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Autore: Jordan Hemingway    14/04/2017    8 recensioni
Scarborough, costruita intorno a una Fiera.
Una città di creature magiche dove la magia è proibita, dove è possibile trovare l'impossibile, dove chiunque può entrare ma pochi possono uscire indenni.
“Dadi truccati?” La domanda fu accompagnata da un calcio tanto violento quanto improvviso.
“Una ragazza deve pur prendere delle precauzioni.” Riuscì a boccheggiare la giovane donna prima di sputare un grumo di sangue sul pavimento sporco.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Are you going to Scarborough Fair?

Parsley, Sage, Rosemary and Thyme.
Remember me to one who lives there,
He once was a true love of mine.
 
 
Regole della Fiera:
Niente imbrogli all’interno della Fiera,
niente scontri all’interno della Fiera,
niente magia all’interno della Fiera.
 
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“Dadi truccati?” La domanda fu accompagnata da un calcio tanto violento quanto improvviso. Il colpo raggiunse Cecilia alle costole, facendola annaspare all’indietro. Fu obbligata a restare ferma dai due tirapiedi che la tenevano saldamente per le spalle. I frequentatori abituali della bisca, abbandonati i tavoli da gioco, si erano radunati attorno allo spettacolo inaspettato: risate di scherno e imprecazioni risuonavano per tutto il locale.
Chi poteva essere così ingenuo da utilizzare dadi truccati alla Fiera di Scarborough?
 
“Una ragazza deve pur prendere delle precauzioni.” Riuscì a boccheggiare la giovane donna prima di sputare un grumo di sangue sul pavimento sporco.
Una risata echeggiò dal fondo della sala. Alcuni dei presenti si spostarono, rivelando una nicchia seminascosta da una tenda di velo strappata in più punti. Una mano scostò la cortina: un uomo dai lunghi capelli neri raccolti in una bandana sedeva contro il muro coperto da cuscini e tappezzerie rovinate. Dal suo sigaro si espandevano volute di fumo dall’odore pungente che, in tutta franchezza, Cecilia trovò nauseante.
 
Il gestore della bisca, il faerie che aveva colpito Cecilia poco prima, si sentì in dovere di afferrarla per i lunghi capelli biondi. “Pensavi di avere a che fare con i tuoi amici umani?” Sibilò furente.
Cecilia sogghignò. “Al contrario: un umano non avrebbe impiegato ore per capire il trucco dei miei dadi.”
La mano con gli artigli pronti a scattare fu fermata da una presa d’acciaio.
 
“Per quanto apprezzi il tuo coraggio, Cecilia,” l’uomo della nicchia, materializzatosi all’improvviso, torse il braccio del gestore facendolo gemere di dolore prima di lasciarlo andare, “non farò eccezioni alla regola: chi bara nel mio locale deve pagare.” Con due dita percorse il viso della ragazza fino ad arrivare al mento. “In qualunque modo.” Sussurrò, esalando altro fumo verdastro.
 
“Minacciata da un Gancanagh?” L’espressione di Cecilia era puro divertimento. “Jaehem, Jaehem, che delusione: mi aspettavo incantesimi d’amore ma trovo solo fetore magico.”
“Sprecare la mia magia per una mezzosangue come te?” Gli occhi di Jaehem si assottigliarono pericolosamente. “Illusa.”
 
“O forse non sei più in grado di andare fino in fondo?” Continuò Cecilia in tono casuale. “Dopo qualche secolo deve essere normale anche per voi…” Sogghignò di nuovo. “Potresti rivolgerti a un’alchimista: conosco una persona che…”
Jaehem lasciò cadere il sigaro.
 
“Usi troppo quella lingua, Cecilia carissima. Per questo ti farò un favore e la strapperò adesso.”
La ragazza rise ancora. “Che proposta allettante. Peccato doverla rifiutare.”
E usando la presa dei due tirapiedi come perno gettò le gambe in aria, compiendo un mezzo giro fino a trovarsi alle loro spalle. Le braccia dei due, costrette in una posizione innaturale anche per due faerie, allentarono la stretta su Cecilia, che fu finalmente in grado di liberarsi e mandarli a sbattere contro un tavolo. Carte e dadi volarono in aria e ricaddero a terra, aumentando la confusione. Alcuni presenti estrassero le loro pistole.
“Fermatela!”
“Spiacente Jaehem.” Cecilia iniziò a saltare di sedia in tavolo, ribaltandoli dopo il suo passaggio. “Sai com’è, vado di fretta.” Concluse, abbassandosi giusto in tempo per evitare il proiettile che mirava alla sua testa.
La libertà era sempre più vicina ed era rappresentata da una piccola finestra nel punto più alto del muro alle sue spalle. Troppo in alto per essere raggiunto da chiunque.
 
Sorridendo, la ragazza continuò a correre e saltare nella direzione opposta, fino a raggiungere la nicchia dove poco prima era seduto Jaehem. Strappò la tenda sporca alla massima velocità possibile, dopodiché saltò ancora, questa volta sulla testa del più alto tra i suoi inseguitori e lanciò il pezzo di stoffa su uno dei piccoli lucernai appesi al soffitto.
“Prendetela!”
Troppo tardi: ormai Cecilia, preso lo slancio, aveva usato il lucernaio come molla per catapultarsi alla finestra e uscire indisturbata.

°°°



Storia partecipante al contest Dire Circumstances indetto da Sagas su EFP Forum
  
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