Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: catoptris    14/04/2017    1 recensioni
“Allora,” interrompe nuovamente il silenzio, una volta che ho iniziato a svuotare gli scatoloni. Foto su foto su foto. E in quasi tutte ci sono io. “Cosa ci farà Simmons con l’EMP?”
“Non ne ho idea, probabilmente –” mi interrompo quando una piccola scatolina mi sfugge dalle mani, cadendo a terra di piatto e aprendosi. Mi chino, accigliata, e come se ne conoscessi già il contenuto la sollevo tra la punta delle dita. “Cos’è questo?” chiedo poi. Fisso il velluto nero del nastrino avvolgersi attorno il piccolo e delicato anello argentato, sul quale spicca un piccolo diamante a malapena visibile. Ward appare al mio fianco, silenzioso com’è sempre stato.
“Oh, un’altra cosa a cui ho ripensato per non metterti in pericolo,” borbotta, scrollando le spalle e togliendomi la scatolina dalle mani. Le mie dita si agganciano inconsapevolmente alle sue, trattenendolo.
(Spoiler 04x16)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Jemma Simmons, Skye
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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 (Spoiler 04x16 – What If…) https://www.youtube.com/watch?v=tx1FL24UGfE
You’ve always loved the strange birds
now I want to fly into your world
I want to be heard;
my wounded wing’s still beating,
you’ve always loved the stranger inside
me, ugly pretty.

[ Strange Birds – Birdy. ]
 
Bloccate. Bloccate nel Framework. Com’è stato possibile?
“Io – io non capisco,” balbetta Jemma, continuando a premere ripetutamente il pulsante. Siamo bloccate e la prima cosa che mi viene in mente, ironia della sorte, è di chiamare Ward.
Grant Ward. Agente dell’Hydra sotto copertura che ha tradito la squadra, lo S.H.I.E.L.D. Che ha tradito me e la mia fiducia. E a me viene in mente di chiamarlo per chiedergli aiuto.
“Daisy, mi stai ascoltando?” mi richiama Simmons. La pelle pallida e i capelli sconvolti hanno uno strano colorito, come se tutto in questo mondo fosse lievemente sbiadito – eppure ero sicura fossero ancora più pallidi. “Siamo bloccate!”
“Dobbiamo chiedere aiuto,” replico io. “A Ward,” aggiungo, rendendomi conto solo in seguito delle mie parole. O forse è lo sguardo di Jemma a farmi comprendere di aver detto un’assurdità.
“A Ward?” mi chiede, sollevando un sopracciglio come solo lei riesce a fare. “Intendi dire lo stesso Ward, ex-agente dell’Hydra, infiltrato nella nostra squadra, che ha tentato di uccidere me e Fitz, e che ti ha mentito per tutto il tempo? Quel Ward?” continua, posando il dispositivo alle sue spalle, consapevole ormai della sua inutilità.
“No,” replico. “Non è lo stesso Ward. Jemma, io – voglio dire, chiunque fosse me prima che arrivassi davvero qui gli ha chiesto di andare a vivere insieme. Lei si fida. E lui si fida di me. Anche di questa me. Perché noi non possiamo fare lo stesso?” domando, tirando nervosamente le mani della giacca. “Cosa potrebbe succedere peggio di questo? Lo hai detto anche tu, siamo bloccate, e dubito che May-Cuore-Di-Pietra o Coulson-Hail-Hydra siano molto propensi ad aiutarci.”
“E Fitz?” chiede, speranzosa. Glielo leggo negli occhi. Reclino il capo in avanti, sospirando.
“Lui è totalmente fuori discussione, Jemma. Non lo hai visto, lui – non è lo stesso Fitz.”
Restiamo in silenzio per qualche istante, lei ha lo sguardo chino verso il pavimento e le mani strette in pugni lungo i fianchi; quando rialza il capo, una piccola scintilla attraversa i suoi occhi.
“Mi fido di te, Daisy, non di lui,” dichiara. “Al primo passo falso, è morto.”

“Philip Coulson?” chiede Ward mentre saliamo le scale. “Non è un insegnante?” aggiunge, voltandosi appena verso di me.
“Qui – in realtà era il direttore dello S.H.I.E.L.D.” spiego. Grant si ferma davanti la porta, le chiavi in una mano, una busta di plastica nell’altra e lo sguardo puntato sul mio volto. Una parte di me vorrebbe colpirlo. Ripetutamente. Ma un’altra sa che non ci riuscirebbe – sono passati anni, e la rabbia e il risentimento sono andati scemando. Inoltre lui non è il vero Grant Ward. Giusto?
“Dovete tenerci molto entrambe – non credevo Jemma ti lasciasse sola con me,” continua prima di voltarsi e aprire la porta. L’appartamento è piccolo e poco illuminato – i colori sembrano sempre più vividi, ma qualcosa continua a esser sbagliato. La cosa che mi colpisce di più sono gli scatoloni: pile e pile di scatole una sopra l’altra.
“Cos’è, stavi per fuggire? È per questo che non volevi trasferirti?” chiedo, ironicamente. Sul suo volto si dipinge un’espressione quasi pentita. Decisamente, non è lo stesso Grant Ward.
“Stavo pensando di trasferirmi, a dir la verità. Ci ho pensato seriamente, ho impacchettato tutto e poi, per qualche strana ragione, ci ho ripensato,” risponde. “Forse non volevo metterti in pericolo, nonostante desideri davvero stare con te,” aggiunge. È come se ricevessi una serie di pugni sul volto. Di pugni da lui ne ho ricevuti, durante gli allenamenti, ma non hanno mai fatto così male.
“Con Skye. Non con me. Non è la stessa cosa,” replico, distogliendo lo sguardo.
“Per me lo è – indipendentemente da quale sia il tuo vero nome. O la tua natura. Skye, io –”
“L’EMP, Ward,” lo interrompo, quasi bruscamente. Una seconda espressione che mai credevo di poter vedere in maniera del tutto spontanea e sincera sul volto di Grant Ward: dolore.
“Dovrebbe essere in una di quelle scatole,” dice, indicando una pila vicino la parete spoglia. “Fortuna che non l’ho portato in laboratorio,” borbotta poi, posando la busta sul ripiano pallido della cucina. Tutto in quella casa sembra candido e puro, del tutto in contrasto con il ricordo che avevo di lui. Forse è questo mondo. Forse qui tutto è diverso.
“Allora,” interrompe nuovamente il silenzio, una volta che ho iniziato a svuotare gli scatoloni. Foto su foto su foto. E in quasi tutte ci sono io. “Cosa ci farà Simmons con l’EMP?”
“Non ne ho idea, probabilmente –” mi interrompo quando una piccola scatolina mi sfugge dalle mani, cadendo a terra di piatto e aprendosi. Mi chino, accigliata, e come se ne conoscessi già il contenuto la sollevo tra la punta delle dita. “Cos’è questo?” chiedo poi. Fisso il velluto nero del nastrino avvolgersi attorno il piccolo e delicato anello argentato, sul quale spicca un piccolo diamante a malapena visibile. Ward appare al mio fianco, silenzioso com’è sempre stato.
“Oh, un’altra cosa a cui ho ripensato per non metterti in pericolo,” borbotta, scrollando le spalle e togliendomi la scatolina dalle mani. Le mie dita si agganciano inconsapevolmente alle sue, trattenendolo.
“Non l’hai fatto solo per proteggermi – la relazione, lo stare insieme, tu –” mi blocco, incrociando il suo sguardo. Un sorriso – un raro e prezioso sorriso – si dipinge sulle sue sottili labbra.
“Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per te,” mormora.
“Stai dicendo che i tuoi sentimenti per me,” per Skye. Non per me, per Skye.
“Sono veri, Skye. Lo sono sempre stati,” replica lui. “Skye, Daisy, non importa. Niente cambia il fatto che ti porterei dall’altra parte del mondo per proteggerti, e lì, se possibile, ti sposerei. Sono sempre stato una frana con le relazioni, lo sai meglio di chiunque altro, ma con te – per te – cercherei di realizzare l’impossibile. Di migliorarmi in ogni modo immaginabile.”
Stringo tra di loro le labbra – perché è così difficile? Tempo addietro non ci avrei pensato due secondi prima di abbracciarlo e stringerlo a me. Poi avrei desiderato colpirlo, distruggerlo pezzo dopo pezzo come lui aveva fatto con me. Ma Grant Ward sarebbe sempre stato il mio punto debole. Sollevo con lentezza una mano, avvolgendo le dita attorno la sua guancia dolcemente. La lieve ombra di barba punge sotto le mie dita, ma è una sensazione a me quasi familiare.
“In un altro momento, in questo mondo, l’altra me non ti avrebbe perdonato di averci messo tanto tempo,” inizio, sospirando. “Ma non è questo il momento, Grant. E non sono io quella che devi cercare di convincere – mi conosco, probabilmente avrai già il mio cuore. Ma sono testarda, e mi piace farmi desiderare, quindi cerca di non comportarti come una guardia del corpo. Comportati come Grant, e tutto andrà bene,” poso quindi un delicato bacio sulla sua guancia, indugiando pochi istanti contro la sua pelle. Anche il suo profumo è reale, e so che potrei riconoscerlo ovunque. Quindi indietreggio, le mani nuovamente distese lungo i fianchi e gli occhi che iniziano a bruciare. Perché? Tutto questo non è reale. Non deve essere reale.
Mi sorride, stringe la mano attorno la scatolina e se la lascia scivolare in tasca. Prima che possa rendermene conto, ha un braccio attorno e mie spalle e le labbra posate sulla mia fronte.
“Purché tu lo sappia, sono innamorato anche di questa tua versione tremendamente saggia e delicata,” dichiara in un mormorio. “Ora andiamo, Jemma ci sta aspettando, e vorrei essere ancora tutto intero per fine giornata.”
   
 
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