprecò alla ricerca dell'interruttore per illuminare la stanza. 

Quando lo trovò, la luce rivelò la familiare figura di Dazai seduta a gambe incrociate sul divano: "Vedo che non hai perso l'abitudine di salutare al tuo rientro, anche se ad una stanza vuota" disse lui stiracchiandosi.

Chuuya arrossì appena e gli lanciò le chiavi, che Dazai catturò prontamente, evitando che gli si conficcassero in un occhio.

"Che diavolo stai facendo a casa mia?!" tuonò Chuuya, pronto a prenderlo per il colletto della camicia e buttarlo fuori, ma si fermò quando lo sentì continuare. 

"Quanta freddezza..." si lamentò Dazai: "Te ne sei forse dimenticato?"

"Dimenticato cosa?"

"Lo hai dimenticato davvero..." disse Dazai ridacchiando, dopo una breve pausa: "Oh Chuuya, sei davvero la persona più imbarazzante che io conosca" lo prese in giro.

"Dimenticato cosa?!" chiese ancora Chuuya, questa volta quasi gridando. Il suo ex partner gli stava facendo perdere la pazienza con quel suo atteggiamento enigmatico, gli prudevano le mani dalla voglia di prenderlo a pugni e far sparire quel sorrisetto odioso dalla sua faccia, ma prima che potesse fare qualunque cosa si udì un breve scoppio e Chuuya si ritrovò sotto una pioggia di nastrini colorati e stelle filanti, che gli finirono anche nei capelli e sul cappello: la cosa lo urtò non poco.

"Buon compleanno, Chuuya!" cinguettò Dazai, uno sparacoriandoli in una mano e lo stesso insopportabile sorrisetto stampato sul volto.

"Oh..." fu tutto quello che uscì dalle labbra di Chuuya. 

Era davvero il suo compleanno. Era strano come qualcosa di così importante avesse perso il suo significato col passare del tempo, tanto da arrivare al punto di dimenticarsene.

"Grazie... credo" mormorò poi, più al pavimento che a Dazai, grattandosi il collo. Si ripromise di evitare di fargli del male, almeno per quella sera. "Ora che hai finito con questa pagliacciata..." iniziò, mentre rimuoveva alcuni coriandoli che gli si erano impigliati nei capelli: "Fuori."

"Cosa?"

"Vattene! Non puoi piombarmi in casa come se nulla fosse e..."

"Potrei andarmene" lo interruppe Dazai: "Ma ho un'idea migliore."

Chuuya avrebbe voluto chiedergli cosa avesse in mente, ma non era poi così sicuro di volerlo sapere. Ma non ebbe bisogno di chiedere, perché Dazai, senza attendere una risposta, tirò fuori da dietro la schiena una vecchia coroncina fatta di cartoncino color oro, aggiustata alla bell'e meglio con una spillatrice. Niente di eclatante, ma i ricordi legati ad essa erano travolgenti. 

Quando Chuuya compì quindici anni non ci furono grandi festeggiamenti, ma poco importò, dal momento che neanche lui era interessato a riceverne; però Dazai era entusiasta all'idea di divertirsi per quell'occasione, così inventò un gioco con quella corona: il festeggiato doveva indossarla e aveva il potere di far fare all'altro qualunque cosa volesse. 

Col passare degli anni erano cresciuti e quella cerimonia, se così potevano chiamarla, si era fermata, anche a causa del loro brusco allontanamento.

In quel momento, l'ultima cosa che Chuuya aveva voglia di fare era giocare con Dazai. Come poteva fingere che fosse tutto normale? Avrebbe dovuto comportarsi come se l'altro non se ne fosse mai andato?

"Dammi una sola ragione per non buttarti fuori a calci in questo preciso istante" disse serio Chuuya.

"Mi ami" ammiccò Dazai.

"Vuoi andare o devo..."

"Ok, ok... Diamine Chuuya, rilassati un po'..." un falso broncio comparve sul viso di Dazai: "Sai che per me è importante festeggiare il compleanno, ma se proprio tu non vuoi..." disse in modo suadente, sollevando una bottiglia di champagne e due bicchieri dal pavimento, dietro il divano: "Ti darò una motivazione."

Gli occhi di Chuuya si illuminarono, deliziati: quella, a suo parere, era un'ottima motivazione.

Sospirò, poi gli disse: "D'accordo", avvicinandosi a lui e porgendogli il capo: "Servimi pure."

Un sorrisetto furbo si fece largo sul volto di Dazai. Tolse il cappello dalla testa del rosso e lo lanciò via, beccandosi un'occhiataccia da parte del suo proprietario; poi prese la coroncina di cartone e la poggiò gentilmente sul suo capo: "Ecco fatto" disse, allontanandosi leggermente per ammirare il capolavoro: "Il mio re!"

Chuuya perse un battito,

(No che non sono il tuo re; per te non conto un cazzo, altrimenti non mi avresti abbandonato in quel modo)

qualcosa tra la malinconia e la rabbia lo smosse: "Basta così", disse, strappandosi via la corona dalla testa e buttandola violentemente a terra: "Ho ventitré anni ora, non voglio certo giocare come un moccioso."

"Andiamo, abbiamo appena iniziato..." disse Dazai, lievemente deluso da quello scatto improvviso d'ira. Raccolse la corona, facendole riprendere posto sul capo dell'altro, poi stappò la bottiglia e riempì prima il bicchiere di Chuuya fino all'orlo, poi il suo; ma, prima ancora che potesse poggiarci le labbra su, l'altro aveva già cominciato a bere.

"Non mi concedi nemmeno un brindisi?" chiese deluso.

Chuuya lo guardò di traverso, staccando malvolentieri le labbra dal bicchiere per poter parlare: "A cosa dovremmo brindare?"

Dazai ci penso su perplesso, poi un sorriso giulivo, ma chiaramente falso, si fece strada sulle sue labbra: "Lunga vita al re!" esclamò, guadagnandosi un'occhiata velenosa da parte dell'altro, che non ripeté nemmeno la frase. Si limitò a far tintinnare il bicchiere contro il suo, riprendendo poi a bere.

Non appena ebbe finito, vi versò dell'altro champagne, poi altro, poi altro ancora, finché non percepì la mente cominciare ad annebbiarsi; nel frattempo, Dazai era rimasto ad osservarlo in silenzio, ridendo sotto i baffi. Sapeva che da quel momento in poi ci sarebbe stato da divertirsi.

"Fa un caldo del diavolo" mormorò Chuuya, sbottonandosi la camicia, per poi toglierla, rimanendo a petto nudo, e abbandonarsi sul divano con uno sbuffo: "Tu non hai caldo?"

"Stai forse tentando di sedurmi?" domandò Dazai con voce calda. Conosceva già la risposta, sapeva che Chuuya era ancora cotto di lui, ma quella situazione era esilarante, quindi decise di approfittarne. Non si sentiva neanche in colpa; del resto, sapeva che il giorno dopo l'altro non avrebbe ricordato assolutamente nulla, tanto valeva lasciarsi andare e divertirsi un po'.

"Mi hai scoperto!" esclamò Chuuya, scoppiando a ridere, per poi tornare improvvisamente serio: "Torna con me, dai" biascicò.

Quella richiesta, a Dazai, sembrò più una supplica che parole al vento da parte di un ubriaco: "No, Chuuya" rispose, guardandolo fermamente; forse, pensò, avrebbe dovuto evitare di stuzzicarlo in quel modo.

"Perché non puoi tornare con me?" farfugliò nuovamente il rosso, aggrappandosi alla manica della giacca di Dazai non essendo per nulla stabile.

"Perché ognuno ha la sua vita ora" fu la diretta risposta dell'altro. Lo disse senza pensarci nemmeno per un momento, come se si aspettasse una richiesta simile.

"Ma possiamo stare ugualmente insieme, come ai vecchi tempi."

"No. Io e te facciamo parte di due fazioni completamente opposte. Siamo nemici, non possiamo stare insieme", ragionò Dazai.

"Perché deve essere così difficile?"

"Non lo sarà se ti dimenticherai di me."

"Ma io non voglio."

Nel salotto calò il silenzio per alcuni secondi, poi Chuuya continuò: "Dimmi la verità."

"Cosa?"

"Tu non mi ami più, non è vero​?"

Dazai non rispose e nella stanza regnò il silenzio.

"Lo sapevo", fu l'amareggiato commento di Chuuya.

"Non restarci male, su."

"Ero solo una scopata facile per te?" sbottò il rosso, improvvisamente innervosito dai continui rifiuti di Dazai.

"Assolutamente no. Io ero veramente innamorato di te, ma al tempo eravamo due ragazzini che volevano provare nuove cose, tutto lì. Ora siamo due adulti che hanno intrapreso due strade diverse."

"Proprio tu, che sei il primo idiota a comportarti come un bambino, parli di essere adulti..."

"Non avercela con me per questo. Non ho dimenticato tutto ciò che abbiamo passato insieme, ma non sono più innamorato di te."

"Allora le cose stanno così..." mormorò Chuuya, evidentemente deluso.

Dazai si accorse che, in quel momento, all'altro era caduto il mondo addosso: quel fatto lo fece sentire a disagio. Anni prima lo aveva abbandonato senza neanche salutarlo, e la consapevolezza di essere stato così egoista nei suoi confronti lo faceva sentire in colpa; ma era quello, del resto, il motivo che lo aveva spinto a recuperare la coroncina e a riproporre quel gioco a Chuuya: sperava che, concedendoglisi per qualche ora nel giorno del suo compleanno si sarebbe fatto perdonare. 

"Ma io sono venuto qui per te stasera, Chuuya. Esaudirò ogni tuo desiderio" gli disse, sorridendogli gentilmente.

Chuuya lo fissò per un attimo, gli occhi azzurri leggermente lucidi sembravano brillare proprio come un cielo stellato; si staccò dal suo braccio e riuscì a raggiungere il giradischi. Inserì un disco in vinile contenente un lento, poi si riavvicinò a lui e gli cinse i fianchi con un braccio.

"Ballare? Seriamente?" rise Dazai: "Pensavo volessi... fare l'amore."

"Non avrebbe senso. Tu non sei più innamorato di me, quindi non sarebbe amore, ma solo sesso. E io non voglio fare sesso con te."

Quella, poi. Di tante risposte che Dazai aveva immaginato, quella era sicuramente l'ultima, dal momento che quando stavano insieme non gli aveva mai detto di no.

Ballarono a lungo, guidati dalla dolce melodia proveniente dall'apparecchio, fin quando Chuuya prese la testa dell'altro tra le mani e la tirò a sé, baciandolo. 

"Però... volevo solo un ultimo bacio da te" disse, per poi abbracciarlo con urgenza, cercando disperatamente quel contatto che tanto gli era mancato e che, sapeva, mai più avrebbe avuto.

"Stasera faccio tutto quello che mi dirai tu" gli ricordò Dazai: "Se ne vuoi altri basta chiedere."

Chuuya doveva aver bevuto davvero troppo quella notte, e non importava che fossero stati solo pochi bicchieri. Forse era quella la ragione per cui, poco dopo aver espresso il suo desiderio a Dazai, si trovava disteso sul letto, l'ex partner sopra di lui che gli lasciava leggeri baci sul collo; scendeva fino alle clavicole, poi risaliva, senza permettersi di andare più giù, rispettando appieno la richiesta del festeggiato.

"Dazai" lo chiamò quest'ultimo, quasi senza fiato e completamente in estasi.

"Che c'è? Le mie attenzioni sono di vostro gradimento, vostra altezza?" lo vezzeggiò lui.

"Baciami."

"Non è quello che sto facendo?"

Chuuya lo afferrò per il colletto della camicia, portando i loro volti alla stessa altezza così che potessero guardarsi dritti negli occhi: "Sai cosa intendo."

Dazai ghignò: "Come desiderate, mio re."

E si chinò su di lui, unendo le loro labbra in un bacio casto e gentile, finché l'altro non gli afferrò il volto per approfondire l'atto. 

Chuuya perse la cognizione del tempo mentre si baciavano, ma fu come se lo avessero fatto solo per pochi secondi quando si separarono. 

Era come se non ne avesse avuto abbastanza, voleva durasse ancora più a lungo, ma quando provò a tirare nuovamente Dazai a sé, questi gli poggiò delicatamente un dito sulle labbra, guardando la sveglia digitale sul comodino accanto al letto. 

Mancava un minuto a mezzanotte.

"Hai tempo per un ultimo desiderio" lo informò Dazai, sembrando insolitamente gentile illuminato dai raggi argentei della luna.

Chuuya sentì una miriade di emozioni farsi strada in lui. Indignazione, malinconia... ma, sopra tutte queste, regnava il doloroso amore che provava per l'uomo che era sempre stato tutto ciò che desiderava, ma che non avrebbe mai più potuto avere.

(Presto tutto ciò finirà, lui andrà via e tu rimarrai solo, di nuovo, e per il resto dei tuoi giorni.)

"Resta con me" sussurrò Chuuya, quasi supplicante.

Dazai gli prese la mano, baciandone il dorso: "Certo, vostra maestà" disse, ma il tono della sua voce nascondeva qualcosa. Si abbandonò accanto al suo ex partner, su quel letto che conosceva fin troppo bene, tendendo le braccia verso di lui.

Chuuya quasi pianse, ma trattenne le lacrime; aveva imparato a farlo col passare degli anni. Gli aveva detto di sì. Era riuscito a convincerlo e a farlo tornare assieme a lui, e tutto per uno stupido gioco di compleanno. Benedisse il momento in cui aveva accettato di partecipare a quella messinscena, poi abbandonò il volto nell'incavo tra il collo e la spalla di Dazai. Le sue palpebre si chiusero involontariamente, e in pochi secondi era già addormentato.

 

 

Poche ore dopo, Dazai si risvegliò dal suo breve sonno. Si alzò sostenendosi sui gomiti, e poggiò la testa su una mano, rimanendo ad osservare il viso dormiente di Chuuya per alcuni minuti. Quando dormiva, aveva un'aria insolitamente tranquilla e rilassata. Gli scostò delicatamente i capelli dal volto, per poi districarsi dal suo abbraccio. Raccolse la giacca abbandonata su una sedia accanto al letto e se la infilò, constatando quanto fosse fredda rispetto al calore che emanava il corpo del rosso. 

"Buon compleanno, Chuuya" sussurrò Dazai nel lasciare la stanza, non osando guardare indietro o, sapeva, sarebbe stata ancora più dura lasciarlo lì. 

Sebbene gli avesse promesso che sarebbe rimasto, era già passata la mezzanotte quando Chuuya aveva espresso quel desiderio, e Dazai sapeva che doveva andarsene. 

 

 

Quando Chuuya si risvegliò, la prima cosa che percepì fu il dolore lancinante alla testa causato dall'alcol. Solo dopo aver aperto gli occhi realizzò di essere solo in quel letto. Avrebbe voluto poter dire che non ci rimase neanche tanto male, quasi se lo aspettasse che fosse un'altra menzogna quella della sera prima, ma per quanto potesse essere pronto a quel finale, continuava ad essere comunque dannatamente doloroso.

Gli aveva promesso che sarebbe rimasto per sempre, ma lo aveva abbandonato, di nuovo.

Gli aveva promesso la vita, ma lo stava uccidendo lentamente e dolorosamente.

Lo aveva illuso con i suoi giochetti, da abile manipolatore qual era, facendogli credere che una festa improvvisata, un po' d'alcol e qualche bacio da sbronzi avesse potuto sanare quella ferita aperta da tanto, troppo tempo.

Credeva sarebbe potuto tornare tutto come ai vecchi tempi; ma non aveva considerato che erano anni, ormai, che Dazai gli aveva chiuso le porte del suo cuore.

Credeva sarebbe riuscito a riconquistarlo a poco a poco, ma tutto quello che aveva ottenuto era una delusione, un rifiuto, un cancello sbattuto in faccia.

 

 

 

 

 

Angolo Autrici
Ed eccoci qui, l'ultimo capitolo, il gran finale di questa storia.
La fine ci fa male, del resto ne siamo affezionate tantissimo e di sicuro ci ha anche aiutate a migliorare le nostre capacità di scrittura.
Il finale potrà non piacere ad alcuni, che magari si aspettavano un lieto fine, ma la decisione di farla orientare sull'angst è nata molto tempo fa e, dal nostro punto di vista, è molto meglio così; è probabile che abbia lasciato un po' di amaro in bocca, ma era proprio questo l'intento.
Ringraziamo tutti quelli che ci hanno seguite e che ci hanno dato supporto, senza il quale, probabilmente, non saremmo riuscite ad andare avanti con la motivazione e la voglia con cui abbiamo iniziato ben cinque mesi fa.
Però, anche se questa avventura è finita, torneremo presto ad ammorbarvi con una nuova long! (piccolo spoiler: sarà una school!AU) :D
A presto,
A&G

   
 
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