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Autore: njaalls    13/04/2017    1 recensioni
Meritano di provare quei sentimenti?
Meritano di paragonare la loro storia e i loro baci, incasinati e superficiali, a quelli di un amore apparentemente forte come quello dei loro amici? Eva si sente quasi sporca a pensare che il loro interesse nato in maniera puramente carnale e superficiale, possa essere paragonato a qualcosa di così grande quanto lo è la devozione di Even per Isak. Non crede di poter competere, o forse è solo lei che dovrebbe smettere di credersi inferiore agli altri.

[Raccolta Chriseva]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SPOILER SE NON AVETE VISTO NESSUNA DELLE NUOVE CLIP.
Io ve l'ho detto, eh.
Allora, che dire? L'ho scritta tempo fa, prima dell'uscita della s4, ma ho temporeggiato a pubblicarla, dando la precedenza ad altre: la trovo un po' troppo zuccherosa/smielata, sopratutto per gli standard dei Mohnstad, buttt (c'è sempre un but) Eva ha detto quella frase nella prima clip e ho deciso che andava pubblicata.
"Chris told me" e io ho sclerato come una pazza, perchè si sentono/vedono/flirtano/vanno insime a letto ancora e non aspetto altro se non vedere Schistad di nuovo in giro: l'ho modificata per usufruire di questa situazione che hanno più o meno confermato nello show, ma la versione iniziale era pressochè simile.
Spero vi piaccia,
anche se io la tro un po' inutile haha
Buona lettura. <3
njaalls


Prompt: stars sentence — Love does not make me gentle or kind. 
 
«L'amore non mi rende gentile o buono. Su che rivista hai sentito questa cazzata?» 
«Seriamente? Frequenti la stessa ragazza da mesi, non hai mandato tutto a puttane e mi vuoi fare credere che tu sia ancora uno stronzo, che se la fa con tutti e non si preoccupa per nessuno?»
«Non ero uno stronzo»
«Hai tradito Iben con più di una ragazza»
«Okay, ma tutte, a parte Eva, erano consenzienti, se la guardiamo sotto un altro punto di vista»
«Perché non puoi semplicemente ammettere che lei ti piaccia?»
Chris resta a fissare un punto vago della propria camera senza interesse e lo sguardo duro, accigliato e turbato da ciò che gli è stato detto. Evita William per un paio di istanti, perplesso, prima di tornare a guardare lo schermo del computer che tiene sulle gambe.
Indossa una vecchia felpa gualcita e i primi pantaloni della tuta che ha trovato nell'armadio quella mattina, mentre i capelli sono scombinati sotto il cappuccio e il suo migliore amico resta in silenzio, a miliardi di chilometri di distanza. Ci sono solo due schermi tra loro e se li fanno bastare, anche se si sentono poco e vedono virtualmente ancora meno: quella videochiamata è quasi un miracolo.
Chris si accomoda meglio sul materasso e contro la testata del letto, intanto che William poggia il proprio computer su un ripiano di quella che all'altro ragazzo sembra una cucina. Ne ha la conferma, quando l'amico comincia a cucinare, lanciando al portatile solo qualche sguardo.
«Hai intenzione di restare in silenzio ancora per molto?» domanda William ad un certo punto, grattandosi distrattamente una guancia, prima di prendere un barattolo di qualcosa che ad Oslo, nella sua camera da letto, Chris non riconosce.
Questo scuote la testa e si stringe nelle spalle. «Non so che dire» ammette, giocando con i braccialetti che porta al polso, come un bambino che è appena stato messo con le spalle al muro per una monelleria non confessata.
«La verità» insiste William, alzando un sopracciglio nella sua direzione. Lancia qualcosa dentro una padella, prima di afferrare un coltello e affettare del cibo. «Che a te piace, che sei felice e che, anche se non lo vuoi ammettere, sei diventato più gentile con il mondo»
«È più complicato di così» risponde Chris, ridacchiando. «Sì, forse sono cambiato, ma non sono improvvisamente divento un santo, né lo voglio diventare»
«Perché sei sempre così melodrammatico?» scherza William con una risata, scuotendo la testa. Lancia ciò che ha appena tagliato nella padella, dove il tutto sfrigola a contatto con quello che deve essere olio caldo. «Per te non ci sono vie di mezzo: o è tutto bianco, o è tutto nero»
Chris non commenta, sapendo che ha ragione e che è inutile continuare ad arrampicarsi sugli specchi: è cosciente del fatto William lo conosca inevitabilmente meglio di chiunque altro e che, a lui, Eva piaccia davvero. Nonostante il tempo trascorso a ripetersi che mai più si sarebbe lasciato coinvolgere da una storia piena di sentimenti, emozioni e amore, Chris ora deve solo ammettere di essersi fatto prendere la mano da Eva e il suo essere solare, i capelli rossi che gli solleticano sempre il viso e il buon sesso, per il quale non sono mai stanchi e hanno sempre voglia. Eva Mohn lo intrigava prima e dopo il loro primo bacio, mentre frequentavano altri e pomiciavano con sconosciti e anche, adesso, che sono quasi qualcosa. A Christoffer Schistad quella rossa tutto pepe e ossa fragili interessa ancora, se non di più.
«Se ti dicessi che mi piace Eva, smetteremo di parlarne?» domanda sulla difensiva e in maniera anche un po' troppo schietta. «Mi sta dando alla testa»
«Forse» è il commento del suo amico, il quale scrolla le spalle con finta indifferenza.
«Bene» esclama, Chris, alzando la voce. «Eva mi piace, non bacio nessun altro da mesi e con lei sto bene. Soddisfatto? Che mi dici invece di te e della tua nuova fidanzata o qualunque-cosa-sia?»
William ride e rivolge un sorriso verso il computer, in direzione di Chris che invece, aggrotta le sopracciglia, prima di vagare con lo sguardo altrove, per la camera da letto ordinata, se non per i pochi vestiti impilati su una sedia. A Chris piace il caos e ci si trova anche bene, ma nella propria stanza raramente qualcosa è completamente fuori posto. Non è una di quelle persone maniacali, ma se ogni oggetto ha il suo posto, lui è lì che lo collocherà, sapendo di poterlo ritrovare quando lo cercherà la volta dopo. Alla fine, quel luogo è come se fosse l'unico al mondo, dove possa essere in pace e sereno, a differenza di fuori, tra la gente, dove non riesce mai a rilassarsi, sempre troppo occupato a pensare, capire e sentirsi accettato.
È quando William esclama un incerto «Va abbastanza bene» che la porta di casa Schistad si apre e tutta l'attenzione di Chris si volge verso l'ingresso, che intravede appena dal punto del letto in cui è seduto. Aggrotta le sopracciglia e si sporge, quando una voce squillante annuncia il suo arrivo. Il ragazzo sorride, sentendo la porta chiudersi con un tonfo.
«Sono io!» urla Eva, facendo un gran baccano nel modo di lasciare la chiave di scorta all'ingresso e togliersi le scarpe. C'è poi un rumore costante di sacchetti di carta che si agitano ed è quando la vede comparire alla porta della propria stanza, che vede i pacchi che tiene tra le dita. «Sono in anticipo, lo so!» esclama, lasciando tutto ai piedi del letto e lanciando il cappotto che deve essersi tolta durante il percorso dall'entrata, fino alla camera da letto. «Ma ho finito prima i compiti e mi avevi detto che i tuoi non c'erano tutto il pomeriggio, quindi—» fa un sorriso sornione e si abbassa a curiosare tra le buste, producendo una gran confusione. Chris e William si scambiano uno sguardo, il primo alza un sopracciglio divertito nel vedere il suo migliore amico nascondere un sorriso, prima di scuotere la testa. Nessuno dei due fiata e poi Christoffer torna ad osservare Eva, la quale gli mostra ciò che ha portato con tanta affanno. «Ho comprato del gelato. Sto morendo di fame, lo mangiamo ora? Non posso aspettare fino ad ora di cena»
«Okay» è l'unico commento di Chris, quando annuisce e piega la testa di lato, nell'esatto istante in cui Eva si siede sul suo letto e si allunga per dargli un bacio. Quando lui le va incontro, si perdono l'uno sulle labbra dell'altro: le ginocchia di Eva contro il materasso e il busto di Chris proteso verso la rossa. Dopo un paio di istanti, William dall'altro lato del computer tossisce ed lei si scosta, sorpresa.
«Oh, hey!» esclama, toccandosi le labbra con la mano non impegnata a tenere il gelato freddo, che le sta quasi facendo perdere il tatto ai polpastrelli. «Non sapevo fossì... Lì» tossisce e Chris trattiene una risata, poggiando la fronte contro la sua spalla. Lei lo caccia via, sorridendo gentile alla terza persona. «Come stai?»
«Abbastanza bene» è la risposta imbarazzata che riceve in cambio, quando si tocca la nuca e cerca di tenersi impegnato, cucinando. Non che William non sappia intrattenere una conversazione, ma parlare con Chris è un conto —perché lui c'è sempre stato, è come un prolungamento si se stesso—, mentre farlo con qualcun altro con cui non ha confidenza lo mette a disagio. Sopratutto se è Eva, la migliore amica di Noora e la ferita ancora un po' gli brucia, anche se non lo vuole ammettere. «Tu?» domanda comunque, lanciando una breve occhiata allo schermo del computer. «Come stai?»
Chris sposta il portatile dalle proprie gambe al materasso, avvicinandolo ad Eva quando annuncia di andare a prendere dei cucchiai per mangiare il gelato, lo guarda scomparire dentro la maglietta bianca che gli fascia le spalle e poi torna a fissare lo schermo del computer. Incrocia le gambe sul materasso. «Io sto bene» dice, annuendo imbarazzata più volte.
«Sì, vedo che tra te e Chris—»
«Noi non stiamo insieme» si affretta a dire Eva, lasciando andare sul letto il barattolo di gelato e scuotendo la testa più volte. William aggrotta le sopracciglia, impacciato, mentre mescola qualcosa in una padella. Intanto Eva che liscia i propri jeans, domandandosi quando mai lei e William si siano scambiati più di un saluto.
«Sì, lo so» dice con tono esausto, ma divertito, quasi avesse già dato quella risposta altre volte. «Ma lui sembra stare bene e anche tu»
«Sì, sto bene» mormora Eva, i cui polpastrelli si stanno irritando a forza di strisciarli in maniera quasi maniacale contro la trama dei propri pantaloni. Si sente nervosa, fuori posto, e lancia un'occhiata rapida alla porta, sperando di veder comparire Chris. Non vuole parlare dei propri sentimenti con nessuno, ma ancora meno con William e spera che lui lo comprenda dal tono incerto della sua voce. «Stiamo bene» taglia corto, abbozzando un sorriso forzato.
«È fantastico» commenta William, ammutolendosi l'istante dopo. «Invece—»
«Noora?» chiede Eva quasi speranzosa che la nuova conversazione non verta su lei, o Chris, o su entrambi. È quando vede comparire dal corridoio il secondo ragazzo, con due cucchiai tra le dita, che è felice di saperlo di nuovo lì, anche se l'idea di aver tirato in ballo Noora prima ancora che potesse davvero capire se era lì che William sarebbe andato parare, la mette in difficoltà. È involontario sentirsi una terribile amica, mentre Chris ficca il naso nei sacchetti che lei ha abbandonato sul pavimento. Lo vede sorridere, prima di prendere un pacco di caramelle e alzare un pollice nella sua direzione. Lo lascia andare però, allungandosi prima verso il gelato che la rossa ha poggiato sul letto.
«Sì, Noora» la distrae William, richiamandola alla sua reale conversazione su Skype. Dietro allo schermo del computer, Chris rotea gli occhi, probabilmente stufo di sentire il nome della bionda uscire dalle labbra del proprio migliore amico. Eva si domanda per quanto ne abbiano già abbondantemente parlato, ma non lo giudica: lei e Noora ne hanno discusso certamente un numero maggiore di volte. «Lei come sta?»
«Anche lei sta bene» è la risposta incerta di Eva, quando il materasso si inclina e si piega, nell'istante in cui il corpo di Chris si poggia su di esso. Le passa un cucchiaio, prima che forzi l'apertura del barattolo del sorbetto alla frutta, che la ragazza ha comprato sapendo fosse il suo preferito. L'istante dopo ne prende un boccone e glielo tende, quando lei fa lo stesso, lanciando un'occhiata nervosa a William: non è compito suo parlagli di Noora, dei suoi sentimenti, del modo in cui stia cercando di andare avanti. Oltre William.
«Oh, certo» è la risposta, quando a Londra il ragazzo sposta la padella dai fuochi e versa il contenuto in una ciotola.
«Potresti scriverle» gli suggerisce Eva, prendendo quel oh come una ferita ancora aperta. «Domandare a lei come stia»
«Eva, non lo fare—» mormora Chris, aggrottando le sopracciglia e lanciandole un'occhiata. Poi si rivolge al proprio migliore amico e punta il cucchiaio contro lo schermo del computer. «Non sono pronto a tornare nel loop Noora un'altra volta e poi le cose vanno bene, a Londra, no?» chiede retorico, alludendo alla nuova ragazza. Chris non ha idea di chi sia, se non per ciò che ha trovato sui social e per quel poco che William gli ha raccontato, o se sia la ragazza giusta per andare avanti, ma almeno ci sta provando ad svoltare e crede che sia così che debba finire. William Magnusson lontano da Noora Sætre e il passato alle spalle, per la loro felicità (e la tranquillità degli altri).
Ora il suo migliore amico ride forzatamente, ma prima che possa parlare, Eva tronca ogni sua intenzione sul nascere.
«Seriamente?» domanda con voce squillante, lanciando a sua volta un'occhiataccia a Christoffer, il quale si sta servendo di un'altra cucchiaiata di gelato. Lei fa lo stesso. «Io mi son sorbita il loop William esattamente come è stato per te, ma non vuol dire che ho il diritto di essere così egoista»
«Non sono egoista. Sono solo realista» le spiega pratico, arricciando le labbra. «Hanno bisogno di trovare le loro strade. Separati. E senza coinvolgerci personalmente, sopratutto»
«Non ci stanno coinvolgendo» sottolinea Eva, leccando un po' di gelato rimasto sul cucchiaio. «Si confidano con noi. Il che è diverso e dovresti supportare il tuo migliore amico»
«Io lo sto facendo, Eva» continua imperterrito. «Ci sono altre ragazze al mondo, oltre Noora» lancia uno sguardo rapido a William, che non sfugge alla rossa. Poi fissa il riflesso sul proprio cucchiaio. «E loro, vorrei precisare, ci stanno coinvolgendo in questo preciso istante» sottolinea, indicando con la posata loro due, ma intendendo il loro battibecco. Forse non ha tutti i torti, ma Eva non vuole che i loro amici soffrano ancora, se possono risolvere le loro questioni irrisolte e aggiustare qualsiasi cosa decidano di create tra loro, ora che forse non sono più una coppia. 
La rossa apre la bocca, per ribattere cosa non lo sa, ma comunque fa per protestare, quando William la anticipa.
«Ragazzi, non scriverò a Noora» annuncia, sedendosi al tavolo della cucina e voltando leggermente il computer in modo da non indirizzare la webcam ancora verso il punto in cui si trovava poco prima. «Volevo sapere solo come le andasse la vita, tutto qui»
La rossa annuisce e pesca un altro cucchiaio di gelato contemporaneamente a Chris che, gentilmente, scosta la propria posata, lasciando che lei si serva per prima. «Hai il suo numero, in ogni caso» risponde Eva, annuendo comunque. «Se non hai intenzione di spezzarle il cuore e vorrai fare ancora una chiacchierata con lei... Conosci Noora, sarà felice di farlo»
«Lo terrò a mente. Grazie, Eva» dice, sincero. È quando poi cala il silenzio tra loro e Chris che si agita accanto alla ragazza, che William fa una smorfia, guardandosi intorno. «Ora devo andare. Ci sentiamo?» domanda rivolgendosi a Chris, il quale annuisce.
«Certo» risponde atono, ma nelle parole che pronuncia dopo, si può cogliere un pizzico di tristezza, mischiato a dell'ironia. «Magari un po' più spesso»
L'altro fa un cenno positivo del capo, ripetendo un basso «Magari un po' più spesso» che non sembra lo convinca granché. Poi sorride e si rivolge ad Eva. «Bhe, grazie per i consigli. E, sì, state decisamente bene insieme»
Entrambi rispondono all'unisono che non stanno insieme, ma William ripete con un sorriso che deve andare e l'istante dopo restano soli, la videochiamata terminata.
Rimangono in silenzio per diverso tempo, mangiando gelato, con entrambe le schiene poggiate alla testata del letto. 
Ad un certo punto, è Eva a interrompere la situazione muta e fastidiosa che si sta costruendo sulle loro spalle. «Non sei arrabbiato, vero?»
«No. E tu?»
«No»
«Bene, allora» mormora, prima di accigliarsi. «Non lasciamo che si mettano... Tra noi?» dice indeciso, quando la sua affermazione si trasforma subito in una domanda, posta più a se stesso. Lei annuisce comunque ed è quando le sue stesse parole gli rimbalzano in mente, fastidiose e costanti che si ridesta. L'amore non mi rende gentile o buono, ma forse può provarci. «A proposito di questo, però, devo dirti una cosa»
Eva aggrotta le sopracciglia, trattenendo un sorrisetto. «Uhm?»
«Forse William ha una nuova ragazza» sbotta Chris abbassando lo sguardo, quasi si sentisse in colpa per qualche assurdo motivo. Cerca di scacciare quella sensazione.
«Cosa?!» esclama invece lei a gran voce. «Non è possibile... Noora mi ha detto che è una pausa, la loro... E poi che vuol dire forse?»
«Che si frequentano, non so quanto seriamente» 
«Non è possibile. Noora ci starà malissimo quando lo scoprirà»
«No!» esclama Chris, sporgendosi verso la ragazza seduta sul proprio letto. I suoi occhi cercano quelli più chiari di lei. «Non glielo puoi dire. Te l'ho raccontato perché volevo essere sincero con te, non perché andassi a riferire tutto a Noora»
«Ma lo deve sapere» cerca di convincerlo, aggrottando le sopracciglia.
«Sì, ma né da me, né da te» le risponde Chris. «Glielo dirà William. Adesso sappiamo entrambi lo stesso segreto e non lo diremo a Noora perché non lasceremo che si mettano tra noi, giusto?» chiede con il tono che si userebbe con una bambina. «Sono adulti e grandi abbastanza per litigare senza chiamarci in causa, ti pare?»
Eva annuisce dopo un paio di istanti di silenzio e quando prende l'ennesima cucchiaiata di gelato, lui lascia andare il proprio nel barattolo, prima di guardarla deglutire la crema fredda e toglierle la posata dalle mani. La rossa cerca di protestare, inutilmente, quando vede la confezione di cibo venire allontanata dalla sua presa, per finire sul comodino di Chris. Poi lui torna a concentrarsi su Eva e un paio di secondi dopo, la bacia. 
Si ritrova sdraiata sul materasso senza nemmeno accorgersene, nello stesso modo in cui non si rende conto di avere già le mani tra i capelli castani del ragazzo.
«Il gelato—» sussurra, sulle sue labbra. Lui aggrotta le sopracciglia, mentre lei continua a voler parlare, nonostante i loro corpi pressati l'uno contro quello dell'altro. «—si scioglierà» continua, ma cercando comunque un altro bacio. 
Chris mormora qualcosa, ridendo in maniera incredula: l'istante dopo sprofonda completamente contro il petto di Eva, nascondendo il viso contro il suo collo. «Non puoi semplicemente, accettare le attenzioni e farmi credere che ti piacciano?»
«Certo che mi piacciono» è la risposta divertita che riceve, mentre si rilassa tra le braccia della rossa che lo stringono e le mani che gli accarezzano i capelli, la nuca e le spalle. «Magari dopo dell'altro gelato, però? Sto morendo di fame, Chris» 
E lui vorrebbe non ridere, ma scoppia in una risata che solo Eva Mohn avrebbe potuto istigare, con una richiesta tanto ridicola. Annuisce, con il naso contro i suoi capelli, prima di sollevarsi sulle braccia e allungarsi verso il comodino. Le guance della ragazza si tingono di rosso, facendo a gara con la sua chioma ormai non più lunga, come la prima volta in cui si sono incontrati sulla pista di un locale. Quando prendono entrambi una cucchiaiata di gelato e si siedono a gambe incrociate sul materasso, Eva gli lancia un'occhiata imbarazzata e Chris sospira. Forse è questo che significa diventare più gentili e buoni in amore: dare quello che di solito non daresti mai, iniziando da un barattolo di gelato, anziché una buona sessione di sesso.
 
  
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