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Autore: Robin Stylinson    14/04/2017    0 recensioni
«Sei un'incendiaria, Allen. Ed io il tuo protettore.»
Il Demonium era segnato dalla "Diciannovesima" profezia. Tutto era nelle mie mani e avrei fatto il possibile per salvarmi da Enkeli ma soprattutto da Harry perché quando ti innamori di qualcosa di cui hai paura, capisci che niente e nessuno potrà salvarti all'infuori di te stessa.
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ero sdraiata accanto alla mia migliore amica. Eravamo sul suo letto. Ero riuscita a farla addormentare nonostante i lividi e i graffi sulla schiena.
Rimasi per un paio d’ore accanto a Eileen mentre le accarezzavo il braccio per farle capire che non l’avrei abbandonata.
Ero persa nei miei pensieri quando sentii una fitta al braccio sinistro. Ero stata troppo occupata a pensare ad Eileen che mi ero dimenticata di pulire la mia di ferita.
Mi accertai che la ragazza mora dormisse prima di alzarmi lentamente dal letto. Mi sollevai cercando di non far muovere troppo il materasso.
Iniziai a dirigermi verso il bagno, aprii lentamente la porta per poi richiuderla dietro le mie spalle.
Notai una valigetta non molto grande di cuoio nero con stampato sopra una croce argentata. La aprii ed era piena di medicinali. C’erano pastiglie per il mal di testa, per il mal di stomaco e pasticche per il mal di mare e il mal d’aereo. Non capivo a cosa potessero servire tutte quelle cose. Iniziai a togliere alcune confezioni. Trovai un termometro, delle supposte e perfino delle gocce per l’otite. Okay, stavamo via un po’, ma non pensavo di prendere tutti i malanni di questo mondo.
In fondo alla scatola trovai un barattolo non molto grande di un colore rossastro. Lo tirai fuori lasciando il resto dei medicinali nel lavandino e iniziai a leggere le istruzioni. Era una crema contro le scottature e le bruciature.
Iniziai a slegare la fascia. Eileen ne aveva tante, avrei potuto prenderne una in prestito mentre mettevo la mia a lavare. La srotolai lentamente dal mio braccio. La bruciatura era peggiorata. Si erano fatti dei piccoli taglietti su di essa, facevano male da morire perché le crosticine si erano attaccate alla benda e nel toglierla, si aprirono le piccole ferite lasciando uscire un po’ di sangue.
La mia attenzione cadde su un punto interno del braccio. Il resto della scottatura era rossa tendente al color vinaccia mentre in quel punto stava diventando blu, tendente al nero.
Pensai che fosse una cosa normale, era la prima volta che mi capitava.
Aprii il barattolo rosso e, con due dita della mano destra, presi un po’ di crema. Iniziai a spalmarla, non faceva molto male appena messa. Dopo qualche secondo la pomata iniziò a bruciare e per alleviare il dolore presi a soffiarci sopra. Ci legai attorno la fascia molto velocemente e rimisi a posto tutti i farmaci. Un po’ alla rinfusa, ma li avevo sistemati.
Rimisi la valigetta dove l’avevo trovata e tornai in camera.
Eileen dormiva ancora come un angioletto, non si era accorta di niente.
Una folata di vento mi scompigliò i capelli. Notai che la porta finestra era aperta. Ricordavo di averla chiusa prima di essermi coricata con Eileen, non poteva essersi aperta da sola.
Per terra trovai una foglia nera. Non ne avevo mai vista una così. Non era il solito colore verdognolo scuro delle foglie. Era strana.
La raccolsi, e la guardai incuriosita.
Decisi di lasciare stare, non era così importante. D’altra parte vicino c’era un bosco, era normale che con il vento qualche foglia entrasse.
Mi sedetti sul letto e accesi l’abatjour che avevo sul comodino. Appoggiai la foglia accanto ad essa e la fissai per un attimo. Scossi la testa e mi coricai.
Ripensai alle parole di Eileen: “Lui brucia.”
Che voleva dire?
Abbassai lo sguardo sul mio braccio. Non lo aveva mia visto, come faceva a sapere che Harry bruciava?
Era strano. Anche al lago mi aveva tocca e non era successo nulla.
Di colpo, crollai in un sonno profondo.
 
*
 
Come uscii dalla camera della mia migliore amica, lei la chiuse a chiave. Un po’ stranita, mi voltai indietro e bussai svariate volte.
«È tutto okay?» chiesi da dietro la porta. Ricevetti come risposta solo un mugugno così decisi di lasciare stare.
Scesi in cucina, il profumo di caffè mi entrò con prepotenza nelle narici. Era un buon odore da sentire la mattina, un dolce aroma.
La mia attenzione ricadde sulle nuvole grigie fluttuanti nell’atmosfera. Riuscivo a vederle attraverso la porta di vetro della stanza in cui mi trovavo. Si sapeva che il tempo qui poteva variare da un momento all’altro. Il meteo era sempre incerto e potevano cambiare quattro stagioni nel giro di un’ora.
Mi sedetti su uno sgabello poggiando i gomiti sul tavolo. Su di esso era appoggiato l’ultimo bicchiere di carta. Aveva il mio nome.
I ragazzi stavano già sorseggiando la loro colazione quando sollevai leggermente il sedere dalla mia seduta per poter arrivare alla mia bevanda.
Presi un sorso di caffè e alzai lo sguardo un po' intimorito verso i due ragazzi. Louis se ne stava tranquillamente appollaiato sulla sedia con il bicchiere di carta in mano riempito con qualche bevanda calda. Non sapevo dire cosa fosse, tutti gli odori della colazione si confondevano l'uno con l'altro facendo sembrare tutto caffè. 
Stava sfogliando una rivista di motori.
Spostai lo sguardo su Harry. Non aveva mai spostato il bicchiere dalla bocca da quando ero scesa. Aveva lo sguardo un po' cupo e assonnato e non mi staccava gli occhi di dosso. Non batteva ciglio. 
La cosa mi metteva a disagio e presi a guardarmi attorno arrossendo leggermente. Sentivo i suoi occhi addosso come se volesse dire qualcosa, ma non poteva. 
Decisi di fare il suo stesso gioco. Di colpo puntai i miei occhi nei suoi e mi parve di vedere un luccichio. Socchiusi leggermente gli occhi e sussurrai qualcosa di così impercettibile che il ragazzo biondo non alzò nemmeno la testa dal suo giornale. Era stato come un soffio, la frase "Sei stato tu?" non era rimbombata nella stanza.
Harry, che probabilmente aveva letto il labiale con facilità, scosse la testa. 
«E se fossi stata tu?» disse lui.
La domanda mi sorprese. Iniziarono a tremarmi le mani e di conseguenza anche il bicchiere di caffè che tenevo in una di esse.
«Come ti permetti?» i miei occhi si accesero di rabbia. «Non sono un animale, come te.» replicai senza nemmeno pensarci un secondo.
«Sei molto di più di un animale!»
Di colpo strinsi il bicchiere che in un secondo si accartocciò facendo uscire tutto il liquido che finì sulla mia mano.
Solo dopo averlo lasciato cadere e aver sporcato il pavimento Louis mi guardò. Per tutto il tempo era stato a leggere senza problemi.
«Che succede?» chiese con tanta leggerezza. «Ti sei scottata?»
«No.» risposi mentre cercavo di uccidere Harry con lo sguardo. «Il tuo amico mi ha dato della bestia!»
«Quando?» alla sua domanda alzai un sopracciglio.
«Ora.»
«Ma se non avete nemmeno parlato.»
Non avevamo parlato? Ero sicura di quello che mi aveva detto. Ero sicura di averlo sentito parlare e non mi sbagliavo, le mie labbra si erano mosse lasciando uscire parole un po' scombinate.
«Avrai capito male.» disse il ragazzo dai capelli biondicci prima di alzarsi per aprire qualche sportello della cucina.
Harry si alzò dalla sedia. Iniziò a dirigersi verso di me. Ero immobile seduta ancora al tavolo della cucina con una mano sporca di caffè.
Mi si avvicinò con cautela e con ancora in mano il suo bicchiere bollente si abbassò per sussurrarmi qualcosa all'orecchio.
«È giunta l'ora, non puoi fermarti.»la frase parve un sibilo.
Si ricompose, gettò un'occhiata all'amico che trafficava nei cassetti per trovare un asciugamano per pulire il disastro appena fatto e se ne andò.
Uscì dalla porta di casa senza avere nulla in mano se non un bicchiere di caffè accartocciato. 


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